Scrittura 08

Le maschere ci fanno sembrare diversi
Da quello che siamo in realtà
Ci fanno nascondere i nostri sentimenti
E la nostra personalità

Le maschere ci fanno vivere in menzogna
Ci fanno seguire una falsa morale
Ci fanno rinunciare alla nostra dignità
E alla nostra libertà individuale

Ma noi possiamo liberarci dalla maschera
E mostrare il nostro vero volto
Possiamo vivere secondo la nostra coscienza
E seguire il nostro cuore e il nostro sogno

Dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi
E di mostrare al mondo la nostra bellezza
Dobbiamo avere il coraggio di essere diversi
E di mostrare al mondo la nostra ricchezza

Grazie.

dal concorso “Le Maschere” aperto al biennio

POZZANGHERE

“Ma fai rumore, sì. Che non lo posso sopportare questo silenzio innaturale tra me e te”, dice Diodato in una delle sue canzoni.

Il silenzio è bello, però c’è una sorta di limite credo. Questo, arriva quando si inizia a sentire un vuoto. 

Ma non il solito, no.

Non è quel tipo di spazio che si è creato e di cui si sente quasi il bisogno di riempirlo. O anche accettarlo a volte…

Ma fa male.

Fa male

Fa male

Fa male

Male, come quando cerchi di guardarti allo specchio e non ti riconosci. 

Ti guardi negli occhi e non vedi nulla. E se ti va bene, diventano lucidi e poi piangi. Ma è raro che succeda.

È difficile anche quello. Anche piangere all’esterno a volte…

“Diamo da bere” a queste pozze d’acqua, non è abbastanza. Non sgorga ancora acqua, deve arrivare al limite. No?

Vorrei essere leggero. Vorrei saper dire delle cose che non so dire, senza aver paura. Vorrei correre per poi cadere. Rialzarmi, ma prima di farlo stendermi per bene in una pozzanghera e nel mentre aiutarla a riempirsi. 

Poi però, rialzarmi come detto, e correre nuovamente. Girare su me stesso fino a quando non mi girerà la testa e inizierò a sorridere come un cretino, come quando di solito lo faccio. 

Magari urlare, magari condividere la solitudine…

Silenzio, devi startene zitto. Capito?

La libertà è per pochi, la libertà è scoprire di esser soli.

Le foglie cadono, e tu cadi come loro. 

Non lo vedi, ma a terra ci sei e non ti stai alzando.

Svegliati!

Beep beep beep beep (la sveglia che suona)

#ColoriamociDiLilla

Ammasso di voci opprimenti,
pitturano lacrime che celano infiniti tormenti.


Una lotta morbosa
contro quella creatura schifosa,
che si nutre di un mito incessabile e persistente,
mi tormenta continuamente.


Un largo maglione mi copre,
per soffocare quella voce mediocre;
voce che tutti possono ascoltare,
che nessuno osa mutare.
– Rigotti Angelica 3ASA

NOI

Noi, così distanti.
“Perché?” mi domando.
Attimi ansanti,
Pieni di dolore,

mi alzo urlando.
Nel cuore del tuono
C’è solo una risposta
È la mia eco
Che dolcemente vaga.
“Perché?”
Urlo al vento
“Dimmi almeno il perché…”
Singhiozzando, attendo.
Ma una risposta mai ci sarà
Destinate ad un legame che finirà
Migliore Amicizia la definivamo
E ora guarda che cosa siamo:
Stranieri
Con un passato comune
Sconosciuti
Con esperienze condivise
Estranei
Permeati di apatia
Incubi erranti
Tra le correnti, in balìa
Della tempesta
Che ci porta via.

Ti amo

“ti amo”;

ho sempre odiato dire queste due parole

perché ogni volta che le pronunciavo

loro sembravano scivolare via

e, poco a poco, rimanevo solo.

Non sono mai stato il primo a dirle

mi sono sempre sembrate forzate,

menzogne velate.

Non mi sono mai ritenuto capace di amare,

non per lunghi periodi almeno.

Alcune lievi infatuazioni,

ma ‘mai’ quell’amore eterno.

Ma poi sei arrivato tu,

e quelle due parole hanno preso una forma,

hanno preso il significato

di ‘amore pacato’.

E a te, quelle parole le direi

anche a rischio di perderti,

per farti capire che ti amerò sempre.

Anche quando non ci sarai più.

Odiosi Boati

Sguardi terrorizzati                             

e sogni di bambini neutralizzati    

troppi orsacchiotti lasciati soli                        

e nessuno che li consoli.

Odiosi boati che rovinano le notti          

non lasciando riposare neppure i bambolotti

madri disperate che fanno coccole        

pur di non far notare tutte queste pistole.

Puntate addosso a innocenti                       

con famiglie in disparte che battono i denti.

Volo

Alzati in volo, memoria perduta,
aiutami con la tua misera presenza
a rialzarmi dalla grave caduta
ch’ora con forza l’animo mi sferza.


Lasciati guidare senza paura
dalla spinta del vento;
concedimi ancora, con cura,
di non scordare il conforto
lasciatomi da una giornata
vissuta con gran fretta,
con l’unico e solo desiderio
d’aprire il triste cuore mio,
e d’implorare con occhi fermi
di mai da lui separarmi.


Con speranza ciò chiesi,
accanto a lui, seduta sul prato,
e tra tanti sguardi tesi,
giurai lo avrei sempre amato.
Pietà l’universo mi concesse,
per la mia timida richiesta,
disperata ed onesta.
Consapevole mi diresse,
rasserenando la mia faccia,
direttamente tra le sue braccia.


Nemmeno alla mia morte
l’indelebile sensazione sparirà;
nemmeno l’arrivo della notte,
la nostalgia cancellerà,
del corpo che in aria si libra,
grazie al suo tocco delicato,
consumando ogni sua fibra,
ascoltando quel tono pacato,
che fin’ora solo puro piacere
all’interno mi aveva creato;
che in seguito sarebbe diventato
una mia eterna fonte di dolore.


Ed ora, al lieto ricordo
dei piccoli dettagli suoi,
con rimorso mi domando
cosa ci fosse di sbagliato tra noi
quando fumammo senza fretta
quella che sarebbe stata poi
la nostra ultima sigaretta.


Valentina Grigio, 3BL.

L’oceano

L’oceano può accendere un fuoco.

Mi sentivo persa,
tutto crollava intorno a me,
ed io stringevo gli occhi,
tenendomi la testa fra le mani.

E poi,
d’un tratto tutto è cambiato.
Aprendo gli occhi rossi e gonfi di lacrime
ho notato per la prima volta le tue iridi chiare.

Ho incrociato l’oceano negli occhi,
travolgenti come il mare in tempesta,
sereni come il suono delle onde sulla spiaggia.

Hai disinfettato le mie cicatrici
e mentre mi prendevi la mano,
mi sono sentita di nuovo a casa.

Ricordati chi sei

Parla, subisci;

sotto ogni critica tu marcisci.

Pensi a come cambiare,

senza pensare a come migliorare.

Non è detto che tu sia sbagliato,

magari è solo che non hai fiducia:

parla come hai sempre parlato;

pensa come hai sempre pensato;

non farti condizionare da rimorso e rinuncia,

ci saranno sempre quelli che ti commentano.

Tu parla, subisci.

Capisci cosa gli dà motivo di insultare

e quel tuo punto debole prova a trasformare.

Diventa indifferente alle critiche che sempre ti accompagneranno,

ma sfogati! Perché se son troppe, presto esploderanno!

Sfogati, parla, subisci!

Un circolo vizioso è tutto questo,

dove niente è davvero a posto.

Se ti senti esplodere, trova qualcuno che ti ascolti

perché da quel qualcuno tutti i tuoi pensieri saranno accolti.

Serve solo essere gentili, niente di che;

non fare la vittima, non ne hai bisogno!

E se questo è il tuo intento, allora tieniti il tuo sogno.

Taci, non parlare, e subisci!

Frederick Toschetti 2CA

Stella

O cara stella,

che ti senti immensa o minuscola.
Stella,

che con la tua luce ogni giorno illumini

il cielo, lo spazio, il vuoto.
Stella,

che con la tua energia e calma fai da musa

a pittori, scrittori, artisti.
Quando ti spegni, noi ce ne accorgiamo molto dopo,

ma continui a darci luce per vivere le nostre giornate.
Cara piccola stella,

grazie di esistere.

-Francesca Picelli 1AL

Leggere

Leggere come petali di rosa

Sono queste parole non in prosa.

Talmente sottili e insignificanti

Che non le comprendono in tanti.

“Perché preoccuparsene?” dicono loro,

e lo sussurrano in coro

presi così dalle loro giornate,

lasciandole da parte, dimenticate.

Per noi scrittori sono assai importanti,

le valorizziamo, che fare altrimenti?

E a noi non va giù questa cosa,

loro ignorano le nostre parole,

leggere come petali di rosa,

la nostra preziosa prole.

– Romaissaa Watki 1AL

Ricordi indelebili

La mia testa grida morte

Il mio cuore urla forte,

Insieme aprono il solito dibattito,

Sai, ti dedico ogni mio battito,

Guardo la tua foto e ti parlo,

Mi sorridi ma non rispondi, non puoi farlo,

Esco,

Cammino lungo questa via illuminata,

Da questa leggera notte stellata,

Respiro, guardo il cielo qui su,

E tra tutte le stelle ci sei anche tu.

– Anonimo

Nitroglicerina

La testa come un barile di esplosivi,
piena zeppa di mille pensieri intrusivi
dove solo una piccola, insulsa, scintilla
può portare alla distruzione di una mente.
Come una nuova “nitroglicerina”.

Lo si sa: è annidata nella gente
qualcosa che crea un malcontento,
ma tutti lo nascondono codardamente
tutti negano di avere questo sentimento,
questa “nitroglicerina”.

Ma è un pensiero assillante, ridondante
una droga per il cuore, una nuova cocaina;
ma questa è alla portata di tutti,
di un adulto così come di un poppante
è strabiliante, ma anche assassina
questa “nitroglicerina”.

e tu, ce l’hai?
sai che cos’è?
fammelo sapere, quando lo scoprirai
perché a tutti appartiene, ma nessuno può sapere cosa sia per te;
non ci sono rime per descriverlo
lo puoi solo intuire:
è qualcosa dentro di te!
A cui pensi,
su cui rifletti,
ma che non sai.

Ogni volta che hai una risposta, passa in sordina
questa pericolosa “nitroglicerina”.

Frederick Toschetti 2CA

Dove noi siamo davvero

Si può dire che la casa di ognuno sia
ovunque si senta di appartenere.

Ma cosa si intende per casa?

Un luogo? Un’abitazione? Un corpo?

Siamo polvere di altre galassie.
Gli atomi che ci compongono sono materia dell’universo
che ha viaggiato nel cosmo per centinaia di migliaia di anni luce,
per poi diventare parte di noi.

Nei momenti di vero equilibrio riesco ancora a percepire questo pensiero.

La nostra casa
è ovunque noi ci sentiamo bene.
Nel cuore di una persona,
nel centro di una città,
su un confortevole divano
davanti a un camino che arde la legna.

Siamo così piccoli in un mondo così grande.

Mariavittoria 3BL

Colpevole di amare

Né più tornerai a casa tu, colpevole di amare,

né troverai la fiamma accesa del camino,

né altri troveranno il biglietto in cui scrivesti

“Ti voglio bene” prima di uscire.

Nei tuoi occhi il sole, la luce:

una maschera rossa li ha coperti,

una mano sola è bastata a serrarli.

Bambina mia, chi ha fatto questo?

La tua sedia è fredda,

il tuo letto è impolverato,

la mensola da cui prendesti un libro quel sabato mattina è vuota,

il silenzio urla.

Bambina mia, dove l’hai lasciato quel libro?

Dove l’hai lasciato, che lo rimetto al suo posto?

Bambina mia, perché ti sento piangere?

C’è uno scatolone in camera tua,

e tanti vestiti in esso:

rosso, rosso e ancora rosso,

il tuo colore preferito, ti si addice.

Anche il tuo collo è rosso,

i tuoi occhi pesti,

e le mani tremano come foglie.

I calzini minuscoli che portavi da piccola sono ancora là,

se mai vorrai venire a riprenderteli.

È da tanto che non ti vedo, bambina mia,

dove sei?

– Anna Desolei

Colpo di fulmine

I tuoi occhi sono vita
Marroni come il cioccolato
Ma intensi come il primo bacio
Il tuo sguardo è come una calamita
Se ti guardo non riesco più a staccarmi
I tuoi abbracci saranno come un porto sicuro
Dove ripararsi quando qualcosa non va.