Imperfezione

Cos’è questo vuoto?
Mi sta lacerando,
mi sta divorando.
Sono a pezzi,
non ho più pace,
non ho più serenità.
Perché va tutto a rotoli?
Non sono abbastanza,
non sono perfetto.
Sono stanco di questa vita,
voglio andarmene,
voglio sparire.

Vuoti.
Quante volte ci sentiamo così? Lo sguardo smarrito nel nulla, la testa in balia di una tempesta di pensieri opprimenti, prima il fiato farsi corto e poi il respiro accelerare, il cuore che sembra sul punto di cedere. Quando non sai se stai cadendo o sei già caduto, che differenza fa ormai?
Ci si potrebbe stupire nel pensare quante ragioni causano questa sensazione. Qualcuno è solo o si percepisce così, non ha nessuno al suo fianco, non ha chi amare o da chi essere amato. Qualcuno ha litigato con persone care e per orgoglio lascia le cose come sono, ma il rimorso rimane: “Non era necessario dire queste cose”, “sono stato crudele”, “ora mi odierà”. Qualcuno è oppresso dal peso di una triste quotidianità monotona, quando più i giorni vanno avanti, più il vuoto si espande. Qualcuno ancora, forse la maggior parte delle persone, si sente inadeguato: gli sembra di commettere errori su errori, che ogni tentativo sia vano, di non poter essere all’altezza degli altri. Non sono abbastanza, non sono perfetto.

“Sono sbagliato”

Questa costante ricerca di una perfezione oggettiva ci fa convivere male con noi stessi. La cosa più difficile per un essere umano è proprio comprendere se stesso: è facile giudicare gli altri, compararci al loro, esaltarli o sminuirli. Come ci comportiamo però verso di noi? Spesso aspettiamo che siano proprio le altre persone a dirci cosa stiamo provando, perché ci sentiamo giù, oppure lo fanno di loro iniziativa, lasciando così crescere il nostro disagio interiore.
La mia convinzione però è che ci sia una voce che ci farà capire una grande verità: “No, non sei sbagliato, stai solo crescendo: errare è normale e fa parte del percorso formativo che ci accompagna lungo tutta la nostra vita”. Questa voce può essere quella di un genitore, di un nonno, una nonna, di un fratello, una sorella o di altri parenti cari, oppure di un amico, un’amica, di qualcuno con cui non siamo in realtà molto in confidenza, oppure possiamo capirlo da soli con il tempo. Certo, apprendere questa cosa non cambierà la nostra vita in un istante, ma può essere l’inizio di un lungo percorso verso la consapevolezza. Consapevolezza di cosa?
Quella che la nostra vita è solo nelle nostre mani, che se lasciamo che l’ansia e altre emozioni negative ci controlli, non usciremo mai dal nostro vuoto.
Non esiste l’essere perfetto, possiamo solo essere perfetti a modo nostro, perfetti nella nostra imperfezione.

Ilaria Ballan 4AC