Sulla gelosia romantica

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Circa un anno fa ho visto un video su Youtube chiamato “VENTI, gelosia” di cui consiglio la visione: la youtuber affronta molti aspetti di questo sentimento e ne discute in modo oggettivo, per quanto possibile. A mio avviso, offre una descrizione azzeccata, quindi mi sembra opportuno partire da qui per parlarne.

Nell’immaginario comune, la gelosia è un sentimento umiliante: se qualcuno la prova, implicitamente, ammette a se stesso di essere in una posizione di inferiorità rispetto alla persona per cui la sente; sta indirettamente dichiarando che l’altro ha il potere di ferirlo e che non può fare niente per evitare ciò. Non può fare niente perchè la gelosia è estremamente viscerale e, almeno nella mia esperienza, non si può evitarne la nascita.

Che la gelosia faccia parte dell’essere umano fin dall’antichità è stato provato anche da una ricerca condotta dall’Università del Michigan nel 1992, chiamata Sex differences in Jealousy: Evolution, Physiology and Psychology. Tralasciando che la ricerca fosse volta a provare la differenziazione fra gelosia maschile e femminile, quello che prima di tutto ho trovato interessante è il fatto che essa sia descritta come un comportamento che, nel nostro ambiente ancestrale, era stato adottato per contrastare una minaccia al benessere dei due sessi: da una parte la donna assumeva quel comportamento per ridurre il rischio che l’uomo la abbandonasse e che quindi si ritrovasse ad accudire i figli da sola; dall’altra l’uomo sentiva la necessità di riconoscere i suoi figli come tali e si sentiva minacciato al pensiero che la donna trovasse un altro uomo. Infine i ricercatori sono giunti a concludere che, nel tempo, le risposte adattive alla gelosia si siano automatizzate nella specie umana.

Comunque, per chi fosse interessato, alla fine dell’articolo ho messo il link del video e anche della ricerca.

Questo tema mi si era già proposto, un paio di anni fa, in vacanza con amici, in uno di quei momenti in cui il divertimento e le risate lasciano spazio a qualcosa di un po’ più noioso, che, però, per qualche strana ragione, rende tutto più speciale.

Il punto centrale era: gelosia sì o gelosia no nelle relazioni romantiche? La gelosia è monito dell’affetto che l’altro prova per noi o, piuttosto, dell’oppressione che l’altro esercita su di noi?

Una parte del gruppo sosteneva che fosse un elemento indispensabile; il mezzo più importante attraverso cui l’altra persona dimostra di desiderarci veramente.

La restante parte, nella quale ero schierata anch’io, riteneva invece che fosse un sentimento insensato, che non avesse motivo di esistere. Pensavamo che potesse caratterizzare solo le persone irrazionali e le relazioni instabili: se qualcuno prova gelosia, manifesta di essere immaturo; non si fida dell’altro perché non è consapevole della relazione in cui si trova e della persona con cui ha a che fare.

Insomma, da una parte la pretesa che il “partner” manifesti il suo affetto attraverso questo sentimento; dall’altra una totale condanna dello stesso.

Non ritengo ragionevole la teoria secondo cui “la gelosia deve esserci”: un’emozione non può essere forzata ed esistono altri modi, forse anche più validi, per far capire che si tiene all’altro.

Per quanto riguarda invece l’idea che sostenevo io, solo a seguito di esperienze dirette e di intense chiacchierate con persone più o meno esperte, ho sentito traballare quelle certezze che, nel loro cinismo, tanto mi facevano sentire sicura. Ho scoperto che la questione non è così semplice e lineare. Le dinamiche che portano a provare la gelosia, e in generale i sentimenti, sono molto più complesse di quanto avessi previsto (purtroppo). Molto spesso la questione non gravita tanto attorno alla fiducia che abbiamo nell’altro, quanto più alla sicurezza che abbiamo in noi stessi. E, soprattutto, ho compreso che provare gelosia non significa automaticamente essere irrazionali: significa avere dentro di noi una parte irrazionale. Per giunta, ho capito che non si sbaglia nel momento in cui si prova gelosia, ma nel momento in cui non si prova ad affrontarla.

Non va assunto un atteggiamento di rifiuto verso questo sentimento: se esiste ed è intenso, va affrontato. Molto spesso, ciò che viene soppresso si manifesta in modo tanto irruento da non poter essere più gestito facilmente – cosa scontata, eppure a volte ce ne dimentichiamo.

D’altra parte, non è neanche giusto cercare di alleviare il malessere addossandone la colpa sull’altro. Come è detto nel video, la gelosia appartiene a noi: siamo noi in prima persona a doverla affrontare e non possiamo scaricarne il peso sugli altri. E anche quando fossimo di fronte a fatti evidenti, che inevitabilmente causano gelosia, forse è il caso di indagare e analizzare cosa ha spinto l’altro a comportarsi in un determinato modo, piuttosto che farsi sopraffare dalle pulsioni del sentimento. Oppure, se la situazione dovesse essere insostenibile, è sempre consigliabile abbandonare la nave.

Dopo tutte queste belle parole, che mi fanno sembrare una persona in grado di affrontare facilmente la mia vita, vi chiederete quali siano concretamente le soluzioni più giuste da adottare… be’, non lo so : )

Anche qui, se fino ad un anno fa pensavo che al massimo sarebbe bastato parlarne con il diretto interessato, ora non sono sicura che sia questo il modo giusto di risolvere la questione e non sono neanche certa che sia la soluzione più facile.

Se si confessa all’altro questo sentimento, è facile portarlo a limitarsi nelle sue azioni: ma è giusto che accada questo? significa veramente voler bene ad una persona? e se anche la risposta fosse sì, fino a che punto si può condizionare l’altro?

(E qui si apre una questione ancora più ampia: in quali casi mettere prima il proprio benessere, a discapito di quello di altri, è una forma di egoismo da condannare?)

Un’altra cosa che ho imparato quest’anno è che, a volte, è meglio lasciare che certe circostanze si evolvano senza troppi discorsi, quindi non penso possa andare sempre bene parlarne. Non è piuttosto meglio, in alcuni casi, lasciare che passi col tempo o cercare altri modi per “cavarsela” da soli? E, soprattutto, è sufficiente discuterne?

Solo una cosa so per certo: come ho già detto prima, provare gelosia non significa essere irrazionali, significa essere umani. Ho maturato l’idea che il filo che divide ciò che proviamo da ciò che pensiamo razionalmente è molto sottile o, forse, non esiste. La cosa davvero importante è accettare il fatto che esista in noi anche un lato emotivo e istintivo che non è in antitesi con la nostra capacità di pensare razionalmente. Probabilmente, solo partendo da qui si può imparare a gestire anche l’aspetto più impulsivo della nostra personalità.

 

Se volete darci un’occhiata, ecco qui il link del video e della ricerca : )

 

https://www.youtube.com/watch?v=4xEAK7wTlfU

https://www2.psy.uq.edu.au/~uqbziets/Buss1992_Sex_differences_in_jealousy.pdf

 

Sara Bertin