Carpe Diem

Ciao splendori,

È un (ormai) ex-collega che vi parla, a pochi mesi dall’ultima volta in cui ho varcato quell’ingresso che ancora vi aspetta nelle vesti di vero e proprio ferrarista. Probabilmente non lo sopportate nemmeno, e chi tra voi si trova ancora all’inizio del proprio percorso comincerà tra poco a detestare quella vista, ma vi assicuro che il pensiero di non entrarvi di nuovo tra poche settimane mi lascia sempre con uno strano senso di vuoto. Non so bene che significato dare a queste parole, scritte in un momento di insonnia in una notte a caso di fine estate ma permettetemi di parlarvi francamente, da viaggiatore che si è già lasciato alle spalle il cammino che avete ancora davanti. Innanzitutto è giusto fare un “in bocca al lupo” a tutti gli studenti che si approcciano all’ultimo tratto di strada e, collegandomi a ciò, mi sento di darvi un consiglio: godetevi il tempo che passerete qui al Ferrari, che voi siate in quinta oppure dobbiate ancora iniziare la prima. Vi accorgerete presto che per qualche motivo i giorni a scuola funzionano in maniera strana: sei in classe a lezione, guardi l’ora e il tempo non passa mai, eppure a un certo punto apri gli occhi ed è giugno. Poi li chiudi di nuovo, li riapri e sei già in quinta superiore e ti chiedi come sia possibile che sia passato tutto quanto così in fretta. Godetevi ogni momento di divertimento, di paura e, perché no, anche di noia, non può essere sempre tutto eccitante o terrorizzante. State attenti, molto attenti, perché prima che ve ne rendiate conto dovrete salutare per l’ultima volta il vostro compagno di banco o la cotta di cinque anni a cui non vi siete mai dichiarati e forse vi resterà sempre il dubbio di non aver fatto abbastanza. Eppure, in fondo, sono convinto che l’addio ai cinque anni più belli della mia vita (finora) non sarebbe stato così agrodolce, così sentito, senza quel pizzico di rimpianto per le occasioni non sfruttate a dovere. Ricordate che la scuola, certo, è composta dall’edificio, le aule, i banchi, i professori e dal personale A.T.A. (Informalmente collaboratori scolastici) ma il cuore pulsante, il centro insostituibile rimanete voi, con i vostri sogni, le vostre speranze, le vostre passioni e i vostri timori e ognuno di voi, con il proprio contributo, può partecipare anche in minima parte all’evoluzione di questa realtà. Non abbiate mai paura di fare la vostra parte per timore di apparire diversi o di essere scherniti, la scuola può non piacervi, potete trovarla ingiusta o organizzata male ma ciò non cambierà mai fintantoché vi limiterete a lamentarvi senza agire.

Viviamo in un mondo sempre più social, sempre più veloce, che cerca di rendere prioritaria la comunicazione online a discapito dell’interazione fisica, ma il consiglio che mi sento di darvi è quello di concentrarvi sempre sulla seconda, soprattutto tra le mura scolastiche: mettetevi alla prova, espandete le vostre amicizie, non chiudetevi in una bolla. Noi studenti uscenti dell’anno 2023-24 rappresentiamo l’ultima annata che ha visto il Ferrari prima del Coronavirus, moltissimi di noi conservano ancora il badge con cui si firmava l’ingresso in atrio o la tessera per le fotocopie, che penso nessuno abbia mai utilizzato, e immagino che tutti ricordino bene la ressa che c’era ogni mattina alle due sole colonnine presenti per registrare la propria presenza, ai tempi le odiavo perché dovevo fare i salti mortali per non risultare in ritardo, adesso un po’ mi mancano. Perché alla fine la scuola, soprattutto le superiori, è anche questo. È il luogo delle piccole cose importanti, le risate coi propri amici, gli sbadigli in classe quando sono le 8:02 e il/la prof ritiene di vitale importanza spiegare già le disequazioni irrazionali, mentre tu ancora cerchi di capire in che piano dimensionale ti trovi, gli spintoni al bar per cercare di ordinare qualcosa nella vana speranza che quelle venti persone davanti a te non abbiano già esaurito tutto ciò che ritenevi edibile, le fughe al bagno nel tentativo di trovare gli amici sparsi nelle altre classi. Sono tutti attimi che, una volta usciti di qui, anche dovessero ricapitare avranno un sapore diverso.

In prima Sabato 20 Febbraio 2020 è stato il nostro ultimo giorno di scuola in presenza, come dimenticarlo?, a cui sono seguiti tre mesi di inciampi informatici nel tentativo di restituirci in minima parte quello che stavamo perdendo. In seconda abbiamo saltellato tra un’apertura e una chiusura, cercando di indovinare da dove avremmo seguito le lezioni la settimana successiva, in terza siamo tornati con tutte le precauzioni possibili: il metro di distanza tra i banchi, mascherine, finestre aperte anche a dicembre per la gioia dei (delle) freddolosi (e) e la fuga generale al primo tampone positivo. Toccava pure fare ricreazione chiusi in classe, dopo essersi presi parole in prima quando si preferiva rimanere dentro piuttosto che uscire in mezzo alla calca. Scherzando, durante gli anni, ci siamo spesso definiti prima, seconda, terza “avanzata”, come se fossimo rimasti comunque indietro, come se si fosse creato un vuoto incolmabile tra noi e il corretto andamento di una normale classe di età e penso di non essere l’unico ad averlo sempre percepito, non tanto per quanto riguarda le conoscenze che, non fraintendetemi, passano a volte in secondo piano, quanto più per il lato prettamente umano. Quell’incubo di pandemia ci ha privato di più della metà dei nostri anni di superiori, facendoci vivere solo un’ombra di quello che è realmente questo periodo così diverso da tutti gli altri e, riprendendo la storia dei rimpianti di prima, questo è senza ombra di dubbio il peggiore e il più sofferto. Chiedervi di farmi un piacere sarebbe quantomeno presuntuoso, visto che la stragrande maggioranza di voi nemmeno mi conosce se non, forse, di vista ma posso consigliarvi di farvi un piacere: vivete appieno questi anni che vi aspettano, specialmente voi nuove leve che state entrando quest’anno, fatelo anche per noi che non siamo mai riusciti a farlo davvero. Staccatevi un po’ da quel telefono (che detta così fa molto boomer) e cercate di godervi veramente questo viaggio. Non limitatevi a seguire il cammino degli altri, la strada battuta, esplorate le vostre potenzialità e date agli altri il meglio che avete. Avete tutti tanto dentro, ne sono certo, dovete solo tirarlo fuori. Tanto lo so che, per quanto io possa raccomandarvi di fare attenzione, voi comunque vi troverete un giorno di inizio giugno a dire “ma io, quand’è che ci sono arrivato qui, che l’altro giorno ero in prima?”. Lo facciamo tutti, e alla fine è bello perché è così.

Buon viaggio, non scordatevi mai di sorridere,

Pi

Interview to Agostino, the English assistant in our school

From February to April in our school we had the pleasure of collaborating with an English language assistant: Agostino. After the idea of Ms Rappo we decided to interview him. 

Pietro Grosselle: Hello Agostino, can you introduce yourself?

Agostino Pizzolato: Hello Pietro. My name is Agostino, I’m from Vancouver, Canada. I’m a university student there: I study History mainly, but I also study Italian. I’m probably going to do it for another two years or more.

P: What will you bring back home from this experience?

A: Probably I’ll bring home the idea that I’m doing what I’d like to do. This has been a chance to try out teaching, being in a classroom and I’ve enjoyed it quite a lot. It’s also been a chance for me to see more history. In Canada we don’t have the kind of history that you have here.

P: What are you hoping to leave us?

A: What I hope to leave behind is basically a friendly face. For me the most wonderful thing about being here has been to get to know people in Este and at school and my host family. So what I hope to leave behind is the relationships that I have been able to form, the friendships that I made here.

P: Did you feel welcomed in Italy?

A: At first I did not, it took me a little while to get used to being in a classroom, also because it was my first time teaching, but after a couple of lessons I did feel at home, and also enjoyed being in class, teaching and working with the students.

P: How have the relationships with all the people been during your stay here in Italy?

A: I think the relationships have been very good. The students have been very friendly and it seems everybody knows who I am. Everybody has been very friendly, generous and welcoming.

P: Are there any important differences between the Italian and the Canadian school systems?

A: The most obvious is that in Canada we don’t specialize at this age and level school, we begin to specialize in a certain programme when we get university usually. But also in Canadian high schools we change classrooms all the time, we don’t have a set class and a set group of students that we belong to in the same way as you do here.

P: : Was it more difficult to learn Italian or to teach to people that you don’t know?

A: It depends, some classes were a lot of fun but some of them were more difficult, sometimes the students weren’t really talkative. But I think that learning Italian has been much harder.

P: Would you like to come back to Italy again? And if so, what do you want to do in this future experience that you haven’t had the chance to accomplish until now?

A: I do hope to come back to Italy after I finish my university degree and what I hope to do is possibly to study in a university here, to do some more advances in History but I would also love to come here to learn Italian better.

P: How do you think you will be in five years?

A: In five years I would like to be working towards becoming a professor.

P: You participated at some events like the festival of languages. What do you think about this kind of event here in our school?

A: I think it was wonderful, I was very impressed by the students. Especially by how much you guys know about the languages that you are studying, about the books that you’re studying. It was fun.

P: What do you miss the most about Canada?

A: I definitely miss the mountains and the forests. I spent so much time talking to different classes about how we like to hike in Canada and camp in Canada.

P: And you ended up in a foggy land.

A: Yes, exactly. I can’t wait to go home and climb a mountain.

P: The most important question now. What is your favourite Italian food?

A: I said this to a couple of classes. My favourite Italian food is “Cotechino and Polenta”.

P: Ok, really good. Do you want to tell us something else?

A: Yeah, I would like to thank everybody at the school honestly from my heart, for welcoming me into your classrooms, into the school itself. It has been a wonderful experience. And it has been a pleasure to get to know everybody, to see you in the hall, to see you walking around the streets in Este, it has been a pleasure for me to be a part of this experience.

P: Thank you really so much for this interview and for all you did in this school and for this school in your time here.

A big “Thank you” is for Agostino, who agreed to do this interview, but also a lot of thanks to Ms Rappo for the idea and an enormous “thank you” for Ms Govorcin, who prepared the questions.

Here’s the photo of the official greeting:

Pietro Grosselle, 4BSA

A mia mamma

Cara mamma,

la mattina del 8 Gennaio ci hai lasciate con la stessa velocità che impiega una stella cadente a compiere il suo viaggio. Tu però non sei caduta, ma sei volata in cielo. Vorrei dirti che il tuo posto vuoto, le tue cose sparse per casa, mi fanno ancora credere che un giorno, non so quando, tornerai. Avrei voluto coccolarti mille e più volte, ma l’ultima volta che ti ho vista stavi in silenzio, come in un sonno profondo, ma non come nelle favole. Ti ho voluta salutare affidandoti tutto il mio cuore, che era perso, affranto e inconsolabile. Ti ho salutata con la consapevolezza che affidandoti nelle mani del Signore il dolore si sarebbe placato come per miracolo. Avevo tutto e ora cerco di aggrapparmi a qualche emozione ignota. Adesso non mi resta che tenermi vicino chi nella vita mi è rimasto, per cercare di vivere e convivere con questa lontananza che mi logora. Ora dimmi che tutti i dolori sono passati, che hai di nuovo un sorriso sereno. Mi manchi così tanto perché amarti è così naturale e ciò che è successo è così surreale…! È inutile che ti dica che vorrei svegliarmi ogni mattina per sentirti vicina e per sentire la tua mano che mi accarezza dolcemente. Nonostante il dolore che provavi sei sempre restata al nostro fianco. Hai sempre fatto di tutto per far sembrare il tutto un po’ più allegro e normale. Grazie per il bellissimo regalo di compleanno, grazie per non esserti mai arresa e per aver sconfitto la malattia. Grazie per aver aspettato di andartene per far in modo che io vivessi un bel compleanno. Grazie per esserci stata quando avevo bisogno di te e anche per le volte in cui pensavo di no. Grazie per quello che mi hai dato e che mi stai ancora dando. Io lo so che sei ancora qui con me e che non sono sola, ma la tua presenza mi mancherà. So che continuerai a darmi la forza per rialzarmi nelle giornate in cui tutto mi crollerà addosso. Lo so che continuerai a proteggerci da lassù. Ti terrò nel cuore, in ogni battito perché per mano non lo potrò più fare. Vorrei poterti vedere anche solo per qualche istante. Spero che ogni notte tu mi verrai a trovare in sogno proprio come tu mi dicevi che lo faceva il tuo papà. Vivrò ogni giorno di più per te, perché era quello che tu volevi e che mi hai insegnato. Ora potrai vivere in eterno. Ogni tanto quando mi guarderai, se mi vorrai parlare, io chiuderò gli occhi e tu farai la stessa cosa. Così ci sentiremo ancora più vicine e prima o poi un giorno ci rivedremo… e non ci lasceremo più. Anche se il tempo passato insieme è stato breve, le stelle hanno illuminato ogni nostro momento, e la luce di quei momenti splenderà per l’eternità.

“La sua bellezza e la sua giovinezza sorridevano al mondo nel quale avrebbe vissuto. Che il tuo riposo sia sereno come il tuo cuore buono. Il ricordo dei giorni più belli attenueranno il dolore di nostalgia. Mancherà sempre qualcuno per far sorridere la mia vita: tu. Con il cuore a pezzi posso solo dirti che ti amavo, ti amo e ti amerò.

Dalla tua per sempre piccola bambina.

La solitudine

Ma cos’è la solitudine?
è una fredda e severa sensazione
che colpisce con grande abitudine
chi non vuole compiere un’azione

Sempre più spesso,
assorto nei miei vari pensieri
mi chiedo cosa sarebbe successo
se avessi agito diversamente ieri

Ma nessuna ragione può spiegare
questo strano argomento
che pochi riescono ad evitare

Mi accorgo, con non poco sgomento
che tute le persone può toccare
con un improvviso, veloce, propagamento

Riflessione: in questo periodo della mia vita mi sto rendendo conto che sempre più giovani stanno passando un periodo difficile, e molti tendono a isolarsi, quindi a chiudersi in una quasi impenetrabile solitudine. Anche io stesso ho provato più e più volte cosa significhi essere solo, ma questi momenti, comunque tristi, mi hanno portato a sviluppare una riflessione. Ho pensato che tutti noi siamo fatti per vivere in una società (lo sapevano anche gli antichi greci) e quindi ciascuno dovrebbe mettersi d’impegno e cercare di parlare con qualcun altro dei problemi che lo affliggono, cercando di rompere la barriera invisibile che si è creato lui stesso. Adoperarsi per cercare persone simili a noi è il primo vero passo per uscire dal guscio e, quindi, entrare in un mondo esterno a noi che potrebbe però essere pieno di sorprese.

– Marco Ramazzotto, 5CS

Come stai oggi?

Come stai oggi?
Soffoco
Come pensi che andrà domani?
Soffocherò
Non riesco a pensare ad altro, ho troppe pressioni che mi stanno annebbiando la vista, troppi criteri e limiti da rispettare.
Ormai non so più chi sono, non so se sono mai stata realmente qualcuno, non vedo più quella luce che prima mi faceva da guida, adesso intorno a me ci sono solamente le tenebre.
Sembra divertente pensare alle tenebre, solitamente spingono le persone a fare cose assurde, a dimenticare chi sono loro realmente… ma ha veramente senso tutto questo? Ha senso seguire le tenebre per dimenticare per sempre noi stessi? Ha senso soffocare in questo lago ghiacciato? No, non ha alcun senso. Ora riesco a vedere quella piccola luce, sì quella piccola stella che mi guidava, eccola là in alto che brilla in tutta la sua bellezza; credo che la seguirò, sì la seguirò, finalmente posso tornare a respirare, finalmente sono di nuovo me stessa.

Il buco nero

Molte persone pensano che noi adolescenti viviamo la vita in totale spensieratezza e libertà, ma non sanno che non è affatto così.
L’essere adolescenti è una responsabilità. Il diventare adulti ci spaventa e vorremmo tornare ad essere bambini per non avere preoccupazioni e vivere felici ma è l’adolescenza il momento in cui ci accorgiamo che la nostra vita sta cambiando e che noi stiamo crescendo.
Crescere fa paura, tutti noi vorremmo essere qualcosa in questo mondo e la paura di non riuscire in quello in cui aspiriamo ci terrorizza.
Crescere ci fa capire cos’è la vita e come possiamo gestirla, iniziamo a curarci le ferite prese dai duri colpi che affrontiamo ogni giorno.
Noi adolescenti ci sotterriamo in un buco nero, credendo di fare la cosa giusta, immergendoci nell’immaginazione più totale, solo per passare un po’ di tempo in completa spensieratezza dimenticandoci i problemi che ci sono al di fuori, guardando il buio più totale immaginando di essere un’altra persona, con diverse opportunità, con una vita diversa da quella che si ha. Ma ci facciamo solo del male, arriva un punto nella nostra esistenza in cui dobbiamo accettare quello che la vita ci ha dato e se possiamo provare a migliorarlo meglio ancora, ma continuare a pensare al passato non aiuta.
Dobbiamo imparare ad andare avanti, vivere… dobbiamo imparare a farlo nel modo più giusto, più sereno. La vita non si ferma a guardare un voto basso o una bocciatura, noi non siamo un numero siamo delle persone, persone che amano e che odiano, persone che vogliono libertà per esprimersi e di parlare quando ne si ha la necessità.
Il buco nero non dura per sempre, dipende solo da noi e da quello che vogliamo che accada successivamente. Potremmo semplicemente riempire il buco e passare avanti ma non lo facciamo perché crediamo che non ci siano vie di scampo.
Tutti noi possiamo andare avanti, non dimenticando, ma andare avanti senza perdere l’occasione di essere delle persone migliori per noi stessi e per le persone che amiamo.
Soffriamo si ma non per questo siamo deboli come tutti credono, ognuno di noi ha una forza interiore, dipende solo da noi stessi se vogliamo tirarla fuori o tenerla nascosta, ma nascondersi non ne vale la pena.
Siamo delle persone, sbagliare è umano, facciamo errori ogni giorno e questi servono per farci aprire gli occhi e per svegliarsi dall’eterno sonno che ci ha portato il nostro malessere.
Quando gli adulti lo capiranno, si renderanno conto che anche noi soffriamo, anche noi portiamo della rabbia dentro di noi.

Sempre qui

Ciò che desidero di più al mondo è rimanere là in quel luogo magico, dove nessun dolore sembra raggiungermi, dove nessuna tristezza può toccarmi, dove l’unica emozione che posso provare è quella di essere semplicemente felice.
Quel luogo è ricoperto di girasoli, di ampi prati verdi dove posso respirare la natura e godere dei suoi benefici. Mi sento serena, in pace con me stessa e finalmente libera: com’è possibile?
Ad un tratto mi giro e vedo il tuo volto materno e pieno di amore, corro subito verso di te: sei tu il mio posto preferito, tu mi sostieni, mi accompagni, mi accetti per quel che sono.
Ora non ti vedo più, tutto sembra sempre buio… ma forse non è davvero così, forse non te ne sei mai andata definitivamente… forse dovrei imparare ad ascoltarti.

Passo falso

La crudeltà dell’essere umano è… infinita. Lo vedo negli occhi delle persone, nei giudizi silenziosi degli sconosciuti. Nella presunzione di essere migliori di qualcun altro. Nelle parole taglienti alle spalle. Nelle prese in giro per il modo di essere di un ragazzino. Nell’incapacità di comprendere e capire il mondo interiore di una persona. Negli sguardi di disgusto immotivati.

Ma gli esseri umani più crudeli di tutti sono gli adolescenti. Un solo errore, un solo passo falso e tutti sapranno. E ti guarderanno con superiorità. Parleranno di te, lasciando nell’aria parole più inquinate del petrolio. E rideranno alla vista della tua figura. Alcuni ti guarderanno con compassione, ma non verranno in tuo aiuto, no. “E se poi prendono di mira me per essermi introdotta? No, meglio stare nelle retrovie”. Questa è la verità. È un gioco a cui alcuni eccellono, diventando i carnefici di poveri giocatori senza alcuna abilità degna di nota. O meglio, questi giocatori ce le hanno le abilità, eccome. Ma sono proprio queste abilità ad essere la causa del loro dolore. E allora le sopprimono, dimenticando il proprio essere. Uscendo da questo inferno più bruciati che mai.

Si, la crudeltà dell’essere umano è proprio infinita.

– Romaissaa Watki 1AL

Das Brettspielturnier: un pomeriggio dedicato alla lingua tedesca

Venerdì 24 maggio, dopo lo svolgimento delle normali lezioni mattutine, si sono tenute una serie di attività in lingua, organizzate appositamente per gli studenti frequentanti le classi terze e quarte del corso di tedesco opzionale dalle loro docenti. I ragazzi e le ragazze hanno avuto l’occasione di mettere alla prova le loro abilità linguistiche acquisite durante l’anno scolastico attraverso un torneo di giochi da tavolo.

Dopo il discorso d’apertura della preside, la quale ha ringraziato tutti i presenti per la partecipazione, la competizione ha effettivamente potuto avere inizio e gli alunni, divisi in squadre, si sono recati nelle diverse aule loro indicate e sono stati seguiti da varie studentesse provenienti dal liceo linguistico nello svolgimento delle attività, sia nella spiegazione delle regole che nella convalidazione del punteggio ottenuto.

I sei giochi scelti hanno dato l’opportunità di esercitare diversi aspetti della lingua parlata, come il lessico comune in “Das Dings”e quello più specifico dell’ambito urbano in “Unterwegs in der Stadt”, le regole grammaticali in “Der Grammatikbaum”, la formazione corretta di quesiti in “Kettenfragen”, i modi di dire in “Kennst du die Redensart?” e il riconoscimento di diverse figure di spicco provenienti dalle aree di lingua tedesca in “Deutschsprachige Persönlichkeiten”. I concorrenti, messi in difficoltà dai limiti di tempo, si sono quindi cimentati in questa sfida che, per quanto possa aver acceso la competitività tra di loro, ha rappresentato maggiormente un sereno momento di convivialità e di riposo dopo un impegnativo percorso di studio. Nonostante sia concretamente facoltativo per gli indirizzi che si occupano principalmente di materie scientifiche o classiche, l’esistenza di questa possibilità e l’affluenza di alunni che hanno scelto di aderire dimostra l’importanza dell’apprendimento del tedesco, delle competenze che questo sviluppa, e della qualità dell’insegnamento che ha portato i partecipanti ad ottimi risultati non solo tra i primi tre classificati.

Le professoresse Mazagg e Barison, che si sono dedicate alla preparazione e alla pianificazione delle attività, denotano che il Brettspielturnier è stato apprezzato, come comprovato dalla gioiosa atmosfera percepibile durante la premiazione ed il buffet finale, e che ha rappresentato un’ottima maniera di allenare le conoscenze degli alunni tramite un momento di divertimento condiviso totalmente meritato. Oltretutto, hanno apprezzato la voglia di mettersi in gioco dei loro studenti e il contributo nella gestione da parte dell’indirizzo linguistico, in particolare delle classi 3^BL e 3^AL, la cui partecipazione ha permesso la creazione di un pomeriggio mirato anche allo scambio e alla coesione.

Valentina Grigio, 3°BL
Foto di Irene Morato 5AS

Darling

Darling
Love, little love
A glimpse to Heaven
my Two plus Seven.
Every part of me belongs to you.
Darling, little darling
You stole my heart, and i don’t complain
it’s not your blame
it was a flame
Your remembrance flows through my veins
But now I’m fallen
Into your uncharted green eyes
Sink, dive, collapse
Can you please stay with me?
Everlasting I’ll be there
Naive, little naive
Until the end of the day
Narcotic substance
My addiction
Firefly, little firefly
In the night world you flare up
A cosmos cherubs
I’m glad to have you by my side

-Anonimo

Respirare

Non respiro
Vorrei odiarti
E non continuare ad amarti
Non rivedere in te l’unica possibilità di un po’ di felicità
Senza le parole vorrei parlarti
Per raccontarti
Tutta la vita che abbiamo davanti
Dinanzi
Ti aspetto
Ma nel frattempo voglio prestarti tutti i miei battiti
Suddivisi dagli attimi
In cui ti penso
Donarti i miei sorrisi
Per vederti vivo
Fammi provare ancora qualcosa
Qualcosa di vero
Tu
Per favore Ritorna
Ritorna e dammi un bacio illimitato
Qualcosa che mi tolga il fiato
Ti guardo
Voglio scriverti una canzone
Che ti riesca a spiegare cos’è l’amore
Senza farti sprecare ore
Voglio farti tornare bambino
Quando in testa non avevi ancora tutto questo casino
Perdo il sonno
E passo la giornata a pensarti
Perché tutto ciò che posso fare è amarti
Ti cerco
Hai riacceso la luce
Mi hai insegnato ad amare
E anche a volare
Ho ricominciato a respirare

-Anonimo

Sul tetto

“Usciamo sul tetto? Ti va?”

Mi guardò come se avesse paura di fare qualche nuova esperienza, allo stesso tempo però, sembrava volerlo. Ricordo che rispose con un: “Va bene, aspetta che metto la felpa che fa freddino, ne vuoi anche tu una?”

Non avevo voglia di mettermi la felpa, però alla fine accettai.

“Ecco, tieni. Aspetta, ti aiuto a metterla”

“Grazie”, risposi.

“Stai attento a scavalcare la finestra”, gli dissi, ” non voglio che tu ti faccia male”. Lui poi rispose con: “Tranquillo, tutto ok. Ce la faccio, visto? Sono un grande…”

Nessuna luce è accesa qui, la luna c’è però. È dietro casa, quindi non si vede così tanto. Il tetto, copre un bel po’ della sua luce, quindi qui vive il buio. Quest’ultimo però, si interrompe.

Ecco il tuo volto, che si illumina per qualche istante. L’accendino, sembra scarico dal rumore che emette, nel silenzio delle parole non dette.

Ogni volta, nell’intento di accenderlo per consumare la sigaretta, riesco a vedere un particolare in più della tua pelle. Poi, ancora buio. Solo qualche lucina proveniente dalla cenere che brucia qua e là, e di quella attaccata verso la fine della sigaretta, che tende ad illuminarti un po’ il viso.

Chissà a cosa pensi, mi chiedo. Cerco di immaginare le tue espressioni nel buio, e in quegli intervalli di tempo, in cui non aspiri. Negli istanti in cui non riesco a vederti…

Mi chiedo, perché sento la necessità di vederti, anche se sei qui vicino…

Forse, ho paura che sia un’illusione. Che tu lo sia, ma anche io.

-Anonimo

L’ombra della luce

Insoddisfatta della vita.

Mi rinchiudo spesso nella scrittura, scappo e ricreo il mio mondo, scappo tra lettere scribacchiate di getto, tra frasi che il giorno dopo, a volte, mi sembrano senza senso.

Perché?

Il motivo è molto semplice, eppure ho girato in tondo troppe volte per arrivarci, allungano la strada di anni.

Cancella, riscrivi.

Insoddisfatta della mia creazione, della mia nuova occasione in un mondo lontano e surreale, insoddisfatta di ciò che doveva perfezionare, insoddisfatta di me stessa.

Perché?

Sono arrivata alla conclusione che il mio senso di vuoto aveva pilotato la mia mano, il contenuto era solo ciò di cui avevo bisogno in quell’istante, non a lungo andare.

Cosa voglio trasmettere realmente?

Senza accorgermene, ho fissato il vuoto per un’ora domandamelo e cercando dentro di me una possibile risposta.

D’un tratto gli occhi si sono illuminati, ho compreso che non era la mia mente vuota, ma la mia domanda errata.

Cosa voglio vivere?

Un’avventura fantastica, come molti altri sognano?

No.

Ma cosa desideri più di ogni altro allora? Quando scappi e ti rifugi, cosa vuoi creare? Cosa vuoi rendere reale?

Ed ecco la risposta, un sussurro talmente flebile che dubito di averlo davvero captato.

L’imperfezione.

Non mi sono mai voluta veramente stupenda e fortunata, mi voglio complicata e spensierata.

Voglio la forma più pura dell’imperfezione, apprezzarla e accettarla.

Imperfezione. La fetta più caotica che possa esistere di questa vita, l’ombra della sua stessa essenza.

L’ombra della luce.

Sole

-Anonimo

2 GIUGNO- FESTA DELLA REPUBBLICA

LA (PRIMA) REPUBBLICA NON SI
SCORDA MAI

“La Prima Repubblica non si scorda mai” canta Checco Zalone in “Quo Vado?”. Ma, al di là di facili
battute all’italiana, ci deve essere qualcosa di vero, un monito, che ci faccia riflettere oltre i pochi
secondi dello sketch comico. Siamo veramente sicuri di capire fino in fondo l’importanza dei
valori che ogni 2 giugno celebriamo, Checco a parte?
Per rinfrescare un po’ la nostra memoria storica, ricordiamo che il 2 e il 3 giugno 1946 gli italiani
scelsero quale forma dare allo Stato, tra monarchia e repubblica parlamentare. Un voto
particolarmente sentito, che vide la partecipazione dell’89% degli aventi diritto e che decretò la
fine della monarchia. Alla vigilia del referendum, però, il risultato non era scontato.
Umberto II tentò il tutto per tutto per tenersi stretto il trono. La notte tra l’1 e il 2 giugno fece
l’ultimo disperato tentativo di influire sull’esito delle elezioni, rilasciando un dispaccio alle 2:20
del mattino in cui rompeva il silenzio elettorale per tentare di recuperare consensi. L’allora
ministro della Giustizia, Palmiro Togliatti, reagì duramente e il socialista Pietro Nenni liquidò il
proclama come un diversivo e sostenne “o la repubblica, o il caos”.
Le votazioni furono le prime libere dopo 22 anni di regime fascista (le ultime erano state nel
1924). Con la pubblicazione del decreto legislativo 31 gennaio 1945, noto come “decreto De
Gasperi-Togliatti”, il governo italiano presieduto da Bonomi estese anche alle donne il diritto di
voto. Il 2 giugno, dunque, rappresenta non solo la nascita della Repubblica Italiana, ma anche
un momento cruciale per il riconoscimento dei diritti delle donne, con l’estensione del suffragio
alle cittadine italiane.
Recentemente il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha risollevato l’interesse generale per
tale evento storico e le sue conseguenze nella lotta per la parità di genere.
Il tema del suffragio esteso alle donne si riflette nei personaggi e nelle loro esperienze,
mostrando come l’accesso alla partecipazione politica abbia rappresentato un passo
fondamentale per la piena cittadinanza delle donne italiane contro l’oppressione culturale. La
protagonista del film, Delia, interpretata da Paola Cortellesi, incarna la determinazione, il
coraggio e le sofferenze delle donne del tempo, offrendo uno sguardo intimo e coinvolgente
sulle loro sfide e aspirazioni.
Tale successo cinematografico ha fornito considerevoli spunti di riflessione circa il nostro
presente, in cui all’entusiasmo e alla partecipazione passati (alle urne si presentarono
24.946.878 italiani, l’89% degli aventi diritto) fa da contraltare una percentuale sempre più
dilagante di astensionismo (appena il 63% alle elezioni parlamentari del settembre 2022). Come
sottolineato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “i giovani si allontanano e
perdono fiducia poiché la politica, frequentemente, si inaridisce. Perde il collegamento con i
suoi scopi oppure smarrisce il coraggio di enunciarli in modo inequivocabile”.
Pertanto in questo clima di sfiducia il nostro auspicio è che questa giornata non si estingua in
una mera ricorrenza formale, ma possa rinfocolare attivamente il nostro impegno civico affinché
la repubblica non venga ricordata solo oggi, ma, veramente, “non si scordi mai”.

Veronica Balbo, Filippo Barison, Anna Minchio V AC

“Maschere: tra apparenza e realtà”

In questi ultimi due mesi avete visto comparire i vari elaborati prodotti dai ragazzi del biennio in occasione del concorso di scrittura e arte “Maschere: tra apparenza e realtà”.

Con questo articolo vorremmo ringraziare tutti i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato e collaborato in questo concorso: un grazie ai partecipanti per essersi messi in gioco e aver accettato la sfida, un grazie a quanti si sono offerti per fare da giuria ai vari elaborati dedicando il loro tempo, un grazie alla Dirigente e alla prof.ssa Govorcin che ci hanno permesso di rendere tutto questo possibile.

Di seguito nomi e link dei primi tre classificati per ogni categoria:

Scrittura:
1) Maria Letizia Rizzieri Link
2) Frederick Toschetti Link
3) Anna Chiara Ferraro Link

Arte:
1) Gemma Zorzan Link
2) Giorgio Nushi Link
3) Giorgia Chiarello Link

Ancora grazie da parte nostra

– I direttori di RompiPagina

Cerimonia di Consegna dei Diplomi A.S.2023-24

Sabato 18 maggio si è tenuta la cerimonia di consegna dei diplomi a studentesse e studenti che hanno svolto l’Esame di Stato lo scorso anno scolastico. La cerimonia inizia con il discorso della Dirigente, che abbiamo voluto rendere il testo principale di questo articolo poiché ci ha colpito molto in quanto denso di significato e toccante, seguito dalla consegna effettiva, uno per uno, classe per classe, di tutti i diplomi. Le foto scattate da Irene Morato (5AS) saranno reperibili come da istruzioni che seguiranno sul sito della scuola.

Di seguito il discorso della Dirigente Scolastica:

“Un momento in cui noi riconosciamo gli sforzi e i successi dei nostri studenti, degli studenti del liceo Ferrari. Come dirigente scolastico, per me è un onore essere qui a condividere questo traguardo così significativo nella vita di ogni studentessa e di ogni studente. In questi anni, cari ragazzi, avete lavorato con dedizione, passione e perseveranza. Avete affrontato delle sfide, superato ostacoli, dimostrando che con l’impegno e con la determinazione si possono raggiungere grandissimi risultati.
Ogni diploma che oggi qui verrà consegnato non è solo un pezzo di carta, ma è il simbolo di tutto ciò che avete imparato, vissuto durante il vostro percorso scolastico qui al Ferrari. Vi invito, con le parole di Einstein, a non considerare mai lo studio come un dovere, ma continuare a considerarlo come un’invidiabile opportunità.
Siate perciò ostinati, andate oltre, perseverate nelle difficoltà che inevitabilmente incontrerete anche nel cammino nuovo che avete intrapreso in questi mesi dopo il percorso liceale. Non lasciatevi sopraffare dalle intemperie, solcate il mare. Fate come Ulisse: non accontentatevi mai di ciò che già conoscete, siate sempre più curiosi, vogliate sempre di più, aspirate al massimo e poi prendetelo. Non accontentatevi delle banalità, studiate, datevi degli obiettivi importanti, siate generosi. Affrontate le difficoltà senza paura, perché queste ci rendono forti, e non temete di sbagliare, anzi, imparate dagli errori. Siate sempre pronti alle sfide che incontrerete e solo così sarete dei veri vincitori. Oggi, mentre noi celebriamo questo vostro successo, vi invito a rimanere affamati, di conoscenza, di esperienza, di giustizia e verità. Questa fame è motore del progresso, la scintilla dell’innovazione e il cuore della perseveranza.
Prendo proprio a prestito le parole di Steve Jobs, che le ha pronunciate durante un discorso a Stanford vorrei che risuonassero qui con forza: “Siate affamati, siate folli. Siate affamati di scoperte, folli abbastanza da poter cambiare il mondo.”
Nelson Mandela infatti affermò che l’istruzione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo e voi ora siete armati di questa potente risorsa. Usatela bene.
Il vostro percorso educativo infatti non si è concluso a luglio dello scorso anno, anzi,in realtà è solo l’inizio di un apprendimento che durerà per tutta la vita. Il diploma che ricevete oggi è quindi anche una chiave che apre innumerevoli porte: usatela per aprire le porte giuste, quelle che conducono a strade meno percorse, a sfide sempre più grandi e a soddisfazioni più profonde.
Siate affamati di successo, ma anche di gentilezza e compassione. Siate folli nel perseguire i vostri sogni, ma trovate anche modi per aiutare gli altri. In questo modo non solo riuscirete a realizzare i vostri obiettivi, ma lascerete anche il mondo un po’ migliore rispetto a quello che avete trovato.
Socrate fu definito un immorale corruttore di giovani, ma noi lo ricordiamo come uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale.
Louisa May Alcott, l’autrice di piccole donne, fu incoraggiata dalla famiglia a trovare lavoro come serva o come sarta, ma noi la ricordiamo come autrice di romanzi. Beethoven maneggiava con difficoltà il violino, preferiva suonare le proprie composizioni anziché migliorare la tecnica e il suo insegnante lo aveva definito senza speranza come compositore. Darwin, il padre della teoria dell’evoluzione, ha rinunciato ad una carriera di medico e nella sua biografia egli scrisse: “Ero considerato da tutti i miei maestri, ma anche da mio padre stesso, un ragazzo molto ordinario, inferiore alla media in intelletto.”
Gli insegnanti di Thomas Edison gli dissero che era troppo stupido per imparare qualcosa, ma noi lo ricordiamo come il primo imprenditore che seppe applicare i principi della produzione di massa al processo dell’invenzione.
Ormai l’elenco sarebbe lungo, il messaggio è però chiaro: non ascoltate le persone con la pessima abitudine di essere negative. Derubano le migliori speranze del vostro cuore. Siate sempre il meglio di ciò che potete essere e abbiate sempre un atteggiamento positivo e costruttivo nei confronti di tutto e di tutti, avendo fiducia in voi stessi e nelle istituzioni. Siate leali e onesti con tutti, sia in famiglia, sia nella società, sia nella scuola, perché la lealtà e l’onestà, unite alla correttezza nei rapporti, favoriscono le relazioni e migliorano noi stessi.
Voglio ringraziare ora anche i genitori che hanno sostenuto i figli nel loro percorso scolastico, nel percorso dei cinque anni del liceo, e anche gli insegnanti. Alcuni degli insegnanti sono qui con noi per celebrare il vostro successo, insegnanti che vi hanno guidato con saggezza e pazienza. Il vostro ruolo, genitori e insegnanti, è stato fondamentale per il successo di questi giovani.
Alle studentesse e agli studenti dico, siate orgogliosi di quello che avete conseguito, guardate il futuro con fiducia. Il mondo vi attende con infinite opportunità e possibilità. Continuate ad imparare a crescere e soprattutto a sognare. Ricordatevi che il vostro percorso formativo è un viaggio che non finisce mai e prendendo a prestito le parole di Roosevelt, ricordate che il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.
Voi, cari diplomati, avete dimostrato di credere nei sogni, di lavorare sodo per realizzarli e un traguardo lo avete raggiunto, il diploma liceale. Congratulazioni a tutti voi per il diploma conseguito. Vi auguro ogni successo nel vostro cammino futuro.”

Pietro Grosselle 4BSA

Sono veramente folle?

Sono veramente una folle per amare una persona che non posso avere?
E sono pazza, se dico che la stessa persona la vorrei distrutta in cenere?
Sono matta, per essere più empatica con gli animali che con le persone?
Sono veramente una demente, dato che non capisco come fa a vivere la gente?
Sono fuori di senno, per non comprendere il comportamento umano?
Sono davvero una squilibrata, dato che non voglio bene a tutti, anzi, ogni persona che
incontro la amo?
Sono davvero una svitata, se non so decidere della mia vita?
Sono davvero così sbagliata ?!
In fondo, lo sapevo fin da piccola di essere diversa,
e così non sono più stata me stessa!
Centinaia di maschere ho iniziato a indossare
Solamente per farmi amare, o anche solo apprezzare…
Ed ecco come ho perso la mia identità
E mi ritrovo sballottata come una nullità!
Sono disperata, non so più cosa fare…
Avete qualche consiglio da dare
Prima che io bruci,
Che svanisca
E che mi riduca a piccole braci?

Anonimo

Oggi

Oggi manchi un po’ di più.
Manchi un po’ più di ieri.
Da quel giorno ti ritrovo in ogni luogo, oggetto o persona.
Non c’è una situazione quotidiana in cui io non ti penso o non ti nomino.
Oggi la tua chiamata mi è mancata un po’ di più.
Mi mancano quei momenti quando mi tramandavi qualche tuo racconto,
quando chiamavi solo per raccontarmi una barzelletta,
o quando mi tenevi aggiornata sulle tue piccole vittorie.
Oggi il mio telefono non squilla più con il tuo nome nello schermo.
Quanto vorrei tornare indietro nel passato per sentire la tua voce.
Quanto vorrei tornare a quando il problema era quello di riuscire a farmi sentire
o quello di ascoltare prima possibile i messaggi che lasciavi in segreteria.
Oggi non sento più quel nome.
Oggi non mi chiami più con quel soprannome.
Oggi non ci sei più e manchi sempre più.

Anonimo