Depressione e consapevolezza

Al giorno d’oggi, molte persone si ritengono depresse solo perché stanno trascorrendo un periodo difficile e postano nei social cose false per attirare l’attenzione.
Queste persone, però, non sanno che la depressione è qualcosa di molto più serio: è una malattia le cui cause possono essere varie, ad esempio traumi infantili o anche la predisposizione genetica, e di cui non si conosce molto; si riconoscono però bene i sintomi: la quasi perenne tristezza e un senso di vuoto nell’anima, come se ci fosse un peso che ti opprime e ti rende svogliato. Inoltre, si perde la speranza nel futuro e qualsiasi cosa che di solito viene ritenuta gioiosa o interessante, viene spogliata dai lati positivi e vista come qualcosa di inutile.
Esistono, inoltre, molti tipi di depressione: la depressione post partum, che può comparire di solito in una neomamma, oppure il disordine affettivo stagionale, che colpisce, appunto, a periodi alterni durante l’anno (spesso autunno e inverno).
Quello che in realtà è difficile per i medici, e che li tormenta tuttora, è diagnosticare la malattia a un paziente, poiché è sconosciuto il motivo che causa questa condizione psico-fisica. Inoltre, può risultare complicato anche curarla e trovare i farmaci giusti.
Ci sono moltissimi dati e studi che possono affermare la serietà della depressione, che, a quanto pare, inizia a colpire sempre più i giovani.
Uno studio condotto da Jean Twenge, docente di psicologia e autore del libro “IGen”, conferma questo fenomeno in crescita: sono stati presi 200 mila adolescenti tra i 12 e 17 anni, tra il 2005 e il 2017, e circa 400 mila giovani adulti dai 18 anni in su, tra il 2008 e il 2017; i risultati dimostrano che il primo gruppo è soggetto ad un aumento di depressione del 52% (passando dall’ 8,7% al 13,2% ), mentre tra il secondo gruppo un aumento del 63% ( dal 8,1% al 13,2%).
Molti di questi studi dimostrano che chi contrae tale disordine mentale non sono solamente ragazzi e bambini, ma anche donne, anzi, sono quelle più predisposte a contrarla.
Quindi, queste persone, non solo divulgano il falso, facendo credere a tutti che lui o lei è depresso/a, ma si prendono anche gioco di quelli che si trovano veramente in difficoltà.

Cristian Cavallaro, 2CL