DO YOU EVER FEEL OUT OF A PLACE?

di Anonimo

Foglio, indelebile, tutto era pronto. Però c’era qualcosa che mi bloccava. Una strana sensazione mi partì dallo stomaco per poi salire fino alla mia testa per annidarsi lì.

Forse si trattava delle mie costanti paure, sì, ce n’erano fin troppe; la poca fantasia, la tecnica da principiante, l’essere giudicata. Non frequentando una scuola d’arte, avevo la continua paura di disegnare qualcosa di sbagliato o di fare il tipico disegno brutto.

Frullava tutto contemporaneamente nella mia testa, infatti, mi chiedevo se un umano potesse pensare e provare così tante cose nello stesso momento. In quell’ istante nelle mie cuffiette passarono queste parole, fin troppo giuste per quel momento “Do you ever feel out of place? Like somehow you just don’t belong and no one understands you” (Ti sei mai sentito fuori luogo? Come se in qualche modo non fossi adatto e nessuno ti capisse?).

Sembrava una tipica scena da film, quella in cui l’attore sta pensando e in sottofondo c’è la colonna sonora della sua vita.

Boom. Tutti quei pensieri che prima ronzavano si erano improvvisamente zittiti, annientati.

Presi quell’ indelebile ancora appoggiato sulla destra del foglio e iniziai a disegnare ciò che appariva nella mia mente: un miscuglio di segni contorti senza senso. O forse no. Per me avevano senso; tutto ciò che pochi istanti fa faceva un incredibile rumore dentro di me, ora stava prendendo forma, non sapevo bene quale, ma era tutto lì, nero su bianco.

Non mi preoccupavo di ciò che sarebbe stato dopo, se sarebbe potuto piacere o no, nemmeno se stesse venendo bene.

Sembravo una bambina alle prime armi con dei pennarelli; disegnavo tutto ciò che mi passava per la testa, senza fare attenzione a non sbagliare o a non sporcarmi le mani.

Non sentivo quel solito dolore all’anulare e al mignolo, né mia madre che continuava a chiamarmi per la cena; in quel momento esistevo solo io e la mia immaginazione.

Nulla poteva toccarmi tanto meno le critiche altrui.

Tracciai l’ultimo segno come un rugbista schiaccia la palla sulla linea di meta. Guardai il mio disegno concluso e sentii la voglia di piangere. Ero soddisfatta, ero felice.

Agli occhi miei era una vera e propria opera d’arte: mi rappresentava in ogni minimo particolare. Ogni segno, tratto o semplice scarabocchio parlava di me e di ciò che avevo dentro.

Potrà sembrare strano, ma ciò che voi provate segnando un goal alla partita più importante, suonando uno strumento o leggendo un libro, io lo provo disegnando.

Ma lasciate che ve lo dica : se non fate una cosa solo per la paura di fallire o di non essere apprezzati e derisi, sappiate che è un grande errore. Prima dei giudizi degli altri, ci sono i vostri, i quali sono di gran lunga più importanti e preziosi.

In arte ( ed un concetto che dovrebbe valere in qualsiasi altro ambito )  ho imparato che non esiste bello o brutto, giusto o sbagliato : esistiamo noi e tutto il nostro bagaglio di idee ed emozioni e quelle non sono mai sbagliate.

Provate, sperimentate, sbagliate ma la felicità che dopo avrete dentro sarà più grande di tutte le fatiche fatte.

Non importa se attraverso una canzone, un disegno, una frase, un modo di fare ma ESPRIMETE CIO’ CHE SIETE!

I giudizi malvagi e non costruttivi e talvolta ricchi di invidia son solo qualcosa di effimero e marginale.

I migliori giudici per ciò che fate e farete, siete voi stessi e nessun altro!

P.S: Nemmeno io avevo il coraggio di scrivere questo articolo, ma una persona che nonostante non mi conoscesse così bene, mi ha dato quel motivo in più, quello che mi mancava per prendere in mano carta, penna e coraggio per dire la mia.

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