I NATIVI DIGITALI

di Anna Piovan

È sorprendente quanto possa essere stato veloce, se non quasi immediato, lo sviluppo delle tecnologie dal 1985, anno della diffusione di massa dei PC a interfaccia grafica e dei sistemi operativi a finestre. In pochi anni, grazie ai nuovi strumenti tecnologici diffusi con una quasi esagerata rapidità, i modi di comunicare e interagire con gli altri sono stati radicalmente rivoluzionati a causa dell’incremento delle nuove tecnologie. Le ultime generazioni non hanno subito una trasformazione graduale, come accadeva negli anni e secoli precedenti, bensì hanno visto i vecchi mezzi di comunicazione cartacei o interpersonali sostituiti da schermi dei computer o dei cellulari, capacei di pubblicare foto inviare SMS tramite un semplice “click”.  In un breve spazio di tempo, non solo l’amministrazione dei dati o la creazione e condivisione di documenti e informazioni sono state cambiate ma è cambiato anche il metodo di apprendimento. Infatti “i nativi digitali”, così chiamati da Mark Prensky, nascono in una società in cui i rapporti tra le persone si articolano tramite chat e in cui tutto il necessario o quasi si può trovare in una pagina Internet.

 I Nativi sono quindi stimolati da molto piccoli a un apprendimento per esperienza, cioè, quando usano un computer, interpretano, capiscono e traggono deduzioni che li portano poi a scoprire ulteriori applicazioni e programmi.  Si possono dunque paragonare ad autodidatti.  Ma è forse questo il mondo migliore per la nuova generazione? Secondo me, anche inconsapevolente si pone davanti ai Nativi un universo “già creato”, in cui non è necessario alcuno sforzo per poter faggiungere l’obiettivo. Prendendo come esempio Google, basta inserire le informazioni di cui si ha bisogno nella casella di testo e cliccare “cerca”, per avere a disposizione qualsiasi tipo d’informazione dalle più alle meno veritiere. Si è sempre alla riscoperta di un motore di ricerca che sia il più veloce possibile, ma è giusto che i nostri figli vivano una vita così caotica basata sul nulla? Perché ritengo infatti che un’applicazione o un programma o uno schermo siano proprio un nulla di concreto! Vogliamo quindi lasciare che i nativi stiano seduti su una sedia tutto il giorno a rovinarsi la vista davanti allo schermo abbandonando la vita reale per condurne una virtuale? La popolazione è indifferente di fronte ai ragazzi d’oggi, che si mascherano dietro un nickname, per chattare, condividere foto, non mostrandosi per ciò che realmente sono e abbandonando i rapporti personali.  È stato testato infatti che molti ragazzi preferiscono comunicare con gli amici via cellulare, piuttosto che uscire all’aria aperta per incontrarli direttamente o magari per fare una passeggiata insieme.  Ciascun individuo tende ad isolarsi a chiudersi in se stesso, con la mente rivolta sullo schermo del cellulare. Ovviamente le nuove tecnologie hanno dato anche risultati positivi, come la più vasta diffusione delle notizie e informazioni o come l’aiuto fornito alla scienza, grazie ai macchinari, senza dimenticare lo sviluppo delle capacità di bambini tramite giochi e quiz interattivi. Nonostante ciò, il rischio è quello di creare, col passare degli anni, una società sempre più reale e sola, non più legata alla vera natura dell’uomo: vivere.