La nostra (de)generazione

Cari amici del G.B.,

È passato ormai più di un anno da quando è iniziata la pandemia. Chi mai si sarebbe aspettato che la nostra vita sarebbe stata stravolta in questo modo? Chi avrebbe mai pensato che ci sarebbero mancate le nostre solite abitudini? Sono mesi che viviamo con incertezze, sconforti e  con la speranza di un ritorno alla nostra vita quotidiana; forse solo ora stiamo cominciando a vedere uno spiraglio di luce in fondo a questo tunnel buio.
Ma come abbiamo vissuto, e tutt’ora stiamo vivendo, l’inaspettata situazione noi studenti?

Il periodo ci ha permesso di confrontare due esperienze scolastiche differenti: la scuola in presenza e la DaD, ovvero la didattica a distanza. Quest’ultima è stata certamente l’unica opzione possibile per non fermare l’istruzione, con lo scopo di mantenere un legame tra studenti e insegnanti. Nonostante ciò, la lontananza ha portato inevitabilmente molti ragazzi a isolarsi e ha fatto provare a tutti tristezza, nostalgia e molto stress, con una conseguente demotivazione in ogni attività. Invece, coloro che hanno provato a impegnarsi senza perdersi d’animo, si sono sentiti dire almeno una volta “tanto in DaD è tutto più facile”.
Avete idea di quanto sia demoralizzante questa affermazione? In questi mesi la nostra mente è stata portata al limite: da marzo del 2020 la nostra routine consiste nello stare dalle 5 alle 7 ore al computer per le lezioni, poi il resto del pomeriggio e parte della sera sui libri o su un altro schermo per studiare. In effetti, i sintomi fisici non hanno tardato a farsi sentire, mentre le alternative assai ridotte di svaghi ci hanno avvilito psicologicamente. Sembriamo quasi degli automi, macchine che si muovono senza una propria volontà.

Abbiamo raccolto diverse opinioni di studenti della nostra scuola, che secondo noi sarebbe interessante riportare. Alcuni affermano che, sotto più punti di vista, la didattica a distanza sia stata più pesante rispetto a quella in presenza, sia per la mancanza di contatti esterni alla propria famiglia, sia per il carico di studio davvero elevato e da svolgere necessariamente chiusi in casa. Inoltre in DaD è molto più complesso capirci tra noi compagni e con i professori e, come alcuni hanno potuto constatare, proprio questa mancanza di dialogo ha contribuito ad un allontanamento reciproco.
Altri hanno fatto notare come l’appesantimento dello studio a distanza si è riflettuto sullo sport, almeno per i pochi fortunati a poter frequentare attività motorie consentite durante la pandemia. Altri ancora hanno riflettuto sul fatto che, se si verificassero più spesso dei piccoli gesti, che fin’ora sono stati isolati, come fare una pausa durante la lezione per sentire il nostro parere o il modo in cui stiamo vivendo questo brutto periodo, il tutto si potrebbe certo alleggerire.

Un fatto particolare, riscontrato da parecchi studenti, è legato all’enorme differenza tra il primo e il secondo lockdown. Dopo l’estate, c’era tra gli studenti la trepidazione di tornare a scuola in presenza a settembre, poiché mancava la compagnia dei coetanei e si voleva stare in un luogo diverso dalla propria camera. Purtroppo non è stato un ritorno felice.
Certo, abbiamo rivisto i nostri compagni e gli insegnanti di persona e non dietro uno schermo, ma le continue incertezze hanno spinto a cercare di realizzare in presenza più test scritti e orali possibili, quasi come se fosse una vera e propria “corsa ai voti”, molto più pesante dello scorso anno. Quindi, nonostante la seconda quarantena sia stata ovviamente più organizzata per questioni di tempistiche maggiori, la situazione già complicata di per sé non è di certo stata agevolata.
È comprensibile il timore che a distanza si possa copiare più facilmente, ma ci vorrebbe più fiducia nei nostri confronti. Inoltre, è logico ritenere anche che gran parte dei giovani sia consapevole che le azioni compiute oggi lasciano segni nel nostro futuro.

Come detto in precedenza, durante la DaD c’è stata l’impressione che il carico di compiti sia aumentato. Ciò, in realtà, già normalmente è gravoso. Ahimè, è comune che molti studenti siano ansiosi e stressati. Sappiamo bene che per ottenere grandi risultati bisogna lavorare veramente sodo, ma quando si arriva a dover rinunciare ad uno sport o ad una propria passione per prestare attenzione allo studio, vuol dire che la situazione è diventata ingestibile.

Quindi, assolutamente consapevoli del fatto che la situazione complessiva sia assai complicata anche per i nostri docenti e per il personale scolastico – tra l’organizzazione generale, gli orari da stabilire, le lezioni da preparare, ecc.-,  noi studenti ci teniamo a dire che siamo esausti. Abbiamo bisogno di ritornare presto a vivere e stare in compagnia, di dedicare del tempo a noi stessi, sia per coltivare hobby, sia per fare attività stimolanti, sia per riposare la mente. Abbiamo un grande desiderio di conoscenza, che aspetta solo di essere valorizzato da noi stessi e da coloro che lo possono comprendere. Abbiamo bisogno di non perdere le nostre ambizioni e le nostre passioni; di essere compresi, incitati a non mollare e, soprattutto, di non essere lasciati soli.

Con questo articolo, ci piacerebbe sensibilizzare un po’ più persone, al di fuori del comparto studentesco, sul nostro punto di vista. La DaD non è stata certo una perdita di tempo: è stata ardua, stressante e a volte si sono verificate delle incomprensioni.
Crediamo perciò che sia importante far sentire la nostra voce ed esprimere nella massima correttezza la nostra opinione, anche perché, lo sappiamo, la scuola siamo noi, i professori e il personale scolastico.

Grazie dell’attenzione, e buona continuazione dell’anno scolastico.

È tutto da Elisa Polato e Ilaria Ballan.