Origini degli scacchi

Secondo la storia gli scacchi nacquero in india attorno al VI secolo d.C., deriva da un gioco indiano chiamato caturañga.

Dopo l’occupazione cinese questi li modificarono nel gioco xiangqi, nel quale i pezzi erano disposti nell’intersezione delle caselle, piuttosto che nel centro.

Il gioco degli scacchi prende il suo nome dalla parola persiana Shāh, “re”, e la fine della partita è definita dal termine scaccomatto, “shāh mat”, ovvero “re sconfitto”.

Invece la leggenda narra che il creatore degli scacchi fosse un certo mercante chiamato Sissa Ben Dahir, che inventò il gioco per un principe annoiato. Al principe piacque molto e gli permise di chiedere qualsiasi cosa come ricompensa. Il mercante chiese un chicco di grano per la prima casella, due per la seconda, quattro per la terza e così via, sempre raddoppiando il numero per tutte le 64 caselle. I contabili del regno si resero conto che gli dovettero dare un numero impossibile di chicchi (circa 18’446’744’000’000’000’000 chicchi).

Questa leggenda era conosciuta durante il medioevo, e pure Dante ci dedicò un passo della Commedia, il quale utilizza lo schema della leggenda per dare un’idea del numero di angeli presenti in cielo.

“L’incendio suo seguiva ogni scintilla

ed erano tante, che ‘l numero loro

più che ‘l doppiar de li scacchi s’inmilla”

Paradiso, Canto XXVIII, v.91-93

Un grande ritrovamento storico sono stati gli scacchi di Lewis, un gruppo di pezzi provenienti dall’era medioevale rinvenuti nella baia di Lewis, in Scozia. Assieme ad essi sono stati trovati numerosi giochi da tavolo, ma questo è l’unico set che è stato rinvenuto intatto e completo.

Il set comprende 79 pezzi scolpiti in avorio di tricheco, tranne alcune eccezioni, e i pezzi sono alti circa 10cm, tranne i pedoni, la cui altezza varia dai 3,5 ai 5,8, questo fa pensare che in origine fossero pezzi appartenenti a diverse scacchiere (anche la presenza di 19 pedoni, quando a set ne bastano 16).

Sono esposti tuttora e permanentemente al British Museum.

Il 20 luglio di ogni anno si festeggia la giornata internazionale degli scacchi

– Frederick Toschetti 2CA

Freestyle Chess GOAT Challenge

Il nuovo evento nel mondo degli scacchi Freestyle Chess GOAT Challenge, con un montepremi di 2.000.000 USD, inaugurato da Magnus Carlsen, si è da poco concluso.

“With this format, a dream comes true for me…”, disse Carlsen, “…I have long wished for a competition where Chess960 is played at the highest level with the classical time control in a tournament.”

Quest’evento si differenzia dalle partite Classical per la disposizione iniziale dei pezzi, il Fischer Random (o Chess960) è una variante creata da Bobby Fischer, genio degli scacchi, per differenziare le partite e cogliere impreparati i giocatori, con delle posizioni casuali dei pezzi. In questa variante la teoria non serve a niente, almeno durante le mosse iniziali, bisogna studiare la posizione ed adattarsi, cercando le mosse migliori e mai studiate.

Il torneo si è tenuto al Weissenhaus Resort, un resort di lusso a cinque stelle situato a un’ora di macchina a nord-est di Amburgo, sul Mar Baltico.

Hanno partecipato alcuni dei migliori GM in classifica: Carlsen, Caruana, Liren, Firouzja, Keymer, Abdusattorov, Aronian e Dommaraju.

Quest’evento è stato anche un’occasione per far scontrare Carlsen con il suo “successore al trono” Ding Liren. Purtroppo, per impreparazione e svogliatezza, Ding concluderà quest’evento senza mai aver vinto una partita.

Un giocatore di cui risalta l’assenza è quella del GM Hikaru Nakamura , l’attuale detentore del titolo di Campionato mondiale Fischer Random, un titolo deciso nelle partite Rapid (10 minuti), ci si sarebbe aspettato di vederlo anche nella variante Classical (90 minuti).

Il torneo è stato vinto dal GOAT Carlsen, il secondo posto è stato conquistato da Caruana e Aronian è arrivato al terzo posto, dopo fantastiche partite e straordinaria tattica è infatti riuscito a vincere lo spareggio con Abdusattorov, lasciandogli il quarto posto. Firouzja è arrivato quinto e Dommaraju Gukesh sesto. Gli ultimi posti invece sono di Keyner e, purtroppo Liren.

– Frederick Toschetti 2CA

Fabi e Pragg, due validi concorrenti per Carlsen

Nell’ultimo episodio di questa rubrica ho parlato del grande Magnus Carlsen, prodigio e campione indiscusso del mondo degli scacchi, ma adesso parliamo del secondo gradino del podio attuale…

Identificare il numero due al mondo non è semplice, ci sono molti nomi che potrebbero aggiudicarsi questo posto, ma secondo me è giusto parlare di due figure di spicco, uno dei due giocatori ha rappresentato l’Italia per molti anni per poi passare agli USA, l’altro è invece un “nuovo” prodigio diciottenne, che si è fatto valere nel World Chess Championship 2023, riuscendo ad aggiudicarsi il secondo posto dietro Carlsen.

Sto parlando di Fabiano Caruana, detto Fabi e di Rameshbabu Praggnanandhaa, detto Pragg.

Fabiano Caruana è un Grande Maestro dal 2007, al tempo il più giovane italiano e americano ad aver conquistato il titolo. Nato in Florida da genitori italiani ha rappresentato l’America fino al 2005, poi è passato all’Italia dal 2005 al 2015 e adesso rappresenta l’America dal 2015.

Ha vinto molti tornei italiani nel periodo tra il 2005-2015 e nel 2007 riesce a vincere il Campionato Assoluto Italiano, dopo essere arrivato secondo l’anno precedente.

Ha vinto sedici super tornei, ha sfidato più volte il campione del mondo, ma la prima è stata per contendersi il titolo nel 2018, a Londra, dove purtroppo non riuscì a superare la tecnica dell’avversario e perderà di tre punti.

Nel 2020, grazie alla partita giocata contro Carlsen nel 2018, si aggiudica una qualificazione diretta alle “Candidates” per i mondiali.

In ottobre 2021 giunge primo a pari merito al campionato statunitense con Wesley So e Samuel Sevian, con il punteggio di 6,5 punti su 11. Tuttavia agli spareggi arriverà secondo dietro lo stesso So.

Nel 2023 partecipa e si classifica al terzo posto della Coppa del Mondo, questo risultato gli dà il diritto di partecipare per la quinta volta al Torneo dei Candidati.

Ha un punteggio FIDE di 2804 (aggiornato 1 gennaio 2024) e unico italiano ad aver superato la soglia del 2700.

L’altro nome di questa selezione è Praggnanandhaa, giocatore facente parte del numeroso gruppo di prodigi indiani presenti in questi anni, assieme a Vidit, Gukesh e altri. Ha ottenuto il titolo di Grande Maestro all’età di dodici anni, dieci mesi e tredici giorni ed è il 13° al mondo per punteggio FIDE (e secondo giocatore indiano, dietro Vidit). Nel 2022 è apparso per la prima volta nei primi cento nella classifica mondiale ed è arrivato secondo, dietro Magnus Carlsen, durante la Chess World Cup 2023, ma senza dare spettacolo contro i suoi avversari, arrivò infatti a degli spareggi in finale contro Magnus, e più volte vinse delle partite e gli diede del filo da torcere, risolvendo posizioni complicatissime. Grazie a questo risultato ha anche lui l’accesso garantito alle Candidates di Toronto 2024, come Fabi.

– Frederick Toschetti 2CA

The Chess Genius

Un prodigio, un campione, una leggenda

Magnus Carlsen

In questo capitolo della rubrica vorrei raccontare un po’ i passi compiuti da questo grande uomo, carismatico e dall’enorme senso dell’umorismo.

Cominciamo dalle basi, quindi partiamo col dire che Magnus, anzi, Sven Magnus Øen Carlsen, è nato in Norvegia il 30 Novembre 1990.

Iniziò a giocare a scacchi per battere le sue sorelle, come passatempo, e così nacque la sua passione. Dirà infatti che la vera scintilla che fece cominciare la sua carriera fu la sua sorella maggiore.

Porta anche vari contenuti su YouTube, come partite bullet (1 minuto) e blitz (3 minuti), partite contro altri campioni, molte di queste in compagnia dei ChessBrah.

In varie interviste dice di divertirsi a caricare contenuti su YouTube e che vorrebbe dedicare più tempo al canale in futuro.

Ha provato molti sport, e si è rivelato bravo in tutti, i suoi preferiti sono il calcio ed il basket, in alcune interviste disse che se mai avesse avuto la possibilità di giocare contro un campione di questi due sport avrebbe scelto Messi e LeBron James

Ma adesso torniamo sul centro della rubrica!

Divenne maestro nel 2004, al tempo il secondo più giovane al mondo ad aver mai acquisito quel titolo, aveva infatti 13 anni, 4 mesi e 27 giorni, oggi è l’ottavo più giovane ad aver ricevuto il titolo.

Nel 2008 batté Levon Aronyan, un grande GM armeno (che però gioca per la Federazione statunitense), e in quei mesi venne definito per la prima volta il secondo più bravo al mondo secondo le classifiche pubblicate in una rivista.

Lì comprese per la prima volta che sarebbe presto riuscito a conquistare il titolo di campione.

Dal 2009 al 2011 ebbe come tutor il grande Garry Kasparov, ex campione del mondo, e a lui deve molto della sua formazione.

Non accettò quasi mai di partecipare ai Candidates per la World Chess Championship fino al 2012, quando si iscrisse e l’anno successivo, nel 2013, divenne ufficialmente campione del mondo all’età di 22 anni, battendo Viswanathan Anand, detto anche Vishy, e così diventando il 16esimo campione del mondo della storia.

Come campione del mondo si permise molte volte di presentarsi in ritardo a tornei importanti, vari esempi possono essere i tornei da 5 minuti ciascuno, nei quali Carlsen arriva spesso quando al suo orologio mancano solamente 30 secondi… Ma nonostante questo riesce a vincere comunque la maggioranza delle partite!

All’inizio di questo articolo citai il suo umorismo, questo perché oltre ad arrivare il ritardo in molte partite si permette di anche di giocare una particolare apertura, chiamata Bongcluod (1e4. 2e4. 3Ke2), secondo la quale alla seconda mossa si muove il proprio re di una casella in avanti, impedendo l’arrocco, lo sviluppo della Donna e dell’Alfiere e in generale compromettendo la partita.

Difese il titolo fino al 2023, quando disse di voler lasciare il mondo scacchistico competitivo lasciando il posto a Ding Liren, 17esimo campione del mondo che appunto batté Carlsen nel World Chess Championship 2023.

Nel 2023 Magnus ha anche vinto la FIDE World Cup 2023, l’ultimo trofeo che gli mancava per completare la sua carriera! Dopo la vittoria contro Praggnanandhaa dirà infatti di aver “Completato gli scacchi”, avendo vinto ogni trofeo esistente per questa disciplina sportiva.

Recentemente si è anche concluso il Champions Chess Tour, un tour con tappe previste in tutto il mondo, in cui i più grandi scacchisti si devono sfidare per arrivare alla fine. Le varie tappe si distribuiscono per tutta la durata dell’anno, la finale si è svolta il 16 dicembre e ha visto la vittoria di Carlsen contro il grande Wesley So con un punteggio di 2,5 a 1,5.

Insomma, Magnus non poteva chiudere questo 2023 in modo più stiloso.

Frederick Toschetti 2CA

Pietro Guglielmi 5AS

Le basi degli scacchi

In questo secondo articolo andremo ad esplorare varie regole degli scacchi, le basi e altre informazioni utili.

Prima di tutto è da chiarire che è sempre il bianco a partire per primo

  1. Com’è fatta una scacchiera?

Ovviamente per prima cosa partiamo dalla base, una scacchiera ha infatti 64 caselle, alternate tra colori chiari e scuri, sulla quale si dispongono le varie pedine.

Ogni casella è indicata con una coordinata, formata da numeri per le colonne e lettere per le righe.

2. I pezzi

Esistono 6 tipi di pezzi, ognuno con un suo valore e presenti in diversa quantità sulla scacchiera.

Classificate in base al valore sono:

Pedone (1 punto)

I Pedoni sono i più numerosi, 8 per ciascun giocatore con un totale di 16, hanno la caratteristica di poter essere mossi solo in avanti di una casella, e per catturare un’altra pedina devono fare un movimento diagonale di una casella. Arrivati alla fine hanno la possibilità di essere promossi a qualsiasi pedina, tranne il Re o il Pedone stesso.

Cavallo (3 punti)

I Cavalli, 2 per giocatore, sono in assoluto la pedina più tattica, grazie al loro strano movimento ad “L”, che prevede l’avanzamento in una direzione di due caselle, succeduto da un movimento perpendicolare di una casella.

Per quanto possa essere difficile da utilizzare a dovere, se ci si prende la mano, si possono creare tattiche distruttive.

Alfiere (3/3,5 punti)

L’ Alfiere, presente sempre in coppia, ha un valore scritto di 3 punti, ma molti pensano sia più forte di un Cavallo per la loro possibilità di poter dare scaccomatto in modo semplice se la coppia rimane da sola sulla scacchiera.

Si muovono in una diagonale e ogni giocatore ne ha uno “campochiaro”, ovvero che si può muovere solo sulle caselle bianche, ed uno “camposcuro”, ovvero che può muoversi solo attraverso le caselle nere.

Torre (5 punti)

La Torre, il pezzo più difficile da portare in azione per via della sua collocazione agli angoli della scacchiera, si può muovere in verticale ed in orizzontale il cui limite è segnato dalla scacchiera o da un pezzo nemico.

Nonostante si trovino in posizioni non favorevoli allo sviluppo, possono essere utilizzate per “Arroccare” il Re, una tecnica che vedremo più avanti nella rubrica

Donna (9 punti)

La Donna è il pezzo più forte presente sulla scacchiera, ed è la scelta più comune quando bisogna promuovere un pedone, per questa sua peculiarità è presente solo una Donna per giocatore. Ha la capacità di movimento di Torre e Alfiere combinata a creare questo pezzo temutissimo.

Con essa è possibile dare Scaccomatto anche se in campo c’è lei e il Re.

Ha un punteggio minore di due Torri perché a livello pratico nei finali è più semplice avere due Torri a disposizione che una sola Donna.

Nella disposizione su scacchiera è sempre posizionata a fianco al re e sul suo colore.

Re (senza valore)

Il Re è di valore inestimabile, dato che senza di lui la partita è persa. È un pezzo molto debole, infatti si può muovere di una sola casella, in ogni direzione, il che rende abbastanza difficile scappare da attacchi che comprendono più pezzi.

3. Scacco, Scaccomatto e Pareggio

-Lo scacco avviene quando una pedina minaccia di catturare il Re, solitamente in una partita comune si dovrebbe avvertire l’avversario dichiarando di aver messo in “Scacco” il Re avversario, ma nei tornei o dopo un certo livello di bravura si può cominciare ad escludere questa usanza.

-Invece lo Scaccomatto determina la fine di una partita, che può avvenire seguendo diverse tecniche, ma tutte fanno sì che il Re avversario non possa scappare da un attacco.

-Infine il Pareggio, odiato da ogni giocatore di scacchi ed una difficile realtà da affrontare quando avviene in partita.

Può avvenire per una mancanza di materiale, ovvero quando i pezzi presenti sulla scacchiera sono troppo pochi per avere la possibilità di dare Scaccomatto (per esempio un finale di Re contro Re/Cavallo oppure Re/Alfiere finirà sempre in pareggio, infatti con un singolo Cavallo o Alfiere è impossibile dare matto).

Ma soprattutto può avvenire per Stallo, odiato dai giocatori. Perché avvenga questa condizione c’è bisogno che all’ avversario sia impedita ogni mossa durante il proprio turno, in questo caso si è in stato di Stallo.

Infine un altro metodo di pareggio è la Patta, ovvero quando i due giocatori si accordano tra loro per un pareggio, in questo caso è usanza stringersi la mano.

– Frederick Toschetti, 2CA

I’m not a GM Speed Chess Championship

Ormai il torneo “I’m not a GM” Speed Chess Championship è terminato.
•Cos’è e come è strutturato il torneo IM Speed Chess Championship (IMSCC)?
Il campionato (presentato, sponsorizzato e giocato nella piattaforma digitale di Chess.com) è costituito da scontri diretti tra 16 IMs (International Masters), quali Levy Rozman, alias @Gothamchess, Greg Shahade, o altri giocatori medio-forti che si sono creati la propria immagine come, per esempio, la WGM Nemo Zhou.


Il campionato è diviso in quattro gironi da quattro giocatori ciascuno, alla conclusione di ogni match viene eliminato un IM fino alla finale, dove si sfideranno i due IM che si sono fatti valere sugli altri.


Ogni incontro consiste in tre segmenti nei quali si giocheranno tre diverse modalità di partita. Nel primo segmento si giocheranno partite da 5+1 (5 minuti per giocatore + 1 secondo bonus dopo ogni mossa), dalla durata di 75 minuti, il secondo segmento avrà partite da 3+1 (stesso sistema del precedente) e sarà della durata di 50 minuti ed infine un segmento da 25 minuti di partite con un tempo di 1+1 bullet, dove i giocatori hanno solo 1 minuto a testa per giocare (sempre con l’aggiunta di un secondo bonus).
Per ogni segmento si ha un tempo limite nel quale bisogna cercare di vincere più partite possibili; dopo lo scadere del tempo si guardano e si sommano i risultati. Si ottiene un punto a vittoria, 0.5 a testa in caso di pareggio.
Vince il giocatore che al termine delle due ore e mezza ha guadagnato più punti.


Al termine del torneo i partecipanti riceveranno un premio in denaro su un fondo da $15’000 (USD)


•Chi sono i due Finalisti?


I due finalisti, dopo essersi sbarazzati in semifinale dei Maestri Trent e Shahade, sono l’IM Levy Rozman e la sfidante che, contro le aspettative, sarà la IM russa Polina Shuvalova.


-Levy Rozman, aka, Gothamchess è un avversario piuttosto arduo, essendo considerato da molti un GM (Gran Maestro), anche se lui non ha mai accettato il titolo per decisioni personali.
L’americano disse di non voler essere considerato GM perché lui è, e vuole rimanere, un maestro, non uno scacchista professionista.
La sua decisione di rimanere un maestro è dovuta anche alla sua volontà di non voler giocare a livelli mondiali, ma il suo obiettivo è quello di istruire altri giocatori.
Ha inoltre abbandonato da qualche anno gli eventi competitivi di scacchi, ma, nonostante ciò, continua a giocare su Chess.com e realizza contenuti sulle piattaforme di streaming quali Twitch e YouTube.


-La sfidante invece è una fortissima IM russa, paese conosciuto da secoli per la bravura quasi innata degli scacchisti.
Polina Shuvalova è stata due volte campionessa del mondo giovanile e una volta campionessa juniors femminile.
Questa non è da sottovalutare, essendo il suo punteggio ELO praticamente pari a quello di
Levy.


*ELO: scala ufficiale di valutazione in cui si classifica e misura il livello di bravura di qualsiasi
giocatore


Insomma, la finale non sarà una semplice serie di partite di poco conto, ma una vera battaglia fisica e mentale sulle scacchiere digitali e interne ai giocatori.

•La Finale


Il primo turno è durato 75 minuti, ed è giunto al termine con il vantaggio di Shuvalova, con 5.0 punti, e solo 2.0 punti per Rozman.
Il secondo segmento, durato invece 50 minuti, è basato sui Blitz Game, ovvero partite da 3 minuti a giocatore, insomma, bisogna pensare in fretta e agire velocemente!


La prima partita si apre con la vittoria di Polina, dovuta da una cattiva gestione del tempo di
Levy, insomma, non proprio il migliore degli inizi per lui.


Polina vince anche la seconda.


Però Levy si rifà nella terza partita con un’ottima gestione del tempo, chiedendo quasi scusa per le due partite precedenti; come se niente fosse vince anche la quarta con un vantaggio posizionale e di materiale che prevalgono sulla velocità di pensiero di Polina.


La quinta è una Caro-kann, apertura amata da Rozman che predilige un gioco posizionale, non la prima in queste partite ma neanche l’ultima, che però si concluderà con il primo pareggio del match!


La sesta partita finisce con uno spettacolare comeback di Polina da una posizione terribile, finita in vittoria per la scacchista russa.


Infine la settima e ultima partita finisce con la vittoria di Levy, che potrebbe regalare sorprese nell’ultimo segmento di bullet 1+1.


I risultati sono 8.5 per Polina e 5.5 per Levy, il tutto verrà deciso dai prossimi 25 minuti di pura follia.


Polina comincia subito con un vantaggio di 20 secondi, che la porterà ad un pareggio per colpa di qualche mossa mancata.
La seconda partita finisce in pareggio per stallo (l’assenza di mosse legali disponibili ad un giocatore, nel quale si determina un pareggio) a causa un brutto errore di Levy sul finale.


La terza non è stata l’ennesimo pareggio, ma una spettacolare vittoria di Levy in una partita piena di tensione sul finale. Lo stesso avverrà anche nella quarta partita, grazie alla sua iconica torre e alla gestione magistrale dei pedoni.


Subito dopo un’altra vittoria di Levy nella quinta partita, che a questo punto porta ad un pareggio il punteggio totale.


Ma l’ultima partita del campionato, la partita che segnerà il vincitore dell’IMSCC, è già iniziata.
Subito un vantaggio di un pedone per Polina, che però viene immediatamente ripreso da Levy, che manterrà un vantaggio di materiale fino alla fine, quando, per una svista dovuta probabilmente al poco tempo, mancherà una forchetta con il Cavallo; ciò permetterà all’avversaria di promuovere a Donna l’ultimo pedone sulla scacchiera, che segna la vittoria di Polina Shuvalova e il conseguente premio in denaro di $5’450 (USD).

Grande sconfitta sul finale per Levy, come a ricordare il torneo avvenuto nel 2021, nel quale ha perso in finale contro il brasiliano Roberto Molina.
Ma ricorda anche una situazione molto simile avvenuta nello Speed Chess Championship tra GMs, concluso quest’estate, nella cui finale si scontrarono Nakamura e Carlsen, con un vantaggio di Nakamura nelle prime partite, seguito da un pareggio tirato fino alla fine, ma che terminò con la strabiliante vittoria di Hikaru Nakamura nell’ultima partita.


Speriamo si ripresenti in futuro l’occasione per Gothamchess di vincere questo torneo ed il montepremi totale, per adesso possiamo solamente aspettare l’anno prossimo.

Sport: una marcia in più nella ricerca di un’occupazione?

5Asp, foto dei -100 giorni; A.S. 2020/2021
5Asp, foto dei -100 giorni;
A.S. 2020/2021

La Commissione britannica per l’occupazione e le competenze (2014) fornisce la definizione di occupabilità in termini di abilità, descrivendola come la sintesi delle competenze necessarie per svolgere quasi tutti i tipi di impieghi. L’occupabilità contiene in sé l’insieme di risultati, delle abilità, delle comprensioni e degli attributi personali che rendono i laureati più qualificati ad ottenere un lavoro e ad avere successo nelle professioni scelte, a vantaggio di loro stessi, della forza lavoro, per la comunità e per l’economia (Accademia di Istruzione Superiore, 2012, Pedagogia per l’occupabilità). In quale modo il profilo di un neolaureato può rispondere contemporaneamente alla definizione di un percorso di acquisizione di competenze disciplinari e a quello della maturazione di abilità di vita? Quali occasioni episodiche o processuali possono presentarsi nella vita di un giovane studente tali da fargli sperimentare esperienze di relazione, di autonomia o di competenza?

5Asp, A.S. 2020/2021
5Asp, A.S. 2020/2021

L’impegno di un individuo in una pratica deliberata per l’acquisizione di performance esperte ogni giorno, per anni, per decenni quando la maggior parte dei coetanei della stessa età gioca e si svaga, rende queste persone non semplicemente capaci in un ambito specifico, ma qualificate a mantenere alti livelli di pratica (Ericsson et al., 1993). Un’esperienza sportiva iniziata presto nella vita può fornire un ambiente eccellente per accumulare una serie di risultati in cui le abilità possono essere apprese, sviluppate, applicate, mantenute ed adattate. 

Negli ultimi anni l’interesse crescente per l’occupabilità dei laureati ha portato alla pubblicazione di numerosi studi di indagine sui vari attributi e abilità richieste nel mondo delle imprese. In particolare i datori di lavoro danno priorità ad abilità come la risoluzione di problemi, l’autogestione, il lavoro di squadra, la consapevolezza degli affari e del cliente e le capacità di comunicazione. (Coffee et al., 2014). Le competenze stanno diventando insufficienti in relazione all’occupabilità poiché ciò che rende qualcuno di successo in un ruolo particolare oggi, potrebbe non esserlo domani; se cambia l’ambiente competitivo, cambia la strategia dell’organizzazione e la modalità di collaborare o gestire un diverso gruppo di colleghi. Questo rende il mercato del lavoro uno dei più difficili della storia. Poiché i lavori stanno cambiando così rapidamente sembra quasi impossibile prevedere le competenze necessarie nei prossimi anni. Alcuni dati suggeriscono che i contesti accademici non producono laureati che soddisfano le competenze richieste dai datori di lavoro. Le prove hanno dimostrato che una laurea da sola spesso non è sufficiente ad ottenere un impiego; i laureati devono dimostrare altri modi in cui hanno appreso, sviluppato, applicato, mantenuto e adattato determinate abilità e attributi.

Recenti studi hanno dimostrato che l’impegno nello sport competitivo avvantaggia il laureato in quanto predispone il datore di lavoro a ritenere che quell’esperienza gli abbia fornito un alto grado di disciplina, responsabilità e perseveranza (Pfeifer & Cornelissen, 2009). Smismans e colleghi (2020) hanno mostrato che l’atleta possiede quattro competenze significative e rilevanti per l’occupabilita nelle varie tipologie di aziende. La prima competenza, “Carriera e gestione dello stile di vita”, sottende  l’importanza di un’ autodisciplina ben sviluppata, del senso della responsabilità e della capacità di dare delle priorità, di saper dosare l’impegno e di essere disciplinati.  Gli atleti percepiscono marcatamente il possesso di qualità come l’abilità di orientare i traguardi e la determinazione ad eccellere nelle diverse richieste di vita. Ciò conferma la tipica forza degli sportivi e il potenziale trasferimento di questa dallo sport d’ élite al mercato del lavoro.  

La seconda competenza, Career Communication, indica il buon sviluppo delle capacità interpersonali e della pianificazione della carriera, sia nella fase pre che in quella post ritiro. Terragrossa e colleghi (2015) enfatizzano che una bilanciata multi-identità personale facilita il passaggio degli sportivi in una nuova carriera in quanto fornisce gli atleti di più risorse già da loro sperimentate (transazione di competenze).

L’identificazione della terza competenza, Career Resilience, supporta la capacità di autonomia della gestione dello stress e della consapevolezza emotiva. Il successo nell’autocontrollo acquisito con la pratica dello sport d’élite viene traghettato al mercato del lavoro (Park et al., 2013). 

Come quarta competenza questo studio ha riconosciuto l’importanza dell’impegno professionale e della flessibilità. L’identificazione di questa competenza incrocia le richieste dei datori di lavoro che attribuiscono grande importanza all’impegno professionale e alle qualità personali correlate, come la capacità di presentare le idee in modo chiaro, l’attitudine ad identificarsi con la cultura e la volontà di fare di più per la propria organizzazione, facendo leva sul proprio senso di responsabilità. 

In generale, più alta è una posizione in un’organizzazione, più gli attributi sociali ed emotivi contano; per gli individui in posizioni di leadership, l’85% delle loro qualità appartengono al dominio sociale ed emotivo. Perciò coniugare la valorizzazione della dimensione accademica con quella umana significa vedere il giovane laureato sotto una duplice luce e riconsiderare i moltissimi atleti sparsi per i trentanove fusi orari del mondo come una realtà ad altissimo potenziale umano.

5Asp in pista di pattinaggio, Piazza Maggiore, Este; A.S. 2020/2021
5Asp in pista di pattinaggio, Piazza Maggiore, Este; A.S. 2020/2021

Le penne di Sara Muraro, Giorgia Piccirilli, Kevin Aggio, Antonio Sattin, Martino Doni, Matteo Noventa, la classe tutta 5 ASP e la Professoressa Biino

Heroes come and go, but legends are forever

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26 gennaio 2020. Un anno. Eppure sembra sia passata un’eternità. In quel periodo vivevamo ancora senza l’idea che, di lì a poco, una pandemia globale avrebbe cambiato completamente i nostri concetti di “normalità” e “quotidianità”.

Era una tranquilla domenica sera di gennaio, quando all’improvviso il mondo, per un istante, si è fermato. TMZ.com, sito web di gossip, rilascia la notizia secondo cui Kobe Bryant, celebre campione e leggenda NBA, è deceduto in seguito ad un incidente sul suo elicottero privato. Il velivolo in questione, un Sikorsky S-76B, pare essersi schiantato su una collina vicino a Calabasas, cittadina a circa 30 miglia a nord-ovest dal centro di Los Angeles. All’inizio non sembra vero, la mente e il cuore dei tifosi sperano che sia l’ennesimo scherzo di cattivo gusto e che tutto si risolva al più presto con una smentita, magari direttamente dalla superstar.

Tuttavia, passano i minuti e altre testate giornalistiche cominciano a confermare la notizia e anzi, cominciano ad emergere altri dettagli: sono altre 8 le persone coinvolte nella tragedia, tra cui la figlia quattordicenne Gianna Maria. Lo schianto pare essere avvenuto in quanto il pilota, a causa della folta nebbia e della bassa quota, non sia riuscito a vedere in tempo utile l’ostacolo e ad evitarlo. Molti potrebbero essere indotti a pensare che il problema fosse legato al mezzo impiegato per spostarsi, inusuale e pericoloso, rispetto alla comune automobile, ma c’è da sapere che Kobe quel mezzo lo usava spesso, anche durante la carriera da giocatore, perché gli permetteva di evitare l’intenso traffico cittadino e tornare a casa prima dagli allenamenti per passare più tempo con la moglie Vanessa e le quattro figlie.

Il cuore di milioni di appassionati di sport, si era fermato per un istante: Kobe Bryant era appena morto. Chi avrebbe mai potuto aspettarselo o essere preparato ad una cosa del genere? Chi avrebbe potuto immaginare che un campione del genere potesse abbandonarci all’età di soli 41 anni?

Molto spesso, si tende a dimenticare il fatto che anche loro sono umani: hanno quindi gli stessi problemi, preoccupazioni, ansie che abbiamo noi e, soprattutto, sono mortali. Vedendoli in tv sembrano invincibili, quasi supereroi, che fanno il lavoro più bello del mondo e vengono pagati profumatamente per farlo. Ma ciò che è successo ci ha dato l’occasione di vederli sotto l’occhio, non del tifoso, ma quello umano: Kobe prima di essere una leggenda del basket era un padre, marito, figlio, fratello e amico.

Ma come mai Kobe Bryant è così amato dalle persone? Kobe Bryant è la cosa più vicina a Micheal Jordan alla quale abbiamo potuto assistere dall’inizio del nuovo millennio. Entrambi condividevano l’amore incondizionato per la palla a spicchi, la volontà di essere i migliori, la determinazione e la ferrea etica del lavoro per raggiungere i propri obiettivi, e la capacità di risultare decisivi nei momenti di massima pressione nei palchi più importanti della pallacanestro.

“I grandi sogni i realizzano attraverso piccole conquiste quotidiane. Devi avere piccoli obiettivi che ti portano a quello finale”

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La giornata tipo del Black Mamba (soprannome che si era autoassegnato per dire che era in grado di mantenere il sangue freddo in ogni situazione) cominciava alle 4 del mattino e comprendeva 3 allenamenti al giorno, nei quali curava la preparazione fisica e quella tecnica con un’ossessione maniacale per il dettaglio.

Ogni sfida e avversario che incontrava sul parquet, era un’occasione per mettersi alla prova, dimostrare a se stesso di essere il migliore. Quello che lo separava dagli altri grandi campioni era proprio il fatto che la sua intensità rimanesse la stessa in tutte le occasioni, sia che la squadra fosse in largo vantaggio o che, al contrario, avesse di fronte uno scarto apparentemente incolmabile.

La “fame” agonistica che aveva Kobe non ce l’aveva nessuno, e ogni tifoso (dei Lakers o meno) guardava a lui come persona da ammirare per l’amore che metteva nel fare il proprio lavoro.

Che effetto fa vedere un giocatore che si è appena rotto il tendine d’Achille, vedere che invece di farsi portare via in barella o disperarsi, trova la forza di camminare da solo fino alla linea del tiro libero, fare 2/2 e solo dopo, abbandonare il campo sapendo che quell’infortunio lo terrà fuori per tutto l’anno successivo? Che effetto può suscitare l’immagine di un giocatore che si è appena rotto il polso della mano destra e di conseguenza col gesso, presentarsi come sempre in palestra, per sfruttare l’occasione ed allenarsi per migliorare il tiro con la mano sinistra? Sono scene particolari, insolite, che per anni hanno ispirato numerosi sportivi e persone ad applicare la cosiddetta “Mamba Mentality” nel proprio campo sia che fosse lavorativo, sportivo e umano.

 

Kobe e l’Italia

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Le storie americane e i loro grandi personaggi… e se vi dicessi che la storia del nativo di Philadelphia comincia proprio in territorio italiano? E se vi dicessi che parlava benissimo in italiano, seppur vivesse in USA gran parte dell’anno e che l’unica occasione per tornarci era qualche sporadica vacanza? Kobe amava l’Italia, che ha chiamato “casa” fino all’età di 13 anni.

Cosa ci faceva Kobe in Italia? Il padre Joe militò in serie A2 italiana in 4 città: Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, che tutt’oggi sono tra le più importanti piazze del basket italiano. L’amore per la nostra patria l’ha manifestato in più di qualche intervista elogiando il lavoro che si propone ai bambini con l’obiettivo di insegnargli a padroneggiare in modo completo le basi della pallacanestro, piuttosto che il sistema americano che tende molto spesso ad esaltare giovani talenti, spremendoli per farne da subito macchine da soldi piuttosto che curare i cosiddetti fondamentali, rendendoli così molto prevedibili e solamente showman, piuttosto che veri giocatori di basket completi.

Un legame fortissimo con il tricolore trasferito anche alle proprie figlie, chiamate con nomi

che evocano il Bel Paese e i suoi luoghi: Natalia Diamante, Bianka Bella, Capri Kobe e Gianna Maria-Onore.

Kobe Bryant ha lasciato un segno indelebile non solo nella storia del basket, ma in quello della storia, come modello di uomo da seguire. Un uomo non di certo invincibile, che ha commesso i propri errori, ma che ha saputo rialzarsi di fronte alle difficoltà e ha cercato di aiutare sempre il prossimo. In un’intervista disse che la più grande sconfitta per lui come uomo sarebbe stata quella di essere ricordato per essere stato uno dei più grandi giocatori di basket e non per ciò che ha fatto durante tutta la sua vita.

Non ci sarà più un altro Kobe, e nemmeno c’è il bisogno che qualcuno provi ad essere esattamente ciò che è stato ora tocca a noi conoscere e ispirarci alla sua storia e portare avanti la sua “legacy” (eredità), in qualunque cosa noi facciamo.

“La lezione a cui tengo di più è quanto è importante amare quello che fai. Tu non puoi fermare le persone che vedono limiti nei tuoi sogni, ma puoi fare in modo che quello che dicono non diventi realtà. I tuoi sogni dipendono da te. Io ti incoraggio ad essere sempre curioso, a ricercare le cose che ami, e a lavorare sempre duro una volta che le hai trovate. Ora ti lascio proseguire la tua serata, ma sappi che io sto pensando a te ti supporto e ti incoraggio sempre ”.

Mamba out.

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Alessandro Moro 5BS

 

 

 

 

IKEA

L’Italia purtroppo perde contro la Svezia.

E con ciò non si intende il solito sconforto che, ognuno di noi almeno una volta, ha provato mentre montava un mobile della potenza scandinava e si trovava a contemplare un agglomerato di viti, bulloni e matitine…

Nella sera del 13 novembre 2017, infatti, si è  riscontrata nella penisola italica una gran percentuale di popolazione maschile che, incollata al televisore,  ha pianto fiumi di lacrime.

I poveri tifosi hanno dovuto assistere alla sconfitta definitiva, grazie  alla quale la nazionale dovrà criogenarsi insieme a Fry nell’attesa del 2022, per poter ritentare ancora. Durante il match un umore sali e scendi, dettato da vane speranze, ha afflitto gli italici che, non dandosi per vinti e dimostrando patriottismo, hanno comunque fischiato all’inno dei gialli e blu.

Criticate molto le palle volate alte, ingiustizia con un rigore negato e due fatti passare ai nordici: ovviamente, come sempre, tutta colpa dell’arbitro, Mateu Lahoz. Mateu fischia anche cartellini gialli per Chiellini e Barzagli che  avevano provato ad alzare il tasso agonistico-fisico, come gli scandinavi all’andata; in particolare Barzagli rischia un secondo richiamo sul rigore non assegnato.

Nella stessa sera persa pure la leggenda, Buffon, che ha giocato a San Siro la sua ultima partita per gli azzurri, dopo circa 20 anni di servizio.

Sui social unanime solidarietà per la squadra e slogan incoraggianti, poesie, dediche da parte dei tifosi. Nella vita reale visi tristi e capi chini.

L’Ikea inoltre risponde alle virtuali offese offrendosi di fornire una panchina (già assemblata, tranquilli) per Ventura; il nostro caro Gian Pietro, attuando una strategia abbastanza confusionaria contribuisce ad un punteggio invidiato dalla farina: 0-0. Intascherà comunque mezzo milione per un’Italia non qualificata; le dimissioni previste per giugno 2018, mese in cui avverrà anche lo scontro Russia vs Svezia: si prevede che i patriottici sconnetteranno il decoder, mentre i più sadici e vendicativi invocheranno la vittoria per l’Est.

Forte comunque la voglia di rimettersi in campo; frattanto che il Quatar aspetta, gli italiani cominciano a riassemblare le schegge dei loro cuori e si preparano a quattro anni di allenamenti e rassicurante sostegno, per poter tornare ai mondiali più gloriosi di prima.

~Boscolo Sara

PALLAMANO LICEALE

di Raffaele Guarini

Un gol, un gol che aveva fatto sperare, un tiro che si era infilato sotto il sette e aveva portato una squadra di giovani inesperti alla conquista del titolo provinciale.

Tutto inizia per caso, il prof. Dotto alla ricerca di nuove esperienze riesce a creare dal nulla una squadra di giovani talenti.

Calciatori, cestisti ed atleti di ogni disciplina.

Così nasce la prima squadra di pallamano liceale nel settore maschile, come in quello femminile.

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Plasmati e modellati da mister Ghedin, ex allenatore del Pressano Pallamano, e attuale allenatore dell’under 18 nazionale, (altro…)