La Rondine

Una rondine stava tornando al suo nido…

Già immaginava il lieto benvenuto che le avrebbero riservato i suoi piccini!

Non aspettava altro, da tutto il giorno,

da ore la sua mente era catapulta al rivedere i suoi piccoli.

Era rimasta in pensiero tutto il giorno, come ogni volta che va a cacciare:

parte la mattina, sta via il meriggio, e torna la sera, stanca…

Sempre si preoccupa per i suoi piccoli, perché lei è la sola figura protettrice:

ed il padre?

Oh, lui, bè… È impegnato,

sì, molto impegnato!

Diciamo che…

Non tornerà presto,

“ma tornerà…

Vero?”

Bè…

Sì, sicuramente tornerà!

“E quando mamma?”

Ehm…

Tra poco, state tranquilli!

“Ma l’hai già detto settimana scorsa, mamma”

Lo so…

È… vediamo… È-È stato trattenuto.

Piange,

pensa spesso a ciò,

a come i suoi piccoli non abbiano una figura paterna,

si sente inutile,

ha molta rabbia, sì, ma non può sfogarla,

di certo non in presenza dei piccoli.

E poi… È sempre così stanca, tutto il giorno deve stare lontana dal nido.

È un grande rischio, lo sa, ma non può farci niente, o così o tutti morti di fame…

Quindi ogni giorno, all’alba, si arma di forza di volontà e parte, a cercare cibo e oggetti per rinforzare e abbellire il nido.

Tutta sola, nessuna compagnia durante la giornata, solo la notte può, stanca, dormire con i suoi piccoli.

Ormai dovrebbe essere vicina a casa,

sì, riconosce l’area, vede gli alberi, come ogni giorno,

il cielo è grigio, a preannunciare una tempesta imminente, spera di arrivare in tempo per riparare i suoi piccoli…

Sente i soliti rumori, ma ormai è da giorni che va avanti così, non è un problema:

Gli umani ogni tanto passano per di lì con grossi macchinari su quattro o più ruote, si sbraitano addosso qualcosa, dopo tirano fuori un aggeggio con un piatto rotante e vanno avanti a far rumore tutto il giorno.

Non si cura mai di capire cosa facciano, ma ogni giorno qualcosa cambia nell’ambiente

Li vede sempre, quando torna a casa,

ma questa volta c’è qualcosa di insolito.

Poi le mancano le forze, si lascia cadere.

È distante, ma l’ha già notato:

Il suo alber…

Non c’è più,

Al suo posto solo un ceppo…

Non è l’unico, molti alberi mancano all’appello.

Sono tutti distesi, sopra quell’aggeggio su ruote.

Lei non crede a quello che vede, si dispera, non capisce!

Confusione

I suoi piccoli dove sono? Che fine hanno fatto!?

Poi la stanchezza accumulata durante i mesi prende il sopravvento,

si lascia cadere,

libera,

verso il vuoto.

Cade,

la coltre di chiome si avvicina.

Un ramo più spesso degli altri

“Crac” fa il fragile collo della rondine,

poi basta, niente più preoccupazioni…

libertà…

LIBERTÀ!

AH-AH!

“Capo, abbiamo trovato questo nido sopra l’albero da tagliare, guardi che piccoli, questo si è anche appena schiuso, vede il guscio?”

“Vedo sì… Vedo anche che non c’è un adulto, che insensibilità, in natura ai genitori non importa niente dei piccoli, conta solo la propria sopravvivenza” disse.

Frederick Toschetti 2CA