Yugen

Non si può comprendere fino in fondo

Mi manchi

come mi manca l’aria sott’acqua.

Mi manchi

come in estate mi manca il pungente freddo invernale.

Mi manchi

come la primavera manca ai ciliegi in autunno.

Perché

ogni volta che si parla d’amore, finisco per accasciarmi a terra con la testa china sulle ginocchia mentre tra le mie guance scorrono fiumi di fluido dolore?

La solitudine mi persuade egoisticamente ogni tal volta che ti penso.

Sapevamo di non essere destinati a stare assieme.

Allora perché

ci abbiamo provato lo stesso?

Questo dolore lacerante accompagna le mie giornate rendendole ancora più lunghe e solitarie.

E mentre guardo fuori dalla finestra,

Intravedo

le ingiallite foglie cadere tristi accompagnate dalla leggera brezza autunnale.

Gli alberi che si spogliano paiono liberarsi da un enorme peso che si portavano dietro da anni.

Osservo.

Le giornate si accorciano.

Amo svegliarmi con il buio.

Sembra tutto più innaturalmente quieto.

Scrivere la notte, seduta sul mio balcone alla fioca luce lunare è una tra le cose che preferisco.

Sembra aprire un portale per un’altra dimensione.

Un multiverso silenzioso.

Privo di vita.

Governato dalla sola e incessante forza della natura.

Ispeziono spesso le stelle.

Meravigliosi occhi brillanti che tingono il cielo blu cobalto.

Risplendono.

Provocando un’innata sensazione di nostalgia alla mia anima.

Notti estive.

Passate nudi, stesi sul suo materasso ad ascoltare la melodia del silenzio interrotto a ritmi regolari dalle deboli fusa del gatto.

Ci guardavamo negli occhi.

Così complici in una vita così breve e insignificante.

Stare in sua compagnia mi confortava.

Così tranquillo.

Una pace che se non si prova non si può capire.

I suoi baci fermavano il tempo.

La realtà diventava sempre più bella surreale ad ogni sua carezza troppo delicata per un corpo così grande.

Suonavamo il basso.

Lui cantava e io lo osservavo in un intimo silenzio quali solo due corpi spogli in una fresca notte possono concepire.

Mi sentivo a casa.

Il calore del suo corpo sopra al mio risaltava il leggero vento che entrava dalla finestra spalancata.

Un nuovo silenzio ci accompagnava mentre ci guardavamo sorridendo.

Gli spostavo i lunghi e ricci capelli che gli scendevano lungo il viso mentre chiudeva gli occhi in una vulnerabilità sorprendente.

Lui,

anima solitaria.

Spirito selvaggio racchiuso in un gigantesco corpo dall’anatomia scolpita.

Si lasciava cullare dalla notte mentre mi teneva una mano.

Mentre mi baciava la fronte.

Faceva scorrere le dita lungo la mia schiena in un rilassante massaggio delicato.

Parlavamo molto.

Riflettevamo sulla vita, sullo spazio, sull’arte.

Arte astratta la sua.

Raffigurante corpi in movimento che apparentemente sembravano privi di tutto ma ognuno di essi racchiudeva un significato profondo.

Contrastava con la mia di Arte.

Troppo ricca di dettagli e di colori brillanti che esaltano le figure.

Troppo ricca di emozioni diverse.

Troppo particolare per essere compresa da tutti.

Accendeva il tabacco della pipa che tingeva l’aria di un forte odore amaro.

La luna nel mentre continuava a salire.

Forse

Meglio dire che la Terra continuava a girare.

Noi invece restavamo fermi in quella che per me era la realtà più bella di sempre.

Marchetto Sara 3CA