ALLORA MI CHIEDO SE SONO IO IL PROBLEMA

di Sofia Sanvido

Caro amico,

ti scrivo perché quella sera a quella festa in mezzo a tutta quella gente mi sono sentita sola come mai prima di allora.

I bicchieri delle mie amiche non la finivano più di riempirsi ed era come se io non ci fossi. Allora perché insistere tanto per portarmi in un posto così? Lo sanno bene che tenere in piedi la gente o vederla vomitare l’anima non è mai stata una delle mie passioni. Allora perché portarmici? E quelle là il ragazzo ce l’hanno tutte eppure sono sicura che quelli a cui avevano le labbra appiccicate non erano loro. ‘Lasciati andare, divertiti un po’’ dicevano. Ma qual è il bello di svegliarsi il giorno dopo e non ricordarsi nemmeno dove si era la sera prima? Allora non capivo questa voglia di fare a gara per chi stesse male per primo, ed è una scena che si vede spesso il sabato sera qui in giro. Capisco l’incidente che può capitare una volta, ma quando fremono proprio perché arrivi il fine settimana per ridursi così, allora ho cominciato ad avere paura. Ti dico queste cose perché so che tu non lo faresti mai. Che tu il sabato sera mi porteresti al cinema, a mangiare la pizza, a giocare a qualunque cosa o a un concerto di Ligabue. Io non ci trovo gusto a fare quello che fanno le altre, non ne vedo il motivo. Allora mi chiedo se sono io il problema.

Caro amico, ti scrivo perché ho bisogno di un consiglio. L’altro giorno sono tornata da scuola e la mia giacca nuova puzzava da fumo. Io quell’odore non lo sopporto. Ti si impregna sulla pelle e se devo dirla tutta mia fa anche venire il mal di testa, a volte la nausea. Mia mamma ha cominciato, come suo solito, a farmi mille domande e io ho fatto di tutto per farle capire che quando vado a prendere la corriera il 99% dei ragazzi fumano, proprio sulla mia giacca. Proprio addosso a me. Cosa dovrei fare? Spero mi abbia creduto. Ma sai è una cosa assurda la maleducazione della gente. Non solo si uccidono loro, devono uccidere anche me con quella porcheria. La settimana scorsa un ragazzo è venuto a chiedermi se avevo l’accendino, quando gli ho risposto che non ne avevo mi ha chiesto se era perché l’avevo dimenticato o ero rimasta senza. Quando gli ho detto che non fumavo è scoppiato a ridere. Allora mi chiedo se sono io il problema.

Caro amico,ti scrivo perché io e il mio ragazzo domani facciamo un anno. Un anno secondo me trascorso al fianco di qualcuno a quest’età ‘matta’ e tanto tempo. Un anno infatti vola, possono cambiare un sacco di cose. Ma prova tu a non far cambiare nulla con una persona per un anno. Oggi sembra impossibile. Oggi nessuno prende questa cosa sul serio, o forse pochi. Beh, come ti dicevo è già un anno e proprio un mese fa una tipa, che diciamo essere un po’ troppo disponibile, mi ha chiesto se l’avevamo già fatto. Io ho risposto di no, perché era vero. Anzi, a dir la verità penso che quel pensiero non mi fosse nemmeno mai passato per la testa. Non credo che nessun rapporto vero si basi su quello. E’ solamente una conseguenza, un passo successivo. Una cosa che capita quando deve capitare. Donare il proprio corpo ad una persona non è mica uno scherzo. E quando le ho raccontato tutto questo lei è scoppiata a ridere dicendomi che le sembrava impossibile che lui stesse ancora con me. Allora mi chiedo se sono io il problema.

Caro amico, ti scrivo perché non possono mandarti messaggi su Facebook, perché io face book non ce l’ho. Non capisco a cosa serva postare su internet le mie foto che resteranno lì per sempre. Io sai, credo che tutto quello che oggi fanno le ragazzine sia più grande di loro. Per quanto tu voglia cancellare qualcosa su face book, rimane, ma sono certa che loro questo non lo sanno. Quando chiedo a qualcuna dove abbia conosciuto un ragazzo la risposta è sempre quella: “su Facebook”. Oggi qui non ci si guarda nemmeno più in faccia, oggi ci si scrive su face book perché boh, probabilmente fa figo o forse è solo la voglia sfrenata di queste ragazzine di essere conosciute. Si perché la fama è tutto nella società di oggi. Ma io non sento il bisogno di postare dieci mila foto di me e inviare centinaia di richieste di amicizia quando invece posso guardare una persona e dirle ciao. Avrà pure i suoi lati positivi, ma i social network oggi stanno uccidendo tutti. Non serve face book per vivere bene tra la gente, per questo io non ce l’ho. Tanti mi guardano male quando lo ricordo. Allora mi chiedo se sono io il problema.

Caro amico, ti scrivo perché una persona che mi è cara oggi non mangia più e credo che l’anoressia la stia aspettando. Probabilmente è andata a chiedere informazioni per fare la modella ma oggi con una taglia 40 sei fuori. E sai tutte le pubblicità dei vestiti, delle scarpe e di tutte quelle cose le fanno persone che se le metti di profilo nemmeno le vedi. Perché la moda dice così. Ma allora io che mangio dalla mattina alla sera che dovrei fare? Smettere? Mi hanno sempre preso in giro per quei chili in più e per la pancia scolpita che non ho, eppure quando torno da scuola la pasta nemmeno ci sta sul mio piatto. E sai, non ne lascio mai nemmeno una briciola. Il fatto è che la società di oggi ci uccide. E adesso la guardo, è sempre pallida e sviene. Non riesce più a mangiare niente. Ma questa è vita? No, questo è il mondo in cui stiamo, dove io che non ho taglia 38 non vado bene, ma che i vestiti verranno venduti solo se si vedono addosso a chi ‘se lo può permettere’. Allora mi chiedo se sono io il problema.

Caro amico, ti scrivo perché ho paura. Perché mi sento una sfigata. Il fatto è che io non faccio tante cose. Io non sento il bisogno di lasciarmi andare tra alcol e fumo. Io non sento il bisogno di essere ‘popolare’. Se mai dovessi essere ricordata vorrei esserlo perché ho fatto qualcosa di importante. Qualcosa che abbia fatto sorridere la gente, qualcosa di diverso. E fossi io sbagliata in questo posto? Tante volte ho pensato di scappare, ma ho pensato a te. E allora mi sono fermata. Il fatto è che vorrei che la gente cambiasse, oppure spesso penso che dovrei essere nata un secolo fa. Quando la gente si scriveva le lettere e non c’erano bambini di 13 anni con un telefono da 700 euro in mano. Io ho bisogno di sapere che al mondo c’è ancora qualcuno che viva davvero, perché mi si contorce lo stomaco nel vedere ragazzi che impazziscono se togli loro il telefono o hanno gli attacchi di panico se per un momento Facebook dice loro che l’account è momentaneamente bloccato. Il fatto è che infondo forse non è colpa di nessuno. Sono le cose come la moda che divorano le persone.

Caro amico, siamo tutti falsi perché abbiamo tutti paura. Io sono quella su un milione, che spera ancora che le cose cambieranno. La mia paura è che oltre a te, io sia l’unica a lottare. Non mi sono mai sentita così sola. Allora mi chiedo se sono io il problema.