Intervista ai Kennediani

L’anno scorso, l’ex direttrice Sara Boscolo ha intervistato un ragazzo del Lazio per confrontarsi sulla gestione scolastica durante la pandemia e sulla loro percezione della vecchia situazione; ho trovato la sua iniziativa così interessante che ho pensato di riproporla quest’anno.

La prima intervista-chiacchierata vede come protagonisti tre miei amici del J. F. Kennedy: Federico, Tommaso e Asja (dei quali scoprirete in seguito qualcosa in più), che non hanno esitato a darmi una mano e si sono resi disponibili il sabato pomeriggio dopo scuola. Mi hanno raccontato come l’Istituto, in vista del Covid, si è organizzato per poter garantire la sicurezza generale e dunque lo svolgimento delle lezioni in presenza; ma non solo questo, hanno anche fornito informazioni generali sulla scuola che potrebbero rivelarsi nuove ed inaspettate.

 

 

Presentazioni:

F. Mi chiamo Federico Marcolin, vengo dall’Istituto Kennedy di Monselice e frequento la terza A PROD Agraria (“PROD” sta per produzione e trasformazione). Sono appassionato di cinema; mi piacciono i videogiochi e i fumetti manga. Abito a Campagnola di Brugine.

T. Sono Zabeo Tommaso e frequento la terza PROD Agraria al Kennedy; mi piace disegnare ed abito a Campagnola di Brugine.

A. Allora io sono Asja, Asja con la “J” precisiamo, sennò morirete tutti. Abito a Bovolenta, un paesino famoso per le inondazioni. Sono una ballerina di hip hop, il ballo è la mia vita e mi piacciono i videogiochi, il teatro e basta… Sono nella stessa classe degli altri due, qui dietro.

T. Ah, e, posso aggiungere una cosa? Okay, Zabeo Tommaso, alto un metro e ottanta.

J. Questa informazione serve per rimorchiare?

T. Assolutamente sì.

 

 

J. Bene… direi di passare alle domande.

J. Ragazzi spiegate com’è strutturata la scuola, edificio, s’intende.

A. Il Kennedy è costituito da due edifici: la sede centrale e la nuova sede dell’Agrario.

T. L’ Agrario è figo: è fatto a semicerchio, sembra un castello e dal piano inferiore vedi il piano superiore. Tra la sede centrale e l’agrario c’è un passaggio dove stanno costruendo un’aiuola che curiamo durante il laboratorio di produzioni vegetali.

A. Abbiamo due palestre, una nuova ed una vecchia, e abbiamo anche un campo di atletica.

T. E le piscine, ma non ci andiamo…

J. Per via del Covid?

T. No, perché non vogliamo.

 

 

J. Okay, passiamo oltre. Date un parere su com’è l’istituto che frequentate e diteci cosa vi piace e non.

F. Ragazzi, la nostra scuola è assurda perché non ci sono le macchinette per il mangiare e perché sono tutti abbastanza irascibili. Insomma, calmatevi! Cioè non so… Cosa c’è di buono?

A. Il servizio psicologico e i laboratori.

T. Non ci andiamo, quindi…

F. Sì, insomma, non venite qua.

T. Ci sono delle belle serre, il frutteto, laboratori spaziosi anche se non abbastanza perché comunque le classi sono tutte numerose quindi non ci stanno dentro. Il personale è di scarsa qualità e…

J. Intendete l’ATA o…?

T. No, i professori. Sono tutti preparati, solo che, come dappertutto, ci sono i più e i meno bravi; per esempio quelli delle materie d’indirizzo sono molto competenti, gli altri un po’ meno. Ah, e poi sono sempre incavolati anche se stiamo buonissimi. Voto: una stella.

J. Ovviamente noi prendiamo in fiducia le parole di Tommaso dove afferma che sono tutti buonissimi e procediamo…

 

 

J. Bene, arriviamo alla parte clue dell’intervista: come sta vivendo il periodo Covid il Kennedy? Quindi restrizioni, mascherine, regole, se volete darci delle informazioni, se sapete… beh, ovvio che sapete, ci andate a scuola!

T. Io no.

J. Beh, se avete regole particolari, per esempio nei laboratori, dato che voi ne avete più di noi del Ferrari.

A. Allora, penso che ci siano delle regole in comune anche con voi, come per esempio le entrate scaglionate in diversi orari, l’obbligo della mascherina e di igienizzarsi le mani. Le aule vengono arieggiate a ricreazione, che svolgiamo in classe. Per quanto riguarda i laboratori le classi numerose vengono dimezzate.

T. Sì, anche l’anno scorso era così, però c’era il professore che mostrava come fare: noi non facevamo niente e non imparavamo nulla.

 

 

J. Passiamo ad una domanda che riguarda in particolare i ragazzi delle terze, delle quarte e delle quinte: i programmi PCTO e i crediti come ve li danno?

T. Non sappiamo nulla, non ci hanno spiegato niente. Sappiamo che abbiamo 400 ore di alternanza Scuola Lavoro…

A. Non erano 350?

T. Ci hanno consigliato di farle per lo più in terza e quarta e di finirle prima della quinta, così da poter studiare per l’esame.

A. Ma non erano 380? Sapete che se sbagliamo è colpa nostra.

F. Va beh, comunque ne abbiamo molte da fare.

 

 

J. Per quanto riguarda i progetti scolastici, ne farete? Gite? Incontri culturali?

F. Non ci mandano in gita perché tutti i professori ritengono che non siamo dei bravi studenti e che abbiamo un pessimo comportamento, anche se non è vero.

 

 

J. Ultima domanda: consigliereste ai giovani di venire al Kennedy?

T. Bello il Kennedy, anzi no! No, scherzo.

F. Di base è una bella scuola, quindi vi consiglio di almeno andarla a vedere… però, sinceramente viene pubblicizzata troppo bene.

A. Sono d’accordo.

J. Perfetto, ragazzi io vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.

 

 

Inutile che vi dica che mi sono divertita molto a parlare con i tre compagni di classe, nonostante non siano gli argomenti che di solito trattiamo. È stato interessante conoscere certi particolari del Kennedy: per esempio l’esistenza delle serre, o la struttura dell’agrario, cose che, se non fosse stata per l’occasione, credo non avrei mai scoperto.

Comunque, sentendoli parlare delle loro regole e fornendoci le loro opinioni, mi sono sentita rassicurata dal fatto che le complicazioni e le regole ci sono per tutti quanti, e che possono rivelarsi pesanti, poco pratiche e a volte difficili da seguire, ma comunque necessarie per la salvaguardia comune.

Le mie speranze, condivise anche dai ragazzi, sono quelle di poter restare stabili in questa nuova normalità (basata sulle restrizioni accettabili almeno per noi giovani), soprattutto in inverno, dove di solito si alzano di molto il numero dei contagiati. Speriamo anche di tornare alla vecchia normalità, anche se, come è ormai evidente più o meno a tutti, la nostra vecchia realtà non tornerà più.

 

 

Jo, Giorgia Lazzaro 3CS