490 anni e 0 cambiamenti

<<NO!>> Un rifiuto, una negazione, un impedimento, una semplice parola, ma che molte volte viene ignorata, non ascoltata e minimizzata. Una barriera, uno scudo, un riparo che viene infranto e un limite che viene spesso oltrepassato. Una bolla di cristallo frantumata in mille pezzi da oppressione, gelosia, manipolazione e mai più
riparabile, nemmeno con il perdono.
L’amore non è possesso, non è restrizione e non è una prigione, ma purtroppo non tutti lo comprendono. Fin da tempi remoti esistono le cosiddette “relazioni tossiche”, dalle quali, purtroppo, molte donne non riuscirono a liberarsi. Donne che hanno subito e tuttora subiscono violenza di tipo fisico e psichico, donne che hanno
vissuto e vivono nell’ombra della paura, e purtroppo donne alle quali è stata tolta la libertà di vivere.
Barbara, Sofia, Francesca, Teresa, Giulia sono solo pochi nomi dei centocinque casi di femminicidio che solo nel 2023 coprirono poco a poco l’Italia di terrore e che videro molte donne come loro spegnersi per sempre.
Donne considerate come un oggetto, un qualcosa da raggiungere a qualsiasi costo, costrette in questo modo alla perenne fuga da atteggiamenti di soffocamento, prepotenza e costrizione, caratteristiche di una storia che negli anni si ripete e si ripete, ma non cambia mai, e che negli uomini colpevoli di tali atrocità sono tutte presenti.<Non esci vestita cosi!>>,<<Fammi vedere il telefono!>>,<<Dove credi di andare?>>.
In poche parole non riuscire a ricevere un rifiuto alle loro richieste, non essere in grado di vivere una relazione paritaria, senza prigionie e divieti, senza violenza, senza minacce non appartiene a questi ultimi, che di essere chiamati umani non ne hanno il merito.
Moltissime ragazze e donne nel corso della storia fino ai nostri giorni si trovarono a fuggire, cercare riparo da quello che, nonostante fosse definito tale, non era AMORE.
Perché uno schiaffo non corrisponde ad una carezza, un pugno non è un bacio e un’offesa non significa “ti amo”.

– Anonimo

Colpevole di amare

Né più tornerai a casa tu, colpevole di amare,

né troverai la fiamma accesa del camino,

né altri troveranno il biglietto in cui scrivesti

“Ti voglio bene” prima di uscire.

Nei tuoi occhi il sole, la luce:

una maschera rossa li ha coperti,

una mano sola è bastata a serrarli.

Bambina mia, chi ha fatto questo?

La tua sedia è fredda,

il tuo letto è impolverato,

la mensola da cui prendesti un libro quel sabato mattina è vuota,

il silenzio urla.

Bambina mia, dove l’hai lasciato quel libro?

Dove l’hai lasciato, che lo rimetto al suo posto?

Bambina mia, perché ti sento piangere?

C’è uno scatolone in camera tua,

e tanti vestiti in esso:

rosso, rosso e ancora rosso,

il tuo colore preferito, ti si addice.

Anche il tuo collo è rosso,

i tuoi occhi pesti,

e le mani tremano come foglie.

I calzini minuscoli che portavi da piccola sono ancora là,

se mai vorrai venire a riprenderteli.

È da tanto che non ti vedo, bambina mia,

dove sei?

– Anna Desolei

25 novembre

Stop violence: break the silence
No màs violencia: rompe el silencio
Stopp die Gewalt: brecht das Schweigen


Il giorno 25 novembre viene ricordato ciò che non bisognerebbe mai dimenticare.
La Treccani definisce la violenza come tendenza abituale a usare la forza fisica in modo brutale o irrazionale.
Spesso le donne sottovalutano quei segnali tipici di violenza, tanto fisica come psicologica.
Ne sono un esempio le numerose vittime, che ogni giorno vivono con il timore dell’uomo che hanno accanto.
“Mi fa piacere che sia un po’ geloso, vuol dire che ci tiene”: Domenica Caligiuri, accoltellata a 71 anni dal marito per gelosia.
“Non sto più bene con lui, voglio separarmi”: Nadia Zanatta, uccisa a 57 anni perché aveva intenzione di separarsi.
“Sono solo delle sue paranoie, gli passeranno”: Valentina Di Mauro, uccisa a 32 anni dal marito per accuse di tradimento.
“Mi dispiace che abbiamo litigato, però mi fa paura, ho bisogno di chiamare i carabinieri”: Silvana Arena, trovata a 74 anni dai carabinieri in fin di vita con delle ferite alla testa.
“Papà dormiamo insieme oggi?”: Laura Russo 11 anni, uccisa dal padre a coltellate nel sonno.
“Mi ha tradita, adesso gli parlo io”: Giulia Tramontano, uccisa dal ragazzo con 37 coltellate, cerca di sbarazzarsi del corpo e lo nasconde dietro un muro. Incinta di 7 mesi.
“Mi dispiace che il mio ex stia male per me”: Giulia Cecchettin, uccisa a 22 anni dal suo ex ragazzo.
Queste tragiche fini avvengono e sono avvenute in tutte le epoche.
Riportiamo l’ esempio di Artemisia Gentileschi, una pittrice italiana seicentesca della scuola di Caravaggio, la quale è stata abusata da Agostino Tassi, artista amico del padre.
Tutto ciò per dire che è da tempo che le donne combattono in favore dei loro diritti, al fine di limitare la violenza di genere.
La denuncia è sicuramente il metodo più efficace.
Tuttavia non è sempre facile dichiarare a viso aperto ciò che si prova, spesso per paura di non essere credute o di non essere aiutate o per vergogna. Sicuramente però parlarne è indispensabile.


Die Gewalt ist nicht die Lösung.
“No” no es solo una palabra.
¡Cuando es no es no!

True love doesn’t humiliate, trample or betray.
True love doesn’t scream, beat or kill.

Frammenti di un cuore violentato

“Ormai queste sensazioni si sono radicate nella sua mente come una filastrocca:
il rombo del motore mentre la macchina si parcheggia,
il suono della porta d’ingresso che si chiude,
il ritmo dei suoi passi…
Guarda furtivamente attraverso lo spioncino:
non è un ospite o uno sconosciuto, peccato…
È una persona familiare,
eppure non capisce quanto mi faccia soffrire.
Vorrei che trovasse il coraggio di rispondere, ma sembra incapace anche di fuggire…
Lei, con un cuore impotente e vile come il mio, non merita tutto ciò,
inizio a sentire anche io la pelle bruciare, nonostante sia protetto dentro di lei,
nascosto dietro il suo corpo vestito di lividi.
Perché sento anch’io le ferite? Sono state così profonde da raggiungermi…?
È arrivato. Ora devo farle fare la brava, altrimenti soffrirò ancora.”


25 Novembre, Giornata contro la violenza sulle donne
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è celebrata il 25 novembre di ogni anno. Questa giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla violenza di genere e promuovere azioni concrete per combatterla.
La storia di questa giornata risale al 1981, quando le attiviste del movimento femminista delle Repubblica Dominicana hanno proposto di dedicare una giornata per commemorare le sorelle Mirabal, tre donne attiviste che sono state assassinate il 25 novembre 1960.
Nel 1999, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha ufficialmente designato il 25 novembre come la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
La giornata serve ad evidenziare la necessità di porre fine a tutte le forme di violenza contro le donne, comprese violenze domestiche, stupri e molestie sessuali.
La storia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci ricorda che la lotta per i diritti delle donne e contro la violenza di genere è ancora in corso, motivata da continui avvenimenti odierni. È un momento per unire le forze, far accrescere la consapevolezza e lavorare insieme per costruire un mondo in cui tutte le donne possano vivere in sicurezza, libertà e rispetto.
– Rigotti Angelica 3ASA

Silenzio

Silenzio.
Femminicidi.
Cosa succede?


11 anni sono passati…
Quando mi guardo allo specchio
vedo una ragazza con tanta forza,
con la forza di aver parlato.


Mi guardo e dico: “brava, ce l’hai fatta!”
Aver raccontato a mamma cosa mi era successo
di quei giorni da bambina infranti,
di quelle parole e di quei gesti,
abuso,
famiglia…


25 novembre,
“giornata mondiale contro la violenza sulle donne” sì,
ma non solo quel giorno.
tutti i giorni bisogna ricordalo,
ricordare di non toccare mai una donna.


viviamo in una società bigotta e di mente medioevale,
dove la donna è ancora soggetta a stupri,
omicidi,
violenze
di qualsiasi tipo.


Stereotipi ignoranti,
che pensano tutti allo stesso modo,
che pensano l’uomo più forte.


No, non è più forte,
nessuno dei due è più forte dell’altro:
siamo tutti alla pari.
La legge dovrebbe eguagliarci,
ma non fa altro che distinguerci invece,
ogni giorno.


La paura di camminare da sole,
per strada,
ovunque.


11 anni fa,
una bambina di 6 anni
abusata,
fisicamente e verbalmente,
da un familiare.


Paura di parlare,
di non essere compresa,
di essere presa per bugiarda,
quello che succede quasi ogni giorno.


Certi uomini non accettano la divisione,
non sanno stare da soli.


Un insulto costante è violenza psicologica.


Schiaffi,
urla,
litigi
e infine?
Omicidio.


Cosa risolvi?
Una vita in meno per aver fatto cosa?
Perché sei stato lasciato?


Paura costante,
commenti fuori posto per strada,
fischi come ai cani,
stupro.


Paura di denunciare,
di parlare,
di avere giustizia.
Perché già si sanno le conseguenze
e giustizia non viene fatta.

– Deborah Zagolin 4CA

Donne

Donne,

Allora?

Un altro femminicidio?

Quanti sono stati?

105 in tutto nel 2023.

Più del 2022

e di molti anni passati.

Vergogna!

Dov’è la giustizia?

Donne violentate,

donne picchiate,

donne uccise

ma da chi?

Da uomini che non accettano cosa?

Una separazione,

un rifiuto.

Donne che hanno paura

di andare in giro da sole,

di sentirsi seguite,

di dire di no.

Giulia…

Un’altra anima,

adesso?

Un’altra donna verrà uccisa?

Dov’è la giustizia?

Dov’è la ragione?

Non solo femminicidi,

anche stupri

e violenza di ogni tipo.

Siamo stanche.

un minuto di silenzio?

MAI PIÙ SILENZIO!

Ci vuole voce!

Dare voce a ciò che accade!

Riuscire a parlare!

Parlare di ciò che sta succedendo

qualsiasi cosa sia.

Fare il concreto, non il superficiale!

Capire che tutti siamo coinvolti.

L’indifferenza è la peggior cosa.

Giustizia!

Per le povere donne vittime.

Giustizia!

per mettere l’uguaglianza prima di tutto.

Questo dimostra che l’articolo 3 della costituzione non si legge abbastanza. Non lo si applica.

Ricordiamocelo.

105 donne.

Cos’altro ci dobbiamo aspettare?

Per favore basta!

È una vergogna,

lo sappiamo tutti.

Giustizia!

– Deborah Zagolin 4CA

Essere Donna

Essere donna è facile, dicono.
Ma essere donna non è facile,
si affrontano problemi ogni giorno,
senza accorgersene.
Si cresce con la paura,
si viene giudicata male,
il “una donna non rutta”,
il “sei una donna, curati di più”,
il “sei una gallina/cornacchia, smettila”,
“devi essere più femminile”,
“perché non hai ancora un figlio?”
“se vuoi questo lavoro non potrai avere una famiglia”
“se hai i peli vuol dire che sei LESBICA”
ce ne sono molti altri ancora,
ma sono troppi da elencare.
Quello che mi fa riflettere di più è,
La paura,
di cosa?
Di uscire, di parlare, di camminare da sole,
di bere, di non potercela fare
Uscire con una gonna un po’ più corta?
Guai, sei una prostituta.
Uscire con due o tre ragazzi perché sono tuoi amici?
Guai, sono più di amici, non esiste l amicizia maschio-femmina
Uscire senza essersi messe in tiro?
Guai, sei una stracciona.
E molti altri ancora…
Una ragazza violentata da un gruppo,
7 ragazzi,
chiedeva di smetterla,
l hanno anche registrata…
Schifo? Vergogna?
Solo quello?
Un giudice che non da una pena ai ragazzi, perché uno ha confessato?
Dove siamo arrivati?
Femminicidi ogni giorno,
se non ogni giorno,
ogni settimana.
Basta
BASTA!

25

Fa che sia l’ultima

Non è amore se alza le mani: la violenza non fa parte dell’amore.

Amore è colui che ti protegge, colui che ti tiene per mano e ti porta in un luogo lontano e migliore di questo, colui che ti accarezza per asciugare le lacrime durante un periodo buio, colui che ti ama e deve amarti ogni giorno della sua vita. La violenza è una malattia da debellare, non bisogna accontentarsi di stare accanto ad una persona che non ci piace per paura di rimaner soli. Se quella persona non vuole che ci vestiamo scollate, non vuole che usciamo con le nostre amiche, non vuole che parliamo con una persona, non vuole che parliamo in un certo modo, non vuole che facciamo qualcosa per urtarla,

allora forse non è la persona giusta per noi.

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Non può però bastare un giorno di memoria. C’è bisogno di agire ogni giorno, ovunque, per sconfiggere questo crimine odioso frutto di una cultura misogina. Uguaglianza di genere, riconoscimento dei diritti e dei ruoli nelle comunità, nei luoghi di lavoro e di produzione.

Mi sorge però un dubbio,

come sono cresciuti questi uomini che si permettono di mancare di rispetto, di usare violenza o addirittura di uccidere le donne che gli sono accanto? Le donne che li hanno amati, le madri dei loro figli. Cosa hanno insegnato loro le madri? E i loro padri?

Ecco, partiamo da qui. Partiamo dall’educazione in famiglia, partiamo dall’educazione dei figli. Insegniamo loro il rispetto, l’amore, insegniamo loro che una persona non ci appartiene solo perché l’amiamo, spieghiamo loro cos’è la libertà, la costruzione di un rapporto, la parità in un rapporto, l’impegno.

Molti ragazzi al giorno d’oggi ritengono che i femministi siano coloro che privilegiano la donna, come se fosse matriarcato. Il femminismo è movimento che mira all’uguaglianza sociale dei diritti, di entrambi i sessi.

“Noi non viviamo più in un mondo maschilista, sei tu che ti monti la testa e pensi di essere sottovalutata”.

Qualche giorno fa un ragazzo mi scrisse questo messaggio. Quotidianamente mi sento sopraffatta da discorsi fatti da giovani adolescenti che sottovalutano le donne pensando che sia “divertente”.

Ogni anno in Italia le donne vengono assassinate, molestate e stuprate. Vengono uccise per mano di uomini che volevano possederle fino a volerle addirittura cancellare dalla faccia della terra: “o con me, o con nessun altro”.

Lo Stato italiano non fa nulla per evitare ciò, anzi, identifica questo fenomeno con la parolina ‘emergenza’. Sì esatto, la chiamo un’emergenza, eppure mi sembra che nessuno si sia mai mosso per fare veramente qualcosa di concreto, mi pare che nessuno si sia allarmato all’ultima notizia su un femminicidio.

La chiamano emergenza, ma nessuno si preoccupa mai della denuncia che sporge una donna sotto molestie.

La chiamano un’emergenza sui giornali, ma nella pagina dopo scrivono casi di cronaca sui delitti passionali. È un’ emergenza, come quando non ti aspetti che succeda.

Ma ditemi davvero, voi non ve l’aspettate un altro femminicidio nei prossimi giorni?

Qualche giorno fa è venuta a galla la notizia di Giulia Cecchettin, giovane ragazza di 22 anni che frequentava la facoltà d’ingegneria all’università Ca’ Foscari di Venezia. Giulia, uscita con l’intento di chiarire con l’ex ragazzo Filippo, scompare la sera del 13 novembre. Vengono rinvenute delle tracce di sangue di fronte al marciapiede di una fabbrica. Filippo, un semplice ragazzo di 22 anni, stava per laurearsi anche lui nella facoltà d’ingegneria, un ragazzo malato o magari troppo geloso? È proprio questo il dubbio che sorge in tutti noi, Giulia ha avuto qualche segnale? Giulia è stata avvisata prima di questo comportamento possessivo e maniacale da parte dell’ex fidanzato? Purtroppo non possiamo darci una risposta concreta, possiamo solamente essere certi che, nonostante le speranze da parte di tutta Italia che i due fossero fuggiti da questa società intrinseca, il 18 novembre è rinvenuto il corpo della giovane ragazza; abbandonata giù da un cavalcavia nei pressi del lago di Barcis, dopo essere stata accoltellata ben 20 volte e avvolta tra sacchi neri. Ma Filippo Turetta è davvero un bravo ragazzo come lo descrive il padre? Per quale motivo 20 volte? Che cosa ha fatto questa giovane per meritarsi questo?

Nella speranza che sia l’ultima, nella speranza che giovani donne possano aprire gli occhi e mollare prima la presa.

A Giulia un grande abbraccio ad un’amica ed una compaesana, ti è stata tolta la possibilità di diventare una donna meravigliosa e realizzare i tuoi sogni.

La mia dedica da donna a tutti coloro che leggeranno questa lettera, qualunque sia il vostro carattere, il vostro vissuto e la vostra vera essenza, vi sono vicina oggi non più di tutti gli altri giorni dell’anno.

– Mariavittoria Castaldelli 3BL

Giulia

There was a girl a couple of years older than me
She was killed by her boyfriend last week
And I’ve been awake since I knew about it
Cause it hurts even if I didn’t know her


She was gentle, pretty and sweet
Just like an angel fallen from the sky
She was about to finish her degree
But he shattered all her dreams


How can someone who says to love you so much hurts you so hard, it’s something I’ll never understand
How can someone take your life when you just don’t feel fine, does love turn us into monsters?
And I feel so blue for all the pain she’s been through
Hope she feels better in heaven light as feather
Wish we could’ve save you


He took her to a place where no one could find them
Stabbed her so hard to vent all his anger
Then drove thousands miles trying to escape
From the ghost he left in that lake


How can someone who says to love you so much hurts you so hard, it something I’ll never understand
How can someone take your life when you just don’t fell fine, does love turn us into a monsters?
And I feel so blue for all the pain she’s been through
Hope she feels better in heaven light as feather
Wish we could’ve save you


Why did we make these mistakes?
Was our mind built in the wrong way?
Why do we think we have so much power
On women who are just trying to escape?
From all the control we crave
From the abuses we make
From all the damage we create
As a men I feel so ashamed


If you’re not feeling safe
It’s not wrong to run away
If you think this is just a phase
Just know that this is not how love is supposed to be
I feel so blue for all the pain she’s been through
I’m sorry I couldn’t save you


– Edoardo Cogo 5AC

25/11

Sembra capiti a pennello il tragico evento di Giulia, in modo da farci aprire gli occhi: la giornata di oggi è ancora fondamentale e dovrebbe essere ricordata ogni giorno.

“Non tutti gli uomini”,

però tutte le donne.

<<Molestia>> pungente sensazione di disagio, tale da alterare le normali caratteristiche di uno stato, di un’azione o di un comportamento, provocata da fattori o agenti interni o esterni, oggettivamente ostili o sentiti come tali.

Tutte le mie amiche sono state molestate, così come la mia parrucchiera, mia mamma, le zie e probabilmente anche la panettiera sotto casa tua. così come io lo sono stata.

È una parola sconveniente detta da uno sconosciuto sui mezzi pubblici, un uomo che, guardandoti mentre stai in piedi di fronte a lui, finisce a masturbarsi sul tram, un signore di mezza età che commenta le tue forme e le apprezza esplicitamente davanti a te.

<<Violenza >> qualsiasi atto che provoca, o può provocare, danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione e la deprivazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata”.

È una stretta troppo forte al braccio durante una litigata, il tuo ragazzo che ti proibisce di vestirti in un certo modo o di uscire in certi posti, uno schiaffo, un linguaggio disdicevole.

Non tutti gli uomini sono così, ma tutte le donne sono o saranno vittime.

non è una guerra contro gli uomini, non si deve fare di tutta l’erba un fascio.

Con questa giornata si vuole combattere contro il patriarcato e contro questa “cultura” del possesso e dello stupro.

È davvero importante educare.

Educate voi stessi e poi insegnate agli altri.

A quel tuo amico troppo possessivo con la fidanzata, a quello che fa sentire troppo a disagio le tue compagne di classe quando scrivono alla lavagna. Non ci si può girare dall’altra parte quando il problema è qui di fronte a noi, nella quotidianità.

Tutti possono essere vittime di violenze e molestie; purtroppo e per fortuna però, i numeri non sono paragonabili: la violenza contro le donne è un fenomeno sistematico nella nostra società.

Chiedi a un tuo amico, ad esempio, se qualche donna lo ha mai fissato in autobus, fino a sbavare con un sorriso compiaciuto. o se mentre ballava con gli amici in discoteca, una ragazza ha mai cominciato ad insistere fino a toccarlo in parti intime e private.

domandagli se ha mai dovuto rinunciare ad andare a bere qualcosa in compagnia, solo perché c’era un lungo tratto nascosto e poco illuminato da percorrere a piedi.

Non è colpa degli uomini, ma del patriarcato.

Dobbiamo educare le generazioni vecchie, nuove e future: la donna non è un oggetto, non Va posseduta, scartata, usata, ripresa e dimenticata.

La violenza non è solo fisica, ma anche verbale.

L’abuso non è solo sessuale, ma anche psicologico.

Una donna non è cosa. e soprattutto non è cosa tua.

La violenza spesso nasce non perché una persona sia particolarmente disturbata, ma proprio perché è convinta di trovarsi davanti ad un oggetto.

Di poterlo possedere e decidere per questo.

Questo deve cambiare e dovremmo aiutarci ogni giorno a capirlo.

– Matilde Martinelli 5AC

Lettera alla solitudine

Cara solitudine, non è facile per me essere qui ora.
Sinceramente? Non ti ho sopportata per troppo tempo, forse non riesco a farlo ancora fino in fondo, ma voglio tentare di cambiare questa situazione, anche se spesso lo ammetto per molto tempo ti ho odiata, mi hai fatta sentire soffocata e sopraffatta, come se fossi nata rotta, molte volte mi hai fatto chiedere, tra i singhiozzi, “sono sbagliata?” .


Nonostante questo, come stai? Sembra una domanda banale, ma non lo è poi così tanto.
Il mio bisogno primario era chiudere gli occhi e tappare le orecchie per estraniarmi, forse perché finché non affrontavo la situazione, la mia illusione ti dipingeva ancora surreale. Ignorare la tua voce sembrava più semplice di doverla affrontare, soprattutto tentando di sostenere lo sguardo nel tuo. In questo modo sembravi solo un incubo indesiderato.


Si è sempre trattata di una fuga dietro all’apparente sicurezza di altri, cercando salvezza, in cerca di un rifugio lontano dalla tua vista sempre troppo acuta.
Purtroppo devo ammettere che questa situazione ancora persiste talvolta, ma questo ha lasciato il segno, come ogni cosa che attraversa la nostra vita e col tempo, ho compreso che le scelte più facili spesso non sono quelle più corrette.
Avrei dovuto allungarti la mano, anche se è difficile e può spaventare.


Se prima mentre mi tappavo le orecchie, la tua voce ovattata la udivo comunque, ora invece sento solo un silenzio colmo di parole non dette. Presto ha preso la somiglianza di un ronzio fastidioso, un silenzio vuoto che sento il bisogno di riempire, poiché alla domanda su anche tu come ti senti, non conosco più una risposta. Forse non volevi tormentarmi, forse volevi solo essere aiutata, un po’ come me, ora sembri arresa.


Non ricordo quando è stato il nostro primo incontro, se mi sforzo di ricordarlo tutto è sfocato.
È complicato spiegare attraverso parole concrete il reale motivo di questa mia improvvisa decisione, scriverti e cercare un confronto, forse non conosco neppure io il motivo. Penso che l’unico sia imparare a tenerti per mano.

Ho sempre considerato la tua compagnia come qualcosa di intrusivo, ripetendomi “qualcosa che ti fa percepire di essere così priva di forze, così malinconica, non può essere per forza qualcosa di positivo. Qualcosa che ti fa
piangere non può dimostrarsi qualcosa di sano, capace di farti sentire meglio in futuro.” , ma ero caduta in errore.


Forse le lacrime che mi hai spinto a far uscire, forse tutte le sere che mi hai abbracciata senza un mio riscontro non era un atteggiamento focalizzato per ferirmi, ma più per richiamare l’attenzione in quel preciso istante, forse si trattava semplicemente del meglio che riuscivi a dare in quelle circostanze.
Magari volevi solo che ricambiassi quell’abbraccio, o semplicemente che scegliessi di sedermi accanto a te e ascoltare la tua flebile voce stanca, piuttosto di cercare di scappare, quando entrambe sappiamo che dovunque
andrò, tu saprai dove trovarmi.


Spero che questa lettera tu non decida di gettarla, come avrei fatto io con te in passato.
Questa lettera che ti sto scrivendo non si tratta di una lettera di scuse, perché nonostante mi rendo conto di aver commesso molti sbagli, ritengo anche che siano stati fondamentali e li ricommetterei perché altrimenti non so dirti se in questo momento io mi renderei conto di quanto essenziale sia ascoltarti.


L’unica cosa di cui ti chiedo perdono, è che mi sono comportata con te esattamente nello stesso identico modo in cui sono stata trattata io, ho odiato come questo trattamento l’ho riversato su di te, non avrei mai dovuto resisterti.


Ora posso guardarti, solo ora mi rendo conto che vedo la mia immagine riflessa nelle tue iridi e in qualche modo rappresenti semplicemente me.


Forse avevi bisogno solo di un po’ di amore, forse avevi bisogno di quell’abbraccio, lontano nei ricordi.
Beh, se vuoi ora sono pronta a ricambiarlo, senza etichettarti mentalmente.
Se mai ti andasse, scrivimi.

– Anonimo

Love

Love…?
What even is that word?
Love is a complex and mysterious emotion, one that I’ve always struggled to comprehend.
I’m lost… As if I’m going into a labyrinth without having a map.
Do I even have those emotions within me?
Am I just unable to find them?
What if I start to like someone? Do I like them?
Or am I just hyperfixiating on someone for giving me the bare minimum attention?
I’m not used to people caring so it could be that…
Maybe it’s just a platonic feeling that I’m misreading as romantic love.
Or again, maybe I just lack the capacity to love someone like others do.
And yet, I still search for my moment with that special someone.
… What am I supposed to do?
Love seems like some exclusive concept, it slips through my fingers as soon as I think I got it.
Sometimes I just wish I could lend anyone my heart and ask them to fix it, fix me.
Most people I know called me heartless… am I?
Do I really not own a heart?
Can I not be saved anymore from this deep sea of thoughts?
Am I just doomed to live in this infinite chaos that I’m forced to call “brain”?
I’m still young that means I can still find my lost emotions… right?
I don’t know what to do anymore, is there really someone who can actually help me?
Stop looking at me like you know what it’s going on inside me.
I don’t want your pity. I just want to feel that emotion.
That heart-warming emotion, the one that everyone is talking about this period.
I want to love. I want to feel loved. I want to feel something. Anything.
Will the day that I comprehend my feelings arrive? How long do I have to wait?
I wish that one day I’ll come to an understanding of that “special” feeling.

/Ren

Dove sei

(Tono: Disperazione)
Mi manchi, mi manchi davvero
Non riesco a darmi pace
Con te sapevo chi realmente ero,
O così speravo, così pensavo, così credevo


(Narrazione)
Poi tutto il nostro mondo tace
Niente più messaggi ne discorsi
“Farei meglio a dimenticare,
Ognuno a prendere i propri percorsi”
Ma senza di te non riesco proprio a stare
Non perché ti amo
No, non è questo il messaggio che vorrei lasciare…


(Ironico)
Ooww, che tenerezza,
Scrivere versi tanto intensi… che nemmeno leggerai
Come un ramo che non regge la benché minima brezza
In un turbine accanito anche il mio cuore si spezza,
Ma quando lo noterai?
È per te che adesso sto così?
No, non per te, non lo direi mai
Tutto mi comanda, la mia timidezza:


(Apprensione)
Tante cose ho da dire, che non saprai…
E quando ti incontro… vorrei parlarti!
Ma non voglio disturbarti
A me basta guardarti…
Magari c’è un motivo per cui mi hai ignorato
Nah, non è neanche quello, più che altro… “Ghostato”
Qualcosa che non capirò mai,
Qualcosa che ho sorvolato:
Spiegami cosa ho sbagliato
Tanto… Tutta la colpa mi sono già addossato


Ah-ah (ah-ah)

– Anonimo

Colpo di fulmine

I tuoi occhi sono vita
Marroni come il cioccolato
Ma intensi come il primo bacio
Il tuo sguardo è come una calamita
Se ti guardo non riesco più a staccarmi
I tuoi abbracci saranno come un porto sicuro
Dove ripararsi quando qualcosa non va.

Controsenso

Faccio il duro, ma mi logora.

Cerco di ritrovarti in mezzo alla folla, ma continuo a non vederti.

Un giorno succederà, forse, ma se sarà così non avrò il coraggio di guardarti.

È tutto un controsenso.

La voglia di vederti e anche solo sfiorarti, per poi averti qui davanti e finire per non riuscire nemmeno a parlarti.

Ti faccio capire che non mi importa più nulla, né di quello che c’è stato né di ciò che c’è ora.

In realtà, è tutto ciò che ho in mente…

Smettila di pensarmi, perché lo percepisco.

Smettila di guardarmi, perché se lo fai non riuscirei a sfuggire al tuo sguardo.

O forse sì, forse fuggirei per non perdermi ancora.

È bello perdersi, poi, capire dove sei finito e ritrovarti da solo.

Ma se mi perdessi davanti a te non sarebbe lo stesso, non mi ritroverei.

Non ritroverei né il posto in cui ero, né me come persona ora.

Addio

Fragile

Ti sei svegliato? Ti vedo diverso.

Ci siamo scambiati degli sguardi ieri, ti ho visto triste.

Agitato.

Dimmi, come stai?

Vorrei sollevarti. Sollevarti come ero solito fare.

Ricordo che ti prendevo in braccio, e la maggior parte delle volte prendevi sonno su di me.

Il tuo calore mi avvolgeva, ti sentivo avvolgermi completamente.

Un giorno successe, e ti misi steso sul prato…

Mi sedetti vicino a te, e ti osservai tutto il tempo.

Nel mentre, ti accarezzavo il volto delicatamente, come quando si tocca qualcosa di fragile.

Eri fragile, e io lo ero insieme a te.

Ma nella nostra fragilità non eravamo soli.

I’m not a GM Speed Chess Championship

Ormai il torneo “I’m not a GM” Speed Chess Championship è terminato.
•Cos’è e come è strutturato il torneo IM Speed Chess Championship (IMSCC)?
Il campionato (presentato, sponsorizzato e giocato nella piattaforma digitale di Chess.com) è costituito da scontri diretti tra 16 IMs (International Masters), quali Levy Rozman, alias @Gothamchess, Greg Shahade, o altri giocatori medio-forti che si sono creati la propria immagine come, per esempio, la WGM Nemo Zhou.


Il campionato è diviso in quattro gironi da quattro giocatori ciascuno, alla conclusione di ogni match viene eliminato un IM fino alla finale, dove si sfideranno i due IM che si sono fatti valere sugli altri.


Ogni incontro consiste in tre segmenti nei quali si giocheranno tre diverse modalità di partita. Nel primo segmento si giocheranno partite da 5+1 (5 minuti per giocatore + 1 secondo bonus dopo ogni mossa), dalla durata di 75 minuti, il secondo segmento avrà partite da 3+1 (stesso sistema del precedente) e sarà della durata di 50 minuti ed infine un segmento da 25 minuti di partite con un tempo di 1+1 bullet, dove i giocatori hanno solo 1 minuto a testa per giocare (sempre con l’aggiunta di un secondo bonus).
Per ogni segmento si ha un tempo limite nel quale bisogna cercare di vincere più partite possibili; dopo lo scadere del tempo si guardano e si sommano i risultati. Si ottiene un punto a vittoria, 0.5 a testa in caso di pareggio.
Vince il giocatore che al termine delle due ore e mezza ha guadagnato più punti.


Al termine del torneo i partecipanti riceveranno un premio in denaro su un fondo da $15’000 (USD)


•Chi sono i due Finalisti?


I due finalisti, dopo essersi sbarazzati in semifinale dei Maestri Trent e Shahade, sono l’IM Levy Rozman e la sfidante che, contro le aspettative, sarà la IM russa Polina Shuvalova.


-Levy Rozman, aka, Gothamchess è un avversario piuttosto arduo, essendo considerato da molti un GM (Gran Maestro), anche se lui non ha mai accettato il titolo per decisioni personali.
L’americano disse di non voler essere considerato GM perché lui è, e vuole rimanere, un maestro, non uno scacchista professionista.
La sua decisione di rimanere un maestro è dovuta anche alla sua volontà di non voler giocare a livelli mondiali, ma il suo obiettivo è quello di istruire altri giocatori.
Ha inoltre abbandonato da qualche anno gli eventi competitivi di scacchi, ma, nonostante ciò, continua a giocare su Chess.com e realizza contenuti sulle piattaforme di streaming quali Twitch e YouTube.


-La sfidante invece è una fortissima IM russa, paese conosciuto da secoli per la bravura quasi innata degli scacchisti.
Polina Shuvalova è stata due volte campionessa del mondo giovanile e una volta campionessa juniors femminile.
Questa non è da sottovalutare, essendo il suo punteggio ELO praticamente pari a quello di
Levy.


*ELO: scala ufficiale di valutazione in cui si classifica e misura il livello di bravura di qualsiasi
giocatore


Insomma, la finale non sarà una semplice serie di partite di poco conto, ma una vera battaglia fisica e mentale sulle scacchiere digitali e interne ai giocatori.

•La Finale


Il primo turno è durato 75 minuti, ed è giunto al termine con il vantaggio di Shuvalova, con 5.0 punti, e solo 2.0 punti per Rozman.
Il secondo segmento, durato invece 50 minuti, è basato sui Blitz Game, ovvero partite da 3 minuti a giocatore, insomma, bisogna pensare in fretta e agire velocemente!


La prima partita si apre con la vittoria di Polina, dovuta da una cattiva gestione del tempo di
Levy, insomma, non proprio il migliore degli inizi per lui.


Polina vince anche la seconda.


Però Levy si rifà nella terza partita con un’ottima gestione del tempo, chiedendo quasi scusa per le due partite precedenti; come se niente fosse vince anche la quarta con un vantaggio posizionale e di materiale che prevalgono sulla velocità di pensiero di Polina.


La quinta è una Caro-kann, apertura amata da Rozman che predilige un gioco posizionale, non la prima in queste partite ma neanche l’ultima, che però si concluderà con il primo pareggio del match!


La sesta partita finisce con uno spettacolare comeback di Polina da una posizione terribile, finita in vittoria per la scacchista russa.


Infine la settima e ultima partita finisce con la vittoria di Levy, che potrebbe regalare sorprese nell’ultimo segmento di bullet 1+1.


I risultati sono 8.5 per Polina e 5.5 per Levy, il tutto verrà deciso dai prossimi 25 minuti di pura follia.


Polina comincia subito con un vantaggio di 20 secondi, che la porterà ad un pareggio per colpa di qualche mossa mancata.
La seconda partita finisce in pareggio per stallo (l’assenza di mosse legali disponibili ad un giocatore, nel quale si determina un pareggio) a causa un brutto errore di Levy sul finale.


La terza non è stata l’ennesimo pareggio, ma una spettacolare vittoria di Levy in una partita piena di tensione sul finale. Lo stesso avverrà anche nella quarta partita, grazie alla sua iconica torre e alla gestione magistrale dei pedoni.


Subito dopo un’altra vittoria di Levy nella quinta partita, che a questo punto porta ad un pareggio il punteggio totale.


Ma l’ultima partita del campionato, la partita che segnerà il vincitore dell’IMSCC, è già iniziata.
Subito un vantaggio di un pedone per Polina, che però viene immediatamente ripreso da Levy, che manterrà un vantaggio di materiale fino alla fine, quando, per una svista dovuta probabilmente al poco tempo, mancherà una forchetta con il Cavallo; ciò permetterà all’avversaria di promuovere a Donna l’ultimo pedone sulla scacchiera, che segna la vittoria di Polina Shuvalova e il conseguente premio in denaro di $5’450 (USD).

Grande sconfitta sul finale per Levy, come a ricordare il torneo avvenuto nel 2021, nel quale ha perso in finale contro il brasiliano Roberto Molina.
Ma ricorda anche una situazione molto simile avvenuta nello Speed Chess Championship tra GMs, concluso quest’estate, nella cui finale si scontrarono Nakamura e Carlsen, con un vantaggio di Nakamura nelle prime partite, seguito da un pareggio tirato fino alla fine, ma che terminò con la strabiliante vittoria di Hikaru Nakamura nell’ultima partita.


Speriamo si ripresenti in futuro l’occasione per Gothamchess di vincere questo torneo ed il montepremi totale, per adesso possiamo solamente aspettare l’anno prossimo.