AGGIUNGI UN POSTO A SCUOLA

“No, no, NO!”

Queste tre paroline riassumono, grossomodo, la reazione di molti studenti del Ferrari appena appreso che quattro classi delle medie si sarebbero trasferite “momentaneamente” nella nostra scuola; tutto questo grazie al violentissimo, stramaledettissimo uragano che investì Este il 13 ottobre scorso.È inutile negarlo per sembrare gentili e accomodanti, bisogna avere il coraggio di affermare ciò che si pensa davvero: tutti noi abbiamo subito rivolto l’attenzione ai possibili disagi che si sarebbero andati a creare; infatti, nonostante queste quattro piccole classi occupino solo una minima parte di un’ala della nostra (enorme) struttura, la questione ha toccato tutti noi liceali in un modo o nell’altro: siamo italiani, nessuno potrà mai rimuovere la nostra naturale tendenza a lamentarci anche delle cose più insignificanti.
Eppure, siamo prima di tutto umani. Personalmente, mi sono ritrovato qualche minuto a pensare, a rimuginare sull’accaduto. La succursale Zanchi è ora inagibile ed è solo una vittima tra tante del maltempo, che ha colpito indistintamente mezza Este quel pomeriggio: tetti scoperchiati, muri sfondati, alberi sradicati, macchine letteralmente sfasciate e molto altro ancora. Questo, però, è niente rispetto a quello che stanno vivendo, in queste ultime settimane, gli abitanti di Genova, ad esempio, colpiti da una terribile alluvione a distanza di pochissimi anni dalla precedente. Tutto questo mentre molti storcono il naso vedendo un’ottantina di bambini entrare dall’uscita di emergenza della nostra scuola.
Lo ammetto: non sono entusiasta della situazione che sto vivendo in prima persona. La mia classe è attaccata a quel confine posticcio e più di una volta mi è capitato di sentire il “suono” dei flauti mentre avevo sotto gli occhi un non certo invitante compito in classe. Poi, pensando ai disagi che anche loro stanno subendo, cerco di vedere le cose dal loro punto di vista. La loro situazione è sicuramente peggiore della nostra: il personale scolastico deve far fronte alla disorganizzazione che si è creata spalmando tutte queste classi nelle scuole di Este e gli alunni non sono più in una condizione che si possa definire propriamente sicura, vista l’assenza di una struttura dedicata esclusivamente a loro.
Già, la struttura.
Fino a tre anni fa, il biennio del nostro Istituto era, per così dire, un “inquilino” dello Zanchi, una scuola mal progettata e mal costruita, che avrebbe dovuto essere chiusa molto tempo fa. Che cosa sarebbe successo se non avessimo avuto questa nuova scuola (di cui ci lamentiamo continuamente)? Anche le prime e le seconde del Ferrari sarebbero nella stessa situazione e se anche la vecchia sede avesse subito gravi danni quel giorno, ora tutti noi liceali saremmo degli sfollati, proprio come loro. Tutto questo grazie alle inefficienze che sono davanti ai nostri occhi ogni giorno e che la nostra generazione deve risolvere, definitivamente. Come? Iniziando dalle piccole cose, che spesso trascuriamo, ma che fanno la differenza. Pensiamo a tutto quello che sarebbe potuto accadere in circostanze differenti, guardiamo oltre il nostro naso, diamo ospitalità a questi ragazzi bisognosi di un posto dove imparare e formare il loro futuro e sopportiamo i (futili) problemi che ci creiamo a vicenda, iniziamo da loro per migliorare noi stessi. Così, impareremo gradualmente a non essere egoisti, a non fare le cose a metà e ad avere coraggio di guardare in faccia la realtà, per migliorare la vita degli altri e la nostra, perché da cosa nasce cosa: un giorno potremo vedere come le scuole con colonne che si sgretolano vengono rimpiazzate da edifici nuovi, perché se la scuola deve essere il fondamento della società e della cultura, è meglio che sia anche solida (e fornita di buoni insegnanti, il che non è da meno, ma questa è un’altra storia…). Nel frattempo, dato che i nostri ospiti non se ne andranno prima del prossimo anno scolastico, stringiamoci un po’ e aggiungiamo un posto… a scuola.

…di Guglielmo “Finoz” Finotti