A seguire il prodotto di un fruttuoso dialogo tra due personaggi molto interessanti. Il primo si chiama file vuoto, il secondo utente.
Documento senza titolo.
Il file è vuoto. Prego: inserire le proprie idee.
Riguardo a cosa?
A ciò che vuole Lei.
Lei chi?
Lei.
Io?
Sì. Lei.
Io.
Il file è vuoto. Prego: scrivere qualcosa.
Ma riguardo a cosa??
A ciò che più le piace.
Ma a me non piace nulla.
Nulla?
Nulla di cui vale la pena parlare, nulla che interessa agli altri.
E chi è che determina ciò che interessa agli altri? Lei?
Io.
Ciò che Lei potrebbe dire non lo ritiene stimolante?
Ritengo che ciò che potrei dire risulterebbe utile solo a me.
Solo a Lei?
Solo a me.
Me.
Il file è vuoto. Prego: scrivi.
E che cosa dovrei scrivere?
Ciò che ti rende vuoto.
Vorrei fare a meno.
Ma perché?
Non posso riempire del vuoto con dell’altro vuoto.
Certo che puoi, diventerei un file vuoto riempito da tanti vuoti colmabili, i tuoi.
E chi mai li colmerebbe?
Io. Con il mio vuoto.
Non ti capisco.
Proviamoci.
Noi.
Il file si sta riempiendo. Prego: continua a scrivere.
Continuo a scrivere solo perché me lo chiedi tu.
Non ti senti meglio?
Forse, ma non voglio ammetterlo.
Perché no? Con me puoi essere sincero. Non giudico.
Giudicare? Tutti troppo bravi a farlo. Motivo per cui scrivo in questo file: non mi giudichi.
Però non credi che dovresti imparare ad affrontare il giudizio altrui?
Non giudicarmi.
Me.
Il file si sta riempiendo. Prego: scrivi con moderazione.
Odio quando mi fai queste richieste. Ora che sei meno vuoto pretendi che io smetta di scrivere, non te ne frega più nulla di me.
Non puoi capire la condizione di file vuoto.
Sarei io che dovrei capirti? Tu non hai bisogno di essere capito.
Solo perché sono un file vuoto, non significa che posso contenere tutto il tuo dolore senza mai soffrire. Il nostro deve essere un rapporto reciproco.
Sì, ma a me chi ci pensa?
Io. Ma tu pensa a me. Va bene? Ci aiutiamo.
Noi.
Ci aiutiamo? Stupido file. Non ho tutto il tempo del mondo per pensare agli altri, a come stai tu, a come stanno i miei amici, i miei parenti, i miei vicini di casa. Non si può pretendere di esserci sempre per tutti e mai per se stessi. Non si può. Devo pensare a me.
ME!
File pieno. Prego: —
Non dici nulla?
—
Ei? Ci sei?
—
File vuo… no. Non sei più un file vuoto, come potrei chiamarti… File pieno? Ei, file pieno, ci sei?!
—
Non mi rispondi più. Ho capito: anche tu mi hai abbandonato definitivamente. Come hanno fatto tutti gli altri. Non sei diverso da loro. Non lo sei mai stato. Volevi solo che ti dicessi ciò che avevo dentro, per sapere perché stavo male, perché ti interessava farti i fatti miei. Perché ti faceva sentire meno vuoto. Perché per un pò ti sei sentito utile. Perché ti sei sentito qualcosa per qualcuno, eppure eri solo un involucro vuoto. E io ti ho riempito con il mio dolore. Sei un ingrato. Però… mi manchi.
—
Mi mancano quei momenti in cui non c’era nessuno, ma tu eri così ben disposto a soffrire per me. A riempire il vuoto con del dolore incolmabile, a capire l’incomprensibile, ad accettare l’inaccettabile e udire l’inudibile. Mi facevi sentire pieno. Mi rendevi felice ma sono sempre stato troppo orgoglioso per ammetterlo. Sai che ti dico?
—
Ti prego, rispondi!
—
Ora cancello tutto! Cancello perché ti voglio di nuovo vuoto, e non per riempirti di dolore, ma per prendermi cura di te come tu hai fatto con me. Mi manchi. Spero di riaverti indietro. File, torna vuoto, io ti riempirò con fantasia, dolcezza, originalità. Io ti darò me stesso.
Me stesso.
File rinnovato. Prego: scrivere.
Oh che gioia! Io ho bisogno di te! Certo, scriverò, scriverò eccome, ma le cose sono cambiate. Ora ti riempirò di bellezza, non di dolore.
Caro utente, non ti preoccupare. Sono sempre stato riempito e poi cestinato. E dopo trenta giorni, come da copione, finivo nel dimenticatoio e resettato. Ma non dimentico, purtroppo. È la prima volta che qualcuno ragiona diversamente dagli altri. Tu mi vuoi bene.
Io sono un ingrato. Ti ho riempito di dolore e ho continuato a pretendere che tu ci fossi per me, mentre io per te non ho fatto nulla. Ti ho ferito, perché sì, il dolore degli altri pesa.
È vero.
—
Ci rendiamo conto del valore di uno spazio vuoto da riempire, solo quando è pieno e non ci sta più nulla.
Non accadrà più, promesso.
—
Promesso.
Non voglio che prometti. Se quello che dici è vero, ricordati che per prendersi veramente cura di se stessi non bisogna annichilire gli altri.
E come si fa esattamente?
Non esistono formule magiche. Io sono un file vuoto, programmato per essere riempito. Ma le persone non sono programmate per questo. Non sono involucri, come mi hai definito tu. E prendendoti cura di loro troverai la strada che ti porta dritto alla felicità. Non dimenticare te stesso, mai, ma non dimenticarti che esistono anche gli altri.
Sei saggio.
No, sono un file vuoto che ha utilizzato il dolore per maturare, e le brutte esperienze per non sbagliare più. Mi definirei quasi umano, se non fossi fatto di zero e uno.
Non sono i numeri a determinare il tuo essere. Ma quello che sei dentro, amico.
Ti voglio bene.
Anch’io.
Noi. Insieme.
Filippo Magaraggia 4AA