Aprire gli occhi verso il mondo e avvicinarsi a realtà diverse

Credo sia fondamentale per la nostra crescita personale essere aperti verso
nuovi mondi, culture, lingue, mentalità.
Noi giovani siamo curiosi di scoprire cosa c’è al di fuori del nostro piccolo
paesino, nel quale siamo nati e cresciuti. Allo stesso tempo però, il pensare
che ci sia qualcosa di diverso fuori dalla nostra quotidianità, dalla realtà in
cui siamo abituati a vivere e l’avvicinarsi a questo mondo inesplorato ci
spaventano.
Proprio per questo, ho deciso di intervistare le prof.sse Datz e Salvo:
entrambe si sono trasferite in un’età giovane in posti completamente
diversi rispetto al loro luogo d’origine.
Le loro esperienze sono un’utile testimonianza e una spinta per noi che
prima o poi conosceremo ed affronteremo le molteplici difficoltà
trasferendoci all’estero.

Ecco a voi l’esperienza della prof.ssa Salvo:

Dove è nata e cresciuta?

Sono nata e cresciuta a Messina, dove ho frequentato il liceo classico
“F. Maurolico”. Dopodichè mi sono iscritta all’Università per studiare
Lingue e Letterature Straniere (Tedesco e Inglese).

Quando si è trasferita all’estero? In quale occasione?
All’età di 20 anni mi sono trasferita in Germania, esattamente a
Tübingen, grazie al progetto “Erasmus”, un programma di mobilità
studentesca dell’Unione Europea che dà la possibilità a studenti
universitari di effettuare un periodo di studio in una università
straniera.
Dopo questa esperienza meravigliosa durata un anno, ho deciso di
rimanere in Germania, trasferendomi a Köln, Colonia, dove ho avuto
l’opportunità di lavorare per sei anni come insegnante di lingua
italiana in un liceo tedesco.

E’ stata la sua prima esperienza al di fuori del proprio paese di
nascita?
Prima dei 20 anni ho avuto la fortuna di fare tante piccole esperienze
all’estero. In particolare, ogni estate trascorrevo due o tre settimane
all’estero (Inghilterra, Irlanda, Austria, Germania) ospitata in college
o presso famiglie straniere. Durante questo periodo studiavo la lingua
e allo stesso tempo scoprivo la cultura del posto.

Aveva già studiato la lingua del paese in cui si è trasferita? In
generale, quanto tempo ci è voluto per impadronirsi della lingua?
Sebbene avessi già delle conoscenze della lingua tedesca, non è stato
subito facile comprendere e farsi comprendere dagli abitanti del posto.
Un conto è studiare la grammatica e il lessico sui libri, un altro è
utilizzare tutto il bagaglio linguistico in forma attiva e immediata in
contesti reali. Solo col tempo e con la pratica sono riuscita ad entrare
sempre più in confidenza con la lingua straniera e a sentirla sempre
più mia. Tuttavia, sono convinta che non si finisce mai di imparare
una lingua!

E’ stato difficile ambientarsi? E’ stata ben accolta dalle persone del
posto? Quali sono state le sue prime impressioni?
Con il trasferimento sono andata incontro a delle difficoltà che, a mio
parere, sono inevitabili e da mettere in conto se si fanno determinate
scelte di vita. Ero psicologicamente pronta a vivere una nuova
situazione in un ambiente diverso, ma trovarsi poi a viverla nella
realtà è un’altra cosa. Tuttavia, sebbene fossi partita da sola e non
conoscessi nessuno, la mia voglia di mettermi in gioco e la mia
curiosità verso l’altro mi hanno spinta a conoscere e a farmi conoscere
sempre di più dalle persone del posto. Si pensa che i tedeschi siano
molto freddi e distaccati, ma in realtà hanno solo bisogno di tempo per
conoscerti sempre di più e una volta conquistata la loro fiducia sono in
grado di aprire le porte del loro cuore e ad accoglierti calorosamente.
Così è stato per me.

Ha riscontrato difficoltà nell’accettare le diversità tra i due paesi?
Quando sono partita con una valigia in mano, consapevole che avrei
lasciato alle spalle la mia terra d’origine per un periodo molto lungo,
mi sono portata con me anche le parole della mia cara professoressa
d’inglese del liceo, la quale sosteneva che “conoscere, accettare e
accogliere le differenze culturali diventano la chiave per rendere
un’esperienza proficua e significativa”. Forte di questo pensiero, mi
sono effettivamente scontrata sul posto con la diversità culturale, in
ogni aspetto della vita quotidiana, ma proprio lo “scontro” mi ha fatto
capire che aprirsi a nuovi modi di pensare permette di tener conto che
esistono diverse soluzioni e punti di vista e possiamo imparare
qualcosa anche da altre culture, così come apprezzare ancora di più la
nostra.

Come si è sentita essendo così lontana da casa? Ne aveva nostalgia?
Ritornava spesso?
La lontananza da casa si è sicuramente fatta sentire. Lasciare la
famiglia e gli amici per avventurarsi in un paese nuovo e straniero non
è mai semplicissimo. Quindi avevo sì nostalgia di casa, soprattutto nei
momenti più difficili. Ma ho sempre superato questi momenti
pensando che comunque non ero sola. Grazie alla tecnologia potevo
sentire in qualsiasi momento le persone che avevo lasciato in Italia e
allo stesso tempo sapevo che avevo attorno a me nuovi amici e nuovi
affetti che mi hanno aiutato a gestire anche i momenti di sconforto e
di stanchezza. Inoltre, circa 3 volte l’anno riuscivo a tornare a casa per
ricaricarmi ed essere così pronta per ripartire con il giusto
entusiasmo.

Consiglia a noi giovani di fare esperienze all’estero?
Consiglio assolutamente a tutti i giovani di fare più esperienze
possibili all’estero. Sono pienamente convinta che tali esperienze
siano ciò che permettono alle persone di mettersi veramente in gioco,
di crescere e formarsi caratterialmente e di conoscersi e riscoprirsi
giorno dopo giorno. Venire a contatto con le diversità, imparare ad
ascoltare altri punti di vista e a rispettarli, conoscere nuovi usi e
costumi, scoprire posti nuovi…sono tutti modi utili per aprire la mente
e rendersi conto che non esistiamo solo noi, ma che siamo solo una
piccola parte di un qualcosa di più grande e meraviglioso che si chiama
“mondo”. Inoltre, solo uscendo dal nostro guscio possiamo davvero
affrontare le nostre paure e trovare così la chiave giusta per
superare una difficoltà, così da guardare avanti con più fiducia e
maggiore consapevolezza di sé.

Ora passiamo la parola alla prof.ssa Datz la quale con un’esperienza
altrettanto importante, ci racconta cosa l’ha spinta a trasferirsi in una
grande città come Padova. Spoiler: l’amore ha giocato un grande
ruolo;)

Dov’è nata e cresciuta?
Sono originaria dell’Alto Adige, più precisamente sono cresciuta nel
paese di Caldaro, a circa 15 km da Bolzano.

Com’è stato per lei crescere in una provincia bilingue? Come mai non
aveva imparato l’italiano fin da piccola?
L’Alto Adige è una zona bilingue, nei paesi però è predominante il
tedesco. Nel mio paese per esempio all’epoca c’erano solo i carabinieri
di lingua italiana e le scuole (elementari e medie) erano solo in lingua
tedesca. Solo al momento delle superiori che si trovano nelle città
avrei avuto la possibilità di fare la scelta se frequentare la scuola
italiana o tedesca. Avendo fino ad allora fatto tutte le scuole in lingua
tedesca non me la sarei mai sentita di scegliere in quel momento il
liceo in lingua italiana. Peccato che la scuola in Alto Adige non sia
bilingue e che si debba scegliere tra la scuola in lingua tedesca oppure
in lingua italiana. Ho iniziato a studiare l’italiano sin dalla seconda
elementare ma sempre come seconda lingua, quasi come una lingua
straniera e purtroppo con scarsi risultati. Ho sempre avuto paura di
parlare italiano e questo certo non ha aiutato. Non pensavo che questa
lingua in futuro sarebbe diventata così importante nella mia vita.

Cosa l’ha spinta a trasferirsi nel Veneto e lasciare il suo luogo
d’origine?
Ebbene sì, l’amore mi ha portata qui nel Veneto, a Padova. Mi sono
innamorata di un italiano del sud trasferitosi al nord da piccolo, nella
città padovana.

Ha riscontrato problemi nell’imparare la lingua? Quanto ci è voluto
per comprendere e farsi comprendere?
Non è stato facile all’inizio, ritrovarsi in una grande città
comprendendo circa il 30% della lingua parlata era un’insicurezza per
me. Temevo il giudizio degli altri su questo, avevo ansia da
prestazione, essendo italiana pareva strano che io non conoscessi
bene l’italiano. Ho iniziato comunque a lavorare: ho sempre avuto la
passione per la musica e mi è sempre piaciuto cantare. Arrivata a
Padova un’altra opportunità di lavoro mi è parsa davanti:
l’insegnamento della lingua tedesca. Ho dovuto quindi scegliere tra la
mia passione e una cosa abbastanza nuova per me. Col passare del
tempo ho però coltivato un grande amore per questo mestiere che mi
permette di essere in costante contatto con la mia lingua di origine ma
soprattutto di praticarla.
Comunque, capii di aver acquisito un buon livello di italiano solo
quando iniziai a sognare in questa lingua, cosa che mi parve tanto
strana.

Come ha affrontato la differenza tra il posto in cui è cresciuta
rispetto alla grande città in cui si è trasferita? Come le sono sembrate
a primo impatto le persone del posto?
Innanzitutto avevo solamente 21 anni quando mi trasferii a Padova.
Ero una ragazza giovane che voleva lasciare il suo luogo d’origine
perché era spinta da un’immensa voglia di scoprire il nuovo.
Trasferirsi da un paesino in una città multiculturale come Padova fu
un grande passo per esaudire questo mio desiderio. Mi affascinava, e
mi affascina tuttora, la vita di città: andare al cinema, a teatro, vivere
il centro erano tutte cose nuove per me.
D’altra parte però mi sono dovuta abituare alle usanze del posto. Mi
ricordo ancora quanto mi faceva innervosire quando al momento del
salutarsi si diceva “andiamo” per poi stare a parlare per un’altra
mezz’ora… non ero sicuramente abituata!
A differenza degli abitanti del mio paese, le persone conosciute a
Padova sono state fin dall’inizio super aperte e per questo è stato
molto facile per me integrarmi e fare nuove amicizie.

Torna spesso a casa?
Sì, quando ce n’è l’occasione prendo e vado! Mi mancano tantissimo i
paesaggi immersi nel verde, la natura… ma soprattutto la vita nel
paese, dove tutti si conoscono. Si è come una grande famiglia, infatti
non ci si ritrova mai da soli, tutte cose che da giovane mi davano
fastidio e che ora invece vedo diversamente e apprezzo.
Perciò cerco sempre di tornarci per almeno 1 settimana, tempo che mi
basta per ritrovare la mia lingua e la mia cultura!

Consiglia a noi giovani di fare esperienze del genere?
Certamente, credo che bisogna sempre cercare di uscire dalla propria
realtà per scoprire il nuovo. Immergersi nelle diversità aiuta anche a
capire i propri gusti, a scegliere cosa ci piace. Conoscere più cose dà un
senso di consapevolezza di cosa ci gira intorno!

Valentina Chatziantonis 2BL