Triummulierato fashion

In questo mio articolo voglio estrarre dal cappello del mago una triade di mostri sacri della moda, per me
centrali ed eccezionali. Queste icone, a differenza delle molte celebrità che ci intasano il feed, non vestono
le idee degli stylist, non vengono “indossate” dagli abiti e non rappresentano mezzi pubblicitari. Incarnano,
invece, lo stile e sono impenitenti, colpevoli di essere deliziosamente contro corrente, forti della
consapevolezza, maturata con l’età, della loro immagine. 
Si apra il sipario: ecco a voi Cecilia Matteucci, Michèle Lamy e Anna Piaggi.


Cecilia Matteucci, celebrity bolognese atipica, come la definisce Vogue, è una collezionista di origine
toscana, oserei dire ossessiva, di alta moda (tanto che in un’intervista disse di avere, in uno dei suoi
appartamenti- wunderkammer, abiti appesi persino in bagno, con borse nella vasca da bagno), gioielleria ed
arte, oltre ad essere una melomane.
Il suo stile inconfondibile rende lei stessa un pezzo d’arte: non esce di casa senza un pezzo Chanel,
cascate di gioielli e un make-up de résistance che mi ricorda paradossalmente quello di Divine in Pink
Flamingos. 

Selfie della divina tratto dal suo Instagram

Oltre ad essere infinta fonte d’ispirazione per i suoi fans, compreso Alessandro Michele, è una grande
esperta del settore, constatazione pleonastica deducibile dai suoi oculati abbinamenti, una che parla sempre di
ciò che ama, la moda. A dirvelo è qualcuno che ha avuto la fortuna di conversarci dal vivo; le sue parole: “Viva
Edoardo!” *alzata di calice di champagne. 

Scatto per Vogue Italia, agosto 2022


Michèle Lamy è ad oggi conosciuta come il manifesto estetico di Rick Owens, designer americano
avanguardista. Il loro rapporto nacque quando le venne fatto il suo nome a proposito di una posizione per il
proprio brand di sportswear maschile Lamy. Il resto è storia: diventò sua moglie e esplorò il suo stile fino
all’attuale stato sublimato. La Lamy fonde con il suo corpo abiti scultorei dalle tinte gotiche, gioielli materici, tatuaggi e simboli tribali, frutto di una vita di studi e viaggi. È punto di riferimento per molte entità
influenti dei nostri giorni, ma non è mainstream. Non sarà difficile vederla divertirsi in club tecno,
presenziare alle sfilate di Yeezy o visitare gallerie. 
È puro fascino brutalista e metafisico. 

Street style di Michèle Lamy, alla Paris Fashion Week


A chiedere questo mio triumvirato è Anna Piaggi, giornalista più volte menzionata nei miei articoli. Giocava
con parole e grafica, facendone derivare articoli  (D.P. Doppie Pagine di Anna Piaggi) che erano suo perfetto
riflesso. Parlando del suo lavoro disse: “Non ho mai ragionato sulle cifre, né sul successo”. 
A sue parole si travestiva, si vestiva eccentricamente, e questo fu celebrato nella mostra Fashion-ology del
2011 al Victoria&Albert Museum di Londra, interamente a lei dedicata. Bagaglio di cultura mascherato da
apparente levità, questo era Anna Piaggi. 
Tratti identificativi: ciuffo blu, cappello, bastone e policromia estrema.
“Inventare è il mio modo di essere”. E per descrivere il suo stile credo non siano stati inventati ancora
vocaboli adatti. 

Settembre 2007, al party di Pinko a Londra

This is my Roman Empire!

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