Luci spente

Il sipario si chiude

Suicidio.
Immatura decisione puramente egocentrica.
Talvolta però
mi sono sentita chiamare da quel vuoto,
quella vertigine ignota che si apre sotto i nostri piedi come un oscuro abisso silenzioso.
Forse
ho paura della morte.
-Si spengono le luci, il sipario si chiude e una quiete sovrumana strega gli attori che
silenziosi si trascinano verso le loro fredde stanze-
Forse
siamo solo attori di una storia che non ci appartiene.
Una fioca e nascosta stella si che fa spazio nelle ombre altrui.
Tiepida luce spoglia che tremando urla.
-silenzio-
Non odo nessun suono.
Parole lievi al vento vengono trascinate via, lontano.
Alcun’ anima osa frantumare il sordo silenzio buio che lento striscia nelle secche radici
umane come un fungo parassita.
-vuoto-
Chi siamo?
Marchetto Sara 3CA

Dinamico

Storie

Non mi vuole nessuno,
forse è meglio così.
La solitudine fa bene, tuttavia
trovo che l’eccessivo pensare corroda l’uomo.
La vita non è dentro alla mente delle persone, non è immaginazione.
Forse è vero,
siamo solo storie
ma non tutte meritano d’esser raccontate.
Alcune vengono trascinate,
legate da pesanti catene e buttate nel letto del tempo.
Leggende, canzoni, sussurri;
Volano veloci attraverso l’infinita barca della vita.
Un traghetto infernale, assoluto, eterno.
Marchetto Sara 3CA

“Un passo avanti, un passo indietro.”

Apro di nuovo un libro profumato di fantasia,
spengo la mente
e inizio a viaggiare,
così vicino, ma lontano.


A volte ho paura di smettere di respirare,
mi si mozza il fiato.
A volte ho paura di incrociare il mio sguardo smarrito,
percepisco come sono semplicemente persa.
A volte ho paura di mostrare un sorriso:
so che sembrerebbe forzato.


Lasciami entrare nel tuo mondo,
partecipare alla tua storia,
riportami in vita regalandomi un diverso finale
tra parole piccole e scorrevoli,
trascinami dove nessun altro può trovarmi.


Lasciami amarti e ammirarti
prima di tornare alla realtà,
sono ammaliata dalla tua incantevole magia.
Lasciami scappare,
donami la tua disarmante bellezza
e profonda saggezza.

Anonimo

Il peso di tutte le cose

Come un masso affonda,
la mia mente pesa
di urli oppressi da innocenti mani,
di scarne paure incise,
di chiavi smarrite e sorrisi negati
nella vuota sostanza del mio essere.
Un silenzio assordante incombe,
come una nube grigia
che riempie questa gabbia,
questo cadavere
scosso da mille impulsi
mille tentazioni.
La mia pelle brucia e stringe e stritola,
ma porta i segni di quelle notti senza stelle,
le cicatrici di quell’ intenso desiderio di dissolvere nel vento
e di quel disperato tentativo di raggiungere la quiete.

Anonimo

L’ignoto

“fa paura” “non voglio morire” “non morire”
In molti pensano queste cose, è normale no?
È nella natura dell’essere umano dopotutto.
Ma cosa vuole dire essere normali?
Sono normale? dubito di esserlo.


In molti hanno paura delle cose non conosciute, di questo
cosiddetto ignoto.
Se dicessi che io non punto alla paura per questo argomento ma
bensì all’interesse che mi suscita? Come reagireste?
Io infatti sono affascinata, anzi quasi incantata dalla morte;
forse così tanto da arrivare a essere totalmente indifferente ad essa.


Se devo morire, mi va bene, non mi interessa
io vivo solo aspettando il mio ultimo giorno,
perché in realtà sono voluta viva dalle persone attorno a me.
Ironico vivere in queste condizioni no?


La vita è come un gioco d’azzardo,
potrei morire oggi come potrei morire tra mille anni.
Anche se devo dire che questo gioco è perso in partenza:
tu sai che morirai dalla nascita, eppure, guarda quanta gente ci sta
giocando.


È esattamente questo che rende tutto più emozionante:
nessuno sa cosa succederà, potrebbe esserci il vuoto,
oppure la reincarnazione in una nuova vita.
Esiste un aldilà? E se esistesse, secondo che criterio ci punirebbe?


La morte è affascinante perché se tu sapessi già quando e come
morirai, sarebbe quasi noioso; nessuno correrebbe dei rischi.
Ed è qui che tu hai controllo; vita e morte sono come un libro, sei
tu a decidere quel tuo finale speciale.


/ren.

Occhi tuoi❤️

Ho visto il mare,
non quello di sempre,
ma quello nei tuoi occhi,
quando ho posato lo sguardo su di te.


Quegli occhi marroni,
ormai lame per incisioni,
una lama che incide tutta me stessa,
il mio cuore.


Non incide quel mio cuore in modo negativo,
ma in modo così amorevole,
che ho paura di riguardarli,
ma allo stesso tempo ho paura di non poterci perdermi di nuovo.


Le farfalle che sento quando li guardo,
sono più di quelle che volano sui prati della primavera e dell’estate,
le parole che vorrei poterti dire,
sono incise nei miei, più scuri ma meno profondi dei tuoi.


È un peccato per me non guardali sempre,
perché sarei felice di potermici tuffare di nuovo,
quasi annegandomi
oppure galleggiarci.


Evitarli è un guaio,
guardarli anche,
perché evitarli mi renderebbe triste,
ma incrociare il mio sguardo con il tuo mi renderebbe felice.

Anonimo

Pensieri

Speranze

Vuoto informe,
incolmabile.
Guardo fuori dalla finestra
nella remota speranza di incontrarlo.
Ogni sera, ogni pomeriggio, ogni attimo si tramuta in una nostalgia che vertiginosamente mi
fa cadere nei ricordi.
Sono una persona che ha paura di non essere
abbastanza.
Lo sono sempre stata.
Non voglio vivere per un’altra figura che come me vaga nella notte buia della vita cercando
un
solido appiglio.
Il mio punto di forza è crollato.
La mia colonna portante è andata in frantumi.
Ora chi sono io?
Vorrei solo fosse un incubo da cui risvegliarmi.
Perché una persona può inconsciamente provocare una tale sofferenza in un’altra?
Forse sono io ad aver sbagliato ogni cosa.
Sotto sotto, forse, sono io a sbagliare a sperarci ancora.
La mia paura più grande è quella di non riuscire ad andare avanti,
di non innamorarmi più.
Non voglio essere come un arredo che invecchia, senza anima, senza emozioni.
Senza colore.
Marchetto Sara 3CA

Assenza

Vuoto dell’essere

-Incolore-
Uno spazio privo d’alcuna particella di luce.
Assenza d’aria rende impossibile il respiro.
Ansimando con incombe fatica,
le lacrime percorrono gli angoli squadrati del volto e lo segnano come fiumi in aride terre.
Scontato vero?
Marchetto Sara 3CA

“Sii libero”

” Volevo solo scomparire in un abbraccio” come dice Calcutta in una delle sue canzoni.
Avrei voluto solo un abbraccio, nulla di più.
Non volevo la rabbia, non volevo rimanere sola, non in quel momento.
C’è solo uno spazio infinito tra me e te, e le tue braccia attorno al corpo di qualcun’altra.
Non sono più quella persona a cui stringere la felpa mentre si è abbracciati, quando il momento viene interrotto da una leggera voce che dice “mi sento bene qui, non andare ti prego”.
Queste parole non sono più qui, tu non sei più qui. Tu sei lì, con qualcun’altro.
Io aspetterò qui, ti aspetterò, ma non tornerai.
Se tornerai non ci sarà più tutto quello che c’è stato.


Ti farò solo del male guardandoti, perché ti sentirai in colpa.
Allora vai, corri nei prati in cui abbiamo corso insieme, corri nelle braccia di chi ti fa stare bene, corri e vivi.
Vivi libero, corri più distante possibile, così che tu possa esser leggero. Leggero da ciò che non ti appartiene più. Libero…
“Volevo solo scomparire in un abbraccio…”
Un abbraccio senza fine, un abbraccio senza parole, un abbraccio che ti sfiora e senti piano piano che se ne va.
Se ne va assieme al vento, un vento delicato che ti sposta i capelli.
Un vento che ti accarezza il volto, e che va via assieme alla tua espressione, i tuoi occhi, le tue labbra, i tuoi sorrisi, i tuoi respiri…

Anonimo

Polvere di stelle

Scivolo in un tappeto di foglie scrocchianti,
la notte buia accarezza
occhi dipinti di luce smorta.
Stelle sussurrano qualche frase,
aspettando che mi unisca nell’infinito
della loro luce,
in questo cielo protetto da fate.

Anonimo

A rose in Harlem

Le spine le sono cresciute con il tempo e hanno coperto ogni centimetro del suo corpo.

“Proteggiti dagli altri”, le dicevano.

“Resisti al freddo”, le dicevano.

“Lotta per non farti spezzare”, le dicevano.

Ingenui, cosa ne può sapere un fiore di campo di cosa vuol dire crescere nel cemento?
Tutto inizia quando finisci nella crepa di qualche marciapiede per caso o per destino, trasportato dal vento o
dalle sporche suole di qualcuno troppo preso dalla sua vita per accorgersi della terra che ruota intorno a lui.
All’improvviso sei solo, al buio, confinato in strette pareti che sanno di fumo e sogni infranti. Senti la terra
reclamarti piano ogni volta che cerchi di sbirciare attraverso la fessura che ti separa dal resto dell’atmosfera.
Piccoli “non te ne andare” si mescolano lievemente, fin troppo perché tu ti senta in dovere di prenderli alla
lettera. Così inizi a salire e salire, in cerca di quei raggi di sole che hai visto qualche volta nei tuoi sogni. Ti
contorci, ti allunghi, ti comprimi, ti allarghi, ti riaggiusti. Tutto in virtù di quel fatidico momento in cui sarai
capace di guardare in faccia il sole. Ti sei immaginato spesso come sarebbe stato incontrarlo: avresti alzato la
testa e lui sarebbe stato proprio lì ad aspettarti. Probabilmente, vi sareste sorrisi a vicenda e poi ognuno
avrebbe proseguito con la sua storia, come se condividere lo stesso cielo non vi rendesse già più intimi di due
amanti. Due amanti che, silenziosamente, si professano il loro amore da due parti opposte della stessa stanza.
Eppure, quando quel momento è finalmente arrivato, dopo che hai combattuto contro la pioggia e la siccità,
contro le sigarette e i fazzoletti di carta, contro il sangue di un bambino caduto mentre giocava a pallone e le
lacrime amare di una madre che ha perso il figlio. Alzi la testa e non vedi il sole, vedi solamente una palla di
fuoco troppo timida per farsi guardare negli occhi più di qualche secondo. Non vedi le nuvole ma mucchi di
cristalli di ghiaccio troppo impauriti per potersi separare l’uno dall’altro. Non vedi la luna ma un ammasso di
polvere e sassi troppo arrogante per pensare di mostrarsi solo durante la notte. Non vedi le persone ma
accozzaglie di ossa, muscoli e cuori palpitanti pronti ad essere spezzati dal prossimo sconosciuto che
incontreranno o dalle impervie che il fato deciderà di mettergli sul cammino.


Sei deluso, eh? Tutta questa fatica, tutto questo sudore, tutte queste energie e questo è quello per cui hai
lottato tanto? Un mondo rotto alle appendici e una natura piegata ad esso? Non rimpiangi almeno un po’ le
strette pareti del tuo marciapiede? Oppure sei disposto ad accettare questa dura realtà solo perché sembra più
reale di quella in cui sei nato? Sicuramente non sta a me o a te giudicare, ma di una cosa possiamo essere
certi: una volta sbocciata, la rosa non può più tornare ad essere un seme. Quindi pensaci bene la prossima
volta che sceglierai di seguire i consigli di un fiore di campo.

Anonimo

Follia

Inebriante pazzia dell’essere

Ho bisogno del calore del tuo corpo per sciogliere il mio cuore di ghiaccio.
Afferrami con fermezza e trascinarmi via da
questa bianca distesa inerte.
Piano piano,
questa solitudine mi diverte.
Sussurrami i tuoi più profondi pensieri e
fammeli arrivare dritti all’anima.
Ti osservo attenta.
Guardandoti bene non sei perfetto.
Sei solo un colore smorto, sbiadito, insipido su di una vecchia e sporca tela macchiata dal
tempo.
Piangi
lacrime amare all’alba del nuovo giorno.
Il cielo stanco
scruta la gente che da sempre gli sfreccia davanti in una vorticosa sinfonia frenetica.
L’anziana signora siede affaticata
sulla panca gelata e usurata.
Sul suo volto corrono tristi solchi profondi,
raccontano storie di tempi lontani,
terre calde,
musiche d’angoscia,
vecchi gitani.
Nell’aria percepisco sfumature d’odio,
d’oscura e latente paura.
Rovinoso
l’amore che provo vedendo i tuoi occhi brillare di luce intrinseca e cangiante.
Un’artista che non riconosce nulla al di fuori di sé stesso non è altro che un cumulo di
putrida materia stolta che nera si confonde con il buio delle anime sole.
Vago
alla ricerca di un corpo che mi doni il più sincero tepore.
L’aria tetra mi colpisce con una sonora sberla funesta,
troppi pensieri per la testa.
Danza lenta,
disastrosa.
Cammino sul filo della vita come fa un funambolo sulla corda.
Fluttuo nell’aria rarefatta cercando di non perdere l’equilibrio e,
quando mi sarai abbastanza vicino,
cadrò in basso
guardandoti mentre mi fondo con la nebbia incolore.
È follia,
brilla nelle mie verdastri iridi alla luce del sole calante.
Prepotente, arrogante.
Marchetto Sara 3CA

Amore

Tutto ciò che ho da dire

Sull’amore potrei dire tutto come niente;
potrei dire
per me l’amore è come la neve,
come il bianco candore del cielo,
come il freddo,
come una tazza di tè fumante.
Tuttavia
ognuna di queste risposte non è abbastanza.
A parer mio l’amore
non si può descrivere a parole.
Potrei dire
cosa mi provoca
ma sicuramente mancherebbe qualcosa.
I sentimenti
non li capisco nemmeno io.
Potrei dire
l’amore è come il dolore,
come la sofferenza,
come un coltello rovente
conficcato nella pancia.
Potrei dire anche
l’amore è come correre in un prato di fiori al chiaro di luna.
Posso affermare solo questo;
l’amore è come una droga,
non si può stare senza una volta che lo si ha provato.
Forse
meglio dire che esserne privati,
provocherebbe una sofferenza maggiore di quella inflitta dell’amore stesso.
-Non avere paura di amare.-
Marchetto Sara 3CA

Hey dad… You’re gone

Hey dad… I want to ask you a question…
“…”
What did you do when you felt like giving up? Did you give up or did you not…?
“…”
I don’t think I can handle all of this anymore, dad… should I… should I really keep trying? Are there any
reasons for me to do that?
“Is there a reason for you to not keep going?”
I whish you could say that to me… it would make me feel better… but I have no one by my side, or well, it
feels like I have no one…
“…”
I’m sorry I can’t be that perfect kid you always wished to have… I’m just a poor little child who is
misunderstood and lonely… in the end, even you left me…
I can’t trust everyone, but i want someone to be by my side and make me feel alive again… like you did…

Semplicemente me

Spazio

È come fluttuare nello spazio, fatico a controllare i miei movimenti e le mie emozioni.
Le guance avvampano e banalmente mi si stampa un sorriso ebete in faccia
quando ho te davanti o quando mi passi vicino,
mi guardi ma di sfuggita.
“Mi pensi mai?”
Questa è una domanda che mi pongo spesso,
ogni volta che io penso a te penso a questa domanda.
Quindi tutti i giorni e tutto il giorno,
tutte le notti e tutta le notte,
non ti ho mai parlato,
o almeno nella realtà,
nella mia mente dialoghi, sorrisi, carezze,
ma ho paura di parlarti, perché ho paura che tu mi possa guardare con occhio
diverso,
infastidito,
dopo essermi presentata.
Ma una parte di me mi dice di rischiare
di provare, perché è stanca di stare sola nello spazio,
perché ne ha abbastanza dell’astratto,
ne ha abbastanza di rifugiarsi in quelle emozioni
che sono come un rifugio,
dallo spazio devo attraversare l’atmosfera e ritornare in questo mondo.

EyeDreamer

Bianco

Colore dell’anima


Il Bianco è una corsa a cavallo in una boscaglia innevata.
Come unico rumore percepibile vi è il frenetico sbattere dei possenti zoccoli equini sulla
neve fresca.


Se si allunga lo sguardo si intravede un piccolo ruscello ghiacciato anch’esso ricoperto da
neve candida e pura.
Il cielo, travolto da grandi nubi, è sfumato di tutte le tonalità più bianche in grado di essere
viste dall’occhio umano.


D’un tratto il cavallo si ferma.
Il suo respiro affannato si fonde con quello del fantino facendo fuoriuscire vapore, il quale
spezza la trasparenza dell’aria circostante.


Il Bianco è la semplicità di una carezza meritata, data all’animale albino che ha
accompagnato l’uomo per tutto il viaggio.
Una carezza pura e candida come i cristalli di neve che cadono lievi sul suolo ghiacciato.


Il Bianco è un volto di cadavere congelato.
Gli occhi fissi persi nel vuoto, riprendono il colore della fredda stagione e risplendono di una
luce morta e tetra.
Forse
la pelliccia non era abbastanza calda per quell’anima solitaria che vagava per i deserti di
neve.
Il corpo giaceva incollato a terra, compatto e gelido.
Quasi non si distingueva dal colore del suolo.


Il Bianco è una stanza d’isolamento di un ospedale psichiatrico con le pareti imbottite di
spugna che non lasciano trasparire alcun rumore.
Collocata nel mezzo di un’infinita radura governata da cristalli di sale che rendono tutto
omogeneo e lucente,
si perde nel silenzio stridente di questo colore pieno di storie che mai ha potuto raccontare.


Dopotutto,
il Bianco è anche questo.


-Semplice complessità dell’immaginazione

Marchetto Sara 3CA

Non lasciarmi sola

Vorrei riuscire ad apprezzarmi,
lasciarmi andare,
vivere e sentirmi semplicemente ok,
ma mi saboto da sola,
non lo faccio apposta.


Io voglio solo imparare a stare bene,
io voglio solo imparare a sorridere
anche a me stessa,
amare me come amo te,
amare me come amo ogni aspetto
di questo mondo ambiguo.


Vorrei riuscire a superare le mie insicurezze,
spesso ho la sensazione di sprofondare,
ho paura di non riuscire a risalire.


Inondami con le tue braccia
e proteggimi da me stessa,
non lasciarmi sola.


Tutto quello che voglio è essere felice.


Ti prego, non lasciarmi mai da sola.

Anonimo

Bambina di vetro

Mi guardo attraverso lo specchio,
ma non vedo il mio riflesso.
E io piango e piango ancora,
inondando le guance
di lacrime amare,
e rammento:
“singhiozzo ancora una volta,
l’ultima volta e poi basta”.


La bambina di vetro,
sfiora lo specchio
e appoggia la mano minuta sul riflesso.
Sorride con innocenza.


Oh, mia piccola bambina di vetro,
sei così fragile e delicata.
Appoggio la mano sopra la tua più piccola,
dello specchio trasparente.
Sorrido triste,
sussurro solo un altro “scusa”,
l’ultimo di questa giornata.


Oh, mia piccola bambina di vetro,
sei sempre stata così bella,
così dolce e raffinata.

Anonimo