JE SUIS CHARLIE

Cari lettori del Ferrari e non, è bello ritornare a scrivere per voi dopo essermi, finalmente, ripreso dal trauma post-vacanze (e da una ripetuta repressione di istinti omicidi verso la sveglia che mi suona ogni mattina alle 6:40). Certo, mi sono scelto proprio un bel tema da trattare per ricominciare, ma andiamo con ordine, e occhio: quello che c’è scritto sotto vuole essere uno spunto per una discussione civile, libera e aperta a tutti. Se questo non è quello che cercate, se non è quello che volete fare, vi consiglio di prendere il mouse (o il vostro dito) e andare sul tasto indietro. Uomo avvisato…

Vignetta di Giorgia Garbin, 1^A Artistico
Vignetta di Giorgia Garbin, 1^A Artistico

Il ritardo incredibile che tutti noi ragazzi abbiamo accumulato per farvi arrivare quest’articolo ha avuto un interessante effetto secondario: mi sono fatto diverse domande su quello che è successo a Parigi qualche giorno fa. Domande che

non mi sarei fatto, se avessi dovuto scrivere il giorno dopo. Alcune risposte le ho trovate dentro di me fin da subito, altre grazie a tutto quello che è stato detto e scritto sulla questione, altre ancora cercando di capire dove potesse condurmi quel filo rosso, che unisce tutti gli avvenimenti della storia in una costruzione intricatissima su cui si basa la nostra stessa vita. In mezzo a tutti quei fili si è formata la mia opinione, un sassolino “ritardatario” da gettare in un mare fin troppo agitato. Un sassolino che, si spera, potrà dare un’opinione ben formata.

Le dodici morti di Charlie Hebdo hanno scatenato una fortissima reazione, da più parti, e hanno letteralmente acceso un forte dibattito rimasto quasi represso dietro a una montagna di deboli luoghi comuni, ma cosa si nasconde dietro a tutta questa confusione di idee, di opinioni diverse? Si tratta di uno scontro tra laicità e religione, un complotto (anzi, gombloddo!) fatto apposta per sviare noi poveri uomini mortali da chissà quale oscuro piano o, semplicemente, non è altro che uno scontro vecchio stile per il potere sugli uomini? O magari tutti e tre insieme, visto che ci siamo? La reazione di importanti cariche religiose – anche cristiane – alla copertina del numero uscito dopo la strage, è stata abbastanza sdegnata (magari era colpa di quel piccolo messaggio nascosto. Anzi, due. Fatevi un giro su Google e vi sarà tutto chiaro…) questo perché “offendere” la religione con la satira è sostanzialmente sbagliato. Eppure, con tutte le ore che ho passato a guardare Crozza mentre “offendeva” alte cariche dello Stato italiano ridendo come uno stupido, ho capito che la satira, anche se può sembrare un insulto, è prima di tutto una critica. Le critiche, per quanto scomode e fastidiose, vanno accettate perché sono fondamentali nel giudizio di una qualsiasi cosa e aiutano a migliorarla, a correggere ciò che è sbagliato, insomma, sono qualcosa di costruttivo. Charlie Hebdo fa satira in maniera audace, è ancora – come si autodefinisce – un “Journal Irresponsable” che ha da sempre avuto il coraggio di criticare l’incriticabile in un’epoca come la nostra immersa fino al collo nel cosiddetto “politically correct”. Una semplice vignetta va quindi notevolmente oltre il farsi beffa di qualcuno solo per il gusto di far ridere la gente, perché c’è sempre un messaggio nascosto dietro ogni risata e nessuno è immune alla matita, l’arma di distruzione di massa per eccellenza. Ogni giorno sono mosse delle critiche alle varie fedi del mondo, per motivi molto differenti secondo i casi: queste non possono rimanere statiche di fronte al fuggire del tempo, perché è contro la natura stessa della vita (nulla è immutabile!); anche l’Islam, in questo periodo, sta vivendo un tormentato processo di evoluzione, dove si sta scontrando con la laicità e con tutte le sue conseguenze. Nessuno al mondo è in grado di controllare fino in fondo il percorso che deve intraprendere una civiltà intera, o parti di essa, e gli eventi ai quali abbiamo assistito a Parigi ne sono la conferma: musulmano era chi imbracciava il fucile, musulmano l’agente di polizia ucciso mentre implorava pietà; tanto quindi parte dell’Islam ha preso una via che vuole rimanere ancorata a vecchi principi, quanto un’altra parte si sta avvicinando, affrontando tutte le difficoltà, alla laicità che tanto ci è familiare. Si tratta di uno scontro tanto interno quanto esterno alla religione e quel giorno, all’interno della redazione di Charlie, il campo di battaglia è stato la libertà di espressione. Quando penso a qualcosa dell’Islam che, secondo me, è sbagliato, rivedo in me la lotta che è stata portata avanti nel Rinascimento da grandi menti scientifiche e filosofiche per superare delle convinzioni semplicemente errate del cristianesimo. Vedo la lotta di Galilei contro l’Inquisizione e il suo tentativo di portare avanti la civiltà umana correggendo un errore della religione (fallendo), per poi essere ripreso, anni e anni più tardi, ed essere portato avanti con coraggio da altri uomini per migliorare la nostra stessa civiltà. Rivedo nei musulmani noi occidentali, alle prese con degli stimoli incontrollabili che provengono dalla scienza, dalla filosofia, dall’eguaglianza che noi europei tanto promuoviamo, e che possono portare alla rovina. Rovina per loro e – come effetto collaterale fin troppo evidente – danni per noi. L’unico modo di affrontare questa situazione è assecondare l’evoluzione, stimolarla, e per fare questo serve proprio la libertà di espressione, la critica. Siamo quindi giunti al paradosso: l’unico modo per evitare un futuro grande trauma al popolo musulmano (che sembra stia molto a cuore ai fondamentalisti islamici) è proprio quello di accettare quello che un giornale come Charlie Hebdo ha da dire! Non è sbagliato essere tolleranti, ma la tolleranza funziona solo in entrambi i sensi. Nonostante tutto, l’Europa mi sembra aperta a tutte le linee di pensiero, ed è giusto così… ma ogni pensiero deve essere rispettato, anche le vignette satiriche più “spinte”, per quanto fastidiose. Chi vuole reprimere una voce per incutere terrore ad altri, è il primo a essere spaventato a morte da quello che quella vocina ha da dire.

Un ultimo spunto per voi ragazzi: chi ha sparato, forse credeva veramente in quello che faceva. Che mi dite dei mandanti? Non è che forse, la vera intenzione di chi sta dietro a tutto questo è quella di avere il potere sugli uomini? D’altronde, il controllo sugli altri è sempre stata la grande ambizione umana, non necessariamente per motivi religiosi. O forse sì. In fondo il “dio” denaro ha fin troppi seguaci, e qualcuno potrebbe controllarci come marionette in questo momento. La borsa… Google… Facebook… I massoni… Adam Kadmon…

Sarà, quello che mi è più di conforto è che, controllati o no, avvenimenti tragici come questo hanno fatto scendere in piazza milioni di persone, in ogni città del mondo (beh, quasi), che hanno fatto sentire per una volta la voce, il lume che hanno dentro di loro. Tante persone che pensano fuori dagli schemi e capiscono cosa è giusto e cosa è sbagliato, con creatività e originalità, perché vivono per davvero, libere. È grazie a loro che il mondo va avanti e sempre verrà salvato da fondamentalisti di ogni genere, religiosi e non. Soprattutto, è grazie a gente intelligente come quelli della CIA che è attivo un utilissimo numero di protezione testimoni a cui mi rivolgerò non appena metterò la parola “fine” a questo articolo lungo, ma spero utile per voi. Ragazzi e ragazze, con il velo o senza, bianchi, gialli, scuri, rossi, con occhi a mandorla, belli o brutti, fatevi partecipi del cambiamento, e rimanete liberi! Soprattutto, pensate fuori dal coro. #JeSuisCharlie.

…di Guglielmo Finotti