Lettera alle stelle

Care stelle,
fortunatamente io vi vedo brillare quasi tutti i giorni della settimana, quando le nubi scappano
e il cielo protrae la sua lunghissima scala verso gli uomini più meritevoli, come se volesse
offrirgli una nuova prospettiva da cui osservare le crudeltà dell’umana gente. A volte vi
confondo con i miei punti luce, che poi, in fondo in fondo, così grande differenza tra voi e
loro non c’è, se non che non siate indossabili e, qualora lo foste, distogliereste l’attenzione di
tutti dal guardare me per quanto siete meravigliose; ordinario egocentrismo.
Quando vi osservo, vi analizzo, cerco i tratti peculiari del vostro mantello, ma nulla di diverso
mi appare se vi guardo ad occhio nudo. Siete troppo lontane voi, siete come le mie
speranze, ridotte all’osso, presenti, ma remote. Siete come il narratore onnisciente di un
romanzo privo di incipit e privo di fine, avete occhi tutt’intorno, lo spazio è la vostra torre di
controllo. Non immaginate neanche quanta invidia proviamo noi uomini nei vostri confronti,
vi guardiamo dal basso e pensiamo “ Chissà quale pace, quale beatitudine mi spetterebbe
se fossi una stella”. Ma forse, per una volta, si può dire che davvero qualcosa sia rose e fiori,
poiché, sebbene siate fisicamente inarrivabili, in verità, siete più vicine di quanto si possa
pensare. E no, non parlo del planetario del paese, tanto meno della “Notte stellata”, bensì
della sostanza che ci rende fisicamente quello che siamo, perché ogni atomo del nostro
corpo proviene da centinaia di migliaia di stelle morte ormai miliardi di anni fa, le cui “ceneri”
hanno viaggiato per infinitamente grandi quantità di anni luce, fino a ritrovarsi insieme in tanti
piccoli esseri viventi, niente meno che quella perfezione a cui gli Antichi aspiravano per
millenni, ma che non sapevano di avere sotto la pelle. Uomo nella forma, stella nella
sostanza. Siamo quello che abbiamo sempre guardato dal basso, con gli occhi lucidi e con
tanta meraviglia, siamo l’ingrediente segreto che ci rende tutto ciò che di bello pensiamo
quando osserviamo una stella.
Suppongo che vi siate già chieste, care stelle, il motivo per cui vi rivelo questo segreto, che
sono certa conosciate già da tempo, ebbene, sono costretta a confidarvi che fin dall’inizio
non mi riferivo a quelle stelle che apparentemente immobili si impongono nel nostro cielo,
ma diversamente parlo a voi, cari uomini, care donne, cari compagni di viaggio, con la
speranza che possiate cogliere il mio messaggio: se vi scorre nelle vene lo stesso sangue
che in passato illuminava il cielo, allora non dimenticate, che la vostra vita è troppo breve
per smettere di brillare.
Giulia Martin 5AC