Leggo le nostre parole,
come le lessi ieri l’altro
bramose di farsi la guerra,
e non per caso sospiro;
questa nostra frustrazione
ci ha equamente obbligati
a fare delle nostre paure il motivo
per cui ora rimane solo un torbido silenzio,
che parla, che urla e lentamente consuma
il filo che lega
la mia anima con la tua,
il tuo corpo con il mio;
A una a una sullo schermo
le lettere si fanno portavoce
della mia fame di farti soffrire,
per farmi soffrire;
e mentre il tuo discorso tagliente
mi sfiora la pelle,
dissimulo gli sbagli e le agonie
che si celano dietro il mio orgoglio;
Lascio che l’irrazionale
si prenda gioco del mio buonsenso
e muti nella estenuante consapevolezza
che non trova più né pace né redenzione,
solo rimorso per un errore che
si ripete, mi lacera e svanisce poi
nelle mie frivole scuse,
e tutto torna apparentemente come prima.
-anonimo