Arte 02

Ho scelto questo disegno perché mi trasmette felicità cosa che per me rappresenta il carnevale,
anche se non sempre, nella vita, ci si può nascondere dietro una maschera. Come il pagliaccio con
un naso rosso fa sì che, anche solo per un momento, chi lo vede non pensi alle proprie difficoltà,
ma si faccia una sana risata, penso che nella vita bisogna, a volte, saper trasmettere un po’ di
ottimismo senza risultare superficiali.

Dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Scrittura 13

Ognuno di noi indossa una maschera, sempre, costantemente.
Essa viene portata per essere accettati dalla società, dal mondo.
Mostrare se stessi per come si è realmente è una sfida quotidiana che
ci viene posta dalla vita.
Le persone da ammirare sono proprio quelle che abbandonano tutte
le proprie paure, le proprie insicurezze, le proprie maschere per
mostrarsi al mondo facendo trasparire la loro essere.
Per immergerci più a pieno in questo argomento, vorrei citare
l’etimologia di questa parola: MASCA = finto volto che nasconde i veri
lineamenti della persona.
Questo significato molto profondo lascia trasparire molti riferimenti
quotidiani
ai quali potremo associare il termine maschera, come ad esempio i
social.
L’avvento di queste piattaforme hanno portato l’introduzione di una
nuova figura: gli Influencer ( termine inglese che sta a significare
persona che ti influenza ). Essi attraverso i social network ci
mostrano una realtà distorta e quasi irreale.
Noi,siamo così spesso infatuati dall’apparenza che ci dimentichiamo
di quanto sia falsa quella concretezza da loro proposta.
Sto parlando in particolare del loro aspetto,dei loro tratti esteriori
che sono i garanti in gran parte della loro popolarità.
Essi nascondono però maschere poiché tramite l’utilizzo dei filtri, che
cambiano i loro connotati, riescono ( come già detto) a cambiare la
realtá.
Come feedback a tutto ció molte persone, soprattutto le ragazze, non
rendendosi conto del loro mascheramento iniziano a sentirsi
inferiori, iniziano a farsi molte paranoie siminuendosi e provocando
così una notevole perdita di autostima.
Ed è qui che parte la costruzione della propria maschera, una
maschera che ti fa perdere l’unicità che ogni
persona porta con se, una maschera che ti omologa agli standard
della società: apprezzati ma tutti uguali proprio come delle mode che
vanno e vengono.
Il mondo è bello perché è vario: quante volte ci è stata detta questa
frase, e quante volte l’abbiamo dimenticata perchè di fronte ad un
minimo inconveniente abbiamo preferito nasconderci, rifugiarci
dietro il nostro travestimento al quale ricorriamo troppo spesso.
Il fatto è che non bisogna mai giocare troppo a nascondino con la
propria maschera perchè alla fine è in grado di trovarti facendoti
rimanere per sempre intrappolato in essa.
La maschera può mettere in contrapposizione il noi interiore, quello
nascosto, celato con il noi esteriore quello scoperto e visibile a tutti.
Questo conflitto è in grado di distruggere il noi interiore che,come un
fuoco d’artificio vorrebbe solamente esplodere e rivelare i suoi colori
nascosti.
Il noi interiore, invece, è la nostra parte migliore perché rivela la
nostra vera natura ed è per questo che non deve essere distrutto.
Spero che ciascuno di noi possa gettare la propria maschera altrove,
dimenticarsene e spostare il focus nel nostro noi interiore che non
deve essere mai più velato da niente e da nessuno.


Ciascuno si racconcia la maschera come può

la maschera esteriore.
Perché dentro poi c’è l’altra, che spesso non s’accorda
con quella di fuori.
Luigi Pirandello.

Dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Scrittura 09

Le Maschere
Le maschere sono un accessorio che tutti costantemente indossano grazie alle parole, alle menzogne che ci
riguardano. Indossare una maschera ci fa sentire più sicuri, nasconde le nostre insicurezze che non vogliamo
mostrare agli occhi degli altri e ci rende accettabili alla società. È molto più comodo evitare il giudizio,
spesso non richiesto, delle persone, che esporre parti troppo vulnerabili di noi stessi. Ci adattiamo alle
esigenze degli altri assumendo personalità ed atteggiamenti che non ci appartengono, annullandoci e
dimenticando la nostra reale identità. Indossando una maschera possiamo rimanerne prigionieri,
condanniamo noi stessi a vivere in modo ripetitivo e automatico. Proprio per questo motivo bisogna essere
sinceri e abbracciare il vero Se, imparando ad amare ed accettare anche i nostri difetti, perché, se vogliamo
essere amati, dobbiamo prima essere innamorati di noi stessi.

Dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Notte del Liceo Classico: X edizione

Il 19 aprile si è tenuta la decima edizione della serata dedicata alla cultura classica, la cosiddetta Notte del Classico, che è stata l’esempio perfetto di quanto la passione verso queste discipline sia ancora viva e riesca ad affascinare i giovani al giorno d’oggi.

La serata è stata aperta dall’intervento della preside, la quale ha espresso il suo sincero compiacimento: “Recitare, mettersi in gioco è un impegno che però può risultare piacevole e dona serenità, perché si vede che questi ragazzi che stanno recitando si stanno divertendo. Un ringraziamento va fatto anche agli insegnanti che li guidano e li aiutano.” In seguito è stato proiettato un breve video di presentazione realizzato dal Ministero, con annessi i riconoscimenti per i vincitori della migliore graphic novel del concorso indetto appositamente

Dopo una introduzione accompagnata musicalmente, la prima attività che si è tenuta in atrio a disposizione di tutti gli spettatori è stata la commedia Bacchides di Plauto, a cura del professor Vanzan e dei suoi studenti che hanno abilmente recitato e regalato al pubblico una performance indimenticabile. “La serata è stata meravigliosa. Faccio la Notte del Classico da anni, ma quest’anno mi sono divertito- anzi, si sono divertiti moltissimo. É stata una grande fatica, ci siamo dovuti trovare per provare un sacco di volte ma ne è valsa la pena, non solo perché ha dato modo di creare un gruppo e rafforzare il legame. Abbiamo anche raggiunto la finalità che ci eravamo prefissati, cioè quella di far conoscere Plauto” ha commentato il professor Vanzan, insieme a due dei suoi alunni, Pietro Guglielmi e Tommaso Amato di 5AS, i quali hanno interpretato le Bacchidi “Ci ha fatto partecipare principalmente il nostro affetto nei confronti del professor Vanzan, che ormai abbiamo dalla seconda. Lui ci teneva molto a fare questo spettacolo e nel momento in cui ha proposto le due Bacchidi, abbiamo subito pensato a noi due per via dei capelli lunghi. Però poi ci siamo ritrovati nella parte ed è uscito anche molto bene. Lavorare con lui è stato normale, non abbiamo notato differenze o difficoltà.

Dalla fine della prima rappresentazione della commedia sono state aperte anche le altre attività, divise tra mondo greco, latino ed alcune presentazioni coerenti al tema.

Continuando con il mondo latino, la professoressa Zamboni e i suoi alunni hanno messo in scena alcune parti dell’Eneide di Virgilio, così come riferito “Il laboratorio è stato basato sulla volontà di rappresentare la prima parte del poema epico dell’Eneide. Stavo affrontando l’argomento in una classe dello scientifico e quindi un piccolo gruppetto di ragazzi si sono messi in gioco nel rappresentare il tragico amore tra Enea, il protagonista, e la sfortunata Didone, insieme a vari lettori che hanno aiutato il pubblico a comprendere al meglio le vicende.” “Sono partito molto carico, sono stato il primo ad offrirmi quando la professoressa ha annunciato questa cosa. Quando ho visto il testo, un po’ lungo e complicato, ho cercato di tirarmi indietro e di cercare un sostituto. Alla fine ho imparato bene la parte e mi sono impegnato per riuscire a farcela. Mi sono divertito e se ci sarà l’occasione parteciperò di nuovo volentieri” ha detto Andrea Fadigati (2BS), interprete di Enea, insieme ad Elena Trentin (2BS), Didone “Non è stato assolutamente pesante, anzi, è stata una bellissima esperienza.

A seguire l’attività Monstrum Horrendum, Informe, a cura dei professori Brajato, Di Giacomo, Morosin e Uncini, sostenuti da vari loro allievi.

L’idea che ci è venuta è questa: di fronte al mito di Perseo e Medusa, della Sfinge e di Edipo e di fronte a quello del Minotauro e di Teseo, cosa vede un ragazzo adolescente di oggi? Il mito diventa lo specchio secondo cui riesco a vedere le mie paure, le mie insicurezze. La domanda che ci siamo posti è stata, dove si trova il mostro? Come nello scudo del mito di Perseo, il mostro lo vedo riflesso, come un’immagine. Per cui il mito diventa il tentativo di dare una forma ad un qualcosa che non ne ha una” racconta il professor Brajato in merito all’attività. Riguardo l’organizzazione, la professoressa Uncini ha espresso “Si è sentita una necessità di organizzare qualcosa per il biennio, che solitamente rimane fuori dalle attività perché ci si concentra su commedia e tragedia per il triennio. Abbiamo individuato inizialmente il tema del mostro, ma ci sembrava troppo cupo per dei ragazzi giovani, per cui abbiamo scelto il superamento del mostruoso. L’elemento fondamentale è stato il filo conduttore, che ha unito i tre diversi gruppetti e è riuscito a dare un ottimo risultato”, mentre sulla parte relazionale la professoressa Morosin ha detto “É stato bello per i forti legami che si sono creati. I ragazzi stavano esprimendo pienamente se stessi.” Chiedendo più specificatamente a questi ultimi, hanno avuto il piacere di raccontare “Sicuramente un’esperienza che rifaremo nei prossimi anni. Da tanto a livello umano, perché dà modo di conoscerci meglio fuori dalla scuola e passare molto tempo insieme. Poi c’è stata l’emozione d’esibirsi davanti al pubblico. Dà grande soddisfazione, soprattutto nella speranza di lasciare qualcosa di concreto agli spettatori. Caldamente consigliato!

Passando al mondo greco, le due attività teatrali sono state l’Antigone di Sofocle, a cura della professoressa Capuzzo, e la Pace di Aristofane, a cura delle professoresse Businarolo e Mantoan. Per quanto riguarda l’Antigone, una tragedia che tratta del contrasto tra leggi divine e leggi stabilite dall’uomo, incentrata sulla capacità donne di combattere le loro lotte, uno studente che ha partecipato attivamente alla rappresentazione, Giacomo Petertini (3AC), ha riportato “La serata si è conclusa in maniera ottimale, anche se con qualche piccola défaillance, ma fanno parte della storia in ogni modo. L’improvvisazione ha aiutato molto, e poi abbiamo avuto dei compagni fantastici ed una professoressa meravigliosa, che ci ha portato tanto in alto.” La Pace è stata commentata invece dalla professoressa Businarolo, che ha spiegato il motivo della scelta “L’anno scorso con i ragazzi siamo stati in gita in Sicilia ed hanno assistito alla rappresentazione di una commedia al Teatro Classico di Siracusa, esperienza che è piaciuta molto. Abbiamo così comprato il libretto con l’idea di mettere in scena la Pace quest’anno, riadattando un po’il testo. La partecipazione è stata sorprendente, assolutamente positiva. Speriamo di aver lasciato al pubblico l’idea che la cultura classica non è solo qualcosa di serioso, ma che può essere anche divertente se si vuole.

Ulteriore aggiunta alle rappresentazioni è stato il laboratorio di scienze Sperimentare con gli Antichi, a cura dei professori D’Alessandro, Piva e Sinigaglia. “Abbiamo iniziato con una introduzione sul mito legato alla scienza nell’antichità e poi abbiamo realizzato l’esperimento del saggio alla fiamma, della lana d’acciaio che prende fuoco, le dimostrazioni di come nascono i fulmini e il calcolo della distanza al pubblico” racconta un’alunna che ha preso parte all’attività. Aggiunge poi il prof D’Alessandro: “Si tratta di un confronto tra il modo in cui gli antichi si approcciavano alla natura e il modo in cui cerchiamo di comprenderla noi. Lo scopo è quello di capire le differenze, imparare da esse, ma anche trovare dei punti di contatto concreti.”

Tra le altre attività, La luce dalla e alla finestra nell’arte e nella filosofia, a cura della professoressa Celeghin e del prof Centanini, il quale ha spiegato: “Il nostro laboratorio essenzialmente tratta del rapporto che possiamo mettere in luce tra la pittura e la filosofia. Abbiamo dunque scelto il tema della luce da esplorare nella pittura del ‘600 e nella filosofia, scegliendo tre autori fondamentali del periodo, cioè Caravaggio, Artemisia Gentileschi e Vermeer, che sono stati poi interpretati da tre ragazzi. Abbiamo affiancato loro tre studenti che in qualche modo riuscissero ad incarnare la filosofia stessa e che ricollegassero ai dipinti il pensiero di Blaise Pascal, Immanuel Kant e Baruch Spinoza. Il lavoro è stato estremamente stimolante, soprattutto dare agli studenti gli stimoli e gli strumenti adatti per lavorare e vedere la loro risposta positiva.”, ma anche Nulla è come Appare delle professoresse Sturaro e Albertin. “Tutto è giocato sulla realtà e sull’apparenza. Quello che appare spesso non è la realtà. Il laboratorio prende spunto da testi letterari classici e arriva fino a testi dei nostri giorni, mentre altri sono stati inventati dai ragazzi. Ciò che vogliamo esprimere è che non bisogna fermarsi all’apparenza, bisogna andare oltre” racconta la professoressa Sturaro, trovando conferma anche nelle opinioni degli studenti che hanno partecipato, i quali affermano di essersi divertiti e di aver trovato l’esperienza utile. Infine l’attività d’esposizione a cura della professoressa Di Giacomo e dei suoi alunni che, come riportato dalla professoressa stessa “Si è trattato di un laboratorio di scrittura creativa. Partendo dal tema della fantasia, dal libro della Storia Infinita, abbiamo ragionato sul voler dar vita a quei personaggi che nel libro rimanevano sospesi. Abbiamo lavorato per dare loro una vita e per creare un libro che rappresentasse i ragazzi”. In particolare Noemi Soranzo e Raciti Alessandra (1AC) hanno esposto “L’argomento principale è la fantasia, che solitamente non viene trattato. Ne sono uscite tante riflessioni ed è stato bello avere un confronto tra giovani e adulti, dato che ci sono stati diversi punti di vista sull’infanzia ed altre tematiche.

Il resoconto finale della serata è intuibile dalle parole della professoressa Capuzzo, la quale spiega: “C’è stato un grandissimo afflusso di persone, ed una grande inventiva da parte dei ragazzi. Noi abbiamo coordinato i laboratori ma tante idee sono nate proprio da loro. Io spero veramente che le persone tornino a casa portando con sé qualcosa in più riguardo la piacevolezza dei classici, che non sono studio e la fatica nelle versioni, ma anche ridere, come abbiamo fatto nella commedia, sognare e affrontare temi importanti come il Monstrum.”

Valentina Grigio 3BL

Per le foto si ringraziano: Irene Morato (5AS) e Diletta Sbicego (4BSA)

Interview at Agostino, the English assistant in our school

In the last months in our school there was an English assistant: Agostino. After the idea of Ms Rappo we decided to interview him.

Pietro Grosselle: Hello Agostino, make a short presentation of yourself.

Agostino Pizzolato: Hello Pietro. My name is Agostino, I’m from Vancouver, in Canada. I’m an university student there: I study History as main subject, but I also study Italian. I’m probably going to do other two years or more.

P: What will you bring back home from this experience?

A: Probably I’ll bring home a sense that I’m doing what I’d like to do. This has been a chance to try out on teaching, try out being in a classroom and I’ve enjoyed it quite a lot. It’s also been a chance for me to see more history. In Canada we don’t have the kind of history that you have here.

P: What are you hoping to leave us?

A: What I hope to leave behind is basically a friendly face. The most wonderful thing for me of being here has been getting to know people in Este and at school and getting to know my host family. So what I hope to leave behind is the relationships that I was been able to form, the friendships that I made here.

P: Did you feel welcomed in Italy?

A: At first no, it took me a little while to get used to be in a classroom, also because it was my first time teaching, but after a couple of lessons I did feel at home, and also enjoy being in class, teaching and working with the students.

P: How were the relationship with all the people in your period here in Italy?

A: I think the relationships have been very good. The students have been very friendly and it seems like everybody knows who I am. Everybody in the time have been very friendly, generous and welcoming.

P: Are there important differences between the Italian and the Canadian school systems?

A: The most obvious is that in Canada we don’t specialize at this age and level school, we begin to specialize into certain programme when we get university usually. But also in Canadian’s high schools we change classrooms all the time, we don’t have a set class and a set group of students that we belong to in the same way as you do here.

P: : Was it more difficult learning Italian or teaching at people that you don’t know?

A: It depends, some classes were a lot of fun but some of them were more difficult, sometimes the students weren’t really talkative. But I think that learning Italian has been much harder.

P: Would you like to come back in Italy other times? And if yes, what do you want to do in this future experience that you haven’t had the chance to accomplish until now?

A: I do hope to come back to Italy after I finish my university degree and what I hope to do is possibly to study in university here, to do some more advances to studies in History but I would also love to come here to learn Italian better.

P: How do you think yourself in five years?

A: In five years I would like to be working towards becoming a professor.

P: You participated in some events like festival of languages. What do you think about this kind of event here in our school?

A: I think it was wonderful, I was very impressed by the students. Especially by how much you guys know about the languages that you are studying, about the books that you’re studying. It was fun.

P: What do you miss the most of Canada?

A: I definitely miss the mountains and the forests, I spent so much time talking to different classes about how we like to hike in Canada and camp in Canada.

P: And you finished in a foggy land.

A: Yes, exactly. I can’t wait to go home and climb a mountain.

P: The most important question now. What is your favourite Italian food?

A: I said this to a couple of classes. My favourite Italian food is “Cotechino and Polenta”.

P: Ok, really good. Do you want to say us something else?

A: Yeah, I would like to thank everybody at the school honestly from my heart, for welcoming me into your classrooms, into the school itself. It has been a wonderful experience. And it has been a pleasure to get to know everybody, to see you in the hall, to see you walking around the streets in Este, it has been a pleasure for me to be a part of this experience.

P: Thank you really so much for this interview and for all you did in this school and for this school in this period here.

A big “Thank you” is for Agostino that decided to do this interview, but also a lot of thanks to Ms Rappo for the idea and an enormous “thank you” for Ms Govorcin that prepared the questions.

Here the photo of the official greeting:

Pietro Grosselle 4BSA

Scrittura 06

A long time ago, masks were only worn at carnival,
A symbol of the spirit of celebration and joy,
But now, masks are worn in everyday life,
For reasons that are not always so light.


Some wear masks to hide their true selves,
To protect themselves from the judgment and shame of the world,
But these masks can become a prison, such a heavy burden,
A burden on the shoulders that some barely carry.


Others wear masks, then trying to show their true selves,
Trying to express their individuality and unique traits,
But wearing a mask can also mean being misunderstood,
Because some people will never really see who you are.

Scrittura 01

Vivo dietro una maschera. Ho paura del mondo, ho paura di me stessa. La mia maschera mi
protegge dagli altri, e protegge gli altri da me. È come una barriera che mi isola dal mondo, e
isola esso da me. Tengo tutto dentro, nel piccolo mondo che mi sono creata. Nessuno
conosce la vera me, nemmeno io la conosco. Solo la mia maschera sa chi sia veramente.
La mia maschera recita il ruolo della ragazza gentile, premurosa ed educata, ma da dietro
contengo la rabbia per tutte le ingiustizie, l’abbandono e le prese in giro. La tengo isolata
perché il mondo non è pronto ad accogliere il mostro che ha creato. Non è pronto ad
accettare il demone che si cela dietro ad un angelo.

Tale e quale la stirpe delle foglie è la stirpe degli uomini

Martedì 9 aprile si è tenuto il secondo incontro culturale, organizzato da noi redattori di RompiPagina, al Gabinetto di Lettura di Este.

È stato un incontro particolarmente partecipato, infatti è iniziato con una raccolta di opinioni e aspettative del pubblico.

La prof.ssa Dal Prà, il prof. Andretta e il prof. Centanini hanno presentato al pubblico il tema della morte; un argomento che da sempre incuriosisce e fa riflettere noi esseri umani sin dall’antichità.

La professoressa Dal Prà ha presentato varie opere dedicate alla morte, dai monumenti funebri come Dolmen e Piramidi, alle opere di Andy Warhol. Evidenziando in particolare come la morte sia “un fatto doloroso della vita, ma specialmente per chi resta”.

Ha proseguito il professor Andretta, partendo proprio dalle riflessioni espresse nella prima parte dell’incontro dal pubblico ha evidenziato come la morte non sia l’ultima parola, ma anzi il legame che non svanisce con le persone care e ci aiuta ad andare oltre, perché “quello che rimarrà della nostra esistenza sarà l’amore che saremo riusciti a costruire”.

Infine il professor Centanini ha offerto una visione filosofica dell’argomento, citando in primis Platone, ma poi anche Omero e il più recente Nietzsche, evidenziando in modo particolare che l’uomo è come una foglia al vento: effimera e passeggera, con un futuro incerto. Ha  dato poi vari spunti di riflessione, ad esempio che “se io penso alla mia condizione di mortalità, allora posso ripensare alla mia vita e operare in essa per costruirci un significato”; o in un’ottica platonica che “stare sul confine permette di assumere una prospettiva dell’universale, di uscire da me stesso per riguardare a me da un punto di vista più generale, così mi guardo pensando alla morte nel mio essere vivo”.

L’incontro si è concluso poi con le domande del pubblico, momento in cui si è acceso un dibattito molto forte e intenso sulla tematica trattata e in particolare sul dare un significato alla vita in funzione del fatto che finirà.

Ringraziamo caldamente il Gabinetto di Lettura di Este per averci permesso di organizzare questi incontri culturali.

Infine, invitiamo caldamente voi lettori a partecipare al prossimo e ultimo incontro che riteniamo essere molto educativo e formativo, indirizzato a persone di tutte le età e non solo a noi studenti.

Vi lasciamo di seguito il video registrato durante la serata e la presentazione in formato pdf dei relatori dell’incontro

Registrazione della serata: https://drive.google.com/file/d/1THdgTCKPrcnYekDEPJN3bgtfA8KzfBAH/view?usp=sharing

Presentazione Arte: https://drive.google.com/file/d/1tevo6W3C-kfmZqXDtboUA5bv927y751q/view?usp=sharing

Scrittura 08

Le maschere ci fanno sembrare diversi
Da quello che siamo in realtà
Ci fanno nascondere i nostri sentimenti
E la nostra personalità

Le maschere ci fanno vivere in menzogna
Ci fanno seguire una falsa morale
Ci fanno rinunciare alla nostra dignità
E alla nostra libertà individuale

Ma noi possiamo liberarci dalla maschera
E mostrare il nostro vero volto
Possiamo vivere secondo la nostra coscienza
E seguire il nostro cuore e il nostro sogno

Dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi
E di mostrare al mondo la nostra bellezza
Dobbiamo avere il coraggio di essere diversi
E di mostrare al mondo la nostra ricchezza

Grazie.

dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Scrittura 05

Semplicemente a volte indossiamo delle maschere, le indossiamo perché abbiamo paura di ciò che ci circonda e di quello che potrebbe accadere se le togliamo.
Immaginiamoci sopra ad un palco, come degli attori di successo di uno spettacolo, la vita, noi ne siamo protagonisti e decidiamo quale delle nostre svariate maschere indossare, c’è ne sono migliaia, una per ogni occasione, a volte però un attore ha bisogno di mostrare il suo vero lato per avere successo e di non nascondersi celandosi dietro un insulso costume , che lo rende totalmente diverso da quello che lui è ; perciò togliamoci questa maschera e mostriamoci al mondo per quello che siamo, strani, belli, brutti, simpatici, antipatici, perspicaci, intelligenti e soprattutto coraggiosi.

dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Year abroad – A video interview with 3 students

12 gennaio 2024. Un venerdì normalissimo in bar al Ferrari. Alle 13 si trova per la prima volta un gruppo di lavoro su un progetto di RompiPagina. Questo gruppo composto da Edoardo Cogo (5AC), Francesca Vitacca (5AL), Giulia Bellucco (5BL) inizia a confrontarsi sull’idea di realizzare un’intervista sull’esperienza dell’anno all’estero, con l’aiuto di Pietro Grosselle (4BSA) sulla base delle idee della professoressa Govorcin. 

Da questa riunione di 3 mesi fa è iniziato un lavoro che ha coinvolto in primis Edoardo, Francesca e Giulia, ma anche Matilde Martinelli (5AC) che ha svolto l’intervista effettiva, la professoressa Govorcin che ha preparato le domande ed è stata la prima persona ad aver pensato a questa iniziativa e, più di tutti, il professor Ruzzenenti che ha realizzato l’intervista ed ha poi montato il video che trovate in fondo a quest’articolo e che ringraziamo dal profondo del nostro cuore. Questo lavoro si conclude oggi, dopo 3 mesi di lavoro, 3 mesi in cui solo in pochissimi sapevano di questo progetto, 3 mesi intensi. E ora lo lasciamo a voi, sperando possa aiutarvi qualora steste considerando la possibilità di passare un periodo di tempo all’estero, e sperando possa arricchirvi come persone, buona visione!

Di seguito la risposta alla domanda fatta da poco agli studenti coinvolti: “Descrivete in 3 parole quest’esperienza”

Edoardo: “Stimolante, avventurosa, arricchente”

Francesca: “Divertente, illuminante, completa”

Giulia: “Collaborazione, trasmettere l’esperienza, ricordi indimenticabili”

Matilde: “Divertente, challenging, stimolante”

I direttori di RompiPagina 

Grosselle Pietro (4BSA), Marchetto Sara (4CA) e Martinelli Matilde (5AC)

Qui sotto potete trovare l’intervista

https://drive.google.com/file/d/1FQU-NO9iTCxNmqaCNc0JyEUcsCRKGQiF/view?usp=sharing

Festival delle Lingue: I edizione

Dare un’unica definizione del nuovo “Festival delle Lingue”, formidabilmente organizzato dai docenti del Ferrari e dagli studenti delle classi seconde, terze, quarte e quinte che hanno partecipato e hanno contribuito con impegno alla sua realizzazione, risulta quasi impossibile. In una serata, quella dello scorso 22 Marzo, i partecipanti hanno avuto la possibilità di sperimentare e divertirsi attraverso una grande quantità di laboratori interattivi, i quali, attraverso la loro varietà, sono riusciti a lasciare qualche nozione di lessico, di cultura e che hanno rappresentato accuratamente l’amore verso le lingue da parte degli organizzatori, provenienti da non solo dall’indirizzo linguistico.

L’inizio delle attività vere e proprie è stato introdotto dalla band scolastica, la quale, con un vario repertorio di canzoni nelle diverse lingue proposte, ha indubbiamente permesso d’intrattenere il pubblico in maniera serena. In seguito si è tenuto l’intervento della nostra Dirigente, che ha colto l’occasione per ricordare a tutti il valore che possiede la conoscenza linguistica e la sua importanza nella creazione di una connessione con altri popoli e con le altre culture che, per quanto possono apparire ineguali dalla nostra, possiedono intrinsecamente una particolarità e una bellezza peculiare.

Gli ospiti hanno avuto ulteriormente modo di scegliere i laboratori linguistici ai quali partecipare grazie ad una iniziale rassegna stampa, che ha illustrato loro i relativi progetti dedicati alla parte pratica o agli scambi culturali.

Passando in rassegna i vari laboratori, partiamo da quelli in lingua inglese.

The Offensive Translator“, a cura dei professori Galante e Gusella e vari studenti del liceo artistico, tra i quali Frederick Toschetti (2CA), è riuscito a combinare divertimento e competenza.

Abbiamo avuto molta affluenza e siamo molto contenti di questo. Mescolando il comico (video in inglese) e serio (traduzione) abbiamo riscontrato molti pareri positivi.

English For Fashion“, a cura della professoressa Ghidoni e della classe 5^CA, tra cui l’alunna Aurora Lacerti, rivolto a tutti coloro con un forte interesse, o una semplice curiosità, verso il mondo della moda.

 “Abbiamo rappresentato gli stilisti più famosi come Chanel, Dior, Prada ma anche artisti più ricercati. Siamo molto contenti del risultato perché tra le prove Invalsi e gita in mezzo ci siamo impegnati tanto.

Victorian’s Secrets“, a cura delle studentesse Giada Gambalonga (5AL), Emma Marchioro (5AL), Erica Spigolon (5BL) e Greta Polonio (5BL), una versione moderna e comica di una possibile conversazione tra figure femminili indimenticabili della letteratura inglese.

La nostra attività consisteva in un talk show ambientato nell’età vittoriana dove le protagoniste erano Jane Eyre dell’opera Jane Eyre, Elizabeth Bennet di Pride and Prejudice e Catherine di Wuthering Heights. Siamo state assolutamente contente dell’affluenza.

The Tudor Family“, a cura della professoressa Scardin e di vari studenti di 4AL tra cui Anna Pavan e Riccardo Belluco, incentrata sulla memorabile dinastia regnante dei Tudor.

Grandissima affluenza e molta creatività nei corridoi, comparabile alla Notte del Liceo Classico.”

CreHAIKUS under the moonlight: poeti per una notte” a cura della professoressa Ditadi e di alcuni alunni di 4BSA, laboratorio in cui i partecipanti “sono stati invitati a creare un Haiku dal primo all’ultimo verso, come dei veri e propri Poeti! Partendo da immagini-stimolo o parole-stimolo proiettate all’interno della classe-laboratorio come ci spiega la professoressa stessa.

Fake or real?” coordinato dalla professoressa Mantoan insieme ad alcune alunne di 4AC che ci dicono: “Era un laboratorio incentrato sul riconoscere le fake news, dove i partecipanti analizzavano un articolo e sulla base di alcuni punti cercavano di capire se fosse vero o meno con, a seguire, dei quiz a premi per fare pratica”.

Passando alla lingua francese, la professoressa Fiocco ha affermato: “Le attività sono state totalmente proposte dai ragazzi, sia il quiz sui modi di dire in francese sia la pièce sull’assurdo di Ionesco, preparate tutte nel tempo record di 2 settimane. Ho avuto una grandissima soddisfazione riguardo le loro capacità di applicare la lingua straniera fuori dalla classe.”. I laboratori in questa lingua erano un quiz sui modi di dire in francese tenuto da alcune ragazze di 3AL e una piéce dell’assurdo di Ionesco che i ragazzi di 4AL avevano visto due settimane prima in gita a Parigi e da lì hanno deciso di metterlo in scena in questa serata.

Per quanto riguarda invece lo spagnolo, le classi sono state completamente riempite di spettatori. “Dalle cantigas alle canzoni: un mondo di tradizioni”, con la partecipazione di Sophie Benso (4BL) e Martina Corso (4BL) e numerosi altri ragazzi, ha superato le loro aspettative come da loro riportato: “Essendo un laboratorio letterario non ci aspettavamo così tanta affluenza, siamo rimaste piacevolmente sorprese.” Tra i partecipanti anche Hiba Chaouki (4BL) che ci dice: “è stato interessante portare una lingua diversa da quelle che studiamo poiché ho portato una canzone metà in arabo e metà in spagnolo”.

Tratta di letteratura anche “Federico Garcia Lorca: musica, teatro e poesia”, a cura della professoressa Faccon e dei suoi alunni, i quali insieme sono stati in grado di rappresentare perfettamente l’emozione contenuta dalle poesie. La professoressa ha commentato dicendo: “Con le rappresentazioni teatrali dell’Aurora di New York e La Casa di Bernarda Alba stiamo facendo successo: è la quarta volta che facciamo lo stesso spettacolo. Va studiata la prossima edizione ma ci abbiamo azzeccato, no?”. L’alunna Rowena Polato (5BL), che ha partecipato attivamente, ha aggiunto: “Pieno di gente, non si riusciva quasi a respirare dalla quantità di persone presenti. Ottimo esempio per chi volesse in futuro scegliere il linguistico.

Infine trattiamo delle attività in tedesco, che al pari delle altre lingue hanno riscosso pareri affermativi. Al riguardo, le professoresse Barison e Salvo hanno parlato positivamente delle performance, della partecipazione dimostrata e anche di come gli alunni stessi abbiano avuto l’occasione di divertirsi. Tra i vari, citiamo “Deutsch mit Spaß”, un interessante laboratorio lessicale organizzato dalla professoressa Mazagg e da alcuni alunni di 3AL, insegnavano le basi del tedesco ai partecipanti. Tra gli alunni c’è Alex Sinchevici che la definisce “davvero una bella esperienza, da rifare in futuro”.

Il laboratorio letterario e teatrale “Die Leiden des jungen Werthers: il giovane Werther tra dolori e passioni” sembra essere stato tra i più acclamati, grazie alla capacità degli attori di trascinare i partecipanti all’interno del memorabile romanzo di Goethe. Giulia Pastò (4BL) e Gianmarco D’Onghia (4BL) rivelano: “Abbiamo recitato una volta in più perché il pubblico lo ha richiesto. Ci siamo divertiti moltissimo.

Altro laboratorio in tedesco è stato “Das Brettspiel über Deutschland: un viaggio alla scoperta della cultura tedesca” di alcune studentesse del linguistico tra cui Valentina Grigio (3BL) che ci dice “è stato divertente osservare i primi approcci al tedesco di persone totalmente alle prime armi”

In molti hanno partecipato anche agli interventi riguardo le esperienze internazionali che la scuola propone, per i quali la professoressa Rappo ha espresso una sentita soddisfazione: “La serata sta andando oltre le nostre aspettative, sono veramente felice, sta ripagando tutti i nostri sforzi. Gli studenti si stanno impegnando molto e i progetti internazionali stanno riscuotendo successo. Sono molto soddisfatta anche degli ex studenti che sono venuti per aiutarci.” Gli ex alunni Riccardo Alfonso e Sofia Zhou, che hanno presentato le loro esperienze Erasmus, hanno dichiarato: “Non ci aspettavamo tutta questa partecipazione, i genitori sono emozionati all’idea di mandare i figli all’estero e tornare qua è stato quasi nostalgico.”. Ma sempre a parlare delle loro esperienze c’erano anche Camilla Erbusti (5AA) e Elena Grillo (5BL) che ci dicono: “Ci sono un po’ di persone interessate, soprattutto genitori che chiedono per i figli ed è una cosa molto positiva”.

La serata ha ricevuto riscontri particolarmente positivi da molte persone e di seguito ne riportiamo alcuni, come Marco del Piccolo, DSGA (Direttore dei Servizi Generali Amministrativi) del nostro Istituto che afferma: “Non ho mai visto una cosa del genere, vedere la scuola riempirsi durante questi eventi mette gioia.” o le giovani Livia, Maddalena e Alessia (di rispettivamente 7, 7 e 4 anni) a cui è piaciuta la serata, in particolare “il laboratorio di tedesco e gli indovinelli in francese dove abbiamo vinto le caramelle”, o ancora il parere di Agostino, madrelingua inglese che attualmente è assistente di lingua nella nostra scuola, che ci ha detto: “I think this has been a wonderful evening, all the students were involved into their projects. I’ve been very impressed at the level of English that I saw in the workshops.”.

Anche la Dirigente Scolastica Milena Cosimo si è espressa positivamente riguardo la serata affermando: “c’è tanta partecipazione. Soprattutto gli attori sono bravissimi e tutti i laboratori sono molto interessanti”.

Si può considerare quindi la prima edizione del Festival delle Lingue un successo, la realizzazione concreta dell’impegno di docenti e studenti, ma anche la dimostrazione delle competenze acquisite dagli alunni durante il loro percorso scolastico, come afferma la professoressa Businarolo, docente di lettere che ha partecipato ai laboratori e che ha rivelato la sua ironica preoccupazione: “Sono preoccupata perché ci stanno facendo una grande concorrenza per la Notte del Liceo Classico. Sono bravissimi questi ragazzi del linguistico. Fanno dei laboratori interessantissimi. Quasi quasi verrebbe voglia di imparare le lingue anche a me.

La professoressa Fiocco ha espresso il significato di questa serata, oltre al presentare i vari progetti che la scuola propone: “Sono questi momenti in cui troviamo forse il senso di ciò che facciamo perché in aula si vede qualcosa, ma non si vede tutto quello che i ragazzi sanno fare e come sanno abitare la lingua straniera”.

La professoressa Scardin, insegnante d’inglese, ci ha raccontato come sia nata l’idea di questa serata ed ha esternato il desiderio di riproporre il Festival anche negli anni a venire: “Questa serata è nata dalla voglia di far conoscere ai ragazzi e alle famiglie le varie opportunità dei progetti internazionali che la scuola propone. Partendo da questo obiettivo, ovvero di mostrare le emozioni e i risultati che i ragazzi portano a casa da queste esperienze, siamo arrivati al festival di oggi. Questa non è una serata dedicata solo al linguistico, ma a tutto l’istituto perché questi progetti sono trasversali a tutte le classi di tutti gli indirizzi. Ci siamo messi un po’ in gioco insieme a tanti colleghi e studenti. Ci ha colpito perché non ci aspettavamo così tanta affluenza. Siamo rimasti veramente soddisfatti e spero che sia piaciuta a tutti e ci auguriamo l’anno prossimo di poter fare una seconda edizione.

Francesca Picelli 1AL

Valentina Grigio 3BL

Pietro Grosselle 4BSA

Con le foto di Diletta Sbicego (4BSA) e Irene Morato (5AS)

Scrittura 02

Penso che anche se apparenza e realtà siano 2 cose completamente
diverse, abbiano in fondo un legame comune: entrambe possono essere
interpretate.
L’ apparenza viene creata dal nostro subconscio, dal nostro modo di
pensare e anche se pensata per un certo scopo può ottenere risultati
totalmente contrastanti tra loro.
La realtà, anche se definita oggettiva, può essere letta in mille modi diversi.
Come possiamo sapere con quale criterio viene definita oggettiva?
Le maschere che ognuno di noi costruisce, perché sì, anche le persone più
sincere possiedono varie maschere, sono apparenti, quasi definibili da
copione.
Non vengono costruite per una questione di falsità, ma più per un fatto di
sopravvivenza pacifica.
Tanto più una persona riceve degli obbiettivi da raggiungere, delle
aspettative, tante più maschere crea per non deludere gli altri.
Tanti più ambienti frequentiamo, tanti più amici abbiamo, tante più
maschere saranno.
Ognuno di noi crea apparenze diverse con persone diverse, ma come.
facciamo a riconoscerci per quelli che siamo veramente?
Penso che siamo un po’ un insieme di tutte le maschere, le apparenze che
creiamo.

Pirandello sosteneva questa sua idee delle persone che indossano
maschere adattabili a ogni situazione, e io concordo con lui.
Quindi, direi che ognuno possiede un po’ la sua realtà, dove può
trascorrere le giornate in pace e in serenità.

dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Scrittura 14

Io credo che oggi la società impone di pensare che sia più importante far credere di star
bene nei panni di altri, per questo fingersi a proprio agio in atteggiamenti di moda, a tal
punto da perdere chi si è realmente.
Non capivo se ero me stessa, finché non mi hanno iniziano a denigrare per come mi vestivo,
per il mio punto di vista o perché non ero come loro… ma il mio tentativo di comportarmi
“come loro” mi faceva male, mi annullava e quindi non mi stava bene addosso non lo sentivo
mio perché non mi era naturale.
Mi avevano chiesto perché non ero come le altre, direi che è perché non so fingere di essere
omologata come “le altre”.
Un giorno guardando un film ho sentito una risposta a cosa dicono del tuo stile in giro: ‘Un
po’ di offese e insulti, certo. Ma amo dire che “normale” è l’insulto peggiore che esista…’.
Decidi di essere normalmente te stesso sempre e fregatene qualsiasi cosa accada non
cambiare mai, perderesti “solamente” te stesso… che pensandoci “solamente” non è.

dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

Che cos’è un uomo nell’infinito?

Mercoledì 20 marzo si è tenuto il primo incontro culturale, organizzato da noi redattori di Rompipagina, al Gabinetto di Lettura di Este.
È stato un incontro molto intimo, seppur formale, e a causa di questo i partecipanti hanno potuto dibattere con i tre professori che hanno dato la loro disponibilità per l’organizzazione di tale incontro.
La prof.ssa Businarolo, il prof. Cascio e la prof.ssa Falanga hanno presentato al pubblico il tema dell’infinito; un argomento che ha da sempre affascinato gli uomini, dall’antichità fino ai giorni nostri.
La prof. Businarolo è partita proprio dalle origini di un termine greco simile alla definizione che abbiamo noi di infinito, per approdare poi, attraversando la visione umana del concetto di infinito nel corso dei secoli, all’angoscia di Pascoli nei confronti di questo.
Il prof. Cascio ha citato invece il filosofo Pascal, che ha identificato come uno “spartiacque” nel rapporto tra uomo e infinito, ragionando sull’effetto che la grandezza di ciò ha avuto nell’umanità e su in che posizione si sia posto l’uomo rispetto ad esso. Affrontando il tema dell’infinito da un punto di vista personale ed esistenziale, ha parlato del concetto di scelta e probabilità in Kierkegaard. Ognuno di noi, infatti, ha un’infinita possibilità di scelte che ci porta spesso ad una “paralisi della scelta”; questa è determinata dal fatto che non potremmo mai avere la certezza che la scelta che compiamo sia quella giusta, ma soprattutto perché abbiamo il timore di abbandonare tutte le altre migliaia di possibilità.
Infine la prof.ssa Falanga, partendo dal notissimo simbolo dell’infinito in matematica, ha descritto come a partire dal Cinquecento l’uomo abbia cercato di riprodurre l’idea di infinito attraverso l’architettura, citando Palazzo Barozzi a Vignola, ad esempio. La prof.ssa ha poi mostrato moltissime opere pittoriche per raccontare questo infinito; in particolare, le opere di Friedrich dove l’uomo è posto in secondo piano, fungendo quasi da sfondo alla protagonista che è invece la Natura e le ninfee di Monet. L’ultimo suo intervento riguarda, sempre
attraverso l’architettura, l’infinito nella sfera temporale. Ha citato infatti un’ importante architettura orientale della religione induista: Santuario Ise, in Giappone. Tale edificio, secondo la tradizione, viene abbattuto e ricostruito da capo ogni 20 anni, cosa che dunque potrebbe proseguire per un tempo infinito.
Ringraziamo caldamente il Gabinetto di Lettura di Este per averci permesso di organizzare questi incontri culturali.
Infine, invitiamo caldamente voi lettori a partecipare ai prossimi incontri che riteniamo essere molto educativi e formativi, indirizzati a persone di tutte le età e non solo a noi studenti.

Vi lasciamo di seguito il video registrato durante la serata e le presentazioni in formato pdf dei relatori dell’incontro

Registrazione della serata: https://drive.google.com/file/d/1RvqKOIkipCO6p0GAxfL5OWPL37vVfpDL/view?usp=sharing

Presentazione Letteratura: https://drive.google.com/file/d/1i6Lu1F1acM_qmCWvtFlpa4Skav5IO0th/view?usp=sharing

Presentazione Filosofia: https://drive.google.com/file/d/1UXYu7LCiJF1vMlMdIpHXpTRgCkhVHrfr/view?usp=sharing

Presentazione Arte: https://drive.google.com/file/d/1Ay8v3YfF0vF9Y_6AQoPF2Sq_BuIuY34y/view?usp=sharing

I direttori di RompiPagina

La guerra di nessuno

Dormi sepolto in un campo di sterco
Livido il cadavere d’un uomo sincero
Colpevole d’umiltà e d’un alterco
con un nemico assai mortifero


Creatura mostruosa zittisce, serpeggia
dove l’omertà da tempo aleggia
Bestia orrida dalle mille mani
Vive se tutti ce ne stiamo buoni


Cane il maresciallo che volse la testa
Di fronte al mostro del suo Paese
Lui non poté nulla, subito s’arrese
Ora se ne va e più non si arresta


Sospetta di tutti, sospetta e fai bene
Il mostro è in ognuno, scorre nelle vene
Ninetta mia non aspettarmi stasera
Ché mi hanno privato d’una vita libera

– Martina Buttarello, 3BL

21 Marzo XXXX

Il 21 marzo è per tutti il primo giorno di primavera, ma per noi italiani è anche la “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia”. Vi domando: quanti di voi conoscono questa ricorrenza? Secondo un sondaggio de “La Repubblica” solo un quarto tra di voi conosce questa giornata. Per curiosità, se volete, provate a verificare questo dato. 

Il titolo di questa giornata è un titolo lungo che in sé racchiude i nomi e le storie di tutte le vittime di mafia. 1069, questa è la conta ufficiale dei morti. Non mi è possibile elencare tutti i loro nomi, ma voglio almeno darvi un’idea su chi erano queste persone. Erano: politici, magistrati, prefetti, poliziotti, imprenditori, medici, giornalisti, impiegati, sacerdoti, attivisti, tuttofare…uomini e donne…anziani e adolescenti…e bambini. Eroi che hanno perso la loro vita per aver combattuto la mafia o per aver detto un semplice “no”, e innocenti che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.   

Come per capire bene la matematica servono degli esempi, ora desidero raccontarvi una storia, ma non una di quelle che probabilmente conoscete già o di cui avete sentito parlare per caso e di cui, forse, vi stanchereste a riascoltare; bensì una tragedia con la quale spero di toccare i vostri cuori e farvi comprendere quale razza di mostro cancerogeno sia la mafia.                                                                                  

Quindi, torniamo indietro nel 1993. Ci troviamo in un periodo molto importante: l’anno precedente la mafia aveva ucciso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il 15 gennaio 1993 viene arrestato Totò Riina, il boss dei boss. Per l’Italia è una vittoria e la gente inizia a tirare un sospiro di sollievo, ma la mafia ha risorse, è forte, è potente e reagisce mostrando all’Italia e al mondo intero di cosa è veramente capace. È la notte tra mercoledì 26 e giovedì 27 maggio 1993 e ci troviamo a Firenze in via dei Georgofili, una strada che accosta il museo degli Uffizi, per capirci, e che tutt’oggi porta i segni di quella terribile notte. Lì i mafiosi hanno parcheggiato un furgoncino (un Fiat Fiorino). A Prato lo avevano imbottito con più di 250 chili tra tritolo, T4, pentrite e nitroglicerina. Una miscela esplosiva devastante. Sono le 01:04 e BOOM!!! all’improvviso Firenze si sveglia. All’inizio nessuno capisce quale tragedia sia avvenuta: il 25% delle opere custodite nella Galleria degli Uffizi viene danneggiata gravemente, abitazioni e palazzi interi completamente distrutti. Ci sono quarantotto feriti e cinque morti tra cui Dario Capolicchio, uno studente universitario di ventidue anni (bruciato vivo) e la famiglia Nencioni tra cui: Angela Fiume, Fabrizio Nencioni e le loro due figlie. La più piccola si chiamava Caterina. Sapete quanti anni aveva? Forse 17? No! Forse 13? No! Forse 10? No! Forse 7? No! Forse 3? No! Allora 1? No, 50 giorni, non aveva neanche due mesi di vita. Il suo corpicino fu ritrovato tra le macerie del palazzo in cui abitava. L’intervento dei vigili del fuoco e dei medici fu completamente vano. Le vite di queste vittime, di queste persone innocenti e comuni sono state totalmente stravolte e cancellate. Erano persone normalissime di circa la nostra età e dell’età che potrebbe avere un nostro fratello o sorella o cucino o cugina o noi stessi: la 1069esima vittima aveva diciotto anni, si chiamava Francesco Pio Maimone ed è stato ucciso da un proiettile vagante il 20 marzo 2023 mentre si trovava casualmente sul lungomare di Napoli.                                                                                                               

Spesso cadiamo in due principali errori:

Il primo è quello di catalogare la mafia come una questione del Sud. Magari fosse così! La mafia esiste e logora il nostro paese da oltre un secolo e mezzo. In centocinquant’anni non siamo riusciti ad ucciderla e, come dice il detto “ciò che non uccide, fortifica”, la mafia ha messo radici molto in profondità in tutto il nostro territorio ma soprattutto all’estero: sia in Europa che in America. Ci sono decine, centinaia di crimini che sono stati commessi e che sono commessi tutt’oggi dalla mafia. Se vi può interessare un esempio clamoroso è la strage di Duisburg, in Germania. È talmente tanto radicata e presente nelle nostre vite che ci abbiamo fatto l’abitudine ormai. In Veneto sono presenti le mafie? Certo che sì. L’Università di Padova ha stimato che 30mila aziende venete siano nell’area di interesse della mafia. Come agiscono? Praticano uno dei mestieri più antichi: l’usura. Prestano soldi ad aziende in difficoltà con tassi d’interesse elevatissimi (fino al 600%). Quando l’imprenditore non è in grado ripagare il prestito, è obbligato a cedere la sua azienda che finisce inesorabilmente nelle mani mafiose. E nel nostro territorio? Nella bassa Padovana? Ovvio. Avevate dubbi? L’anno scorso la guardia di finanza ha sequestrato beni appartenenti a William Alfonso Cerbo, un associato a Cosa Nostra, per un valore complessivo di 10 milioni e 700 mila euro. Dov’era la sua base operativa? A Este? A Monselice? No, Sant’Elena. Non credo neanche che ognuno di voi la conosca. (Informazioni prese dal giornale “La Sicilia”)

Il secondo errore è quello di sottovalutare la mafia. Solo perché non uccide da tempo in maniera palese non vuol dire che siano in crisi. Al contrario, la mafia è intelligente, è furba e in tutti questi anni si è evoluta ramificandosi soprattutto nei settori più redditizi: edile, finanziario e immobiliare.

Ora, non che non abbia fiducia nella vostra memoria, ma credo ciò che ho scritto fino ad ora rimarrà nei vostri ricordi al massimo per qualche giorno o qualche settimana a voler esagerare. Tra un anno, quando uscirà un altro articolo per questa ricorrenza (sicuramente scritto meglio del mio), la maggior parte di voi sarà tornata in quel 75% di giovani che non conoscono questa giornata. È normale? Lascio a voi rispondere. 

L’ultima cosa che vi racconto è il motivo per il quale è stato scelto il 21 marzo come “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia”. Il motivo è filosofico e semplice: con l’inizio della primavera si simboleggia la speranza della rinascita di un Paese libero, guarito dal cancro chiamato mafia. 

Grazie dell’attenzione

Federico Roberto 4AS, ringrazio i professori Roberto Cascio e Guido D’Alessandro per i loro preziosi consigli.

21/03

art.21 Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione nei limiti del rispetto altrui.”


Le discriminazioni razziali e religiose hanno un impatto devastante sulle società di tutto il mondo, tracciando una storia di ingiustizia, oppressione e conflitto. Tuttavia, dietro le battaglie contro queste forme di discriminazione si celano storie di resistenza, coraggio e vittorie che hanno plasmato il corso della storia umana. La storia delle discriminazioni razziali è segnata da periodi oscuri di schiavitù, segregazione e violenza contro persone di diversi gruppi etnici e razze. Le lotte per i diritti civili, come il movimento per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti, hanno dimostrato la determinazione nel combattere l’ingiustizia e ottenere significativi progressi verso l’uguaglianza di diritti e opportunità.
Ad esempio, durante l’era della schiavitù negli Stati Uniti, milioni di africani furono brutalmente sfruttati e trattati come proprietà. La segregazione razziale, come le leggi Jim Crow, ha istituzionalizzato la discriminazione contro gli afroamericani, limitando i loro diritti civili. Inoltre, l’Olocausto durante la Seconda Guerra Mondiale è un triste esempio di discriminazione razziale estrema, in cui sei milioni di ebrei furono sterminati dai nazisti a causa della loro origine etnica.
Questo genocidio ha lasciato un’indelebile cicatrice nella storia umana, evidenziando gli orrori della discriminazione razziale portata all’estremo.
Tuttavia, la lotta continua, poiché il razzismo persiste in molte parti del mondo, richiedendo un impegno costante per promuovere la diversità, l’inclusione e la giustizia. Allo stesso modo, le discriminazioni religiose hanno lasciato un segno indelebile nella storia umana, alimentando conflitti e persecuzioni in tutto il mondo. Dall’inquisizione alle persecuzioni religiose moderne, le persone hanno subito discriminazione e violenze a causa delle proprie credenze spirituali. Tuttavia, la storia è anche arricchita da esempi di tolleranza, rispetto e coesistenza pacifica tra diverse comunità, evidenziando il potere della compassione e della comprensione nel superare le divisioni religiose. È essenziale comprendere che dietro ogni individuo, indipendentemente dalla razza e dalla religione, si nasconda una persona con un cuore, dei sentimenti e delle emozioni. Il rispetto per la diversità e la consapevolezza della nostra umanità comune sono fondamentali per promuovere la pace, l’armonia e la solidarietà tra i popoli. Non giudicare gli altri in base alla loro apparenza o alle loro convinzioni, ma piuttosto abbracciare la ricchezza della diversità umana e lavorare insieme per costruire un mondo in cui tutti possono essere accettati e rispettati per chi sono.
In conclusione, combattere le discriminazioni razziali e religiose richiede un impegno collettivo per la giustizia, l’uguaglianza e il rispetto reciproco.


È attraverso la comprensione della storia delle lotte e delle vittorie contro queste forme di discriminazione che possiamo trarre ispirazione per un futuro in cui l’unità e la fratellanza prevalgono sulle divisioni e sull’odio.


– Rigotti Angelica 3ASA