La salute mentale

Durante questa pandemia, sia nel nostro piccolo sia a livelli più alti come quelli governativi, si è finalmente compreso l’importanza che la salute ricopre nelle vite di ognuno di noi. Purtroppo ciò che non è stato compreso è cosa sia la salute.

Quando andiamo dal medico o quando stiamo a casa da lavoro o da scuola o anche semplicemente parlando tra amici, trattando il tema salute si intende sempre qualcosa di evidente, di fisico. Questo aspetto si nota perché per riferire di essere malati la società ci ha abituati a fornire prove evidenti di ciò che affermiamo ed ovviamente ciò non riguarda direttamente la nostra salute mentale, almeno agli inizi. E proprio questo è il problema.

La salute mentale deve essere presa in considerazione e tutelata sin dal principio e non quando già è stata enormemente danneggiata. Essendo qualcosa di più astratto devo dire che, nonostante io consideri la sua tutela fondamentale, è molto più difficile da comprendere rispetto a quella fisica, dato che siamo, per nostra sfortuna, abituati ad una società materialistica che non ci fa vedere oltre il nostro naso. Ciò nonostante credo che una parte della società italiana ne abbia capito l’importanza e pure la politica (anche se non tutta), tanto che con grande sorpresa e, come sempre, ritardo era stato proposto da alcuni parlamentari (i senatori Caterina Biti, Vanna Iori, Eugenio Comincini e la deputata Laura Boldrini) il cosiddetto “bonus psicologo”. Questo provvedimento sarebbe stato introdotto nella legge di bilancio dell’anno 2022 e i parlamentari avevano richiesto una cifra (a mio parere anche molto bassa rispetto al problema) di 50 milioni di euro. L’euforia che si era diffusa ha purtroppo giocato un brutto scherzo, infatti dopo l’approvazione del decreto si è scoperto che questo bonus era stato scartato per mancanza di fondi (chissà come mai però si sono trovati 850 MILIONI che sono stati aggiunti al budget del Ministero della Difesa, che raggiunge quasi quota 26 miliardi). Ma non dobbiamo preoccuparci, possiamo sempre andare alle terme o cambiare i rubinetti del nostro bagno. Evidentemente questi geni non hanno dato ascolto (avevamo dubbi?) né ai giovani né agli scienziati e gli psicologi che da anni, e soprattutto con l’inizio della pandemia, denunciano un aumento esponenziale di letti occupati legati alle malattie mentali che raggiungono stadi avanzati, visto che non è stato dato nessun supporto precedente.

Purtroppo i medici possono controllare solo i casi gravi, cioè con evidenze fisiche, che arrivano in ospedale, ma dietro a questi ci sono migliaia di invisibili che necessitano aiuto non solo economico (ostacolo che si voleva eliminare col bonus) ma anche sociale, personale. Spesso l’andare dallo psicologo è visto come sintomo di pazzia ed è questo che molte volte ci impedisce di farci aiutare. Vorremmo tutelare la nostra salute mentale, ma la figura dello psicologo ci appare come qualcosa di estremo, da folli e per questo tendiamo ad allontanarcene: non vogliamo essere visti come i problematici o disadattati in un certo gruppo sociale.

Questo era tutto ciò che pensavo fino a qualche anno fa. Non a caso appena ho fatto coming out con i miei genitori, alla proposta di consultare uno psicologo ho reagito malamente, bruscamente. Credevo che lo stessero facendo per farmi passare da “malato” (e forse era vero ahahah) o che l’esperto avrebbe dato ragione a loro e per questo ho rifiutato. Riflettendoci ora credo che non sarebbe stata una brutta decisione andarci, anzi, forse avrebbe aperto di più la mente ai miei genitori e a me stesso.

Con l’avvento della pandemia e del lockdown non credo di essere stato l’unico a provare un forte stress ed una solitudine abnorme, di avere avuto quei giorni proprio negativi in cui pensi al peggio perché non riesci più a sopportare la situazione e non hai nessuno con cui parlare e soprattutto che ti ascolta. Il gravoso ruolo di ascoltare e comprendere lo scarichiamo sempre su qualche amico che magari non sa come aiutarci: è per questo che una persona un po’ più esperta e di sicuro paziente ad ascoltarci nei nostri “sfoghi isterici” non farebbe male qualche volta all’anno. Alla fine lo psicologo fa questo. Non ci aiuta in modo mistico, ma ci fa buttare fuori tutto ciò che sta ribollendo dentro di noi.

Noi a scuola siamo fortunati, abbiamo la possibilità di usufruire dello spazio CIC. Anche se per poco tempo, anche se in una modalità non adeguata sfruttiamo al meglio ciò che abbiamo per iniziare pian piano a migliorarci.

 

 

 

Riccardo Alfonso 4BL