Venerdì 24 maggio, dopo lo svolgimento delle normali lezioni mattutine, si sono tenute una serie di attività in lingua, organizzate appositamente per gli studenti frequentanti le classi terze e quarte del corso di tedesco opzionale dalle loro docenti. I ragazzi e le ragazze hanno avuto l’occasione di mettere alla prova le loro abilità linguistiche acquisite durante l’anno scolastico attraverso un torneo di giochi da tavolo.
Dopo il discorso d’apertura della preside, la quale ha ringraziato tutti i presenti per la partecipazione, la competizione ha effettivamente potuto avere inizio e gli alunni, divisi in squadre, si sono recati nelle diverse aule loro indicate e sono stati seguiti da varie studentesse provenienti dal liceo linguistico nello svolgimento delle attività, sia nella spiegazione delle regole che nella convalidazione del punteggio ottenuto.
I sei giochi scelti hanno dato l’opportunità di esercitare diversi aspetti della lingua parlata, come il lessico comune in “Das Dings”e quello più specifico dell’ambito urbano in “Unterwegs in der Stadt”, le regole grammaticali in “Der Grammatikbaum”, la formazione corretta di quesiti in “Kettenfragen”, i modi di dire in “Kennst du die Redensart?” e il riconoscimento di diverse figure di spicco provenienti dalle aree di lingua tedesca in “Deutschsprachige Persönlichkeiten”. I concorrenti, messi in difficoltà dai limiti di tempo, si sono quindi cimentati in questa sfida che, per quanto possa aver acceso la competitività tra di loro, ha rappresentato maggiormente un sereno momento di convivialità e di riposo dopo un impegnativo percorso di studio. Nonostante sia concretamente facoltativo per gli indirizzi che si occupano principalmente di materie scientifiche o classiche, l’esistenza di questa possibilità e l’affluenza di alunni che hanno scelto di aderire dimostra l’importanza dell’apprendimento del tedesco, delle competenze che questo sviluppa, e della qualità dell’insegnamento che ha portato i partecipanti ad ottimi risultati non solo tra i primi tre classificati.
Le professoresse Mazagg e Barison, che si sono dedicate alla preparazione e alla pianificazione delle attività, denotano che il Brettspielturnier è stato apprezzato, come comprovato dalla gioiosa atmosfera percepibile durante la premiazione ed il buffet finale, e che ha rappresentato un’ottima maniera di allenare le conoscenze degli alunni tramite un momento di divertimento condiviso totalmente meritato. Oltretutto, hanno apprezzato la voglia di mettersi in gioco dei loro studenti e il contributo nella gestione da parte dell’indirizzo linguistico, in particolare delle classi 3^BL e 3^AL, la cui partecipazione ha permesso la creazione di un pomeriggio mirato anche allo scambio e alla coesione.
“La Prima Repubblica non si scorda mai” canta Checco Zalone in “Quo Vado?”. Ma, al di là di facili battute all’italiana, ci deve essere qualcosa di vero, un monito, che ci faccia riflettere oltre i pochi secondi dello sketch comico. Siamo veramente sicuri di capire fino in fondo l’importanza dei valori che ogni 2 giugno celebriamo, Checco a parte? Per rinfrescare un po’ la nostra memoria storica, ricordiamo che il 2 e il 3 giugno 1946 gli italiani scelsero quale forma dare allo Stato, tra monarchia e repubblica parlamentare. Un voto particolarmente sentito, che vide la partecipazione dell’89% degli aventi diritto e che decretò la fine della monarchia. Alla vigilia del referendum, però, il risultato non era scontato. Umberto II tentò il tutto per tutto per tenersi stretto il trono. La notte tra l’1 e il 2 giugno fece l’ultimo disperato tentativo di influire sull’esito delle elezioni, rilasciando un dispaccio alle 2:20 del mattino in cui rompeva il silenzio elettorale per tentare di recuperare consensi. L’allora ministro della Giustizia, Palmiro Togliatti, reagì duramente e il socialista Pietro Nenni liquidò il proclama come un diversivo e sostenne “o la repubblica, o il caos”. Le votazioni furono le prime libere dopo 22 anni di regime fascista (le ultime erano state nel 1924). Con la pubblicazione del decreto legislativo 31 gennaio 1945, noto come “decreto De Gasperi-Togliatti”, il governo italiano presieduto da Bonomi estese anche alle donne il diritto di voto. Il 2 giugno, dunque, rappresenta non solo la nascita della Repubblica Italiana, ma anche un momento cruciale per il riconoscimento dei diritti delle donne, con l’estensione del suffragio alle cittadine italiane. Recentemente il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha risollevato l’interesse generale per tale evento storico e le sue conseguenze nella lotta per la parità di genere. Il tema del suffragio esteso alle donne si riflette nei personaggi e nelle loro esperienze, mostrando come l’accesso alla partecipazione politica abbia rappresentato un passo fondamentale per la piena cittadinanza delle donne italiane contro l’oppressione culturale. La protagonista del film, Delia, interpretata da Paola Cortellesi, incarna la determinazione, il coraggio e le sofferenze delle donne del tempo, offrendo uno sguardo intimo e coinvolgente sulle loro sfide e aspirazioni. Tale successo cinematografico ha fornito considerevoli spunti di riflessione circa il nostro presente, in cui all’entusiasmo e alla partecipazione passati (alle urne si presentarono 24.946.878 italiani, l’89% degli aventi diritto) fa da contraltare una percentuale sempre più dilagante di astensionismo (appena il 63% alle elezioni parlamentari del settembre 2022). Come sottolineato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “i giovani si allontanano e perdono fiducia poiché la politica, frequentemente, si inaridisce. Perde il collegamento con i suoi scopi oppure smarrisce il coraggio di enunciarli in modo inequivocabile”. Pertanto in questo clima di sfiducia il nostro auspicio è che questa giornata non si estingua in una mera ricorrenza formale, ma possa rinfocolare attivamente il nostro impegno civico affinché la repubblica non venga ricordata solo oggi, ma, veramente, “non si scordi mai”.
Veronica Balbo, Filippo Barison, Anna Minchio V AC
Sabato 18 maggio si è tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi a studentesse e studenti che hanno svolto l’Esame di Stato lo scorso anno scolastico. La cerimonia inizia con il discorso della Dirigente, che abbiamo voluto rendere il testo principale di questo articolo poiché ci ha colpito molto in quanto denso di significato e toccante, seguito dalla consegna effettiva, uno per uno, classe per classe, di tutti i diplomi. Le foto scattate da Irene Morato (5AS) saranno reperibili come da istruzioni che seguiranno sul sito della scuola.
Di seguito il discorso della Dirigente Scolastica:
“Un momento in cui noi riconosciamo gli sforzi e i successi dei nostri studenti, degli studenti del liceo Ferrari. Come dirigente scolastico, per me è un onore essere qui a condividere questo traguardo così significativo nella vita di ogni studentessa e di ogni studente. In questi anni, cari ragazzi, avete lavorato con dedizione, passione e perseveranza. Avete affrontato delle sfide, superato ostacoli, dimostrando che con l’impegno e con la determinazione si possono raggiungere grandissimi risultati. Ogni diploma che oggi qui verrà consegnato non è solo un pezzo di carta, ma è il simbolo di tutto ciò che avete imparato, vissuto durante il vostro percorso scolastico qui al Ferrari. Vi invito, con le parole di Einstein, a non considerare mai lo studio come un dovere, ma continuare a considerarlo come un’invidiabile opportunità. Siate perciò ostinati, andate oltre, perseverate nelle difficoltà che inevitabilmente incontrerete anche nel cammino nuovo che avete intrapreso in questi mesi dopo il percorso liceale. Non lasciatevi sopraffare dalle intemperie, solcate il mare. Fate come Ulisse: non accontentatevi mai di ciò che già conoscete, siate sempre più curiosi, vogliate sempre di più, aspirate al massimo e poi prendetelo. Non accontentatevi delle banalità, studiate, datevi degli obiettivi importanti, siate generosi. Affrontate le difficoltà senza paura, perché queste ci rendono forti, e non temete di sbagliare, anzi, imparate dagli errori. Siate sempre pronti alle sfide che incontrerete e solo così sarete dei veri vincitori. Oggi, mentre noi celebriamo questo vostro successo, vi invito a rimanere affamati, di conoscenza, di esperienza, di giustizia e verità. Questa fame è motore del progresso, la scintilla dell’innovazione e il cuore della perseveranza. Prendo proprio a prestito le parole di Steve Jobs, che le ha pronunciate durante un discorso a Stanford vorrei che risuonassero qui con forza: “Siate affamati, siate folli. Siate affamati di scoperte, folli abbastanza da poter cambiare il mondo.” Nelson Mandela infatti affermò che l’istruzione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo e voi ora siete armati di questa potente risorsa. Usatela bene. Il vostro percorso educativo infatti non si è concluso a luglio dello scorso anno, anzi,in realtà è solo l’inizio di un apprendimento che durerà per tutta la vita. Il diploma che ricevete oggi è quindi anche una chiave che apre innumerevoli porte: usatela per aprire le porte giuste, quelle che conducono a strade meno percorse, a sfide sempre più grandi e a soddisfazioni più profonde. Siate affamati di successo, ma anche di gentilezza e compassione. Siate folli nel perseguire i vostri sogni, ma trovate anche modi per aiutare gli altri. In questo modo non solo riuscirete a realizzare i vostri obiettivi, ma lascerete anche il mondo un po’ migliore rispetto a quello che avete trovato. Socrate fu definito un immorale corruttore di giovani, ma noi lo ricordiamo come uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale. Louisa May Alcott, l’autrice di piccole donne, fu incoraggiata dalla famiglia a trovare lavoro come serva o come sarta, ma noi la ricordiamo come autrice di romanzi. Beethoven maneggiava con difficoltà il violino, preferiva suonare le proprie composizioni anziché migliorare la tecnica e il suo insegnante lo aveva definito senza speranza come compositore. Darwin, il padre della teoria dell’evoluzione, ha rinunciato ad una carriera di medico e nella sua biografia egli scrisse: “Ero considerato da tutti i miei maestri, ma anche da mio padre stesso, un ragazzo molto ordinario, inferiore alla media in intelletto.” Gli insegnanti di Thomas Edison gli dissero che era troppo stupido per imparare qualcosa, ma noi lo ricordiamo come il primo imprenditore che seppe applicare i principi della produzione di massa al processo dell’invenzione. Ormai l’elenco sarebbe lungo, il messaggio è però chiaro: non ascoltate le persone con la pessima abitudine di essere negative. Derubano le migliori speranze del vostro cuore. Siate sempre il meglio di ciò che potete essere e abbiate sempre un atteggiamento positivo e costruttivo nei confronti di tutto e di tutti, avendo fiducia in voi stessi e nelle istituzioni. Siate leali e onesti con tutti, sia in famiglia, sia nella società, sia nella scuola, perché la lealtà e l’onestà, unite alla correttezza nei rapporti, favoriscono le relazioni e migliorano noi stessi. Voglio ringraziare ora anche i genitori che hanno sostenuto i figli nel loro percorso scolastico, nel percorso dei cinque anni del liceo, e anche gli insegnanti. Alcuni degli insegnanti sono qui con noi per celebrare il vostro successo, insegnanti che vi hanno guidato con saggezza e pazienza. Il vostro ruolo, genitori e insegnanti, è stato fondamentale per il successo di questi giovani. Alle studentesse e agli studenti dico, siate orgogliosi di quello che avete conseguito, guardate il futuro con fiducia. Il mondo vi attende con infinite opportunità e possibilità. Continuate ad imparare a crescere e soprattutto a sognare. Ricordatevi che il vostro percorso formativo è un viaggio che non finisce mai e prendendo a prestito le parole di Roosevelt, ricordate che il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. Voi, cari diplomati, avete dimostrato di credere nei sogni, di lavorare sodo per realizzarli e un traguardo lo avete raggiunto, il diploma liceale. Congratulazioni a tutti voi per il diploma conseguito. Vi auguro ogni successo nel vostro cammino futuro.”
Nella mattina di giovedì 9 maggio 2024 si è tenuto a Palazzo Santo Stefano a Padova un incontro con il Vice Presidente Provinciale e Consigliere Delegato alla Pubblica Istruzione, Dott. Luigi Bisato e gli studenti che hanno partecipato alla gara di traduzione bandita dal nostro liceo: il “Certamen Atestinum”, che è ormai giunto alla sua VIII edizione.
Il dott. Bisato apre l’incontro, congratulandosi con tutti coloro che hanno partecipato per essersi messi in gioco ed evidenziando come questo concorso “ci parla delle nostre tradizioni e su questo dobbiamo innervare il futuro”.
Passa poi la parola alla prof.ssa Businarolo che, in veste di Assessore alla Cultura del Comune di Este, ringrazia gli studenti per aver colto l’occasione di mettersi alla prova. È lei a ricordare come, al di là dell’ambizione individuale, quest’occasione dimostri l’amore e la passione di giovani ragazzi nei confronti della materia e della tradizione della propria terra. Ringrazia poi anche la dott.ssa Tagliaferro e il dott. Nosarti per la loro disponibilità e le altre scuole partecipanti.
La parola poi passa alla Dirigente Scolastica del nostro Istituto, la prof.ssa Cosimo, che desidera sottolineare l’impegno profuso dai docenti nel realizzare e coordinare questo progetto e manifesta la propria gioia nel sapere che molti ragazzi hanno colto questa particolare iniziativa, motivo di crescita e sfida personale.
Infine la Dirigente Scolastica dell’Istituto “Cattaneo – Mattei”, la prof.ssa Mosello, esprime i suoi ringraziamenti, ricordando come la passione per quello che si studia porti ad essere dei buoni cittadini e delle persone migliori.
Si procede poi con la consegna degli attestati ai vari dirigenti, studenti e docenti coinvolti in questa competizione, e ai vari ragazzi viene chiesto cosa piace del latino. Di seguito riportiamo alcune delle loro risposte.
“Per me il latino è bello, oltre che da tradurre, anche perché ci insegna qualcosa e tratta temi importanti che noi riusciamo anche a vedere nella vita odierna.” (Veronica Balbo, 5AC)
“Io amo il latino perché molte cose che succedono oggi succedevano anche nel passato e proviamo le stesse emozioni che provavano allora, e questo è molto interessante.” (Camilla Boraso, 5AC)
Marco Ramazzotto (5CS): “Con il latino ho avuto un rapporto di amore e odio, però mi auguro che le nuove generazioni proseguano nello studio del latino, perché altrimenti sarebbe una grande perdita per tutti.”.
Emma Spinello (5AS): “A me piace il latino perché mi ha insegnato a ragionare”.
Dopo questo momento vengono consegnate delle locandine dell’evento e degli articoli di RompiPagina al dott. Bisato, a ringraziamento di quanto fatto dalla provincia per questo incontro.
La mattinata si conclude con la visita guidata a Palazzo Santo Stefano, di cui viene raccontata la storia, e al Museo della Guerra, che si trova nello stesso edificio e che contiene le prove dei bombardamenti avvenuti sulla città di Padova nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Ringraziamo il dott. Bisato e la dott.ssa Peruzzo per aver offerto la loro disponibilità nel tenere quest’incontro, le professoresse Capuzzo e Sturaro, con il prof. D’Alessandro, il dott. Nosarti e la dott.ssa Tagliaferro per aver organizzato questa competizione, tutti gli studenti partecipanti di tutte le scuole per essersi messi in gioco e per aver dimostrato il loro amore per il latino.
Nel mese di aprile si sono svolte e concluse le 14 giornate dei Candidates, le quali garantiscono l’entrata diretta per la World Chess Championship 2024 a chiunque vinca.
L’edizione di quest’anno però non aveva un risultato sicuro, infatti Magnus Carlsen confermò già qualche mese fa che non avrebbe partecipato a tale evento, e che quindi non avrebbe avuto intenzione di difendere il proprio titolo di campione.
Con questa premessa tutti i migliori giocatori di scacchi, i quali parteciparono a questo evento, avrebbero avuto una possibilità di diventare il futuro campione del mondo.
Magnus Carlsen non fu, però, completamente assente a questo evento, infatti prima che cominciasse lui decise di fare una lista nella quale scrisse chi, secondo lui, avrebbe avuto più opportunità di vincere.
Lui fece anche da commentatore durante l’ultima giornata, nella partita decisiva dei due finalisti.
I contendenti di quest’anno, per la sezione maschile, furono: Hikaru Nakamura, Gukesh Dommaraju, Alireza Firouzja, Vidit Santosh Gujrathi, Nijat Abasov, Praggnanandhaa Rameshbabu, Fabiano Caruana, Ian Nepomniachtchi.
Inoltre tutte le giornate sono state documentate e approfondite da Gothamchess, il quale ha mostrato e analizzato in profondità le migliori partite del torneo ogni giorno.
In questo articolo ho deciso di focalizzarmi sull’ultima partita, quella che decise il contendente per la posizione di Campione e che, come vedremo, stupì molte persone, affermando un nuovo record mondiale.
L’ultima partita del torneo è stata giocata da Hikaru Nakamura e Gukesh D., Hikaru aveva il bianco, e con stupore decise di aprire in d4, apertura solitamente giocata quando si punta ad un pareggio… Ma in questo caso Hikaru è a 8 punti, mentre Gukesh è a 8,5: soltanto una vittoria può regalare ad Hikaru il titolo di campione dei Candidates.
La partita prese una piega molto tattica, e Hikaru sembrò avere un barlume di speranza per vincere, finalmente, i Candidates, dopo numerose volte nelle quali è stato vicino a tali risultato, ma non lo raggiunse mai.
Gukesh, dall’altra parte della scacchiera, è teso, è la prima volta che si qualifica per la finale dei Candidates, e per lui questo ha un peso enorme, Gukesh, ora, rappresenta tutta l’India ed i giocatori promettenti che stanno uscendo dal paese e si stanno addentrando negli scacchi competitivi.
La partita continua, è un testa a testa, i due giocatori giocano perfettamente, come ci si aspetterebbe dai migliori al mondo, ma Hikaru compie qualche imprecisione, Gukesh ne approfitta, ma non riesce a sfruttare pienamente l’occasione.
I pezzi sulla scacchiera sono pochi, ogni mossa è una minaccia di cambio, ogni cambio di pezzi è un vantaggio sempre più debole… A Hikaru resta una torre, Gukesh ha un pedone vicino alla promozione, protetto da un Alfiere, ma assieme ai due è presente anche il Re di Hikaru.
Hikaru muove la sua torre, Gukesh sposta il re… E Hikaru sacrifica la torre!
Cattura infatti il pedone, la torre viene presa dall’alfiere, e quest’ultimo viene, infine, ri-catturato dal re di Hikaru. E così la partita si conclude con un pareggio, Hikaru passa a 8,5 e Gukesh arriva a 9.
Nei 14 punti totali Gukesh ne ha accumulati 9, nessuno è mai riuscito ad ottenere un punteggio così alto nei Candidates, ma non è finita, infatti nell’altra scacchiera stanno ancora giocando Fabiano Caruana e Ian Nepomniachtchi, entrambi ad 8 punti. Se uno di loro dovesse vincere ed arrivare a 9 si dovrebbe effettuare uno spareggio tra il vincitore e Gukesh.
Ian potrebbe conquistare il titolo per l’ennesima volta, Fabi potrebbe affrontare il campione in carica e diventare lui stesso il numero uno.
Ma purtroppo anche questa partita si conclude in pareggio, mai come ora il silenzio, sempre presente durante le partite, sarebbe stato più doloroso. Né Ian né Fabi poterono aggiudicarsi una partita con Gukesh.
Perciò, alla fine del torneo, Gukesh Dommaraju è il vincitore dei Candidates, ma non solo… È il più giovane vincitore dei Candidates di sempre!
Il giovane diciassettenne potrà, quindi, affrontare il campione in carica e lottare per il titolo, ma questo sarà più avanti nell’anno.
Una pianta di segale soggetta a un’infezione da ergot
Claviceps purpurea è il nome scientifico del fungo, maggiormente conosciuto con il nome di ergot, che causò in tempi passati gravi “epidemie” psichedeliche. La segale era, fino all’inizio dell’epoca industriale, il cereale più utilizzato dalle classi meno abbienti, perché molto economico. In primavera, con la fioritura della segale, gli insetti impollinatori trasportano le spore del fungo, da una pianta all’altra. Una volta arrivato su una graminacea l’ergot inizia a produrre le ife all’interno dell’ovario. Il fungo per espandere l’infezione produce una sostanza dolciastra per attirare gli insetti, che trasportano le spore in altre piante. A fine primavera l’ergot produce una sorta di guscio, chiamato sclerozio che contiene ife e spore e che si ingrandisce fino a cadere nel terreno in autunno. Lo sclerozio, insieme agli alcaloidi in esso contenuti, dopo essere stato raccolto accidentalmente durante la mietitura, subiva la molitura e finiva nella farina, utilizzata per fare gli alimenti. Gli alcaloidi sono un gruppo di sostanze farmacologicamente attive prodotte dagli esseri viventi, come la morfina, la caffeina o la nicotina. L’ergot contiene diversi alcaloidi: l’ergotamina, l’ergina, l’ergometrina e tanti altri. In particolare l’ergotamina agisce sui recettori della serotonina, dell’adrenalina e della dopamina, provoca la costrizione dei vasi intracranici extracerebrali e l’inibizione della neurotrasmissione del nervo trigemino (uno dei più estesi del cranio) avendo così un effetto anti-emicranico. L’ergometrina invece è utilizzata in ostetricia per ridurre le emorragie uterine dopo il parto o l’aborto. Anche questa agisce sui recettori della dopamina, della serotonina e dell’adrenalina, ma ha un effetto vasocostrittore minore degli altri alcaloidi dell’ergot. Il pattern di legame e attivazione su questi recettori fa sì che venga colpita solo la muscolatura liscia dell’utero, con effetto uterotonico tetanico tipico della terza fase del travaglio (in totale sono 5).
Lo sclerozio dell’ergot
L’ergina invece è un composto allucinogeno e agisce sui recettori della serotonina e comporta euforia, effetti psichedelici, ma anche stati di tranquillità, fino a circa 8 ore. È conosciuta anche come LSA ed è proprio da questa sostanza che Albert Hoffman nel 1943 sintetizzò il dietilamide dell’acido lisergico, o LSD. Gli alcaloidi dell’ergot non vengono distrutti dal calore come tante tossine presenti in natura (un esempio è il botulino) e per questo, anche dopo la cottura all’interno dei forni gli alimenti fatti con farina contaminata hanno un’alta concentrazione di queste sostanze. In epoca medioevale non si sapeva che lo sclerozio contenesse queste sostanze e per questo non veniva scartato. Chi assume grandi quantità di tossine subisce effetti quasi devastanti, infatti oltre agli effetti psicotropi, gli alcaloidi dell’ergot provocano anche gangrena degli arti, che spesso è fatale. Piccole quantità provocano invece deliri allucinatori, panico e confusione, sintomatologia che in tempi passati indicava una possessione demoniaca, spesso creduta opera di qualche strega o stregone.
Il processo di Mary Walcott
A Salem, una cittadina del Massachusetts, tra il 1692 e il 1693 ci fu il più grande processo alle streghe avvenuto nel suolo americano, che portò all’impiccagione di 19 persone e oltre 200 arresti. Il processo ebbe inizio quando la figlia e la nipote del pastore locale iniziarono a comportarsi in modo strano e il pastore le portò dal medico, che disse loro che si trattava di un maleficio fatto da una strega. Le bambine accusarono due donne, Sarah Osborne, una grande proprietaria terriera malata da tempo che non frequentava più la chiesa locale, e Sarah Good, una mendicante che aveva cattivi rapporti con la famiglia del pastore. Dopo la loro morte vennero giustiziate altre due donne molto legate alla chiesa, che avevano messo in dubbio l’esistenza delle streghe nella città e la situazione degenerò, perché se due donne legatissime alla Chiesa erano state condannate a morte come streghe, chiunque poteva essere legato alla stregoneria.
Poiché nei tribunali dell’epoca valevano anche le prove spettrali, iniziarono a fioccare denunce e 200 persone innocenti furono arrestate. Se la persona imputata veniva condannata a morte, tutti i suoi averi sarebbero andati all’accusatore, pertanto la maggior parte delle denunce era a scopo economico e i denuncianti non sarebbero stati puniti nel caso l’esposto fatto si fosse rivelato falso. Nello stesso periodo però le autorità dell’epoca riscontrarono un aumento di infestazioni da parte dell’ergot e per questo molti studiosi ritengono che alla base del comportamento anomalo delle due bambine ci sia stato l’ergotismo.
Il 19 aprile si è tenuta la decima edizione della serata dedicata alla cultura classica, la cosiddetta Notte del Classico, che è stata l’esempio perfetto di quanto la passione verso queste discipline sia ancora viva e riesca ad affascinare i giovani al giorno d’oggi.
La serata è stata aperta dall’intervento della preside, la quale ha espresso il suo sincero compiacimento: “Recitare, mettersi in gioco è un impegno che però può risultare piacevole e dona serenità, perché si vede che questi ragazzi che stanno recitando si stanno divertendo. Un ringraziamento va fatto anche agli insegnanti che li guidano e li aiutano.” In seguito è stato proiettato un breve video di presentazione realizzato dal Ministero, con annessi i riconoscimenti per i vincitori della migliore graphic novel del concorso indetto appositamente
Dopo una introduzione accompagnata musicalmente, la prima attività che si è tenuta in atrio a disposizione di tutti gli spettatori è stata la commedia Bacchides di Plauto, a cura del professor Vanzan e dei suoi studenti che hanno abilmente recitato e regalato al pubblico una performance indimenticabile. “La serata è stata meravigliosa. Faccio la Notte del Classico da anni, ma quest’anno mi sono divertito- anzi, si sono divertiti moltissimo. É stata una grande fatica, ci siamo dovuti trovare per provare un sacco di volte ma ne è valsa la pena, non solo perché ha dato modo di creare un gruppo e rafforzare il legame. Abbiamo anche raggiunto la finalità che ci eravamo prefissati, cioè quella di far conoscere Plauto” ha commentato il professor Vanzan, insieme a due dei suoi alunni, Pietro Guglielmi e Tommaso Amato di 5AS, i quali hanno interpretato le Bacchidi “Ci ha fatto partecipare principalmente il nostro affetto nei confronti del professor Vanzan, che ormai abbiamo dalla seconda. Lui ci teneva molto a fare questo spettacolo e nel momento in cui ha proposto le due Bacchidi, abbiamo subito pensato a noi due per via dei capelli lunghi. Però poi ci siamo ritrovati nella parte ed è uscito anche molto bene. Lavorare con lui è stato normale, non abbiamo notato differenze o difficoltà.”
Dalla fine della prima rappresentazione della commedia sono state aperte anche le altre attività, divise tra mondo greco, latino ed alcune presentazioni coerenti al tema.
Continuando con il mondo latino, la professoressa Zamboni e i suoi alunni hanno messo in scena alcune parti dell’Eneide di Virgilio, così come riferito “Il laboratorio è stato basato sulla volontà di rappresentare la prima parte del poema epico dell’Eneide. Stavo affrontando l’argomento in una classe dello scientifico e quindi un piccolo gruppetto di ragazzi si sono messi in gioco nel rappresentare il tragico amore tra Enea, il protagonista, e la sfortunata Didone, insieme a vari lettori che hanno aiutato il pubblico a comprendere al meglio le vicende.” “Sono partito molto carico, sono stato il primo ad offrirmi quando la professoressa ha annunciato questa cosa. Quando ho visto il testo, un po’ lungo e complicato, ho cercato di tirarmi indietro e di cercare un sostituto. Alla fine ho imparato bene la parte e mi sono impegnato per riuscire a farcela. Mi sono divertito e se ci sarà l’occasione parteciperò di nuovo volentieri” ha detto Andrea Fadigati (2BS), interprete di Enea, insieme ad Elena Trentin (2BS), Didone “Non è stato assolutamente pesante, anzi, è stata una bellissima esperienza.”
A seguire l’attività Monstrum Horrendum, Informe, a cura dei professori Brajato, Di Giacomo, Morosin e Uncini, sostenuti da vari loro allievi.
“L’idea che ci è venuta è questa: di fronte al mito di Perseo e Medusa, della Sfinge e di Edipo e di fronte a quello del Minotauro e di Teseo, cosa vede un ragazzo adolescente di oggi? Il mito diventa lo specchio secondo cui riesco a vedere le mie paure, le mie insicurezze. La domanda che ci siamo posti è stata, dove si trova il mostro? Come nello scudo del mito di Perseo, il mostro lo vedo riflesso, come un’immagine. Per cui il mito diventa il tentativo di dare una forma ad un qualcosa che non ne ha una” racconta il professor Brajato in merito all’attività. Riguardo l’organizzazione, la professoressa Uncini ha espresso “Si è sentita una necessità di organizzare qualcosa per il biennio, che solitamente rimane fuori dalle attività perché ci si concentra su commedia e tragedia per il triennio. Abbiamo individuato inizialmente il tema del mostro, ma ci sembrava troppo cupo per dei ragazzi giovani, per cui abbiamo scelto il superamento del mostruoso. L’elemento fondamentale è stato il filo conduttore, che ha unito i tre diversi gruppetti e è riuscito a dare un ottimo risultato”, mentre sulla parte relazionale la professoressa Morosin ha detto “É stato bello per i forti legami che si sono creati. I ragazzi stavano esprimendo pienamente se stessi.” Chiedendo più specificatamente a questi ultimi, hanno avuto il piacere di raccontare “Sicuramente un’esperienza che rifaremo nei prossimi anni. Da tanto a livello umano, perché dà modo di conoscerci meglio fuori dalla scuola e passare molto tempo insieme. Poi c’è stata l’emozione d’esibirsi davanti al pubblico. Dà grande soddisfazione, soprattutto nella speranza di lasciare qualcosa di concreto agli spettatori. Caldamente consigliato!”
Passando al mondo greco, le due attività teatrali sono state l’Antigone di Sofocle, a cura della professoressa Capuzzo, e la Pace di Aristofane, a cura delle professoresse Businarolo e Mantoan. Per quanto riguarda l’Antigone, una tragedia che tratta del contrasto tra leggi divine e leggi stabilite dall’uomo, incentrata sulla capacità donne di combattere le loro lotte, uno studente che ha partecipato attivamente alla rappresentazione, Giacomo Petertini (3AC), ha riportato “La serata si è conclusa in maniera ottimale, anche se con qualche piccola défaillance, ma fanno parte della storia in ogni modo. L’improvvisazione ha aiutato molto, e poi abbiamo avuto dei compagni fantastici ed una professoressa meravigliosa, che ci ha portato tanto in alto.” La Pace è stata commentata invece dalla professoressa Businarolo, che ha spiegato il motivo della scelta “L’anno scorso con i ragazzi siamo stati in gita in Sicilia ed hanno assistito alla rappresentazione di una commedia al Teatro Classico di Siracusa, esperienza che è piaciuta molto. Abbiamo così comprato il libretto con l’idea di mettere in scena la Pace quest’anno, riadattando un po’il testo. La partecipazione è stata sorprendente, assolutamente positiva. Speriamo di aver lasciato al pubblico l’idea che la cultura classica non è solo qualcosa di serioso, ma che può essere anche divertente se si vuole.”
Ulteriore aggiunta alle rappresentazioni è stato il laboratorio di scienze Sperimentare con gli Antichi, a cura dei professori D’Alessandro, Piva e Sinigaglia. “Abbiamo iniziato con una introduzione sul mito legato alla scienza nell’antichità e poi abbiamo realizzato l’esperimento del saggio alla fiamma, della lana d’acciaio che prende fuoco, le dimostrazioni di come nascono i fulmini e il calcolo della distanza al pubblico” racconta un’alunna che ha preso parte all’attività. Aggiunge poi il prof D’Alessandro: “Si tratta di un confronto tra il modo in cui gli antichi si approcciavano alla natura e il modo in cui cerchiamo di comprenderla noi. Lo scopo è quello di capire le differenze, imparare da esse, ma anche trovare dei punti di contatto concreti.”
Tra le altre attività, La luce dalla e alla finestra nell’arte e nella filosofia, a cura della professoressa Celeghin e del prof Centanini, il quale ha spiegato: “Il nostro laboratorio essenzialmente tratta del rapporto che possiamo mettere in luce tra la pittura e la filosofia. Abbiamo dunque scelto il tema della luce da esplorare nella pittura del ‘600 e nella filosofia, scegliendo tre autori fondamentali del periodo, cioè Caravaggio, Artemisia Gentileschi e Vermeer, che sono stati poi interpretati da tre ragazzi. Abbiamo affiancato loro tre studenti che in qualche modo riuscissero ad incarnare la filosofia stessa e che ricollegassero ai dipinti il pensiero di Blaise Pascal, Immanuel Kant e Baruch Spinoza. Il lavoro è stato estremamente stimolante, soprattutto dare agli studenti gli stimoli e gli strumenti adatti per lavorare e vedere la loro risposta positiva.”, ma anche Nulla è come Appare delle professoresse Sturaro e Albertin. “Tutto è giocato sulla realtà e sull’apparenza. Quello che appare spesso non è la realtà. Il laboratorio prende spunto da testi letterari classici e arriva fino a testi dei nostri giorni, mentre altri sono stati inventati dai ragazzi. Ciò che vogliamo esprimere è che non bisogna fermarsi all’apparenza, bisogna andare oltre” racconta la professoressa Sturaro, trovando conferma anche nelle opinioni degli studenti che hanno partecipato, i quali affermano di essersi divertiti e di aver trovato l’esperienza utile. Infine l’attività d’esposizione a cura della professoressa Di Giacomo e dei suoi alunni che, come riportato dalla professoressa stessa “Si è trattato di un laboratorio di scrittura creativa. Partendo dal tema della fantasia, dal libro della Storia Infinita, abbiamo ragionato sul voler dar vita a quei personaggi che nel libro rimanevano sospesi. Abbiamo lavorato per dare loro una vita e per creare un libro che rappresentasse i ragazzi”. In particolare Noemi Soranzo e Raciti Alessandra (1AC) hanno esposto “L’argomento principale è la fantasia, che solitamente non viene trattato. Ne sono uscite tante riflessioni ed è stato bello avere un confronto tra giovani e adulti, dato che ci sono stati diversi punti di vista sull’infanzia ed altre tematiche.”
Il resoconto finale della serata è intuibile dalle parole della professoressa Capuzzo, la quale spiega: “C’è stato un grandissimo afflusso di persone, ed una grande inventiva da parte dei ragazzi. Noi abbiamo coordinato i laboratori ma tante idee sono nate proprio da loro. Io spero veramente che le persone tornino a casa portando con sé qualcosa in più riguardo la piacevolezza dei classici, che non sono studio e la fatica nelle versioni, ma anche ridere, come abbiamo fatto nella commedia, sognare e affrontare temi importanti come il Monstrum.”
Valentina Grigio 3BL
Per le foto si ringraziano: Irene Morato (5AS) e Diletta Sbicego (4BSA)
Martedì 9 aprile si è tenuto il secondo incontro culturale, organizzato da noi redattori di RompiPagina, al Gabinetto di Lettura di Este.
È stato un incontro particolarmente partecipato, infatti è iniziato con una raccolta di opinioni e aspettative del pubblico.
La prof.ssa Dal Prà, il prof. Andretta e il prof. Centanini hanno presentato al pubblico il tema della morte; un argomento che da sempre incuriosisce e fa riflettere noi esseri umani sin dall’antichità.
La professoressa Dal Prà ha presentato varie opere dedicate alla morte, dai monumenti funebri come Dolmen e Piramidi, alle opere di Andy Warhol. Evidenziando in particolare come la morte sia “un fatto doloroso della vita, ma specialmente per chi resta”.
Ha proseguito il professor Andretta, partendo proprio dalle riflessioni espresse nella prima parte dell’incontro dal pubblico ha evidenziato come la morte non sia l’ultima parola, ma anzi il legame che non svanisce con le persone care e ci aiuta ad andare oltre, perché “quello che rimarrà della nostra esistenza sarà l’amore che saremo riusciti a costruire”.
Infine il professor Centanini ha offerto una visione filosofica dell’argomento, citando in primis Platone, ma poi anche Omero e il più recente Nietzsche, evidenziando in modo particolare che l’uomo è come una foglia al vento: effimera e passeggera, con un futuro incerto. Ha dato poi vari spunti di riflessione, ad esempio che “se io penso alla mia condizione di mortalità, allora posso ripensare alla mia vita e operare in essa per costruirci un significato”; o in un’ottica platonica che “stare sul confine permette di assumere una prospettiva dell’universale, di uscire da me stesso per riguardare a me da un punto di vista più generale, così mi guardo pensando alla morte nel mio essere vivo”.
L’incontro si è concluso poi con le domande del pubblico, momento in cui si è acceso un dibattito molto forte e intenso sulla tematica trattata e in particolare sul dare un significato alla vita in funzione del fatto che finirà.
Ringraziamo caldamente il Gabinetto di Lettura di Este per averci permesso di organizzare questi incontri culturali.
Infine, invitiamo caldamente voi lettori a partecipare al prossimo e ultimo incontro che riteniamo essere molto educativo e formativo, indirizzato a persone di tutte le età e non solo a noi studenti.
Vi lasciamo di seguito il video registrato durante la serata e la presentazione in formato pdf dei relatori dell’incontro
Secondo la storia gli scacchi nacquero in india attorno al VI secolo d.C., deriva da un gioco indiano chiamato caturañga.
Dopo l’occupazione cinese questi li modificarono nel gioco xiangqi, nel quale i pezzi erano disposti nell’intersezione delle caselle, piuttosto che nel centro.
Il gioco degli scacchi prende il suo nome dalla parola persiana Shāh, “re”, e la fine della partita è definita dal termine scaccomatto, “shāh mat”, ovvero “re sconfitto”.
Invece la leggenda narra che il creatore degli scacchi fosse un certo mercante chiamato Sissa Ben Dahir, che inventò il gioco per un principe annoiato. Al principe piacque molto e gli permise di chiedere qualsiasi cosa come ricompensa. Il mercante chiese un chicco di grano per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza e così via, sempre raddoppiando il numero per tutte le 64 caselle. I contabili del regno si resero conto che gli dovettero dare un numero impossibile di chicchi (circa 18’446’744’000’000’000’000 chicchi).
Questa leggenda era conosciuta durante il medioevo, e pure Dante ci dedicò un passo della Commedia, il quale utilizza lo schema della leggenda per dare un’idea del numero di angeli presenti in cielo.
“L’incendio suo seguiva ogni scintilla
ed erano tante, che ‘l numero loro
più che ‘l doppiar de li scacchi s’inmilla”
Paradiso, Canto XXVIII, v.91-93
Un grande ritrovamento storico sono stati gli scacchi di Lewis, un gruppo di pezzi provenienti dall’era medioevale rinvenuti nella baia di Lewis, in Scozia. Assieme ad essi sono stati trovati numerosi giochi da tavolo, ma questo è l’unico set che è stato rinvenuto intatto e completo.
Il set comprende 79 pezzi scolpiti in avorio di tricheco, tranne alcune eccezioni, e i pezzi sono alti circa 10cm, tranne i pedoni, la cui altezza varia dai 3,5 ai 5,8, questo fa pensare che in origine fossero pezzi appartenenti a diverse scacchiere (anche la presenza di 19 pedoni, quando a set ne bastano 16).
Sono esposti tuttora e permanentemente al British Museum.
Il 20 luglio di ogni anno si festeggia la giornata internazionale degli scacchi
Dare un’unica definizione del nuovo “Festival delle Lingue”, formidabilmente organizzato dai docenti del Ferrari e dagli studenti delle classi seconde, terze, quarte e quinte che hanno partecipato e hanno contribuito con impegno alla sua realizzazione, risulta quasi impossibile. In una serata, quella dello scorso 22 Marzo, i partecipanti hanno avuto la possibilità di sperimentare e divertirsi attraverso una grande quantità di laboratori interattivi, i quali, attraverso la loro varietà, sono riusciti a lasciare qualche nozione di lessico, di cultura e che hanno rappresentato accuratamente l’amore verso le lingue da parte degli organizzatori, provenienti da non solo dall’indirizzo linguistico.
L’inizio delle attività vere e proprie è stato introdotto dalla band scolastica, la quale, con un vario repertorio di canzoni nelle diverse lingue proposte, ha indubbiamente permesso d’intrattenere il pubblico in maniera serena. In seguito si è tenuto l’intervento della nostra Dirigente, che ha colto l’occasione per ricordare a tutti il valore che possiede la conoscenza linguistica e la sua importanza nella creazione di una connessione con altri popoli e con le altre culture che, per quanto possono apparire ineguali dalla nostra, possiedono intrinsecamente una particolarità e una bellezza peculiare.
Gli ospiti hanno avuto ulteriormente modo di scegliere i laboratori linguistici ai quali partecipare grazie ad una iniziale rassegna stampa, che ha illustrato loro i relativi progetti dedicati alla parte pratica o agli scambi culturali.
Passando in rassegna i vari laboratori, partiamo da quelli in lingua inglese.
“The Offensive Translator“, a cura dei professori Galante e Gusella e vari studenti del liceo artistico, tra i quali Frederick Toschetti (2CA), è riuscito a combinare divertimento e competenza.
“Abbiamo avuto molta affluenza e siamo molto contenti di questo. Mescolando il comico (video in inglese) e serio (traduzione) abbiamo riscontrato molti pareri positivi.“
“English For Fashion“, a cura della professoressa Ghidoni e della classe 5^CA, tra cui l’alunna Aurora Lacerti, rivolto a tutti coloro con un forte interesse, o una semplice curiosità, verso il mondo della moda.
“Abbiamo rappresentato gli stilisti più famosi come Chanel, Dior, Prada ma anche artisti più ricercati. Siamo molto contenti del risultato perché tra le prove Invalsi e gita in mezzo ci siamo impegnati tanto.”
“Victorian’s Secrets“, a cura delle studentesse Giada Gambalonga (5AL), Emma Marchioro (5AL), Erica Spigolon (5BL) e Greta Polonio (5BL), una versione moderna e comica di una possibile conversazione tra figure femminili indimenticabili della letteratura inglese.
“La nostra attività consisteva in un talk show ambientato nell’età vittoriana dove le protagoniste erano Jane Eyre dell’opera Jane Eyre, Elizabeth Bennet di Pride and Prejudice e Catherine di Wuthering Heights. Siamo state assolutamente contente dell’affluenza.”
“The Tudor Family“, a cura della professoressa Scardin e di vari studenti di 4AL tra cui Anna Pavan e Riccardo Belluco, incentrata sulla memorabile dinastia regnante dei Tudor.
“Grandissima affluenza e molta creatività nei corridoi, comparabile alla Notte del Liceo Classico.”
“CreHAIKUS under the moonlight: poeti per una notte” a cura della professoressa Ditadi e di alcuni alunni di 4BSA, laboratorio in cui i partecipanti “sono stati invitati a creare un Haiku dal primo all’ultimo verso, come dei veri e propri Poeti! Partendo da immagini-stimolo o parole-stimolo proiettate all’interno della classe-laboratorio” come ci spiega la professoressa stessa.
“Fake or real?” coordinato dalla professoressa Mantoan insieme ad alcune alunne di 4AC che ci dicono: “Era un laboratorio incentrato sul riconoscere le fake news, dove i partecipanti analizzavano un articolo e sulla base di alcuni punti cercavano di capire se fosse vero o meno con, a seguire, dei quiz a premi per fare pratica”.
Passando alla lingua francese, la professoressa Fiocco ha affermato: “Le attività sono state totalmente proposte dai ragazzi, sia il quiz sui modi di dire in francese sia la pièce sull’assurdo di Ionesco, preparate tutte nel tempo record di 2 settimane. Ho avuto una grandissima soddisfazione riguardo le loro capacità di applicare la lingua straniera fuori dalla classe.”. I laboratori in questa lingua erano un quiz sui modi di dire in francese tenuto da alcune ragazze di 3AL e una piéce dell’assurdo di Ionesco che i ragazzi di 4AL avevano visto due settimane prima in gita a Parigi e da lì hanno deciso di metterlo in scena in questa serata.
Per quanto riguarda invece lo spagnolo, le classi sono state completamente riempite di spettatori. “Dalle cantigas alle canzoni: un mondo di tradizioni”, con la partecipazione di Sophie Benso (4BL) e Martina Corso (4BL) e numerosi altri ragazzi, ha superato le loro aspettative come da loro riportato: “Essendo un laboratorio letterario non ci aspettavamo così tanta affluenza, siamo rimaste piacevolmente sorprese.” Tra i partecipanti anche Hiba Chaouki (4BL) che ci dice: “è stato interessante portare una lingua diversa da quelle che studiamo poiché ho portato una canzone metà in arabo e metà in spagnolo”.
Tratta di letteratura anche “Federico Garcia Lorca: musica, teatro e poesia”, a cura della professoressa Faccon e dei suoi alunni, i quali insieme sono stati in grado di rappresentare perfettamente l’emozione contenuta dalle poesie. La professoressa ha commentato dicendo: “Con le rappresentazioni teatrali dell’Aurora di New York e La Casa di Bernarda Alba stiamo facendo successo: è la quarta volta che facciamo lo stesso spettacolo. Va studiata la prossima edizione ma ci abbiamo azzeccato, no?”. L’alunna Rowena Polato (5BL), che ha partecipato attivamente, ha aggiunto: “Pieno di gente, non si riusciva quasi a respirare dalla quantità di persone presenti. Ottimo esempio per chi volesse in futuro scegliere il linguistico.”
Infine trattiamo delle attività in tedesco, che al pari delle altre lingue hanno riscosso pareri affermativi. Al riguardo, le professoresse Barison e Salvo hanno parlato positivamente delle performance, della partecipazione dimostrata e anche di come gli alunni stessi abbiano avuto l’occasione di divertirsi. Tra i vari, citiamo “Deutsch mit Spaß”, un interessante laboratorio lessicale organizzato dalla professoressa Mazagg e da alcuni alunni di 3AL, insegnavano le basi del tedesco ai partecipanti. Tra gli alunni c’è Alex Sinchevici che la definisce “davvero una bella esperienza, da rifare in futuro”.
Il laboratorio letterario e teatrale “Die Leiden des jungen Werthers: il giovane Werther tra dolori e passioni” sembra essere stato tra i più acclamati, grazie alla capacità degli attori di trascinare i partecipanti all’interno del memorabile romanzo di Goethe. Giulia Pastò (4BL) e Gianmarco D’Onghia (4BL) rivelano: “Abbiamo recitato una volta in più perché il pubblico lo ha richiesto. Ci siamo divertiti moltissimo.”
Altro laboratorio in tedesco è stato “Das Brettspiel über Deutschland: un viaggio alla scoperta della cultura tedesca” di alcune studentesse del linguistico tra cui Valentina Grigio (3BL) che ci dice “è stato divertente osservare i primi approcci al tedesco di persone totalmente alle prime armi”
In molti hanno partecipato anche agli interventi riguardo le esperienze internazionali che la scuola propone, per i quali la professoressa Rappo ha espresso una sentita soddisfazione: “La serata sta andando oltre le nostre aspettative, sono veramente felice, sta ripagando tutti i nostri sforzi. Gli studenti si stanno impegnando molto e i progetti internazionali stanno riscuotendo successo. Sono molto soddisfatta anche degli ex studenti che sono venuti per aiutarci.” Gli ex alunni Riccardo Alfonso e Sofia Zhou, che hanno presentato le loro esperienze Erasmus, hanno dichiarato: “Non ci aspettavamo tutta questa partecipazione, i genitori sono emozionati all’idea di mandare i figli all’estero e tornare qua è stato quasi nostalgico.”. Ma sempre a parlare delle loro esperienze c’erano anche Camilla Erbusti (5AA) e Elena Grillo (5BL) che ci dicono: “Ci sono un po’ di persone interessate, soprattutto genitori che chiedono per i figli ed è una cosa molto positiva”.
La serata ha ricevuto riscontri particolarmente positivi da molte persone e di seguito ne riportiamo alcuni, come Marco del Piccolo, DSGA (Direttore dei Servizi Generali Amministrativi) del nostro Istituto che afferma: “Non ho mai visto una cosa del genere, vedere la scuola riempirsi durante questi eventi mette gioia.” o le giovani Livia, Maddalena e Alessia (di rispettivamente 7, 7 e 4 anni) a cui è piaciuta la serata, in particolare “il laboratorio di tedesco e gli indovinelli in francese dove abbiamo vinto le caramelle”, o ancora il parere di Agostino, madrelingua inglese che attualmente è assistente di lingua nella nostra scuola, che ci ha detto: “I think this has been a wonderful evening, all the students were involved into their projects. I’ve been very impressed at the level of English that I saw in the workshops.”.
Anche la Dirigente Scolastica Milena Cosimo si è espressa positivamente riguardo la serata affermando: “c’è tanta partecipazione. Soprattutto gli attori sono bravissimi e tutti i laboratori sono molto interessanti”.
Si può considerare quindi la prima edizione del Festival delle Lingue un successo, la realizzazione concreta dell’impegno di docenti e studenti, ma anche la dimostrazione delle competenze acquisite dagli alunni durante il loro percorso scolastico, come afferma la professoressa Businarolo, docente di lettere che ha partecipato ai laboratori e che ha rivelato la sua ironica preoccupazione: “Sono preoccupata perché ci stanno facendo una grande concorrenza per la Notte del Liceo Classico. Sono bravissimi questi ragazzi del linguistico. Fanno dei laboratori interessantissimi. Quasi quasi verrebbe voglia di imparare le lingue anche a me.”
La professoressa Fiocco ha espresso il significato di questa serata, oltre al presentare i vari progetti che la scuola propone: “Sono questi momenti in cui troviamo forse il senso di ciò che facciamo perché in aula si vede qualcosa, ma non si vede tutto quello che i ragazzi sanno fare e come sanno abitare la lingua straniera”.
La professoressa Scardin, insegnante d’inglese, ci ha raccontato come sia nata l’idea di questa serata ed ha esternato il desiderio di riproporre il Festival anche negli anni a venire: “Questa serata è nata dalla voglia di far conoscere ai ragazzi e alle famiglie le varie opportunità dei progetti internazionali che la scuola propone. Partendo da questo obiettivo, ovvero di mostrare le emozioni e i risultati che i ragazzi portano a casa da queste esperienze, siamo arrivati al festival di oggi. Questa non è una serata dedicata solo al linguistico, ma a tutto l’istituto perché questi progetti sono trasversali a tutte le classi di tutti gli indirizzi. Ci siamo messi un po’ in gioco insieme a tanti colleghi e studenti. Ci ha colpito perché non ci aspettavamo così tanta affluenza. Siamo rimasti veramente soddisfatti e spero che sia piaciuta a tutti e ci auguriamo l’anno prossimo di poter fare una seconda edizione.”
Francesca Picelli 1AL
Valentina Grigio 3BL
Pietro Grosselle 4BSA
Con le foto di Diletta Sbicego (4BSA) e Irene Morato (5AS)
Mercoledì 20 marzo si è tenuto il primo incontro culturale, organizzato da noi redattori di Rompipagina, al Gabinetto di Lettura di Este. È stato un incontro molto intimo, seppur formale, e a causa di questo i partecipanti hanno potuto dibattere con i tre professori che hanno dato la loro disponibilità per l’organizzazione di tale incontro. La prof.ssa Businarolo, il prof. Cascio e la prof.ssa Falanga hanno presentato al pubblico il tema dell’infinito; un argomento che ha da sempre affascinato gli uomini, dall’antichità fino ai giorni nostri. La prof. Businarolo è partita proprio dalle origini di un termine greco simile alla definizione che abbiamo noi di infinito, per approdare poi, attraversando la visione umana del concetto di infinito nel corso dei secoli, all’angoscia di Pascoli nei confronti di questo. Il prof. Cascio ha citato invece il filosofo Pascal, che ha identificato come uno “spartiacque” nel rapporto tra uomo e infinito, ragionando sull’effetto che la grandezza di ciò ha avuto nell’umanità e su in che posizione si sia posto l’uomo rispetto ad esso. Affrontando il tema dell’infinito da un punto di vista personale ed esistenziale, ha parlato del concetto di scelta e probabilità in Kierkegaard. Ognuno di noi, infatti, ha un’infinita possibilità di scelte che ci porta spesso ad una “paralisi della scelta”; questa è determinata dal fatto che non potremmo mai avere la certezza che la scelta che compiamo sia quella giusta, ma soprattutto perché abbiamo il timore di abbandonare tutte le altre migliaia di possibilità. Infine la prof.ssa Falanga, partendo dal notissimo simbolo dell’infinito in matematica, ha descritto come a partire dal Cinquecento l’uomo abbia cercato di riprodurre l’idea di infinito attraverso l’architettura, citando Palazzo Barozzi a Vignola, ad esempio. La prof.ssa ha poi mostrato moltissime opere pittoriche per raccontare questo infinito; in particolare, le opere di Friedrich dove l’uomo è posto in secondo piano, fungendo quasi da sfondo alla protagonista che è invece la Natura e le ninfee di Monet. L’ultimo suo intervento riguarda, sempre attraverso l’architettura, l’infinito nella sfera temporale. Ha citato infatti un’ importante architettura orientale della religione induista: Santuario Ise, in Giappone. Tale edificio, secondo la tradizione, viene abbattuto e ricostruito da capo ogni 20 anni, cosa che dunque potrebbe proseguire per un tempo infinito. Ringraziamo caldamente il Gabinetto di Lettura di Este per averci permesso di organizzare questi incontri culturali. Infine, invitiamo caldamente voi lettori a partecipare ai prossimi incontri che riteniamo essere molto educativi e formativi, indirizzati a persone di tutte le età e non solo a noi studenti.
Vi lasciamo di seguito il video registrato durante la serata e le presentazioni in formato pdf dei relatori dell’incontro
Non solo le cose “belle” ci attraggono, che sia in amore o nella moda. Il “brutto”, sempre se così si può definire, ha un fascino intrinseco, ha qualità inspiegabilmente percepibili che però sfuggono alla comprensione piena del fenomeno. L’introduzione del “brutto” nell’arte nasce come provocazione intellettuale contro una patinata noia borghese, come scrive Francesca Milano Ferri per Harper’s Bazaar, e anche più tardi e in ambiti diversi, non è venuto a mancare l’aspetto provocatorio e sovversivo. Un esempio di evento rivoluzionario per la moda fu senza dubbio la SS1996 “mix di colori solforosi” (def. di Anna Piaggi) di Miuccia Prada, collezione aspramente criticata proprio per non aver rispecchiato l’idea di bello e di conforme, che aprì le porte al famosissimo “pretty-ugly”; è sempre Miuccia Prada a dire: “Il brutto è attraente, il brutto è eccitante. Forse perché è più nuovo”.
Prada Spring 1996
Prada Fall 1996
Dello stesso parere è anche l’ex direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, il quale, in un’intervista riguardo alla sua collezione “Make The Strange Beautiful” disse: “Più strano sei, più bello sei. A me piacciono i difetti, non c’è niente da fare”.
Gucci Spring 2022 “Love Parade”
Però alla stranezza e alla singolarità, per non parlare direttamente di “bruttezza”, sono stati imposti dei limiti: l’ugly chic di Prada ha avuto un’ascesa e un declino, e l’impero dorato Gucci di Michele è deceduto da ormai un’anno. Ciò che sfila oggi è ricercata e ostentata semplicità, quasi una camicia di forza alle nostre passioni, alle nostre spinte.
Non sentiamoci mai in dovere di conformarci, di diventare lo standard. Rendiamo felici noi stessi, e aggiungiamo quella spilla o quel colore dissonante che ci faranno uscire di casa con un sorriso. Rendiamo il nostro armadio Immature Couture.
Dal 2035 in Europa non potranno essere più acquistate o vendute auto alimentate a combustibili fossili o con motore endotermico, rendendo così possibile solo l’acquisto di auto elettriche (tranne in Francia), ma ci sono altre soluzioni ecosostenibili e con un minore impatto ambientale?
Ad oggi ci sono diverse soluzioni con un impatto ridotto sull’ambiente, come i biocarburanti e l’idrogeno e in questo articolo li analizzeremo, capendo anche perché l’Unione Europea ha deciso di accantonarli.
Biocarburanti
I biocarburanti non sono una novità recente, infatti già Henry Ford presentò la Model T dotata di un motore alimentato a etanolo, che fu poi cambiato con un motore a benzina da 20 hp per motivi di praticità e anche perché l’etanolo non era prodotto come carburante. Per parecchi anni i progetti relativi ai biocarburanti vennero “dimenticati” per via dell’ampio utilizzo dei combustibili fossili, fino alla crisi petrolifera degli anni ‘70 quando in brasile si iniziò ad usare il bioetanolo per alimentare le auto.
I biocarburanti, come si può intuire dal nome stesso, sono quella categoria di carburanti (più precisamente idrocarburi) prodotti da materia organica, come quindi dalla fermentazione delle biomasse, e per questo teoricamente inesauribili.
Oltre alla loro rinnovabilità i biocarburanti possono ridurre del 88% le emissioni di CO2, per questo motivo sono già presenti nelle stazioni di servizio nella benzina E5 (con una percentuale di bioetanolo pari al 5%) e in quella E10 (la percentuale di bioetanolo arriva al 10%). Eni ha poi sviluppato HVO, il biodiesel prodotto da oli vegetali idrotrattati di scarto, utilizzabile però solo nelle auto con motori Euro 6 e successivi perché più corrosivo del diesel tradizionale.
Biocarburanti alla stazione di servizio
La problematica maggiore dei biocarburanti è che non c’è abbastanza biomassa per la loro produzione rispetto alla richiesta fatta dal mercato se si passasse solamente al loro utilizzo. Inoltre per la loro produzione è necessario sottrarre terre coltivabili all’agricoltura.
L’Unione Europea ha deciso di non considerarli come una soluzione per diminuire l’impatto ambientale europeo perché la loro combustione produce alti livelli di ossidi di azoto, di particolato atmosferico e ozono che possono influire sulla salute.
Idrogeno
Idrogeno
L’idrogeno è l’elemento chimico più semplice e rappresenta circa il 70% della materia dell’universo. Nonostante ciò non è così abbondante sulla Terra e per questo è necessaria l’estrazione da altre molecole, come dall’acqua o dagli idrocarburi, che avviene attraverso un processo che rompe i legami che tengono gli atomi di un composto uniti. Per produrre l’idrogeno vengono utilizzati diversi metodi, tra i più comuni troviamo il reforming del metano, la gassificazione del carbone e l’idrolisi. I primi due sono i più comuni, infatti circa il 97% dell’idrogeno prodotto deriva da idrocarburi e la sua produzione comporta anche una grande produzione di anidride carbonica e per questo viene chiamato “idrogeno grigio” o “idrogeno blu” se l’anidride carbonica prodotta viene stoccata permanentemente (per esempio riempiendo i giacimenti di gas naturale esauriti).
I colori dell’idrogeno
Esiste anche l’idrogeno verde, quello prodotto dall’elettrolisi dell’acqua (con energia ricavata da fonti rinnovabili come l’eolico o il solare) o da altre fonti non inquinanti, come dalle alghe. La produzione di idrogeno verde risulta più costosa delle altre e per questo meno favorita (1 kg di idrogeno verde costa in media dai 4,5 ai 12 $, mentre quello grigio da 0,98 a 2,93$ e quello blu da 1,8 a 4,7 $).
Differenze tra i colori dell’idrogeno
I motori a benzina/diesel trasformano soltanto tra il 20 e il 25% dell’energia prodotta dalla combustione in energia meccanica, mentre il 75-80% dell’energia restante viene trasformata in calore.
In un motore a celle di idrogeno le percentuali sono invertite, anche se poi solo il 40% dell’energia è utilizzata per far muovere il veicolo perché l’energia prodotta deve essere convertita in energia elettrica. Ciò è dovuto anche al fatto che 1 kg di idrogeno contiene la stessa energia di 2,8 kg di benzina.
Lo “scheletro” di un’auto a idrogeno. Si noti la forma del motore a sinistra
L’idrogeno è però anche molto instabile, tanto che a temperatura ambiente deve essere conservato in sicurezza in contenitori con una pressione interna che varia tra i 350 e 700 bar (una bombola di gas ha una pressione tra 4 e 8 bar, mentre un bombolone di un’auto a gas non supera i 20 bar). Se si vuole invece conservarlo liquido bisogna raffreddarlo e mantenerlo a una temperatura inferiore ai -253°C, che comporta una grande richiesta energetica. Proprio a causa di questi motivi non ci sono le infrastrutture, almeno in Europa, per contenerlo (perché non possono essere utilizzate strutture come i gasdotti, salvo all’inserimento di gas con una minima percentuale di idrogeno). La costruzione di queste infrastrutture è già in atto, infatti l’UE ha già stanziato i primi finanziamenti per oltre 5,2 miliardi di euro (2023) per sviluppare il settore dell’idrogeno.
Green deal
È vero anche però che nel Green deal (il piano dell’Unione europea per la decarbonizzazione), cercando di limitare la produzione di gas serra, si svantaggiare indirettamente l’idrogeno che (come detto prima viene prodotto per il 97% da idrocarburi) potrebbe rappresentare quindi una vera soluzione solo per i Paesi con un’ampia produzione di energia pulita come Spagna, Svezia, Finlandia e Francia (quest’ultima grazie ai reattori nucleari è riuscita a rientrare tra i produttori di energia pulita, ma non rinnovabile).
In Europa quindi l’idrogeno risulta molto più costoso rispetto all’elettrico.
Nell’ultimo episodio di questa rubrica ho parlato del grande Magnus Carlsen, prodigio e campione indiscusso del mondo degli scacchi, ma adesso parliamo del secondo gradino del podio attuale…
Identificare il numero due al mondo non è semplice, ci sono molti nomi che potrebbero aggiudicarsi questo posto, ma secondo me è giusto parlare di due figure di spicco, uno dei due giocatori ha rappresentato l’Italia per molti anni per poi passare agli USA, l’altro è invece un “nuovo” prodigio diciottenne, che si è fatto valere nel World Chess Championship 2023, riuscendo ad aggiudicarsi il secondo posto dietro Carlsen.
Sto parlando di Fabiano Caruana, detto Fabi e di Rameshbabu Praggnanandhaa, detto Pragg.
Fabiano Caruana è un Grande Maestro dal 2007, al tempo il più giovane italiano e americano ad aver conquistato il titolo. Nato in Florida da genitori italiani ha rappresentato l’America fino al 2005, poi è passato all’Italia dal 2005 al 2015 e adesso rappresenta l’America dal 2015.
Ha vinto molti tornei italiani nel periodo tra il 2005-2015 e nel 2007 riesce a vincere il Campionato Assoluto Italiano, dopo essere arrivato secondo l’anno precedente.
Ha vinto sedici super tornei, ha sfidato più volte il campione del mondo, ma la prima è stata per contendersi il titolo nel 2018, a Londra, dove purtroppo non riuscì a superare la tecnica dell’avversario e perderà di tre punti.
Nel 2020, grazie alla partita giocata contro Carlsen nel 2018, si aggiudica una qualificazione diretta alle “Candidates” per i mondiali.
In ottobre 2021 giunge primo a pari merito al campionato statunitense con Wesley So e Samuel Sevian, con il punteggio di 6,5 punti su 11. Tuttavia agli spareggi arriverà secondo dietro lo stesso So.
Nel 2023 partecipa e si classifica al terzo posto della Coppa del Mondo, questo risultato gli dà il diritto di partecipare per la quinta volta al Torneo dei Candidati.
Ha un punteggio FIDE di 2804 (aggiornato 1 gennaio 2024) e unico italiano ad aver superato la soglia del 2700.
L’altro nome di questa selezione è Praggnanandhaa, giocatore facente parte del numeroso gruppo di prodigi indiani presenti in questi anni, assieme a Vidit, Gukesh e altri. Ha ottenuto il titolo di Grande Maestro all’età di dodici anni, dieci mesi e tredici giorni ed è il 13° al mondo per punteggio FIDE (e secondo giocatore indiano, dietro Vidit). Nel 2022 è apparso per la prima volta nei primi cento nella classifica mondiale ed è arrivato secondo, dietro Magnus Carlsen, durante la Chess World Cup 2023, ma senza dare spettacolo contro i suoi avversari, arrivò infatti a degli spareggi in finale contro Magnus, e più volte vinse delle partite e gli diede del filo da torcere, risolvendo posizioni complicatissime. Grazie a questo risultato ha anche lui l’accesso garantito alle Candidates di Toronto 2024, come Fabi.
Sto perdendo la speranza nella moda. Ciò che vedo in sfilata, nei magazine e nelle collezioni odierne mi annoia. Credo che se c’è un onere che la moda abbia è proprio quello di sbalordire, creare interesse facendo brillare gli occhi o, invece, inorridire, smembrare e ricostruire. Di tutto ciò non percepisco proprio nulla, e quindi mi trovo costretto a tuffarmi nel passato: dal “corsettato” Mugler degli anni 90, al faraonico universo di John Galliano per Dior del 2000, fino all’haute couture rivoluzionaria di Cristóbal Balenciaga di inizio ‘900 (per citare i più conosciuti). Sembra quasi che tutto sia stato già svolto impeccabilmente nel passato e che non ci sia speranza alcuna nel presente.
Per non parlare della carta stampata, che spreca cellulosa, inchiostro e gloss al misero fine di vendere un cumulo perpetuo di banalità, quando il guadagno non è una giustificazione sufficiente. Ciò che manca è il “Vogue Juice”, definizione della grandiosa giornalista Anna Piaggi, che con questo arguto appaiamento di parole intendeva “un succo di concetti e di stimoli visuali”.
Anna Piaggi (1931-2012) giornalista e scrittrice italiana
Passando alla mondanità, che forse il tema del Met Gala di New York di quest’anno sia da leggere anche come un’esortazione al risveglio del fashion system ? “Sleeping Beauties: Reawakening Fashion” metterà in mostra iconici abiti e accessori troppi fragili per venire indossati di nuovo o solamente per essere esibiti on display; facendo ciò darà sicuramente spettacolo, mostrando però solo abiti di epoche trascorse.
Concludo la mia lunga riflessione col dire che io non mi voglio arrendere. Esorto tutti voi lettori a esprimervi con la moda osando, facendo scelte azzardate, e provando ad uscire dalla comfort zone. Ciò che si sta tralasciando è l’importanza di questo mezzo comunicativo, che vi regala con generosità il lusso di dipingere al meglio la vostra essenza nella vita di tutti i giorni.
Razor clam shells dress, Alexander McQueen, Voss- SS 2001
Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno presentato il loro ultimo bombardiere dotato di tecnologia stealth e non serve sicuramente un esperto in politica estera per capire che questo annuncio fatto non è puramente casuale. L’aereo in questione si chiama Northrop Grumman B-21 Raider, ha fatto il suo primo volo il 10 novembre 2023, a Palmdale in California e da quello che è stato dichiarato potrà trasportare armi convenzionali e bombe termonucleari. Il costo è maggiore ai 600 milioni di dollari cadauno e gli Stati Uniti prevedono di acquistare circa 100 esemplari. Dotato di tecnologia stealth diventerà operativo tra il 2026 e il 2027 e sostituirà il Rockwell B-1 Lancer e il Northrop Grumman B-2 Spirit. Ma perché la tecnologia stealth è così importante strategica?
Rockwell B-1 Lancer
La risposta si trova nella sua funzione, cercare di rendere minima la possibilità ai radar di scovare e poter tracciare l’aereo in volo sul territorio nemico, potendo così poter colpire obiettivi più strategici con una maggiore probabilità di successo con una minore possibilità che l’aereo venga abbattuto.
Per parlare di come funziona la tecnologia stealth bisogna parlare anche di come funzionano i radar militari.
Northrop Grumman B-2 Spirit
I radar militari
Non c’è pressoché alcuna differenza tra i radar militari e civili.
Per funzionare i radar (parola dall’inglese radio detection and ranging) necessitano di una trasmettitore di onde e di una o più antenne per la ricezione del segnale di ritorno. Più in particolare viene sfruttato l’effetto di backscattering, grazie al quale un’onda, quando colpisce un oggetto ritorna alla sorgente con un angolo di deviazione pari a 180°, seguendo, però al contrario, il tragitto fatto. Per intenderci è come se percorriamo il percorso casa-scuola prima in un senso di marcia e poi quando siamo arrivati a destinazione ripartiamo immediatamente in retromarcia o nel senso di marcia opposto.
Non tutte le onde vengono deviate con un angolo di 180°, ma la maggior parte verrà deviata con angoli minori, per questo sono presenti nel territorio molte altre antenne per ricevere per l’appunto le altre onde che sono state deviate. Inoltre ogni trasmettitore radar emette onde con una frequenza diversa, seppur per pochi hertz, dagli altri e poiché quando le onde rimbalzano su un oggetto non cambiano frequenza, rende possibile il riconoscimento della stazione radar dalla quale è stata inviata. Per esempio un Boeing 747 sta sorvolando Perugia per atterrare poi a Venezia. Il radar di Venezia invia delle onde all’aereo per calcolare la sua posizione e molte onde vengono deviate e intercettate dall’antenna del radar dell’aeroporto di Malpensa. Se le frequenze dell’aeroporto di Malpensa e quelle del Marco Polo fossero identiche, a Milano risulterebbe che l’aereo sta viaggiano verso di loro, poiché le onde captate non sono riconducibili alla stazione radar del Marco Polo e risulta quindi che sono state deviate di 180°. Nella realtà vengono utilizzati anche i dati GPS e anche quelli dei radiofari.
A seconda poi della lunghezza d’onda, si possono raggiungere distanze diverse. Con lunghezze d’onda maggiori e frequenza minore si raggiungono le distanze maggiori, mentre con lunghezze d’onda minori e frequenze maggiori la distanza coperta è minore.
Nel campo aeronautico si utilizzano onde radio e microonde, con frequenze diverse.
Le frequenze tra i 230 e i 1000 MHz sono utilizzate per il controllo balistico (le lunghezze d’onda vanno dai 30 ai 130 cm),tra 1 e 2 GHz sono utilizzati per la sorveglianza aerea mentre quelle tra 8 e 12 GHz sono utilizzate per il puntamento di missili, l’orientamento e per scopi navali.
Tecnologia Stealth
Lo scopo della tecnologia stealth è quello di minimizzare la possibilità di un veivolo o anche di una nave di essere scovati da un radar, si cerca quindi di ridurre al massimo la deviazione delle onde verso un’antenna. È errato pensare che un aereo diventi completamente invisibile ai radar, infatti la tecnologia riduce le possibilità che l’aereo venga captato a una media e breve distanza dal radar, riducendo quasi del 15% le probabilità di essere trovati e colpiti, rendendo così possibili missioni più “invasive” nel territorio nemico.
Per fare ciò si utilizzano materiali, vernici e forme che impediscano ciò. Come ben capite questa tecnologia è costosissima, ma vediamo in particolare questi elementi fondamentali.
I materiali
I materiali di costruzione degli aerei stealth sono tutti secretati, ma si ipotizza che non ci siano differenze strutturali con gli aerei normali. È ormai conosciuto che l’elemento principale per la schermatura è una vernice a base di ferrite e di colore nero, particolarità che permette all’aereo di assorbire e trasformare le onde in calore, anche se negli ultimi anni è meno utilizzata. Secondo delle indiscrezioni non verificabili nella ricerca stealth degli ultimi anni è apparso il kevlar.
Le forme
Le forme giocano un ruolo molto importante nella tecnologia stealth, infatti la forma di un aeromobile può influenzare la direzione in cui vengono riflesse le onde radar. Ad esempio, gli angoli acuti e le superfici piane possono riflettere le onde radar lontano dal ricevitore radar, rendendo l’aeromobile più difficile da rilevare . Inoltre, la forma dell’aeromobile può anche essere progettata per minimizzare le discontinuità e le protuberanze (come le prese d’aria dei motori o le antenne), che possono aumentare la sua visibilità radar. Inoltre, la forma dell’aeromobile può influenzare l’assorbimento delle onde radar.
I mezzi di propulsione
Ogni aereo stealth è dotato di un motore diverso dagli altri, che varia per tipologia, efficienza e funzionamento. Il motore più diffuso è quello montato nel Lockheed Martin F-35 Lightning II, un Pratt & Whitney F135-PW-100 con postbruciatore, per via della grande richiesta di questi aerei (945 esemplari). Questo motore riesce a sprigionare 125 kN di spinta e se dotato di postbruciatore (strumento inserito dopo la turbina, che utilizza i gas di scarico per alimentare una fiamma che aumenta la forza di spinta, a discapito dell’efficienza di carburante) arriva ad oltre 191 kN. È composto da una turboventola con due ugelli direzionabili per permettere il decollo, l’atterraggio in verticale e anche di volare in condizioni di supercrociera, a 2,25 Ma (2.757,38 km/h) a soli 2.500 metri di quota.
Ad oggi, gli Stati Uniti hanno il maggior numero di modelli aerei stealth, ma negli ultimi anni anche Russia e Cina hanno iniziato delle ricerche su questa tecnologia. Gli aerei stealth ad oggi prodotti e in servizio nei vari Paesi sono :
Stati Uniti
Lockheed Martin F-35 Lightning II (945 esemplari, acquistato anche da Paesi come Italia, regno Unito, Turchia e Israele)
Lockheed Martin – Boeing F-22 Raptor (195 esemplari);
Northrop Grumman B-2 Spirit (21 esemplari);
Russia
Sukhoi Su-57 (9 esemplari)
Lockheed Martin – Boeing F-22 RaptorLockheed Martin F-35 Lightning IIAtterraggio verticale di un F-35Sukhoi Su-57
Sicuramente tutti da piccoli ci siamo divertiti a girare su noi stessi per poi, fermandoci, ottenere l’effetto che il mondo ci ruotasse attorno, forse però senza mai capirne il perché. Come tutti ben sappiamo l’equilibrio del nostro corpo è regolato all’interno dell’orecchio, più precisamente nell’orecchio interno. Al suo interno, infatti, è contenuto il sistema vestibolare, ossia il responsabile del nostro equilibrio. Questo all’interno del labirinto osseo contiene una sostanza gelatinosa, chiamata endolinfa. Dentro al labirinto osseo sono presenti le ciglia che comunicano al cervello i movimenti dell’endolinfa, come fossero dei sensori.
(un’immagine illustrativa dell’anatomia del sistema vestibolare)
Se facciamo dei movimenti bruschi e ripetuti (come girare su noi stessi), l’endolinfa inizia a muoversi e, anche se noi ci siamo fermati, il cervello continua a ricevere gli stessi stimoli dal labirinto osseo, fino a quando anche l’endolinfa non smetterà di muoversi. Il cervello “ingannato” dai segnali del labirinto osseo, modifica le immagini che arrivano dall’occhio, facendoci percepire la sensazione che tutto ruoti ancora attorno a noi. Questo è uno di quegli esempi che ci dimostra come il nostro cervello, ancora per certi aspetti sconosciuto, sia facilissimo da ingannare.
La psicologia dei colori è lo studio dei colori in relazione al comportamento umano, l’umore o oi processi fisiologici. Ha lo scopo di determinare come il colore influenza le nostre decisioni quotidiane, come la scelta di comprare un determinato prodotto, i nostri sentimenti o anche ricordi. I colori sono anche utilizzati nell’ambito della cromoterapia.
La psicologia del colore in modo particolare divide tutte le colorazioni in tre grandi macro-aree: • i colori freddi che si utilizzano per creare un’atmosfera surreale, stimolare ricordi e creare una componente onirica. • i colori caldi che suscitano una varietà di emozioni dal comfort al calore, dall’ostilità alla rabbia e all’eccitazione. • i colori psichedelici utilizzati per descrivere ambientazioni notturne ma anche sensazioni come quelle delle allucinazioni e di stati confusionali.
ROSSO: Le idee, gli atteggiamenti e le emozioni associati al colore rosso includono:
Avvertimento
Amore
Coraggio
Temperamento forte
Rabbia
Desiderio
Il rosso è la lunghezza d’onda più lunga della luce nello spettro della luce visibile. Nelle culture occidentali, il rosso è associato al potere, al controllo e alla forza. Segnala anche il pericolo e attiva la vigilanza. Il rosso al semaforo segnala ai conducenti di essere vigili e di fermarsi. Alcuni animali, come i serpenti, hanno una colorazione rossa per indicare che sono pericolosi e mortali.
Il rosso significa anche passione e invoca la risposta di lotta o fuga. Questo istinto viene attivato dall’amigdala del cervello quando ci troviamo di fronte a un pericolo o una situazione minacciosa. Si pensa che il rosso aumenti il metabolismo e la pressione sanguigna, necessari per prepararsi all’azione durante una situazione allarmante.
Un ulteriore esempio nella quotidianità è l’uso del rosso per i banchi scolastici: essi, infatti, hanno le gambe rosse per catturare l’attenzione e non fare inciampare gli alunni. Mentre la loro superficie è verde per trasmettere serenità.
GIALLO: Il giallo è vivido e vivace. Le associazioni con il giallo includono:
Energia
Speranza
Onore
Paura
Fragilità
Il giallo è un colore brillante e il colore più visibile agli occhi.
È associato a cordialità e significa competenza. Il giallo è il colore dell’ottimismo e della creatività. Attira la nostra attenzione e indica cautela poiché il giallo è spesso usato insieme al nero su segnali stradali, taxi e scuolabus. È interessante notare che il giallo è anche associato a paura, codardia e malattia.
Inoltre stimola la fame e richiama l’economicità.
È il colore che richiama più leggerezza, indica personalità aperta e anche felicità temporanea, infatti è associato spesso al cambiamento. Chi preferisce il giallo non si riposa mai e ha molta energia.
Spesso amato dai bambini e usato per comunicare con loro.
VERDE: Il verde simboleggia idee come:
Salute
Compassione
Favore
Ambizione
Passività
Il verde si trova tra il giallo e il blu nello spettro della luce visibile e rappresenta l’equilibrio. È il colore della primavera ed è comunemente associato alla crescita, alla vita, alla fertilità e alla natura. Il verde rappresenta la sicurezza ed è collegato alla prosperità, alla ricchezza, alla buona fortuna e alle finanze. È considerato un colore rilassante e lenitivo che si ritiene abbia un effetto calmante e allevia lo stress. Le associazioni negative con il verde includono avidità, gelosia, apatia e letargia.
VIOLA: Il viola rappresenta idee e atteggiamenti relativi a:
Ricchezza
Dignità
Saggezza
Arroganza
Impazienza
Il viola o viola è la lunghezza d’onda più corta sullo spettro della luce visibile. È una combinazione di blu e rosso e rappresenta nobiltà, potere e regalità. Il viola comunica un senso di valore, qualità e valore. È anche associato a spiritualità, sacralità e grazia. I colori viola chiaro rappresentano romanticismo e delicatezza, mentre il viola scuro simboleggia dolore, paura e apprensione.
BLU: Le associazioni con il colore blu includono:
Fiducia
Efficienza
Freddezza
Sicurezza
Tristezza
Il blu è associato alla calma e alla tranquillità. È un simbolo di logica, comunicazione e intelligenza. È collegato a basso stress, bassa temperatura e bassa frequenza cardiaca. Il blu è anche associato alla mancanza di calore, distanza emotiva e indifferenza. Nonostante le associazioni negative, il blu è spesso scelto come il colore più popolare nelle indagini di ricerca in tutto il mondo.
Negli studi di ricerca, è stato anche scoperto che la luce blu ripristina i nostri ritmi circadiani o cicli sonno-veglia. Sono le lunghezze d’onda blu della luce del sole che inibiscono la ghiandola pineale dal rilasciare melatonina durante il giorno. La melatonina segnala al corpo che è ora di dormire. La luce blu ci stimola a rimanere svegli.
NERO: Le associazioni con il nero includono:
Aggressione
Tenebroso
Sicurezza
Freddezza
Vuoto
Il nero assorbe tutte le lunghezze d’onda dello spettro della luce visibile e non riflette il colore: per questo il nero è visto come misterioso e in molte culture è associato alla paura, alla morte, all’ignoto e al male. Rappresenta anche potere, autorità, eleganzae raffinatezza. Il nero significa serietà, indipendenza ed è comunemente associato a tristezza e negatività.
Esistono ben 50 tonalità di nero.
CROMOTERAPIA
La cromoterapia è una medicina alternativa non scientifica e non verificata che dichiara di usare i colori come terapia per la cura delle malattie. L’utilizzo dei colori sarebbe regolato da principi comuni, analoghi a quelli che portano a scegliere il colore dell’abito da indossare o la tinta delle pareti di casa per abbinarli a una determinata personalità e favorire o contrastare un certo stato d’animo. Secondo i sostenitori della cromoterapia, i colori aiuterebbero il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio, e avrebbero effetti fisici e psichici in grado di stimolare il corpo e calmare certi sintomi.
L’efficacia della cromoterapia è contestata dalla comunità scientifica, in quanto nessuna pratica cromoterapica è mai stata in grado di superare uno studio clinico controllato, ed anche i presupposti della teoria sono considerati scientificamente incoerenti, ed è una pseudoscienza. La cromoterapia non va confusa con gli studi e le eventuali applicazioni della psicologia del colore.
I Greci associavano i colori agli elementi fondamentali (aria, fuoco, acqua e terra) e questi ai quattro “umori” o “fluidi del corpo”: la bile gialla, il sangue (rosso), il flegma (bianco) e la bile nera, a loro volta prodotti in quattro organi particolari (la milza, il cuore, il fegato e il cervello). La salute era considerata la risultante dell’equilibrio di questi elementi, mentre la malattia ne era lo sbilanciamento. I colori, così come erano associati agli umori, venivano anche utilizzati come trattamento contro le malattie.
CHAKRA: In India la medicina ayurvedica ha sempre tenuto conto di come i colori influenzino l’equilibrio dei chakra, i centri di energia sottile associati alle principali ghiandole del corpo. I Cinesi affidavano il proprio benessere fisico all’azione dei vari colori: il giallo rimetteva in sesto intestino, il violetto arginava gli attacchi epilettici. In Cina, addirittura, le finestre della camera del paziente venivano coperte con teli di colore adeguato e gli indumenti del malato dovevano essere della stessa tinta.
Dopo alterne fortune nel Medioevo, con l’avvento dell‘Illuminismo, la cromoterapia che non possedeva riscontri scientifici, fu declassata a pseudoscienza, anche se le terapie ad essa legate continuarono ad essere praticate.
Anonimo
Tema SeamlessCooking Flavor, sviluppato da Altervista