Poesia d’amore

Al calar del sole
Io e te stesi sulla spiaggia,
il sole ci punge sulle nostre pelli ignude, le nostre labbra che si sfiorano, il tuo sguardo infinito che mi attrae, il profumo del mare, il sapore del sale;
là a veder i raggi cader all’orizzonte.

Cos’è la vera guarigione?

Vivo in un’illusione ambigua,

un deserto di silenzi che io rompo con urla,

ma forse non è abbastanza.

Forse non hanno sentito la

Voce fioca,

o forse sono io non abbastanza,

o forse devo risvegliare una parte di me che non è mai esistita.

È questa la fine della storia,

o chi lo sa?

forse è proprio ora che inizia.

Anonimo

Riflessioni sul dopo scuola

Vi siete mai chiesti cosa farete dopo la scuola? Noi sì, una volta arrivati in quarta questa domanda è sempre più presente nella nostra testa. Quindi abbiamo deciso di scrivere le nostre riflessioni sperando che possano essere utili a chi leggerà.
La scelta del futuro lavoro è una decisione cruciale nella vita di uno studente. Dopo anni di studio e preparazione, ci si trova di fronte a una serie di opzioni che possono determinare il percorso professionale per il resto della vita. È un momento emozionante, ma può anche essere fonte di stress e incertezza.
In primo luogo, è importante considerare le proprie passioni e interessi. Uno studente dovrebbe riflettere su ciò che lo appassiona e ciò che lo rende felice. Seguire la propria passione può portare a una maggiore soddisfazione nel lavoro e auna vita più appagante. Ad esempio, se uno studente è appassionato di arte, potrebbe considerare una carriera nel campo artistico o nella progettazione.
Tuttavia, non si può fare affidamento solo sulle passioni personali. È altrettanto importante valutare le prospettive di lavoro e le opportunità di carriera nel settore prescelto. Uno studente dovrebbe fare una ricerca accurata sulle tendenze del mercato del lavoro e sulla domanda di professionisti in determinati settori. Ad esempio, se la tecnologia è in rapida crescita e offre numerose opportunità, potrebbe essere sensato considerare una carriera nell’informatica o nell’ingegneria.
Un altro aspetto da considerare è l’equilibrio tra lavoro e vita personale. Uno studente dovrebbe riflettere su ciò che è importante per lui al di fuori del lavoro, come la famiglia, gli hobby o il tempo libero. È essenziale scegliere un lavoro che consenta di mantenere un equilibrio sano tra l’aspetto professionale e quello personale. Ad esempio, se uno studente desidera passare del tempo di qualità con la famiglia, potrebbe optare per una carriera con orari di lavoro flessibili.
Inoltre, è fondamentale considerare le proprie abilità e competenze. Uno studente dovrebbe valutare quali sono le sue forze e in quali aree si sente più a suo agio. Questo può aiutare a guidare la scelta di un lavoro che sia in linea con le proprie capacità. Allo stesso tempo, uno studente dovrebbe essere aperto al continuo apprendimento e sviluppo delle proprie competenze per adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro.
E dopo?
Infine, è importante ricordare che la scelta del futuro lavoro non è definitiva. È possibile che uno studente possa cambiare strada più avanti nella sua carriera. È normale esplorare diverse opzioni e apportare modifiche nel percorso professionale. L’importante è avere un’idea chiara dei propri obiettivi e valori e adattarsi alle sfide che si presentano lungo il cammino.
In conclusione, la scelta del futuro lavoro è un processo complesso che richiede una riflessione attenta e una valutazione accurata. Uno studente dovrebbe considerare le proprie passioni, le prospettive di lavoro, l’equilibrio tra lavoro e vita personale e le proprie abilità. Prendersi il tempo necessario per fare una scelta consapevole può portare a una carriera gratificante e soddisfacente. Tuttavia, è anche importante essere flessibili e pronti a modificare il proprio percorso.

Anonimo

Lettera alle stelle

Care stelle,
fortunatamente io vi vedo brillare quasi tutti i giorni della settimana, quando le nubi scappano
e il cielo protrae la sua lunghissima scala verso gli uomini più meritevoli, come se volesse
offrirgli una nuova prospettiva da cui osservare le crudeltà dell’umana gente. A volte vi
confondo con i miei punti luce, che poi, in fondo in fondo, così grande differenza tra voi e
loro non c’è, se non che non siate indossabili e, qualora lo foste, distogliereste l’attenzione di
tutti dal guardare me per quanto siete meravigliose; ordinario egocentrismo.
Quando vi osservo, vi analizzo, cerco i tratti peculiari del vostro mantello, ma nulla di diverso
mi appare se vi guardo ad occhio nudo. Siete troppo lontane voi, siete come le mie
speranze, ridotte all’osso, presenti, ma remote. Siete come il narratore onnisciente di un
romanzo privo di incipit e privo di fine, avete occhi tutt’intorno, lo spazio è la vostra torre di
controllo. Non immaginate neanche quanta invidia proviamo noi uomini nei vostri confronti,
vi guardiamo dal basso e pensiamo “ Chissà quale pace, quale beatitudine mi spetterebbe
se fossi una stella”. Ma forse, per una volta, si può dire che davvero qualcosa sia rose e fiori,
poiché, sebbene siate fisicamente inarrivabili, in verità, siete più vicine di quanto si possa
pensare. E no, non parlo del planetario del paese, tanto meno della “Notte stellata”, bensì
della sostanza che ci rende fisicamente quello che siamo, perché ogni atomo del nostro
corpo proviene da centinaia di migliaia di stelle morte ormai miliardi di anni fa, le cui “ceneri”
hanno viaggiato per infinitamente grandi quantità di anni luce, fino a ritrovarsi insieme in tanti
piccoli esseri viventi, niente meno che quella perfezione a cui gli Antichi aspiravano per
millenni, ma che non sapevano di avere sotto la pelle. Uomo nella forma, stella nella
sostanza. Siamo quello che abbiamo sempre guardato dal basso, con gli occhi lucidi e con
tanta meraviglia, siamo l’ingrediente segreto che ci rende tutto ciò che di bello pensiamo
quando osserviamo una stella.
Suppongo che vi siate già chieste, care stelle, il motivo per cui vi rivelo questo segreto, che
sono certa conosciate già da tempo, ebbene, sono costretta a confidarvi che fin dall’inizio
non mi riferivo a quelle stelle che apparentemente immobili si impongono nel nostro cielo,
ma diversamente parlo a voi, cari uomini, care donne, cari compagni di viaggio, con la
speranza che possiate cogliere il mio messaggio: se vi scorre nelle vene lo stesso sangue
che in passato illuminava il cielo, allora non dimenticate, che la vostra vita è troppo breve
per smettere di brillare.
Giulia Martin 5AC

Whatsapp

CHAT CON LE AMICHE
X [00:34, 28/5/2023] Ragazze.
X [00:34, 28/5/2023] Ho paura di mandarvi questo messaggio.
X [00:34, 28/5/2023] Non voglio fare la vittima ve lo giuro e ho paura di apparire così, ho paura di essere
giudicata e ho paura di sembrare scema. Ho fatto tutto di fretta, non è un messaggio pensato o letto e
riletto. È scritto di getto, solo perché voglio dirvelo. Non so se sia una scelta giusta, ma sto male e mi
servite. Ho paura che dopo mi guardiate con occhi diversi, ma voi non dovete preoccuparvi. So che vi sto
mettendo un peso sulle spalle tanto grande, ma sono stata io a dire tempo fa che un problema diviso in
quattro pesa meno e io ho tanto bisogno di dividerlo con voi, perchè mi sta schiacciando.
X [00.57, 28/5/2023] Le mie migliori amiche mi hanno chiesto di andare al sushi con loro domani.
Mi è sempre piaciuto il sushi.
È mezzanotte e non so come dirgli che ho paura di dirglielo.
È mezzanotte e non so come dirgli che domani non ho voglia di pranzare con loro.
Non so proprio come fargli capire che sedermi a quel tavolo e poter ordinare tutto ciò che voglio mi crea
così tanta ansia.
Ho provato a inventare una scusa: ho allenamento il pomeriggio e dopo mi sento pesante, spero funzioni.
Non ha funzionato, mi hanno detto che non importa, se voglio mangiare un po’ meno non c’è problema.
Non poso dargli torto,
era una scusa di merda.
Non so come dirgli che sono ingrassata negli ultimi mesi, senza sembrare una di quelle troppo fissate col
cibo.
Non so come dirgli che vedermi allo specchio con calze e body dopo mangiato per me è devastante e
sentire la maestra di danza che dice “tira indentro sta pancia” lo è il doppio.
Non so come dirgli che ho passato la serata a strapparmi i capelli e divorare cioccolata,
proprio come l’ansia divora me.
E poi tutti pensano che il problema serio arrivi quando uno inizia a vomitare per i sensi di colpa…
io non vomito,
non ancora,
ma non so comunque come dirgli che il problema c’è lo stesso e mi lacera.
Non so come dirgli che io provo ad essere sempre sorridente e felice, ma a volte non ci riesco e sembro
antipatica o scontrosa
o peggio, triste.
Vorrei essere solare.
Non so come dirgli che se mangio il chewingum a tutte le ore è perché devo sfogare il nervoso e non voglio
farlo sul cibo per poi stare peggio.
Non so come dirgli che mi sento così stupida a scrivere questo per un pranzo al sushi.
So che loro ci sono sempre, ma cosa dovrebbero rispondere?
Ci dispiace?
Le sto mettendo in difficoltà, ma devo dirlo a qualcuno che non sia mamma, per non sentirmi rispondere di
nuovo “se vuoi ti portiamo da uno psicologo”.
Io non ci voglio andare.
Non so come dirgli che non ho autocontrollo.
Io cerco di controllare sempre tutto: scuola, lavori di gruppo, amici, genitori, ma in questo fallisco.
Non mi controllo.
Mangio.
Mi abbuffo.
Piango.
Non so come dirgli che quando fanno i complimenti alle altre ragazze e ai loro fisici, mi crolla il mondo
addosso.
Non so come dirgli che quando si lamentano di come gli stanno i vestiti penso che mi stiano prendendo in
giro,
io le vedo perfette.
Non so come dirgli che quando mi preoccupo per loro perché non fanno merenda a scuola o saltano un
pasto, è solo perché non voglio che provino questo,
voglio proteggerle.
Non so come dirgli che mi sento tanto incapace.
Un sacco di ragazze e ragazzi ce la fanno, escono da questi problemi senza chiedere aiuto,
ma forse è il momento di ammettere che non posso saper fare tutto,
non posso voler essere sempre quella brava e capace,
forse io non posso farcela da sola.
Non so come dirgli che mi vergogno tanto.
È quasi l’una e non so come dirgli che ho tanta paura di dirgli tutto.
È quasi l’una e non so come dirgli che domani al sushi io non ci vado.
A [01.23, 28/5/2023] Noi invece sappiamo come dirle che siamo qui.
Sappiamo come dirle che non deve sentirsi una vittima perché i problemi li abbiamo tutte,
e noi saremo sempre pronte ad ascoltarli e a cercare di trovare un modo per risolverli.
Sappiamo come dirle che se non vuole sedersi a quel tavolo domani lo capiremo
e aspetteremo con lei il momento più giusto per dirle “buon appetito”.
Sappiamo come dirle che, anche se dice di essere ingrassata negli ultimi mesi, noi non l’abbiamo nemmeno
notato perché per noi lei risulta la più bella,
e se lei non ci crederà glielo ripeteremo ogni giorno per farglielo entrare in testa.
Sappiamo come dirle che le calze e il body sono dei figli di puttana che rovinano le giornate
e che le maestre dei nostri sport sono delle sclerate, fissate e senza empatia il più delle volte.
Sappiamo come dirle che la cioccolata è terapeutica e fa bene
e sappiamo come dirle che ne faremo grandi scorpacciate quando lo vorrà…
B [01.26, 28/5/2023] Sappiamo come dirle che l’ansia si può segregare in un cassetto e non fare uscire più,
se lo si fa insieme.
Sappiamo come dirle che per noi lei non è antipatica, né scontrosa;
è la nostra migliore amica e può avere mille momenti no.
Sappiamo come dirle che al chewing-gum ci eravamo arrivate e sappiamo come dirle che,
non sapendo un cazzo dell’argomento,
le compreremmo illimitate confezioni di gomme,
creeremmo una fabbrica di gomme da masticare per lei,
se il problema smettesse di bussare alla porta.
Sappiamo come dirle che non deve sentirsi stupida a scrivere un messaggio così per un pranzo come questo
e sappiamo anche come dirle che non avremmo mai potuto rispondere con un “mi dispiace”.
Sappiamo come dirle che non deve assolutamente sentirsi una cretina nel provare a spiegare.
Sappiamo come dirle che se dallo psicologo non ci vuole andare,
lei non ci andrà mai
e noi non le tireremo più nemmeno in ballo questa opzione.
C [01.31, 28/5/2023] Sappiamo come dirle che l’autocontrollo lo possiamo anche creare insieme.
Possiamo aiutarla a gestire questo circolo vizioso
come solo lei sa gestire i lavori di gruppo.
Sappiamo come dirle che non deve sentirsi incapace,
in colpa,
in difetto.
Sappiamo come dirle che non deve vergognarsi mai con noi.
Sappiamo come dirle che del sushi non ce ne può fregare un emerito cazzo.
X [01.36, 28/5/2023] Tose in realtà avevo solo finito i soldi.
B [01.33, 28/5/2023] Ci sta.
A [01.34, 28/5/2023] Comunque io domani voglio fare qualcosa.
C [01.38, 28/5/2023] Vabbè, allora andiamo al Mc.
Vi voglio bene

Anonimo

Mi immagino noi

Mi immagino noi
Seduti sul tuo letto,
Il tuo sorriso bianco
Che mi colora dentro
E il cuore mi batte forte.
Il blu dei tuoi occhi
Belli non perché sono blu
Ma perché sono tuoi
Perché sono i tuoi miei occhi.
Mi immagino noi
Seduti vicini
Le tue labbra che diventano le mie
In un’esplosione di rosso.
Mi immagino noi
Che ci annoiamo insieme
E non vorremmo altro che noia.
Ti alzi dal letto
E mi offri la mano
Vuoi ballare?
Mi immagino noi
I nostri corpi attaccati
Che si muovono lenti
Seguendo la musica.
Lo sai che non so ballare
E ridi.
E mi accendi.
Mi immagino noi
Le tue mani calde
Sulla pelle dei miei fianchi
Le mie si legano al tuo collo.
Stiamo così, per così
Tanto tempo che arriva la notte.
Mi immagino noi
Sdraiati accanto,
E tu, come sempre,
Ti improvvisi poeta.
Scrivi qualcosa su un pezzo di carta
E mi guardi.
Non stai sorridendo
E mi guardi.
I tuoi occhi dentro i miei
E ci ritroviamo a ballare ancora
Pur non toccandoci,
Pur senza musica.
Mi immagino noi
Tu che smetti di scrivere.
Spegni la luce
Ma ti vedo.
Mi accogli lì
Tra le tue braccia
Sotto le coperte.
E starei così per sempre
Protetta, calda, felice.
C’è silenzio
Ma solo fuori.
Io dentro sto urlando
E il mio cuore un tamburo.
Il tuo respiro forte insieme al mio.
Mi immagino noi
Il tuo braccio
Che mi stringe il fianco,
La mia schiena e il tuo petto.
Mi immagino noi,
Gli occhi chiusi,
Ma ti vedo, non vedo altro.
E ci abbandoniamo,
Ci abbandoniamo al resto
Ma non noi. Noi siamo insieme.
Mi immagino noi.
Mi immagino solo,
Mentre tu sei seduto qui,
Sì, ma siamo lontani.
Mi immagino.
Anonimo

2:22

Chiudo gli occhi.

Lentamente

lo spazio scompare,

si dissolve.

-Solitudine-

Remoto vociare,

nel silenzio della notte,

mi perdo.

Marchetto Sara 3CA

80

Chiusa in un limbo perenne.

Appesa ad un filo che vacilla tra vita e morte,

volteggi come uno di quegli angeli che tanto amavi.

Sei ancora sveglia?

Lotti ancora o sei abituata al tuo dolore?

Le uniche cose che ti tengono accesa sono ricordi e dolci voci che ti sussurrano dolci frasi.

“Amore mio”, bisbigliato con un filo di voce nell’orecchio.

Serenità eterna è ciò che ti auguro.

La stessa serenità che portavi con te ogni giorno.

Ripensandoci, lo stampo del tuo rossetto rosso sulla guancia mi piaceva molto.

A te, nonna.

Anonimo

Seconda guerra d’indipendenza italiana

Ho voluto scrivere questa poesia-parodia per ricordare di una guerra (la seconda guerra d’indipendenza italiana) che spesso né viene ricordata né viene capita la sua importanza.
Seconda guerra d’indipendenza 29 aprile 1859-12 luglio 1859
A Plombieres Cavour e Napoleone
strinsero un’alleanza
ma, non essendo Gigi un cattivone,
non lui iniziò la danza.
Allora Cavour mandò sul confine
le truppe a spernacchiare
A ciò Francesco pose presto fine,
e la guerra fece iniziare.
Gyulay e i soldati calmi eran avanzati
ma, col suolo allagato,
si ritrovarono impantanati.
L’ingegner Noè era stato.
Letto un rapporto avevano compreso
di aver preso Torino
ma, a Vienna male avevano inteso:
avevan preso Trino!
Eran partite già feste e colombe
ma, capito lo sbaglio,
presto posarono le care trombe
per prendere un ventaglio.
Poi arrivò lesto coi rinforzi Gigi,
grazie ai treni veloci.
Qui cominciarono i giorni grigi
agendo come soci.
L’impero prese solo che batoste
fino al vecchio trapezio.
Le truppe lì furono ricomposte
e ci fu un bel screzio.
Francesco prese in carico l’armata
per via delle sconfitte.
Realizzarono, poi, un’accozzata
vicino a palafitte.
Vincere, avranno vinto i Giginiani
ma con perdite ingenti.
Dopo il bell’ armistizio gli italiani
rimasero irridenti.

Anonimo

Graffette

Siamo graffette
lasciate ai bordi di un mucchio di fogli disordinati.
Capita che uniamo le pagine dello stesso libro,
senza mai intrecciarci.
Ci sfioriamo, ci sovrapponiamo,
ma sempre e solo in superficie,
per caso,
quando il vento gira la carta
facendoci incontrare timidamente.
Solo quando saremo libere,
stese sopra un nudo tavolo vuoto,
potremo davvero tenerci così forte da non perderci.
Ora no.
Ora ognuno ha il suo malloppo da stringere,
il suo tesoro segreto da custodire.
Ma, a poco a poco,
io leggerò ciò che tu ora tieni nascosto,
e ci uniremo in un abbraccio eterno.
Siamo così:
perfettamente unibili e perfettamente divisibili
in un solo tocco;
possiamo creare nuove forme,
distruggere vecchi confini,
scoprire in noi e per noi nuove realtà.
Se avrai coraggio,
ci incontreremo altrove,
sopra un nuovo spazio bianco…


Beatrice Marta Fedrigo, 5AC

SMOTHERING DREAMS

Persa in un tornado di pensieri,
sopraffatta dai venti
delle mie emozioni,
incapace di reagire alla tempesta.
Bloccata
come in un incubo,
agitata fino alle lacrime.
Perché non riesco a svegliarmi?
Il silenzio l’ho dimenticato.
Le voci, quelle voci,
non tacciono.
Sei debole dicono,
non ti puoi salvare.
State zitte,
zitte!
Quella dolce fitta che annoda
il cuore,
che stringe la gola,
che brucia gli occhi
non riesco a lasciare.
Quel piacevole dolore
accompagna le mie solite giornate.
L’ansia, dilettevole amica,
è sempre qui per me.
Cosa c’è di meglio per me?


Ilaria Ballan 5AC

Articolo nr. 1

Il vento sulla faccia mi ricorda quella notte
Crediti
la sabbia sui piedi
le scarpe rotte
Crediti
In mezzo a mille pensieri,
dolori,
addii,
emozioni, poi ritorno a me.
Crediti

Marco Valdisolo 5AC

BUON COMPLEANNO REPUBBLICA!

«La Repubblica ha vinto. Ha vinto con
una maggioranza non grande, ma
appunto perché non grande essa sta a
dimostrare la tenacia e resistenza con
cui il popolo ha dovuto a suo onore
lottare […]. La Repubblica è stata
voluta e affermata, ma ora bisogna
farla questa Repubblica e, soprattutto,
bisogna fare questi repubblicani.» Così
recitava il Corriere della Sera
all’indomani dello storico referendum.
La Repubblica italiana nasceva il 2
giugno 1946 con un sorriso: è il sorriso
della democrazia dopo vent’anni di
dittatura fascista. Venti anni durante i
quali erano state cancellate tutte le
libertà civili e politiche conquistate nei
decenni precedenti.

In quel giorno gli italiani scelsero la Repubblica invece della monarchia e anche le donne per la prima volta poterono votare e iniziare a partecipare alla vita politica del Paese. Così le donne che avevano saputo tenere accanto agli uomini i loro posti di combattimento durante la Resistenza dimostrarono di saper, sempre accanto agli uomini, lavorare e costruire una nuova Italia con la volontà di cambiare il Paese.
Mai come in quel momento ci fu tanta fede nel popolo italiano. Repubblicani e monarchici, Nord e Sud, uomini e donne, apparentemente divisi, ritrovarono la loro unità in un solo pensiero, in un solo sentimento, in una sola identità: l’Italia.
Questo voto segnò un punto di svolta nella storia italiana, aprendo la strada a una nuova era di libertà e progresso. Questa ricorrenza ancora oggi fa riflettere su tematiche importanti quali la partecipazione alla vita politica e il vero significato di democrazia. Non c’è democrazia senza voto libero, il voto è l’espressione più alta e completa del diritto di cittadinanza e della responsabilità civile, senza di esso non avremo mai rappresentanti veri delle nostre aspirazioni e dei nostri bisogni. Con la votazione scegliamo le nostre guide nelle
istituzioni centrali e periferiche ed esprimiamo di fatto un giudizio sul loro operato, confermandoli nella carica oppure optando per un candidato diverso che soddisfi maggiormente le nostre aspettative. «La tirannia di un principe in un’oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico quanto l’apatia del cittadino in una democrazia» dice Montesquieu ne Lo spirito delle leggi.
Quest’anno, la Festa della Repubblica assume, inoltre, un significato particolare. Dopo un
periodo di sfide e difficoltà a causa della pandemia da Covid-19, l’Italia sta pian piano
riprendendo il suo cammino. La celebrazione del 2 giugno è un segnale di speranza e
rinascita, un momento in cui il popolo italiano si unisce per guardare avanti con fiducia e
determinazione.
Balbo Veronica, Barison Filippo, Forin Sofia, Minchio Anna 4 AC

Estate

Le giornate si allungano, lente e liete,
un tepore dolce avvolge ogni cosa.
Le foglie verdi donano fresca quiete,
mentre l’estate con grazia si posa.
I fiori sbocciano in un tripudio di colori,
spargendo profumi nell’aria che
respiro.
Il caldo accarezza il corpo, senza clamori,
mentre il vento sussurra un dolce sospiro.

Anonimo

Addio

Siete così impegnati a nascondervi.
Siete così impegnati a far del male e subito dopo chiedere scusa.
Delle scuse insignificanti, delle coltellate che rimangono lì.
Ma state tranquilli, andate pure avanti.
È giusto così. Ognuno ha la propria vita, no?
Non esisto più.
In realtà non esistevo nemmeno prima.
Non sono mai esistita…
Allora perché scrivo?
Pagine e pagine di un quadernino ricoperte di inchiostro.
Inchiostro che cerca di parlare.
Parole buttate giù per cercare di fermare qualcosa che senti dentro, ma che non riesci a
colmare.
Mi passi davanti e mi guardi.
Mi osservi mentre indossi le tue cuffie, mentre sei persa nei tuoi pensieri.
Poi, il tuo sguardo spento, si trasforma in un sorriso…
Questo però, avviene solamente quando c’è una persona al tuo fianco.
Una persona che mi apparteneva…
Ora però, fa parte di te.
Vi siete trovati e io ho lasciato accadesse.
Vivete la vostra vita, sì, fatelo.
Andate avanti, che senso ha girarsi e guardarmi?
Che senso ha venire a chiedermi anche solo come sto?
Ora siate liberi di esser voi, io me ne sto andando, e sento che piano piano succederà
definitivamente.
Questo non perché l’ho scelto, ma perché c’è qualcosa che mi spinge, mi spinge via.
Forse è giusto così.
Ho imparato a piangere da sola quando ero piccola, ma le persone mi hanno insegnato a
continuare.

Anonimo

Fantasma

Una volta mi hai guardata
ed il mio mondo è cambiato tutto d’un fiato.
Mi manca quella sensazione di vuoto…
il fiato corto
e il cuore che batte a mille quando ti avvicini.
Adesso che nemmeno mi consideri,
percepisco solo buio, freddo, mancanza
e il cuore rallenta sempre di più,
si ferma piano
e sprofonda nella sofferenza della tua indifferenza.
Rowena Polato

A tutte le mamme del mondo!

Chi siamo davvero?

Spesso mi pongo questa domanda. E difficilmente riesco a trovare delle risposte. Però penso che, a prescindere da queste, noi non saremmo nulla senza i nostri genitori, che hanno deciso di metterci al mondo, e in particolar modo dobbiamo tutto questo al sacrificio delle nostre mamme: sono proprio loro che ci hanno fatto nascere, ci hanno fornito il nostro primo nutrimento, ci hanno portati la prima volta fuori da casa, e sono loro che per prime abbiamo visto come guide e maestre di vita. Eppure con il passare del tempo i più tendono a dimenticare tutto ciò.

Tuttavia io penso che, se per entrambi i genitori siano state stabilite delle feste in due giornate diverse vuol dire che qualcuno ancora crede nella loro importanza e ha trovato un modo per dire loro grazie.

Personalmente, dopo aver fatto tale considerazione, mi sono chiesto: ma io, la mia mamma l’ho mai ringraziata per tutto quello che mi ha dato? Data una situazione un po’ particolare non ho potuto dirglielo di persona, così ho deciso di scrivere un biglietto di ringraziamento con parole vere, sentite, e non banali formalità che si sentono di continuo. Poi mi sono recato nei pressi del canale della mia città, in un molo che un tempo fungeva da attracco per le barche, dove lei mi portava sempre, dicendo che i desideri lanciati nel canale si sarebbero avverati, e così ho affidato al corso d’acqua tale biglietto.

Ora posso finalmente dire di averle detto, in qualche modo, GRAZIE!

Anonimo