Chi se non noi? – Intervista a Germana Urbani

Un’intervista di Beatrice Bison (B), Martina Melotto (M) e Linda Carturan (L) 4BS

 

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B: Può fare una breve presentazione di sé stessa e del suo libro …Temi di cui tratta?

Il libro è una storia che guarda molto al presente e alla cronaca, parla una mente che si sgretola di fronte all’abbandono e del tema del femminicidio.

Io sono Germana Urbani, autrice del libro, ho lavorato come giornalista e per questo mi sono chiesta come fosse possibile che molte persone dopo una rottura non riuscissero a girare pagina, nutrendo questo senso di vendetta fino al punto di far male alla persona che hanno amato fino a quel momento. Seguendo questa domanda, ho costruito una mente che, appunto, piano piano si sgretola finendo nell’ossessione, definendola una malattia mentale, perché la persona amata diventa un oggetto. Il romanzo riprende l’archetipo di Medea.

Trama del libro “Chi se non noi”

Maria, la protagonista, cresciuta in un angolo di campagna veneta sperduto, andando in una villa veneta con il papà e il nonno, la Badoera di Palladio, fin da piccola incontra la bellezza e sogna di diventare architetto, riesce a laurearsi e fare uno stage in uno studio di architettura di Bologna, riuscendo infine a specializzarsi in architettura sostenibile.

Maria ha sempre evitato l’amore perché innamorarsi voleva dire sposarsi con un ragazzo del delta del Po e rimanere lì, voleva dire non poter seguire il suo sogno.

Una sera incontra Luca, che lavora in una pescheria locale e pensa che non possano avere niente in comune ma parlandoci capisce che è una persona molto curiosa e capace, così inizia l’università su consiglio di lei e inizia a lavorare nel suo studio, riesce a diventare architetto solo grazie agli esami che lei gli passava.

Loro continuano a stare insieme anche se il rapporto col passare del tempo sembra andare sempre peggio, lui mette in atto delle strategie di violenza psicologica e proprio quando lei si spoglia di tutto per avere una vita con lui, lui la lascia per un’altra ragazza. Lei ci racconta come la sua vita stia andando male utilizzando continui flashback, senza un ordine temporale, lasciando che sia il lettore a ricomporre la storia d’amore tra i due (durata 6 mesi).

B: Se dovesse descriverlo in circa 10 parole quali sarebbero? 

“Un romanzo d’amore ambientato nel delta del Po”.

La descrizione del paesaggio in cui è ambientato il libro è molto importante, per non definirla fondamentale, io stessa, per essere il più precisa possibile, ne ho fatto ricerca e sono andata a fotografare i posti in cui sono ambientate le scene del libro; inoltre ho deciso di utilizzare i toponimi reali e geograficamente è molto coincidente con la realtà, in modo da spingere il lettore a visitare i luoghi descritti.

In questo libro ho utilizzato anche termini del dialetto veneto perché credo che il paesaggio sia anche la lingua e suoni del posto.

B: Si rispecchia nella protagonista? Per caso il nome della protagonista ha un significato personale o è stato scelto arbitrariamente?

All’inizio la protagonista si chiamava Anna, ma vista la famiglia molto cattolica e avendo 3 fratelli, ha pensato di dare gli stessi nomi dei 4 evangelisti. Si aspettavano un maschio a cui avrebbero dato il nome di Luca, invece nacque una femmina e per questo la chiamarono Maria. Ho regalato alla protagonista alcuni ricordi della sua infanzia, come il fatto che vivesse anche lei in campagna o la storia di Vitello Tonnato; ho regalato qualcosa a tutti i personaggi perché, a mio parere, quello che scrivi passa attraverso di te.

B: Cosa rappresenta la foto in copertina?

La copertina è stata un regalo dell’editore, raffigura due persone che non si vedono molto bene ed è molto rappresentativa della storia d’ amore descritta nel libro. È un amore che non si capisce bene, le due persone, infatti, non si vedono chiaramente; proprio come la storia d’amore che racconto. Guardando dall’esterno, noi non capiamo chi sono, non vediamo i loro contorni. Quando guardi due innamorati, non puoi immaginare che cosa si dicano davvero, quale tipo di rapporto ci sia… Così come quando guardiamo, attraverso una finestra, una casa di altre persone. C’è quel mistero che rimane a chi guarda. A me piace molto quella fotografia. La prima volta che ho visto la copertina, avevano fatto un titolo quasi fucsia e io ho chiesto invece di cambiarlo in un azzurro nostalgia: quell’azzurro un po’ polveroso che poi ha preso il titolo del libro. Perché quando io leggo un libro, sento un colore. Così per tutto il tempo che ho scritto questo libro, io ho sentito forte questo azzurro tra le sue pagine.

B: Abbiamo notato che lo stato d’animo e il paesaggio sono in correlazione, come in una poesia, è così? 

Fra i personaggi e il paesaggio c’è un vero e proprio dialogo, ad esempio man mano che andava oscurandosi l’animo di Maria, arrivava l’inverno; infatti per fuggire dalla pedanteria ho utilizzato il paesaggio per spiegare le emozioni provate da Maria.

M: Abbiamo notato anche la differenza tra la madre di Maria che le parla spesso rivolgendole le spalle e invece l’amica, che le telefona e si preoccupa per lei. Per noi ragazzi, il tema dell’amicizia è molto importante, spesso abbiamo conflitti coi genitori e troviamo rifugio negli amici. la madre vuole evitare un dialogo con Maria? E la sua amica, è importante per lei?

Sostengo che sia più facile parlare coi coetanei, ma mi riferisco anche ad una madre che ha sofferto molto a causa di un abbandono e a per questo fa fatica ad essere una madre affettuosa e presente. Una volta, nelle campagne, non si era affettuosi perché si pensava che così facendo i figli crescessero più forti, nonostante ciò, fortunatamente, la sua amica è sempre presente per lei.

M: Che cosa può insegnare il suo libro ad una persona della nostra età?

Io credo che avere dei sogni e crederci fino in fondo sia molto importante. Già alla vostra età, io coltivavo il sogno di scrivere e di diventare una scrittrice…un giorno. Poi io avevo pochi mezzi, volevo cominciare a scrivere come giornalista ma non sapevo nemmeno dove fossero le redazioni e allora non esisteva Internet. È stato tutto faticoso e in salita, ma dentro di me c’è sempre stato questo grande fuoco: io avevo un sogno e volevo arrivarci. Io credo che niente ti possa fermare, se tu credi in te stesso, per quanto pochi siano i mezzi, ce la puoi fare. Ho anche creduto molto nella formazione: all’università ho fatto lettere, non volevo insegnare ma era la facoltà che si avvicinava di più alla carriera che avrei voluto fare.

Quindi il messaggio per voi è: credete nei vostri sogni e mettetevi davanti a molte altre cose.

M: Che cos’è per lei la scrittura? E la fotografia? Abbiamo riscontrato che il personaggio di Maria ama la fotografia. E le due arti sono correlate? Infatti, per come descrive i luoghi nel libro, ci sembra di essere in una fotografia, immersi nei territori del Polesine.

Sì, è proprio così, è il mio metodo di lavoro. Parto dalla fotografia, anche per scrivere una poesia. Ogni volta che il romanzo si incagliava, andavo in quei luoghi e fotografavo, poi tornavo con una immagine che faceva andare avanti il romanzo. L’immagine fotografica per me è un grande amore e veicolo di fascinazione e scrittura. Uscirà a febbraio un reportage narrativo e si noterà la correlazione tra quello che fotografo e quello che scrivo. Vi consiglio: provate a fotografare qualcosa prima di scriverlo, è un metodo interessante. Per quanto riguarda la scrittura, è una cosa che mi accompagna da tutta la vita e fa parte di me. Scrivo i miei ragionamenti, quello che penso di un libro e che cosa mi ha indotto a pensare. Un libro è sempre generativo di un pensiero personale. Anche quando sono in giro, io scrivo nella mia mente o magari sulle note del mio cellulare. Però ci sono tanti modi di scrivere: quando facevo la giornalista scrivevo tutto il giorno, però per me quella non era scrittura, era lavoro.

M: Ci ha anche colpito la scelta di mettere una cartina all’inizio del libro e di usare termini in dialetto veneto, per far conoscere questi territori, che magari sono meno famosi.

Infatti, la letteratura è anche letteratura geografica. Io odiavo geografia, perché non l’ho mai capita: per me erano nozioni da imparare a memoria… invece negli ultimi anni ho capito che la geografia è racconto di un territorio che esiste ed è percorribile. Per esempio, io amo molto camminare a piedi e da quando lo faccio, ho capito l’importanza geografica dei posti e mi innamoro anche del loro nome. Ho deciso di inserire la cartina perché così chiunque può esplorare i luoghi che descrivo.

L: Visto che lei è anche una fotografa, pensa che l’essere umano abbia un bisogno di cercare la bellezza e l’arte in tutto ciò che lo circonda? Quali sono le sue considerazioni? La pensa in questo modo?

Sai… gli esseri umani sono di tante specie, io credo che quel che è bello per me, possa essere bruttissimo per qualcun altro. Per esempio, io trascino mio marito alle mostre e lui non le gradisce: non capisce, né apprezza, l’arte contemporanea, come ad esempio le opere che ci saranno alla Biennale di Venezia quest’estate. Eppure ad alcuni piace molto questo tipo di arte… quindi la bellezza non è uguale per tutti; c’è chi trova bellissimo un centro commerciale, per me è funzionale, non bellissimo. Per alcuni Gardaland è bellissimo, per me Gardaland non è bello, è un posto per divertirsi. Bisogna capire cosa è la bellezza per le persone, io credo che sia un veicolo per i sogni, un veicolo per l’anima, un veicolo per la poesia e credo che chiunque, prima o dopo, venga toccato dalla poesia o da qualcosa di spirituale. Per mio padre, la bellezza è la vigna in un certo periodo dell’anno e lo capisco, è molto poetico. Però serve uno sguardo particolare per capire un certo tipo di bellezza e lo sguardo va allenato… la bellezza va imparata… una volta quando passavo vicino ad una villa, che c’è qui poco lontana da me, non mi fermavo neanche, poi ho imparato a guardare architettonicamente e artisticamente e ho capito il grande valore di quella villa. Lo sguardo va allenato…guardando mostre e cataloghi se parliamo di arte, leggendo poesia, anche laddove non la capiamo…ci sono poeti difficili da capire. Però è un tuono che entra dentro e lavora.

L: Inoltre volevo leggerle una citazione tratta da Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino; volevo chiederle cosa ne pensa e se condivide le considerazioni espresse.

“Con le figlie, qualsiasi cosa faccia un padre, sbaglia: autoritari o permissivi che siano, ai genitori nessuno dirà mai grazie: le generazioni si guardano torve, si parlano solo per non capirsi, per darsi a vicenda la colpa di crescere infelici e di morire delusi.”

Questa citazione mi ha colpito molto, è molto forte e si ricollega un po’ a quello che dicevamo prima sul fatto che i genitori appartengono a una generazione, delle tradizioni, che noi forse facciamo fatica a comprendere; però penso che sia possibile una convergenza.

Si… Calvino è un grande scrittore perché riesce a scrivere la verità: quando tu leggi un grande scrittore senti che tutto quello che ti sta dicendo è proprio vero, e quindi non posso che essere d’accordo e credo di averlo rappresentato, come dicevamo prima, nel mio libro. Il padre di Maria le dice che i sogni non si realizzano mai, è come se le desse una pugnalata perché non puoi dire a una persona ciò, vuol dire tagliarle le ali.

Ma perché glielo dice? Magari perché lui, quando era ragazzino, non ha potuto neanche permettersi un sogno. Secondo me le generazioni per capirsi e perdonarsi dovrebbero guardare da dove arrivano certe affermazioni dei propri genitori; noi quindi dovremmo chiederci “ma perché sta dicendo proprio così?”.

Perché quando siamo adolescenti, e siamo in corsa per i nostri sogni, non abbiamo voglia di fermarci a pensare e facciamo prima a sbattere la porta, a scappare di casa. Però, quando si diventa un po’ più adulti e si comincia a cercare le proprie radici (almeno a me è successo così), a dire “da dove vengo io? Perché vengo da lì? Sono davvero i miei genitori? qual è la loro storia?”, allora riesci a guardare il passato; riesci a vedere anche quelle liti con occhi diversi e dire “non poteva che essere così”, e quando si arriva a dire questo si riesce anche a perdonarsi… a meno che non ci siano state cose veramente brutte, sono più difficili da perdonare ma per fortuna sono anche più rare.

Quindi io credo che le generazioni abbiano veramente una frattura a dividerle, che è data dal tempo e dalla cultura diversa, e che su quella frattura si possa solo costruire dei ponti in età adulta.

L: Tornando al suo libro, ha incontrato qualche difficoltà quando l’ha scritto? Se sì, come le ha superate? Darebbe qualche consiglio a noi ragazzi in merito?

Sì, dal punto di vista tecnico qualche volta, pur avendo la storia ben fissa in testa (avevo fatto una scaletta dove avevo scritto cosa dovevo scrivere capitolo per capitolo), non riuscivo ad andare avanti perché per ogni paragrafo devi decidere dove si svolge la scena, cosa c’è, come se dovessi allestire un palco di teatro.

Alle volte non riuscivo ad andare avanti e quindi mi era molto utile andare a fotografare oppure andare in libreria o biblioteca e lasciarmi ispirare da un titolo.

Per esempio quando ho deciso che la protagonista sarebbe stata un architetto, mi sono abbonata a un paio di riviste di architettura, ho cominciato ad andare ad alcune mostre, perché non sapevo niente di architettura; eppure in un’intervista mi hanno chiesto se facessi questo di lavoro, quasi riconoscendo che avevo messo cose così specifiche da apparire tale. Però questo è studio. Se tu vuoi essere vero, dire la verità, devi studiare tanto.

Quindi consiglio di leggere tantissimo, prendersi il tempo per passeggiare nei luoghi (infatti camminare fa venire idee) e studiare per essere precisi in quello che si dice.

L: Volevamo chiederle se aveva altri progetti per il futuro. All’inizio dell’intervista ha anche citato che sta scrivendo un altro romanzo, quindi può dirci qualche dettaglio?

Sto scrivendo un altro romanzo che ha come sfondo un fatto di cronaca veneta; racconta la storia di una persona che da tanto tempo ha rinunciato a realizzare un suo sogno e crede che in quel momento potrebbe realizzarsi; potrebbe lasciare tutto quello che ha fatto fino a quel momento per investire tutto e ottenere quello che vuole davvero.

Sarà ambientato nelle colline vicentine.

Sul finale non ho ancora deciso perché io lo lascio sempre andare. Io credo che si scriva in ogni momento della giornata, ma sul finale si può sempre cambiare idea. So come va a finire ma non so come saranno le ultime pagine.

L: Bene, noi avremmo finito. Grazie mille.

M: Sì, la ringraziamo molto, è stato davvero molto interessante, molto.

B: Davvero, grazie per averci dedicato il suo tempo, è stato molto interessante.

G: Va bene. Grazie a voi ragazze. Buona fine, buon principio e buoni sogni e mi raccomando sognate in grande, ali aperte e volare alto! Se avete bisogno di consigli per qualsiasi cosa non esitate a chiedere! Ciao!