Studiare in tempi di lontananza

In questi giorni memorabili che sicuramente entreranno nei libri di storia, sento di dover condividere una riflessione sulla situazione scolastica che noi studenti stiamo vivendo.

Da giorni, anzi, da mesi, sentiamo politici e ministri litigare con fervore sul nostro possibile o meno ritorno a scuola. Da studente appassionato quale sono, non posso fare a meno di ammettere che mi piacerebbe moltissimo poter nuovamente sedere in aula, poter dialogare vis à vis con i miei professori, poter ridere e scherzare col compagno di banco, poter condividere un pandoro col resto della classe, poter sentire dal vivo la spiegazione di una poesia… Desideri che un tempo mi sarebbero sembrati scontati, quasi “roba da tutti i giorni”. Desideri che ora sembrano appartenenti a un’epoca passata. E forse lo sono veramente.

Ma non è questo ciò su cui voglio in questa sede concentrare la mia attenzione.

Sembra quasi che la cosiddetta DaD ci permetta, stando a tanti discorsi che si sentono, di accedere a un grado di istruzione inferiore, che non ci fornisca i medesimi strumenti di quando eravamo in presenza. E, soprattutto, sembra che noi studenti perdiamo ogni impegno e costanza davanti al computer.

Senza dubbio le lezioni in presenza sono preferibili. Consentono di instaurare un dialogo migliore, sono più coinvolgenti e, cosa che per me è sempre stata fondamentale, più appassionanti.

Non si dimentichi l’etimo latino di “studio”, da studium, che tra i vari significati appunto possiede anche quello di “passione”. Passione che per me è essenziale per poter veramente assimilare e far miei quei concetti e quei temi che già altri, nel corso del tempo, hanno affrontato e sviscerato.

Tuttavia, con gran disappunto di tutti coloro che pensano il contrario, le lezioni al computer, perlomeno per quanto ho potuto constatare, non sono mai state per noi un momento di vacanza. Non sono state un momento di disinteresse. Non sono state un momento di minor impegno.

E con noi hanno continuato a impegnarsi anche i nostri professori, che si sono scervellati cercando di concepire nuove modalità di spiegazione e nuove metodologie didattiche, su queste piattaforme digitali che prima della quarantena nessuno conosceva.

Cari lettori, come credo molti di voi sapranno, la DaD appunto non è un’occasione di relax e negligenza. Chi ha veramente voglia di studiare, di appassionarsi a ciò che ha deciso di approfondire, non si ferma davanti all’ostacolo della lontananza. La cultura è sopravvissuta al medioevo ellenico, alle invasioni barbariche e addirittura a ben due guerre mondiali: non sarà un computer a fermarla.

Anche perché, per quanto assurdo può sembrare, studiare mi piace.

Senza perdersi in troppi giri di parole, la motivazione fondamentalmente è una sola: studiare permette davvero di entrare in contatto con i pensieri e le riflessioni di generazioni di uomini che sono venuti prima di noi, uomini che hanno speso la loro vita e investito il loro ingegno per lasciare traccia delle loro idee, delle loro opinioni… Pensieri di uomini del passato che hanno concorso allo sviluppo e all’evoluzione dell’uomo nella storia. Pensieri di uomini come noi, che nei secoli hanno osservato la realtà che li circondava (o che si trovava dentro di loro) e, in un modo o nell’altro, l’hanno descritta. L’hanno condivisa. L’hanno comunicata a noi, che siamo ereditieri e custodi di un così prezioso tesoro.

“Un possesso per sempre”, direbbe Tucidide. E come infatti ci ricorda poi il buon Cicerone, “ignorare tutto quello che accadde prima che tu nascessi, equivale ad essere sempre fanciullo” (“nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum”, Orator).

Come se, d’altronde, copiare durante una verifica a distanza fosse così facile come molti credono. Certo, possiamo avere libri e quaderni a portata di mano, fuori dalla visuale della telecamera, schemi e appunti affissi al muro dietro allo schermo del computer, post-it sparsi per tutta la scrivania… ma non sono le pure e semplici nozioni ciò per cui siamo valutati. Le prove che siamo chiamati ad affrontare, fortunatamente, richiedono capacità di ragionamento e d’argomentazione, nonché una buona padronanza delle conoscenze per poter tessere un discorso coeso e completo, per poter individuare nessi logici e relazioni… insomma, dobbiamo metterci del nostro.

Ci tengo a ribadirlo: la didattica a distanza non è “più facile” della scuola “normale”. E noi studenti – e così nemmeno gli insegnanti – non siamo in vacanza dallo scorso febbraio.

Anche se questo dato di fatto sembra assurdo a molti.

Per quanto anch’io frema dal desiderio di poter rimettere piede a scuola, è necessario che ciò possa essere fatto in sicurezza. E per coloro che lo desiderano veramente, di certo la loro formazione non risentirà in negativo di questi costretti momenti di lontananza.

 

Francesco Grosselle 4AC