La maggior parte di noi almeno una volta nella vita ha riflettuto sulla professione dell’insegnante:
estate libera, possibilità di decidere le valutazioni degli studenti, domenica tranquilla e meno di venti
ore alla settimana di lavoro (ai prof che leggeranno quest’articolo: lo so, lo so, non è completamente
vero, ma per il momento facciamo finta che lo sia J). Qualcuno ha mai pensato, però, che cosa si
prova ad insegnare per la prima volta in tutta la vita in un liceo come il Ferrari, rinomato e conosciuto
proprio per le abilità e le competenze degli studenti in ambito umanistico, scientifico, linguistico e
artistico? Beh, proprio per far emergere le emozioni di chi si trova al di là della cattedra, ho deciso
di intervistare la professoressa Carafa, entrata da poco nel mondo di questa scuola…
Linda: Innanzitutto vorrei iniziare con una breve presentazione… da dove viene e perché ha deciso
di traferirsi a Este?
Prof.ssa Carafa: Mi chiamo Alessandra Carafa, vengo da un piccolo paese distante 30 km da Lecce,
la meravigliosa città barocca del Sud Italia, pertanto sono Salentina! Ho deciso di intraprendere la
strada dell’insegnamento proprio ad Este (e ringrazio l’IIS G.B. FERRARI per avermi accolta) perché
qui ho parte della mia famiglia e perché ho avuto modo, negli ultimi dieci anni, di visitare spesso
questa bellissima città, da cui sono rimasta affascinata.
L: Quale scuola secondaria di II grado ha frequentato quando aveva la nostra età?
P.C: Alla vostra età ero una studentessa del Liceo Classico “F. De Sanctis” di Manduria, terra del
famoso vino primitivo, a 15 km dal mio paese. Questo liceo mi ha insegnato tanto e spero di aver
lasciato anch’io un segno. Ogni mattina prendevo il treno da San Pancrazio Salentino, il mio paese,
sino a Manduria. La stazione era distante 2.5 km da scuola, ed il Comune non aveva fornito a noi
studenti un bus che ci accompagnasse fino al liceo, per cui io ed altri miei compagni, a volte con gli
zaini colmi di libri, ogni giorno percorrevamo quei chilometri sia per andare a scuola sia per tornare
a casa. I primi tempi eravamo tutti molto scoraggiati, perché quella strada pesava molto, soprattutto
nelle giornate fredde ed uggiose, tanto che qualcuno di noi, proprio per tale motivo, ha scelto di
ritirarsi da scuola. Solo successivamente abbiamo iniziato a comprendere quanto quei 5 km fossero
nulla in confronto a ciò che la scuola poteva offrirci, sia culturalmente che umanamente, ragion per
cui, col passare del tempo, quelle lunghe camminate di prima mattina diventavano sempre meno
stancanti, perché con noi e con i nostri zaini c’era tanta forza di volontà e tanta voglia d’imparare.
L: Quali erano le materie in cui si distingueva maggiormente o che le piacevano di più quando era al
liceo?
P.C: La materia che preferivo tra tutte era latino; mi piaceva sia la grammatica che la letteratura.
Trovavo grandi stimoli nelle versioni da tradurre (ogni volta i compiti in classe prevedevano una
versione ed io mi mettevo in competizione con me stessa, per superarmi rispetto alla volta
precedente) e trovavo grandi stimoli anche nello studiare il pensiero e le opere degli autori latini,
non a caso la mia tesi di laurea magistrale si è incentrata sullo studio della visione che Tito Maccio
Plauto aveva della donna romana.
L: Ha sempre voluto fare l’insegnante? Se sì, il suo obiettivo erano le Lettere Antiche o l’idea è
cresciuta con il passare degli anni?
P.C: Ho sempre voluto insegnare materie umanistiche, grazie ai miei docenti che mi hanno
trasmesso l’amore per queste discipline. Questa vocazione si è accentuata negli ultimi anni perché,
per ragioni economiche, ho dovuto alternare lo studio con il lavoro (tutt’altro lavoro!), il che ha reso
ancora più chiaro il mio scopo precipuo.
L: Quali sono state le sue prime impressioni una volta ottenuto il lavoro qui al Ferrari? Ma
soprattutto… quali sono state le sue prime impressioni una volta conosciuti gli studenti?
P.C: Le mie prime impressioni circa l’IIS G.B. FERRARI sono state e sono (poiché faccio parte di questa
grande famiglia ancora da poco) assolutamente positive. Il personale scolastico ed amministrativo
con cui ho avuto modo di interfacciarmi è stato fin da subito accogliente, attento e assolutamente
disponibile ad aiutarmi e chiarirmi qualsiasi dubbio. Ho percepito stima, collaborazione ed affetto
tra i colleghi. Le impressioni circa gli studenti hanno, con tutta sincerità, superato le mie aspettative.
Ho da subito conosciuto ragazzi “puliti”, dagli occhi vispi, smaniosi di apprendere, di studiare nuove
materie e di accrescere il loro spessore non solo culturale, ma anche umano.
L: Quali sono le sue paure o i suoi timori riguardo questo nuovo inizio?
P.C: La paura riguardo a questo nuovo inizio? Credo che ogni inizio generi, in tutti noi, la paura del
“non essere all’altezza”. Ho imparato, però, con gli anni, che tutti noi siamo all’altezza di ciò che
vogliamo fare, occorre solo trovare la giusta via per arrivarci, senza mai demordere. Il mio principale
timore è quello di non riuscire a far comprendere a voi ragazzi quanto sia importante studiare,
appassionarsi alle materie, essere curiosi, iniziare a creare il proprio pensiero critico. Sono certa,
però, che il rapporto che si sta instaurando con voi studenti e la vostra vivacità intellettiva consentirà
a noi di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda e perseguire insieme questo scopo.
L: Secondo lei, riuscirà a trasmettere qualcosa ai suoi alunni?
P.C: Spero che riuscirò a trasmettere qualcosa. L’amore per questo lavoro e la voglia di fare bene mi
guideranno sicuramente.
L: Crede che rimarrà per molto tempo in questa scuola o l’idea di viaggiare la attrae maggiormente?
P.C: Il clima che avverto in questo istituto mi piace molto, per cui, se potessi scegliere, rimarrei molto
volentieri.
L: Vorrebbe cambiare qualcosa riguardo al modo di interagire con gli studenti? Dibattiti, attualità,
pensieri e quant’altro?
P.C: Essendo ancora alla mia prima esperienza ed ai miei primi giorni qui, so che il mio modo di
interagire con gli studenti maturerà giorno dopo giorno, conscia che il tempo che trascorreremo e
le lezioni che condivideremo, mi aiuteranno in questo ed aiuteranno anche loro.
L: Per finire, un’ultima domanda… preferisce trovarsi a scuola nel ruolo di studente o di docente?
P.C: Memore dei miei tanti sacrifici per conseguire la laurea, posso dire che preferisco essere una
docente, perché questo rappresenta il coronamento del mio sogno. Ho voglia, però, di fare un
appunto e dire che anche noi docenti continuiamo ad essere “studenti” … studiamo costantemente,
ci formiamo, ci mettiamo sempre in discussione per cercare i modi migliori non solo di impartirvi
nozioni, ma anche e soprattutto di farvi capire l’importanza dello studio per la vostra formazione
culturale ed umana. Noi professori impariamo costantemente da voi … e miglioriamo!
Ad maiora semper, ragazzi!
Linda De Checchi IAC