ASK : LA VERGOGNA DEI SOCIAL

di Raffaele Guarini

Ci ha lasciati, è partita per un viaggio senza ritorno, nella solitudine di cui tanto parlava sui social, ha lasciato gli amici, la famiglia, gli amori per un mondo sconosciuto per un aldilà forse inesistente, per il nulla.

Così Nadia di 14 anni è morta una domenica pomeriggio, gettatasi dai trenta metri d’altezza dell’ex hotel “Palace” di Borgo di Vicenza.

Quel lunedì mattina, subito a me povero liceale legato allo studio e alla vita di ogni giorno, è balenata una domanda nella mente :”Perché?”
“Perché spegnersi a 14 anni?” “Perché lanciarsi nel vuoto?” “Perché abbandonare i tuoi cari e la tua famiglia?” “Perché togliersi la vita?”
Sembra inconcepibile e assurdamente impensabile per me che una qualsiasi persona accetti di suicidarsi senza aspettare ciò che la natura e un qualcosa di forse superiore ha preparato per noi.

Ma la risposta a queste terribili domande sta in tre lettere poste una vicina all’altra, una sigla inglese, un social che poco tempo fa ha fatto l’ingresso nella vita di centinaia di migliaia di giovani: “Ask.fm”.
Una pagina online che permette a un qualsiasi individuo di porre domande in anonimato al soggetto interessato.

Ed ecco svelato il trucco “anonimato” “incognito” nascosto dietro a queste infide parole chiunque trova un illecito diritto di offendere, insultare e intaccare i sentimenti di una persona che nel caso estremo di Nadia hanno portato al suicidio.
Questo accaduto mi ha portato a riflettere, perché a differenza di altri social quali Facebook o Twitter già affermati da più di un decennio, Ask è stato elaborato nell’ultimo periodo ed escogitato intelligentemente per colpire ed attrarre l’interesse dell’adolescente: sapere tutto di tutti.
Scoprire perché lui sta con lei, come è andata l’ultima festa, se le piaccio o no, tutto questo ha portato perfino alla nascita di veri e propri account di solo gossip… o meglio pagine in cui gente… sparla di altra gente.
L’errore poi di non inserire alcun tipo di blocco per offese e insulti gratuiti online, mi ha portato a capire quanto il tutto sia eticamente sbagliato e insulso.

La storia di Nadia é un caso estremo che ci regala la possibilità di riflettere e di capire che se dobbiamo proprio fare le domande a qualcuno è meglio fermalo in corridoio che insultarlo online.
Ciò che l’ha portata nel vuoto è strano, assurdo, al di fuori di ogni pensabile ragione.

Cari lettori, cari liceali, quello che volevo trasmettervi con quest’articolo nato per caso grazie alle riflessioni quotidiane dell’ora di filosofia, è che piuttosto di perdere tempo alla scoperta di nuovi social, o davanti al computer, aprite la finestra, inspirate il profumo della primavera, salutate papà e fratellini, date un bacio a mamma, afferrate la bicicletta o lo scooter appena modificato, e godetevi la giornata, perché ricordatevi che non esiste niente di più fantastico e meraviglioso della vita di ogni giorno.