My R

Stavo camminando verso il tetto della scuola, ero pronta a saltare.
Aprii la porta, il sole delle 4 di pomeriggio che mi accecava.
Da sotto si levava il vociare dei compagni di scuola che stavano uscendo dal cortile.
Ma ecco che c’era un’altra ragazza con le trecce, che era in piedi sul cornicione del tetto.
E, prima di accorgermene, le urlai una frase.
“Hey… Non farlo, per favore!”
“Oddio, che cosa ho fatto? “Pensai.
“Non potrebbe fregarmene di meno di questa sconosciuta, allora perché l’ho detto, diamine!”
Sospirai tra me e me.
Sinceramente mi sentivo un po’ scocciata, questa è stata un’opportunità sprecata.
La ragazza con le trecce si girò, notando la mia presenza.
E mi sorrise.
Iniziò a parlare “Beh, dato che sei qui, tanto vale che ti racconti la mia breve storia prima di
andarmene.”
Io assentii
“Beh, probabilmente questa l’hai già sentita. Io mi ero innamorata, sai? E a lui ho dato tutta
me stessa. Ma, dopo anni che eravamo insieme, ha detto che non ero abbastanza per lui.
Che era finita…”
Prima che potesse dire altro, io le urlai: “Ma sei veramente seria? Io davvero non riesco a
credere che per una ragione così futile tu sia arrivata qui prima di me! “Sei arrabbiata perché
non hai potuto avere ciò che volevi?! Sei fortunata invece che nessuno ti abbia mai derubato
di qualcosa!”
“Grazie mille di avermi ascoltata, adesso mi sento un po’ meglio.” Disse lei.
Poi si tuffò.
E sparì.
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“Ok, oggi è il giorno!” O almeno così pensavo.
Mi avviai un’alta volta verso il tetto della scuola.
Arrivai, mi tolsi le scarpe, e osservai stupita l’altra ragazza (anche lei senza scarpe) seduta
sul cornicione.
Sembrava una studentessa normale, tranne che per la sua statura bassa e minuta.
Le parole mi affiorarono dalla bocca
“Hey, ti prego, non farlo “
La ragazzina si voltò e mi sorrise.
“Dato che sei qui, posso raccontarti la mia storia, anche se potresti averla già sentita prima.
Tutti mi ignorano, tutti mi disprezzano, non riesco mai ad essere abbastanza per qualcuno.
Io non riesco a vivere in questo posto.”
Subito dopo ribattei: “E quindi sei arrivata qui prima di me per un motivo così futile?! Tu
almeno hai i tuoi genitori che ti vorranno sempre bene, e hai la cena sempre pronta, sai?!
“Hai ragione – rispose lei – Sai una cosa? Mi è venuta fame…”
E poi si tuffò.
E sparì.
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E così come ogni giorno, arrivarono tante altre persone. E io come al solito rimasi ad
ascoltare. Però nessuno mai si sarebbe fermato a fare questo per me.
Lo sapevo con certezza.
Nessuno sarebbe rimasto ad ascoltarmi parlare dei miei problemi.
Nessuna persona mi avrebbe fatto compagnia nei miei momenti più bui.
Nessuno.
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Ancora una volta mi avviai verso il tetto.
E vidi una ragazza, con un cardigan giallo, sul cornicione.
E dal suo sguardo capii subito l’entità del dolore che risiedeva in lei.
Un dolore uguale al mio.
“Io voglio solo fermare le cicatrici sui miei polsi che crescono ogni volta che torno a casa”
Singhiozzò la ragazza col cardigan giallo.
“Hey, ti prego, non farlo.” Sussurrai.
“E adesso, cosa faccio? – pensai – Non posso fermarla!”
E le urlai: “Ti prego, vattene, la tua espressione così tanto piena di dolore è troppo per me!”
Urlai.
La ragazza dal cardigan giallo mi fissò, e dichiarò “Beh, penso che oggi non sia il mio
giorno.”
Poi si voltò, si rimise le scarpe, e scese le scale. E sparì.
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“Ecco, oggi è il giorno.” Pensai.
C’erano solamente me, me stessa, ed io.
Arrivai al cornicione.
Mi sciolsi le trecce e lasciai che i miei capelli volassero nel vento.
Mi levai il mio cardigan giallo, il mio preferito.
Eccomi, una ragazza minuta, che si staglia sul tetto.
La stessa ragazza minuta, con i polsi rigati che salterà e sarà libera.


– Warr;or
(tratto dalla canzone My R)