I’m not a GM Speed Chess Championship

Ormai il torneo “I’m not a GM” Speed Chess Championship è terminato.
•Cos’è e come è strutturato il torneo IM Speed Chess Championship (IMSCC)?
Il campionato (presentato, sponsorizzato e giocato nella piattaforma digitale di Chess.com) è costituito da scontri diretti tra 16 IMs (International Masters), quali Levy Rozman, alias @Gothamchess, Greg Shahade, o altri giocatori medio-forti che si sono creati la propria immagine come, per esempio, la WGM Nemo Zhou.


Il campionato è diviso in quattro gironi da quattro giocatori ciascuno, alla conclusione di ogni match viene eliminato un IM fino alla finale, dove si sfideranno i due IM che si sono fatti valere sugli altri.


Ogni incontro consiste in tre segmenti nei quali si giocheranno tre diverse modalità di partita. Nel primo segmento si giocheranno partite da 5+1 (5 minuti per giocatore + 1 secondo bonus dopo ogni mossa), dalla durata di 75 minuti, il secondo segmento avrà partite da 3+1 (stesso sistema del precedente) e sarà della durata di 50 minuti ed infine un segmento da 25 minuti di partite con un tempo di 1+1 bullet, dove i giocatori hanno solo 1 minuto a testa per giocare (sempre con l’aggiunta di un secondo bonus).
Per ogni segmento si ha un tempo limite nel quale bisogna cercare di vincere più partite possibili; dopo lo scadere del tempo si guardano e si sommano i risultati. Si ottiene un punto a vittoria, 0.5 a testa in caso di pareggio.
Vince il giocatore che al termine delle due ore e mezza ha guadagnato più punti.


Al termine del torneo i partecipanti riceveranno un premio in denaro su un fondo da $15’000 (USD)


•Chi sono i due Finalisti?


I due finalisti, dopo essersi sbarazzati in semifinale dei Maestri Trent e Shahade, sono l’IM Levy Rozman e la sfidante che, contro le aspettative, sarà la IM russa Polina Shuvalova.


-Levy Rozman, aka, Gothamchess è un avversario piuttosto arduo, essendo considerato da molti un GM (Gran Maestro), anche se lui non ha mai accettato il titolo per decisioni personali.
L’americano disse di non voler essere considerato GM perché lui è, e vuole rimanere, un maestro, non uno scacchista professionista.
La sua decisione di rimanere un maestro è dovuta anche alla sua volontà di non voler giocare a livelli mondiali, ma il suo obiettivo è quello di istruire altri giocatori.
Ha inoltre abbandonato da qualche anno gli eventi competitivi di scacchi, ma, nonostante ciò, continua a giocare su Chess.com e realizza contenuti sulle piattaforme di streaming quali Twitch e YouTube.


-La sfidante invece è una fortissima IM russa, paese conosciuto da secoli per la bravura quasi innata degli scacchisti.
Polina Shuvalova è stata due volte campionessa del mondo giovanile e una volta campionessa juniors femminile.
Questa non è da sottovalutare, essendo il suo punteggio ELO praticamente pari a quello di
Levy.


*ELO: scala ufficiale di valutazione in cui si classifica e misura il livello di bravura di qualsiasi
giocatore


Insomma, la finale non sarà una semplice serie di partite di poco conto, ma una vera battaglia fisica e mentale sulle scacchiere digitali e interne ai giocatori.

•La Finale


Il primo turno è durato 75 minuti, ed è giunto al termine con il vantaggio di Shuvalova, con 5.0 punti, e solo 2.0 punti per Rozman.
Il secondo segmento, durato invece 50 minuti, è basato sui Blitz Game, ovvero partite da 3 minuti a giocatore, insomma, bisogna pensare in fretta e agire velocemente!


La prima partita si apre con la vittoria di Polina, dovuta da una cattiva gestione del tempo di
Levy, insomma, non proprio il migliore degli inizi per lui.


Polina vince anche la seconda.


Però Levy si rifà nella terza partita con un’ottima gestione del tempo, chiedendo quasi scusa per le due partite precedenti; come se niente fosse vince anche la quarta con un vantaggio posizionale e di materiale che prevalgono sulla velocità di pensiero di Polina.


La quinta è una Caro-kann, apertura amata da Rozman che predilige un gioco posizionale, non la prima in queste partite ma neanche l’ultima, che però si concluderà con il primo pareggio del match!


La sesta partita finisce con uno spettacolare comeback di Polina da una posizione terribile, finita in vittoria per la scacchista russa.


Infine la settima e ultima partita finisce con la vittoria di Levy, che potrebbe regalare sorprese nell’ultimo segmento di bullet 1+1.


I risultati sono 8.5 per Polina e 5.5 per Levy, il tutto verrà deciso dai prossimi 25 minuti di pura follia.


Polina comincia subito con un vantaggio di 20 secondi, che la porterà ad un pareggio per colpa di qualche mossa mancata.
La seconda partita finisce in pareggio per stallo (l’assenza di mosse legali disponibili ad un giocatore, nel quale si determina un pareggio) a causa un brutto errore di Levy sul finale.


La terza non è stata l’ennesimo pareggio, ma una spettacolare vittoria di Levy in una partita piena di tensione sul finale. Lo stesso avverrà anche nella quarta partita, grazie alla sua iconica torre e alla gestione magistrale dei pedoni.


Subito dopo un’altra vittoria di Levy nella quinta partita, che a questo punto porta ad un pareggio il punteggio totale.


Ma l’ultima partita del campionato, la partita che segnerà il vincitore dell’IMSCC, è già iniziata.
Subito un vantaggio di un pedone per Polina, che però viene immediatamente ripreso da Levy, che manterrà un vantaggio di materiale fino alla fine, quando, per una svista dovuta probabilmente al poco tempo, mancherà una forchetta con il Cavallo; ciò permetterà all’avversaria di promuovere a Donna l’ultimo pedone sulla scacchiera, che segna la vittoria di Polina Shuvalova e il conseguente premio in denaro di $5’450 (USD).

Grande sconfitta sul finale per Levy, come a ricordare il torneo avvenuto nel 2021, nel quale ha perso in finale contro il brasiliano Roberto Molina.
Ma ricorda anche una situazione molto simile avvenuta nello Speed Chess Championship tra GMs, concluso quest’estate, nella cui finale si scontrarono Nakamura e Carlsen, con un vantaggio di Nakamura nelle prime partite, seguito da un pareggio tirato fino alla fine, ma che terminò con la strabiliante vittoria di Hikaru Nakamura nell’ultima partita.


Speriamo si ripresenti in futuro l’occasione per Gothamchess di vincere questo torneo ed il montepremi totale, per adesso possiamo solamente aspettare l’anno prossimo.

Il pianto del perduto

Tra i banchi di scuola
una frazione di secondo
e la mia mente galoppa
verso destinazione ormai nota:


anche una matita è diventata letale.


Nulla è più fantasia
Quindi ascoltate (per favore) questa litania!


senti:
il pianto del perduto.


Perché qualche volta – anzi, ogni giorno
diciamo di essere tristi
di essere soli?


“Puoi leggere questa poesia?”
Potrete mai leggere nell’anima mia?


“Potresti questa equazione risolvere?”
Riuscirete mai a il mio cappio sciogliere?


Ascolta: il pianto del perduto


Va davvero bene sentirsi così?


Avanti, ditemi cosa dovrei fare
Ditemelo!


Vivere in questi tempi non porta troppi inconvenienti.
Allora perché sento un vuoto
dove c’era prima il cuore
e la mia testa mi dice di morire?


Le mie emozioni esplodono
come un uccello di neve.


Chi è che ha di nero il cuore dipinto?
Chi è che ha buttato giù nel cestino
i sogni di quando ero bambino?


Avanti chi è stato?!


Sono stato proprio io!

– Anonimo

My R

Stavo camminando verso il tetto della scuola, ero pronta a saltare.
Aprii la porta, il sole delle 4 di pomeriggio che mi accecava.
Da sotto si levava il vociare dei compagni di scuola che stavano uscendo dal cortile.
Ma ecco che c’era un’altra ragazza con le trecce, che era in piedi sul cornicione del tetto.
E, prima di accorgermene, le urlai una frase.
“Hey… Non farlo, per favore!”
“Oddio, che cosa ho fatto? “Pensai.
“Non potrebbe fregarmene di meno di questa sconosciuta, allora perché l’ho detto, diamine!”
Sospirai tra me e me.
Sinceramente mi sentivo un po’ scocciata, questa è stata un’opportunità sprecata.
La ragazza con le trecce si girò, notando la mia presenza.
E mi sorrise.
Iniziò a parlare “Beh, dato che sei qui, tanto vale che ti racconti la mia breve storia prima di
andarmene.”
Io assentii
“Beh, probabilmente questa l’hai già sentita. Io mi ero innamorata, sai? E a lui ho dato tutta
me stessa. Ma, dopo anni che eravamo insieme, ha detto che non ero abbastanza per lui.
Che era finita…”
Prima che potesse dire altro, io le urlai: “Ma sei veramente seria? Io davvero non riesco a
credere che per una ragione così futile tu sia arrivata qui prima di me! “Sei arrabbiata perché
non hai potuto avere ciò che volevi?! Sei fortunata invece che nessuno ti abbia mai derubato
di qualcosa!”
“Grazie mille di avermi ascoltata, adesso mi sento un po’ meglio.” Disse lei.
Poi si tuffò.
E sparì.
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“Ok, oggi è il giorno!” O almeno così pensavo.
Mi avviai un’alta volta verso il tetto della scuola.
Arrivai, mi tolsi le scarpe, e osservai stupita l’altra ragazza (anche lei senza scarpe) seduta
sul cornicione.
Sembrava una studentessa normale, tranne che per la sua statura bassa e minuta.
Le parole mi affiorarono dalla bocca
“Hey, ti prego, non farlo “
La ragazzina si voltò e mi sorrise.
“Dato che sei qui, posso raccontarti la mia storia, anche se potresti averla già sentita prima.
Tutti mi ignorano, tutti mi disprezzano, non riesco mai ad essere abbastanza per qualcuno.
Io non riesco a vivere in questo posto.”
Subito dopo ribattei: “E quindi sei arrivata qui prima di me per un motivo così futile?! Tu
almeno hai i tuoi genitori che ti vorranno sempre bene, e hai la cena sempre pronta, sai?!
“Hai ragione – rispose lei – Sai una cosa? Mi è venuta fame…”
E poi si tuffò.
E sparì.
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E così come ogni giorno, arrivarono tante altre persone. E io come al solito rimasi ad
ascoltare. Però nessuno mai si sarebbe fermato a fare questo per me.
Lo sapevo con certezza.
Nessuno sarebbe rimasto ad ascoltarmi parlare dei miei problemi.
Nessuna persona mi avrebbe fatto compagnia nei miei momenti più bui.
Nessuno.
————————————————————————————————————————–
Ancora una volta mi avviai verso il tetto.
E vidi una ragazza, con un cardigan giallo, sul cornicione.
E dal suo sguardo capii subito l’entità del dolore che risiedeva in lei.
Un dolore uguale al mio.
“Io voglio solo fermare le cicatrici sui miei polsi che crescono ogni volta che torno a casa”
Singhiozzò la ragazza col cardigan giallo.
“Hey, ti prego, non farlo.” Sussurrai.
“E adesso, cosa faccio? – pensai – Non posso fermarla!”
E le urlai: “Ti prego, vattene, la tua espressione così tanto piena di dolore è troppo per me!”
Urlai.
La ragazza dal cardigan giallo mi fissò, e dichiarò “Beh, penso che oggi non sia il mio
giorno.”
Poi si voltò, si rimise le scarpe, e scese le scale. E sparì.
—————————————————————————————————————–
“Ecco, oggi è il giorno.” Pensai.
C’erano solamente me, me stessa, ed io.
Arrivai al cornicione.
Mi sciolsi le trecce e lasciai che i miei capelli volassero nel vento.
Mi levai il mio cardigan giallo, il mio preferito.
Eccomi, una ragazza minuta, che si staglia sul tetto.
La stessa ragazza minuta, con i polsi rigati che salterà e sarà libera.


– Warr;or
(tratto dalla canzone My R)

Pensieri pesanti

Nel silenzio delle anime ferite,
si celano dolori, segreti e mascherati.
Una lotta interiore, senza fine,
tra il buio e la luce che ci circonda.


I pensieri pesanti come macigni,
pesano sul cuore e nell’ombra ci dominano.
Ma ricorda, in questo buio profondo,
c’è sempre una strada verso la speranza.


Parlare con chi ascolta è un primo passo
per superare i momenti duri.
Le ferite interiori possono guarire con il tempo,
la forza interiore è il tuo dono più prezioso.

– Anonimo

Allergica di malinconia

Piccole gocce
scivolano sul vetro.
Lacrime di nuvole grigie.


Accendo una sigaretta,
fioca luce in questa oscurità.


Leggera brezza mi accarezza,
lasciando solo un filo di fumo
nella sigaretta ormai spenta.


Sono proprio strana,
sono proprio un’estranea.
Allergica di malinconia.

– Anonimo

Racconto alla luna di te

Guardo la luna,
è bella vero?


Ed io penso a te,
penso alla tua bellezza.


Nel riflesso dei tuoi occhi chiari
Ho ammirato stelle esplodere in scintillii,
e creare galassie di luce,
una luce pura e accecante.

– Anonimo

Mi ricordi l’arancione

Fruscio di foglie dimenticate,
noi distesi sul prato a sognare.


Macchie d’ avorio nuotano delicatamente,
sembrano zucchero filato informe,
un paradiso terrestre.


Non esistono più lacrime,
non esiste felicità
che tu non mi possa donare.

– Anonimo

Poesia d’amore

Al calar del sole
Io e te stesi sulla spiaggia,
il sole ci punge sulle nostre pelli ignude, le nostre labbra che si sfiorano, il tuo sguardo infinito che mi attrae, il profumo del mare, il sapore del sale;
là a veder i raggi cader all’orizzonte.

Cos’è la vera guarigione?

Vivo in un’illusione ambigua,

un deserto di silenzi che io rompo con urla,

ma forse non è abbastanza.

Forse non hanno sentito la

Voce fioca,

o forse sono io non abbastanza,

o forse devo risvegliare una parte di me che non è mai esistita.

È questa la fine della storia,

o chi lo sa?

forse è proprio ora che inizia.

Anonimo

Riflessioni sul dopo scuola

Vi siete mai chiesti cosa farete dopo la scuola? Noi sì, una volta arrivati in quarta questa domanda è sempre più presente nella nostra testa. Quindi abbiamo deciso di scrivere le nostre riflessioni sperando che possano essere utili a chi leggerà.
La scelta del futuro lavoro è una decisione cruciale nella vita di uno studente. Dopo anni di studio e preparazione, ci si trova di fronte a una serie di opzioni che possono determinare il percorso professionale per il resto della vita. È un momento emozionante, ma può anche essere fonte di stress e incertezza.
In primo luogo, è importante considerare le proprie passioni e interessi. Uno studente dovrebbe riflettere su ciò che lo appassiona e ciò che lo rende felice. Seguire la propria passione può portare a una maggiore soddisfazione nel lavoro e auna vita più appagante. Ad esempio, se uno studente è appassionato di arte, potrebbe considerare una carriera nel campo artistico o nella progettazione.
Tuttavia, non si può fare affidamento solo sulle passioni personali. È altrettanto importante valutare le prospettive di lavoro e le opportunità di carriera nel settore prescelto. Uno studente dovrebbe fare una ricerca accurata sulle tendenze del mercato del lavoro e sulla domanda di professionisti in determinati settori. Ad esempio, se la tecnologia è in rapida crescita e offre numerose opportunità, potrebbe essere sensato considerare una carriera nell’informatica o nell’ingegneria.
Un altro aspetto da considerare è l’equilibrio tra lavoro e vita personale. Uno studente dovrebbe riflettere su ciò che è importante per lui al di fuori del lavoro, come la famiglia, gli hobby o il tempo libero. È essenziale scegliere un lavoro che consenta di mantenere un equilibrio sano tra l’aspetto professionale e quello personale. Ad esempio, se uno studente desidera passare del tempo di qualità con la famiglia, potrebbe optare per una carriera con orari di lavoro flessibili.
Inoltre, è fondamentale considerare le proprie abilità e competenze. Uno studente dovrebbe valutare quali sono le sue forze e in quali aree si sente più a suo agio. Questo può aiutare a guidare la scelta di un lavoro che sia in linea con le proprie capacità. Allo stesso tempo, uno studente dovrebbe essere aperto al continuo apprendimento e sviluppo delle proprie competenze per adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro.
E dopo?
Infine, è importante ricordare che la scelta del futuro lavoro non è definitiva. È possibile che uno studente possa cambiare strada più avanti nella sua carriera. È normale esplorare diverse opzioni e apportare modifiche nel percorso professionale. L’importante è avere un’idea chiara dei propri obiettivi e valori e adattarsi alle sfide che si presentano lungo il cammino.
In conclusione, la scelta del futuro lavoro è un processo complesso che richiede una riflessione attenta e una valutazione accurata. Uno studente dovrebbe considerare le proprie passioni, le prospettive di lavoro, l’equilibrio tra lavoro e vita personale e le proprie abilità. Prendersi il tempo necessario per fare una scelta consapevole può portare a una carriera gratificante e soddisfacente. Tuttavia, è anche importante essere flessibili e pronti a modificare il proprio percorso.

Anonimo

Lettera alle stelle

Care stelle,
fortunatamente io vi vedo brillare quasi tutti i giorni della settimana, quando le nubi scappano
e il cielo protrae la sua lunghissima scala verso gli uomini più meritevoli, come se volesse
offrirgli una nuova prospettiva da cui osservare le crudeltà dell’umana gente. A volte vi
confondo con i miei punti luce, che poi, in fondo in fondo, così grande differenza tra voi e
loro non c’è, se non che non siate indossabili e, qualora lo foste, distogliereste l’attenzione di
tutti dal guardare me per quanto siete meravigliose; ordinario egocentrismo.
Quando vi osservo, vi analizzo, cerco i tratti peculiari del vostro mantello, ma nulla di diverso
mi appare se vi guardo ad occhio nudo. Siete troppo lontane voi, siete come le mie
speranze, ridotte all’osso, presenti, ma remote. Siete come il narratore onnisciente di un
romanzo privo di incipit e privo di fine, avete occhi tutt’intorno, lo spazio è la vostra torre di
controllo. Non immaginate neanche quanta invidia proviamo noi uomini nei vostri confronti,
vi guardiamo dal basso e pensiamo “ Chissà quale pace, quale beatitudine mi spetterebbe
se fossi una stella”. Ma forse, per una volta, si può dire che davvero qualcosa sia rose e fiori,
poiché, sebbene siate fisicamente inarrivabili, in verità, siete più vicine di quanto si possa
pensare. E no, non parlo del planetario del paese, tanto meno della “Notte stellata”, bensì
della sostanza che ci rende fisicamente quello che siamo, perché ogni atomo del nostro
corpo proviene da centinaia di migliaia di stelle morte ormai miliardi di anni fa, le cui “ceneri”
hanno viaggiato per infinitamente grandi quantità di anni luce, fino a ritrovarsi insieme in tanti
piccoli esseri viventi, niente meno che quella perfezione a cui gli Antichi aspiravano per
millenni, ma che non sapevano di avere sotto la pelle. Uomo nella forma, stella nella
sostanza. Siamo quello che abbiamo sempre guardato dal basso, con gli occhi lucidi e con
tanta meraviglia, siamo l’ingrediente segreto che ci rende tutto ciò che di bello pensiamo
quando osserviamo una stella.
Suppongo che vi siate già chieste, care stelle, il motivo per cui vi rivelo questo segreto, che
sono certa conosciate già da tempo, ebbene, sono costretta a confidarvi che fin dall’inizio
non mi riferivo a quelle stelle che apparentemente immobili si impongono nel nostro cielo,
ma diversamente parlo a voi, cari uomini, care donne, cari compagni di viaggio, con la
speranza che possiate cogliere il mio messaggio: se vi scorre nelle vene lo stesso sangue
che in passato illuminava il cielo, allora non dimenticate, che la vostra vita è troppo breve
per smettere di brillare.
Giulia Martin 5AC

Whatsapp

CHAT CON LE AMICHE
X [00:34, 28/5/2023] Ragazze.
X [00:34, 28/5/2023] Ho paura di mandarvi questo messaggio.
X [00:34, 28/5/2023] Non voglio fare la vittima ve lo giuro e ho paura di apparire così, ho paura di essere
giudicata e ho paura di sembrare scema. Ho fatto tutto di fretta, non è un messaggio pensato o letto e
riletto. È scritto di getto, solo perché voglio dirvelo. Non so se sia una scelta giusta, ma sto male e mi
servite. Ho paura che dopo mi guardiate con occhi diversi, ma voi non dovete preoccuparvi. So che vi sto
mettendo un peso sulle spalle tanto grande, ma sono stata io a dire tempo fa che un problema diviso in
quattro pesa meno e io ho tanto bisogno di dividerlo con voi, perchè mi sta schiacciando.
X [00.57, 28/5/2023] Le mie migliori amiche mi hanno chiesto di andare al sushi con loro domani.
Mi è sempre piaciuto il sushi.
È mezzanotte e non so come dirgli che ho paura di dirglielo.
È mezzanotte e non so come dirgli che domani non ho voglia di pranzare con loro.
Non so proprio come fargli capire che sedermi a quel tavolo e poter ordinare tutto ciò che voglio mi crea
così tanta ansia.
Ho provato a inventare una scusa: ho allenamento il pomeriggio e dopo mi sento pesante, spero funzioni.
Non ha funzionato, mi hanno detto che non importa, se voglio mangiare un po’ meno non c’è problema.
Non poso dargli torto,
era una scusa di merda.
Non so come dirgli che sono ingrassata negli ultimi mesi, senza sembrare una di quelle troppo fissate col
cibo.
Non so come dirgli che vedermi allo specchio con calze e body dopo mangiato per me è devastante e
sentire la maestra di danza che dice “tira indentro sta pancia” lo è il doppio.
Non so come dirgli che ho passato la serata a strapparmi i capelli e divorare cioccolata,
proprio come l’ansia divora me.
E poi tutti pensano che il problema serio arrivi quando uno inizia a vomitare per i sensi di colpa…
io non vomito,
non ancora,
ma non so comunque come dirgli che il problema c’è lo stesso e mi lacera.
Non so come dirgli che io provo ad essere sempre sorridente e felice, ma a volte non ci riesco e sembro
antipatica o scontrosa
o peggio, triste.
Vorrei essere solare.
Non so come dirgli che se mangio il chewingum a tutte le ore è perché devo sfogare il nervoso e non voglio
farlo sul cibo per poi stare peggio.
Non so come dirgli che mi sento così stupida a scrivere questo per un pranzo al sushi.
So che loro ci sono sempre, ma cosa dovrebbero rispondere?
Ci dispiace?
Le sto mettendo in difficoltà, ma devo dirlo a qualcuno che non sia mamma, per non sentirmi rispondere di
nuovo “se vuoi ti portiamo da uno psicologo”.
Io non ci voglio andare.
Non so come dirgli che non ho autocontrollo.
Io cerco di controllare sempre tutto: scuola, lavori di gruppo, amici, genitori, ma in questo fallisco.
Non mi controllo.
Mangio.
Mi abbuffo.
Piango.
Non so come dirgli che quando fanno i complimenti alle altre ragazze e ai loro fisici, mi crolla il mondo
addosso.
Non so come dirgli che quando si lamentano di come gli stanno i vestiti penso che mi stiano prendendo in
giro,
io le vedo perfette.
Non so come dirgli che quando mi preoccupo per loro perché non fanno merenda a scuola o saltano un
pasto, è solo perché non voglio che provino questo,
voglio proteggerle.
Non so come dirgli che mi sento tanto incapace.
Un sacco di ragazze e ragazzi ce la fanno, escono da questi problemi senza chiedere aiuto,
ma forse è il momento di ammettere che non posso saper fare tutto,
non posso voler essere sempre quella brava e capace,
forse io non posso farcela da sola.
Non so come dirgli che mi vergogno tanto.
È quasi l’una e non so come dirgli che ho tanta paura di dirgli tutto.
È quasi l’una e non so come dirgli che domani al sushi io non ci vado.
A [01.23, 28/5/2023] Noi invece sappiamo come dirle che siamo qui.
Sappiamo come dirle che non deve sentirsi una vittima perché i problemi li abbiamo tutte,
e noi saremo sempre pronte ad ascoltarli e a cercare di trovare un modo per risolverli.
Sappiamo come dirle che se non vuole sedersi a quel tavolo domani lo capiremo
e aspetteremo con lei il momento più giusto per dirle “buon appetito”.
Sappiamo come dirle che, anche se dice di essere ingrassata negli ultimi mesi, noi non l’abbiamo nemmeno
notato perché per noi lei risulta la più bella,
e se lei non ci crederà glielo ripeteremo ogni giorno per farglielo entrare in testa.
Sappiamo come dirle che le calze e il body sono dei figli di puttana che rovinano le giornate
e che le maestre dei nostri sport sono delle sclerate, fissate e senza empatia il più delle volte.
Sappiamo come dirle che la cioccolata è terapeutica e fa bene
e sappiamo come dirle che ne faremo grandi scorpacciate quando lo vorrà…
B [01.26, 28/5/2023] Sappiamo come dirle che l’ansia si può segregare in un cassetto e non fare uscire più,
se lo si fa insieme.
Sappiamo come dirle che per noi lei non è antipatica, né scontrosa;
è la nostra migliore amica e può avere mille momenti no.
Sappiamo come dirle che al chewing-gum ci eravamo arrivate e sappiamo come dirle che,
non sapendo un cazzo dell’argomento,
le compreremmo illimitate confezioni di gomme,
creeremmo una fabbrica di gomme da masticare per lei,
se il problema smettesse di bussare alla porta.
Sappiamo come dirle che non deve sentirsi stupida a scrivere un messaggio così per un pranzo come questo
e sappiamo anche come dirle che non avremmo mai potuto rispondere con un “mi dispiace”.
Sappiamo come dirle che non deve assolutamente sentirsi una cretina nel provare a spiegare.
Sappiamo come dirle che se dallo psicologo non ci vuole andare,
lei non ci andrà mai
e noi non le tireremo più nemmeno in ballo questa opzione.
C [01.31, 28/5/2023] Sappiamo come dirle che l’autocontrollo lo possiamo anche creare insieme.
Possiamo aiutarla a gestire questo circolo vizioso
come solo lei sa gestire i lavori di gruppo.
Sappiamo come dirle che non deve sentirsi incapace,
in colpa,
in difetto.
Sappiamo come dirle che non deve vergognarsi mai con noi.
Sappiamo come dirle che del sushi non ce ne può fregare un emerito cazzo.
X [01.36, 28/5/2023] Tose in realtà avevo solo finito i soldi.
B [01.33, 28/5/2023] Ci sta.
A [01.34, 28/5/2023] Comunque io domani voglio fare qualcosa.
C [01.38, 28/5/2023] Vabbè, allora andiamo al Mc.
Vi voglio bene

Anonimo

Mi immagino noi

Mi immagino noi
Seduti sul tuo letto,
Il tuo sorriso bianco
Che mi colora dentro
E il cuore mi batte forte.
Il blu dei tuoi occhi
Belli non perché sono blu
Ma perché sono tuoi
Perché sono i tuoi miei occhi.
Mi immagino noi
Seduti vicini
Le tue labbra che diventano le mie
In un’esplosione di rosso.
Mi immagino noi
Che ci annoiamo insieme
E non vorremmo altro che noia.
Ti alzi dal letto
E mi offri la mano
Vuoi ballare?
Mi immagino noi
I nostri corpi attaccati
Che si muovono lenti
Seguendo la musica.
Lo sai che non so ballare
E ridi.
E mi accendi.
Mi immagino noi
Le tue mani calde
Sulla pelle dei miei fianchi
Le mie si legano al tuo collo.
Stiamo così, per così
Tanto tempo che arriva la notte.
Mi immagino noi
Sdraiati accanto,
E tu, come sempre,
Ti improvvisi poeta.
Scrivi qualcosa su un pezzo di carta
E mi guardi.
Non stai sorridendo
E mi guardi.
I tuoi occhi dentro i miei
E ci ritroviamo a ballare ancora
Pur non toccandoci,
Pur senza musica.
Mi immagino noi
Tu che smetti di scrivere.
Spegni la luce
Ma ti vedo.
Mi accogli lì
Tra le tue braccia
Sotto le coperte.
E starei così per sempre
Protetta, calda, felice.
C’è silenzio
Ma solo fuori.
Io dentro sto urlando
E il mio cuore un tamburo.
Il tuo respiro forte insieme al mio.
Mi immagino noi
Il tuo braccio
Che mi stringe il fianco,
La mia schiena e il tuo petto.
Mi immagino noi,
Gli occhi chiusi,
Ma ti vedo, non vedo altro.
E ci abbandoniamo,
Ci abbandoniamo al resto
Ma non noi. Noi siamo insieme.
Mi immagino noi.
Mi immagino solo,
Mentre tu sei seduto qui,
Sì, ma siamo lontani.
Mi immagino.
Anonimo

2:22

Chiudo gli occhi.

Lentamente

lo spazio scompare,

si dissolve.

-Solitudine-

Remoto vociare,

nel silenzio della notte,

mi perdo.

Marchetto Sara 3CA

80

Chiusa in un limbo perenne.

Appesa ad un filo che vacilla tra vita e morte,

volteggi come uno di quegli angeli che tanto amavi.

Sei ancora sveglia?

Lotti ancora o sei abituata al tuo dolore?

Le uniche cose che ti tengono accesa sono ricordi e dolci voci che ti sussurrano dolci frasi.

“Amore mio”, bisbigliato con un filo di voce nell’orecchio.

Serenità eterna è ciò che ti auguro.

La stessa serenità che portavi con te ogni giorno.

Ripensandoci, lo stampo del tuo rossetto rosso sulla guancia mi piaceva molto.

A te, nonna.

Anonimo

Seconda guerra d’indipendenza italiana

Ho voluto scrivere questa poesia-parodia per ricordare di una guerra (la seconda guerra d’indipendenza italiana) che spesso né viene ricordata né viene capita la sua importanza.
Seconda guerra d’indipendenza 29 aprile 1859-12 luglio 1859
A Plombieres Cavour e Napoleone
strinsero un’alleanza
ma, non essendo Gigi un cattivone,
non lui iniziò la danza.
Allora Cavour mandò sul confine
le truppe a spernacchiare
A ciò Francesco pose presto fine,
e la guerra fece iniziare.
Gyulay e i soldati calmi eran avanzati
ma, col suolo allagato,
si ritrovarono impantanati.
L’ingegner Noè era stato.
Letto un rapporto avevano compreso
di aver preso Torino
ma, a Vienna male avevano inteso:
avevan preso Trino!
Eran partite già feste e colombe
ma, capito lo sbaglio,
presto posarono le care trombe
per prendere un ventaglio.
Poi arrivò lesto coi rinforzi Gigi,
grazie ai treni veloci.
Qui cominciarono i giorni grigi
agendo come soci.
L’impero prese solo che batoste
fino al vecchio trapezio.
Le truppe lì furono ricomposte
e ci fu un bel screzio.
Francesco prese in carico l’armata
per via delle sconfitte.
Realizzarono, poi, un’accozzata
vicino a palafitte.
Vincere, avranno vinto i Giginiani
ma con perdite ingenti.
Dopo il bell’ armistizio gli italiani
rimasero irridenti.

Anonimo

Graffette

Siamo graffette
lasciate ai bordi di un mucchio di fogli disordinati.
Capita che uniamo le pagine dello stesso libro,
senza mai intrecciarci.
Ci sfioriamo, ci sovrapponiamo,
ma sempre e solo in superficie,
per caso,
quando il vento gira la carta
facendoci incontrare timidamente.
Solo quando saremo libere,
stese sopra un nudo tavolo vuoto,
potremo davvero tenerci così forte da non perderci.
Ora no.
Ora ognuno ha il suo malloppo da stringere,
il suo tesoro segreto da custodire.
Ma, a poco a poco,
io leggerò ciò che tu ora tieni nascosto,
e ci uniremo in un abbraccio eterno.
Siamo così:
perfettamente unibili e perfettamente divisibili
in un solo tocco;
possiamo creare nuove forme,
distruggere vecchi confini,
scoprire in noi e per noi nuove realtà.
Se avrai coraggio,
ci incontreremo altrove,
sopra un nuovo spazio bianco…


Beatrice Marta Fedrigo, 5AC