Viva la Repubblica

Nel primo referendum con suffragio universale maschile e femminile del nostro Paese, dopo vent’anni di censura e, per tutto il Centro-Nord, dopo l’esperienza dolorosa dell’occupazione nazifascista, 28 milioni di italiani vennero chiamati al voto.
Da Sud a Nord, da Palermo ad Aosta, l’affluenza fu altissima, superando, in molti casi, il 90%.
Il quesito, che con il suo esito avrebbe poi cambiato per sempre l’assetto istituzionale del nostro Paese, chiedeva agli italiani di scegliere tra il passato e il futuro.
Oggi la scelta tra monarchia e repubblica può, se non per una strenua minoranza, apparire scontata. Potrebbe, addirittura, apparire ridicolo lo stesso quesito.
L’Italia del dopoguerra viveva però una situazione molto differente.
Da una parte c’era, certo, una Monarchia che aveva perso la faccia con vent’anni di regime sublimati da una fuga indecorosa, ma dall’altra parte si trovava l’ignoto, e ciò che non si conosce, ovviamente, destabilizza.
I risultati spaccarono a metà il Paese: a Nord, persino nel Piemonte sabaudo, vinse la Repubblica. A Sud – Ahi serva Italia – stravinse la Monarchia.
È indubbio che rispetto a questa scelta contarono molto anche le condizioni vissute nell’ultima fase del conflitto: il Nord subì l’occupazione nazifascista, visse a stretto con quello che, quantomeno da Cassibile, poteva definirsi nemico.
Nel Mezzogiorno la storia fu un poco diversa, con fuga del Re e di Badoglio a Brindisi, verso terre sicure, e poi con l’arrivo delle forze alleate per liberarci.
In controtendenza rispetto alle proprie aree, riportiamo, per mera curiosità, gli esempi di Padova e Trapani.
Nel primo caso, in pieno Nord, fu la Monarchia ad ottenere la maggioranza (52.01%); nel secondo caso, pieno Sud, ottenne il 52.87% la Repubblica.
Contestualmente al referendum quel 2 Giugno gli italiani furono chiamati al voto anche per un altro motivo: l’elezione dell’Assemblea Costituente, deputata a scrivere la nostra legge fondamentale, la Costituzione.
Furono le prime elezioni politiche libere dopo 25 anni di censura, le prime a suffragio universale della nostra storia.
I tre grandi partiti di massa (Democrazia Cristiana, Partito Socialista d’Unità Proletaria, Partito Comunista Italiano), ottennero oltre il 75% dei voti.
Alla DC furono quindi assegnati 207 dei 556 seggi, 115 al PSIUP, 104 al PCI.
Gli italiani si riscoprivano capaci di decidere liberamente i propri rappresentanti.
E la Repubblica cos’è, se non questo?
L’ordinamento in cui ogni umano è eguale nei diritti e arbitro della propria vita.
Oggi il nostro ruolo dev’essere quello di preservare i valori democratici conquistati, tra mille ostacoli, con il sangue di donne e uomini come noi.
Il nostro pensiero deve, specie di questi tempi, correre a chi di queste libertà è brutalmente privato.
Sandro Pertini, partigiano, membro della Costituente, socialista, poi Presidente della Repubblica, spiegava così, magistralmente, quanto si voleva intendere poco fa:” Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”.

Viva la Repubblica! Viva l’Italia!

 

 

Giuseppe Maria Toscano 5AC