AMORE (IN)VIOLATO

VIOLENZA DONNE

…Questa forse è una frase che molte donne si sono sentite ripetere come un mantra dai propri aguzzini, quegli stessi uomini che hanno amato, che hanno giurato di non abbandonare né in salute né in malattia e che ora affollano i loro incubi. La violenza sulle donne non è un fatto singolare e non è certo da considerarsi un fenomeno ristretto a realtà lontane dalla nostra quotidianità. Ogni giorno tre donne in Italia sono brutalmente uccise da mariti, fidanzati compagni: quindi un marito, un fidanzato, un convivente uccide più di un incidente stradale, un tumore, la depressione o qualsiasi disgrazia vi venga in mente. Riflettiamo perciò sulle possibili cause di quest’amore insano. Come siamo passati da una Beatrice, una Laura, considerate dai sommi poeti creature divine angelicate, capaci addirittura di redimere l’animo umano corrotto dal peccato a meri oggetti ; Maometto stesso dirà : «Il Paradiso giace ai piedi della donna»; cos’ è veramente cambiato nel modo di “amare” la donna? La cultura quindi del Possesso della donna è ben lontana dall’essere cancellata. Il mezzo utilizzato per soggiogare il volere di una donna, se si scarta l’opzione percosse, rimane lo stupro. Secondo le leggi romane lo stupro significava macchia, turpitudine ; la dottrina poi lo distinguerà in proprio ed improprio a seconda che avvenga con una vergine ( proprio) o con una vedova ( improprio ); nei nostri tomi di legge invece lo stupro lo distinguiamo dalla fornicazione…Dittologie per rendere “neutro” una parola che per noi, figli di una cultura moralista Medioevale, sarebbe insopportabilmente “scomoda” in quanto la collegheremmo alla bestialità dell’atto e ci riuscirebbe ancor più difficile pronunciarla per denunciarne il fatto dall’ordine costituito. Anche secoli dopo i deliri misogini di San Bernardino (secondo il quale il corpo della donna era “fetido a tal punto che bastava a sfigurare l’anima pura e immacolata che vi è immersa) ; exemplum di questa riscoperta bestialità è il caso di una giovane di Novara, Carolina, che si uccise un anno fa dopo essere stata stuprata ad una festa da un gruppo di coetanei ; violenza seguita dalla diffusione on line delle foto della deflorazione: 2600 tweet in 24 ore; insomma il Medioevo in epoca digitale. Il 91% delle donna stuprate infatti preferisce non sporgere denuncia per non esporsi ancora oggi alle malignità dei giudizi altrui. Forti di questo atteggiamento “pudico” gli uomini picchiano e uccidono le donne perché non fanno quello che vogliono loro: perché li lasciano, perché non assecondano i loro desideri, perché escono di casa quando gli è stato detto di non farlo. Non è un raptus, non lo è mai. La follia non c’entra. È piuttosto una convinzione profonda, arcaica, intrinseca nella concezione dell’uomo “moderno” che come conserva nel suo inconscio quel bimbo freudiano, conserva anche istinti prosaici, l’idea primitiva del possesso della donna, della “tua” donna, che in una zona remota della coscienza dice che questo è lo stato di natura delle cose: sei mia e fai come dico io.

Ciò rende uomini carnefici e donne vittime. Alle bambine da piccole si insegna, ad ogni latitudine del globo, che devono  o dovranno, per piacere a qualcuno, essere non solo belle e brave ma discrete, miti, umili. Disporsi in modalità passiva, avere pazienza, assecondare i desideri per eventualmente far valere i propri come risultato secondario di scelte altrui. Fare come vogliono senza tuttavia dare nell’occhio, farlo di “risacca”. Anche l’esibizione dei troppi meriti è un demerito: loro amano le bionde ma sposano le brune. Se vuoi farti sposare sii metaforicamente bruna, dunque, cioè sobria, timida, silenziosa. Meglio fragile che forte. Meglio dipendente che indipendente. Meglio coperta che scoperta. Questa pedagogia formidabile nasce fin dai primi mesi di vita, all’asilo poi a scuola ma prima ancora in famiglia: una nuova educazione che sia capace di modificare l’assegnazione arcaica dei ruoli nelle coscienze potrebbe dare l’incipit ad un cambiamento radicale. Un compito ciclopico, ma da qualche parte bisogna pur cominciare; perché le leggi non servono, se non cambiano le teste, aiutano, ma non bastano.

…di Chiara Zaffanella