Riflessioni durante una serata marina

Percorro la piccola stradina lastricata, mentre cammino sento la sabbia sotto i piedi che, come sempre, ha invaso anche i tragitti che conducono alla spiaggia.

Tutto è stranamente deserto e silenzioso attorno a me, sembra che le persone si siano dimenticate di quella cosa che, da tanto tempo, attira milioni di visitatori, nuotatori e soprattutto vacanzieri: il mare. Quella splendida e informe massa blu, oggi è tutta per me. 

Ed ecco che finalmente ci confrontiamo; lei mi guarda, io la guardo. Parliamo attraverso il silenzio, interrotto dallo scrosciare delle onde. Mi siedo sulla riva e lascio che i piedi vengano bagnati dall’acqua e mi sento avvolgere dall’odore della salsedine. Il sole è basso sulla linea dell’orizzonte: è sera. Scruto quella retta infinita che, nell’immensità del mondo, si confonde al rosso tramonto del mare, che diventa uno specchio del cielo. Tutto è fuso e la differenza tra realtà e virtualità è impercettibile. Mi trovo in un luogo ameno, seppur diverso da quello che gli autori ci restituiscono, di solito con alberi e radure incantate, sento che il tempo si è paralizzato. 

 

In questa atmosfera però, c’è un buio che parte da dentro di me. È la passione ingiustificabile per la tristezza e la riflessione che si fa sentire, e mi domina. Cosa ne sarà di tutto questo? Cosa ne sarà di me? E delle persone che amo? 

La verità è che la risposta a queste domande non esiste, e tutto sta nel saper dare valore agli attimi che si vivono con le persone. Molte, troppe volte infatti quando ci confrontiamo con qualcuno o siamo in una relazione, tendiamo a dare per scontato di non essere soli. 

Tendiamo a lasciar affievolire la passione, perché diventa qualcosa di ovvio e sicuro. Ebbene, è sbagliato. Così facendo inneschiamo dei comportamenti errati che allontanano le persone che ci vogliono bene. Tutto diventa così forzato e obbligato da portare avanti. Mi chiedo, è troppo tardi? È troppo tardi per tornare a quella semplicità di cui l’uomo necessita? Cerchiamo di fare imprese straordinarie, di dire cose complicatissime, di comportarci in un modo sofisticato e macchinoso, di dimostrare alle persone quanto crediamo di valere, di avere una reputazione impeccabile, un curriculum vitae stracolmo e sovraffollato, di possedere qualsiasi cosa sia oggetto di desiderio; cerchiamo svaghi nella droga, nel fumo, nella pornografia, nell’alcool, aspiriamo a una bellezza ideale e canonizzata, capelli biondi, gambe lunghe, uomo alto e piazzato, donna disponibile e prosperosa. Ci rifugiamo dietro a delle maschere, incolpiamo il diverso, il nero, il religioso, l’ateo, il politico, il fratello, la sorella, i parenti, l’amico, l’amica, solamente perché la nostra vita, crediamo noi, fa schifo. 

Ci dimentichiamo di apprezzare le cose belle, i dettagli della vita, le piccolezze che poi danno un senso a tutto quanto, anche alle cose che la società in cui viviamo ci chiede e ci sprona a fare. Ma il principio e la base di ogni cosa è proprio questa, non possiamo costruirci come una persona solida e soprattutto valorosa, senza tener conto di ciò. 

E attenzione, l’uomo non deve essere perfetto e senza errori, perché così dicendo complico io stesso la questione. L’uomo, nel senso di essere umano, deve solo cercare e ritrovare se stesso nella sua dimensione originale, senza i luoghi comuni, le etichette e l’influenza esterna. Ci sono poche persone che sanno stare con tutti, perché gli altri sono troppo concentrati nel categorizzare e gerarchizzare la società. Quando è chiaro che nessuno è migliore di nessuno in termini di sesso, situazione economica, ideologia politica, religione, salute, diritti e così via. Non sappiamo stare in pace e in relazione con l’altro perché se ci guardiamo dentro non ride più nessuno. Come possiamo credere di poter amare e di poter desiderare, quando rifiutiamo noi stessi e la nostra natura?

 

Ormai è buio, non me ne ero accorto. Mi alzo lentamente e ripercorro la strada, le luci della città illuminano il cielo quasi come fosse giorno.

Ripercorrendo i pensieri, mi convinco che non devo farmi omologare da nessuno, devo vivere come meglio credo e fare ciò che desidero fare. Ciò non significa essere ribelli, non lo sono e mai lo sarò, ma vuol dire saper distinguere e porsi criticamente a ciò che accade. 

Della serie: non mi comporto in una certa maniera per venire accettato da un gruppo, sono come sono e preferisco non avere una cerchia di amici che non avere un’identità. Poi a quest’ultima corrisponde una personalità e a sua volta, degli amici che la accettano. Questo è il segreto della relazione con gli altri. 

 

Il mare mi fa riflettere, mi fa sognare, sperare e soprattutto mi fa tornare in pace con me stesso, solamente, soprattutto, quando siamo io e lui a dialogare tramite l’aria e il tacito sguardo. Ora però, è arrivato il momento di chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare nel sonno, verso giorni migliori e una gioia incontenibile.

 

Filippo Magaraggia 4AA