Suicidio. Immatura decisione puramente egocentrica. Talvolta però mi sono sentita chiamare da quel vuoto, quella vertigine ignota che si apre sotto i nostri piedi come un oscuro abisso silenzioso. Forse ho paura della morte. -Si spengono le luci, il sipario si chiude e una quiete sovrumana strega gli attori che silenziosi si trascinano verso le loro fredde stanze- Forse siamo solo attori di una storia che non ci appartiene. Una fioca e nascosta stella si che fa spazio nelle ombre altrui. Tiepida luce spoglia che tremando urla. -silenzio- Non odo nessun suono. Parole lievi al vento vengono trascinate via, lontano. Alcun’ anima osa frantumare il sordo silenzio buio che lento striscia nelle secche radici umane come un fungo parassita. -vuoto- Chi siamo? Marchetto Sara 3CA
Non mi vuole nessuno, forse è meglio così. La solitudine fa bene, tuttavia trovo che l’eccessivo pensare corroda l’uomo. La vita non è dentro alla mente delle persone, non è immaginazione. Forse è vero, siamo solo storie ma non tutte meritano d’esser raccontate. Alcune vengono trascinate, legate da pesanti catene e buttate nel letto del tempo. Leggende, canzoni, sussurri; Volano veloci attraverso l’infinita barca della vita. Un traghetto infernale, assoluto, eterno. Marchetto Sara 3CA
Apro di nuovo un libro profumato di fantasia, spengo la mente e inizio a viaggiare, così vicino, ma lontano.
A volte ho paura di smettere di respirare, mi si mozza il fiato. A volte ho paura di incrociare il mio sguardo smarrito, percepisco come sono semplicemente persa. A volte ho paura di mostrare un sorriso: so che sembrerebbe forzato.
Lasciami entrare nel tuo mondo, partecipare alla tua storia, riportami in vita regalandomi un diverso finale tra parole piccole e scorrevoli, trascinami dove nessun altro può trovarmi.
Lasciami amarti e ammirarti prima di tornare alla realtà, sono ammaliata dalla tua incantevole magia. Lasciami scappare, donami la tua disarmante bellezza e profonda saggezza.
Come un masso affonda, la mia mente pesa di urli oppressi da innocenti mani, di scarne paure incise, di chiavi smarrite e sorrisi negati nella vuota sostanza del mio essere. Un silenzio assordante incombe, come una nube grigia che riempie questa gabbia, questo cadavere scosso da mille impulsi mille tentazioni. La mia pelle brucia e stringe e stritola, ma porta i segni di quelle notti senza stelle, le cicatrici di quell’ intenso desiderio di dissolvere nel vento e di quel disperato tentativo di raggiungere la quiete.
“fa paura” “non voglio morire” “non morire” In molti pensano queste cose, è normale no? È nella natura dell’essere umano dopotutto. Ma cosa vuole dire essere normali? Sono normale? dubito di esserlo.
In molti hanno paura delle cose non conosciute, di questo cosiddetto ignoto. Se dicessi che io non punto alla paura per questo argomento ma bensì all’interesse che mi suscita? Come reagireste? Io infatti sono affascinata, anzi quasi incantata dalla morte; forse così tanto da arrivare a essere totalmente indifferente ad essa.
Se devo morire, mi va bene, non mi interessa io vivo solo aspettando il mio ultimo giorno, perché in realtà sono voluta viva dalle persone attorno a me. Ironico vivere in queste condizioni no?
La vita è come un gioco d’azzardo, potrei morire oggi come potrei morire tra mille anni. Anche se devo dire che questo gioco è perso in partenza: tu sai che morirai dalla nascita, eppure, guarda quanta gente ci sta giocando.
È esattamente questo che rende tutto più emozionante: nessuno sa cosa succederà, potrebbe esserci il vuoto, oppure la reincarnazione in una nuova vita. Esiste un aldilà? E se esistesse, secondo che criterio ci punirebbe?
La morte è affascinante perché se tu sapessi già quando e come morirai, sarebbe quasi noioso; nessuno correrebbe dei rischi. Ed è qui che tu hai controllo; vita e morte sono come un libro, sei tu a decidere quel tuo finale speciale.
Ho visto il mare, non quello di sempre, ma quello nei tuoi occhi, quando ho posato lo sguardo su di te.
Quegli occhi marroni, ormai lame per incisioni, una lama che incide tutta me stessa, il mio cuore.
Non incide quel mio cuore in modo negativo, ma in modo così amorevole, che ho paura di riguardarli, ma allo stesso tempo ho paura di non poterci perdermi di nuovo.
Le farfalle che sento quando li guardo, sono più di quelle che volano sui prati della primavera e dell’estate, le parole che vorrei poterti dire, sono incise nei miei, più scuri ma meno profondi dei tuoi.
È un peccato per me non guardali sempre, perché sarei felice di potermici tuffare di nuovo, quasi annegandomi oppure galleggiarci.
Evitarli è un guaio, guardarli anche, perché evitarli mi renderebbe triste, ma incrociare il mio sguardo con il tuo mi renderebbe felice.
Negli ultimi anni, sta prendendo sempre di più piede il progetto di creare dei veicoli che riescano a guidare da soli, evitando incidenti e senza che l’uomo intervenga. Saranno quindi dei veicoli molto sicuri e che ridurranno drasticamente il numero di incidenti, anche mortali, grazie alla tecnologia. In questo articolo vi spiegherò questo tema in 5 punti.
1. I livelli di automazione
Dal 2013 esiste uno standard di automatizzazione, elaborato dal dipartimento dei trasporti statunitense, in collaborazione con. Questa classificazione prevede 6 livelli:
Livello 0 – Nessuna automatizzazione
In questo livello il conducente ha il pieno controllo del veicolo e i sistemi che ci rientrano sono quelli di allarme anticollisione e di deviazione dalla corsia;
Livello 1- Assistenza alla guida
Il conducente anche in questo livello ha il controllo della vettura, ma il sistema può intervenire modificando la sterzata e la velocità. I sistemi di questo tipo sono il cruise control adattivo, il limitatore di velocità (che sarà obbligatorio per tutte le auto in circolazione in Europa dal 2025) e il sistema di mantenimento della corsia;
Livello 2 – Automazione parziale
Il conducente non ha più il controllo della velocità e dello sterza, ma deve essere in grado di intervenire se fosse necessario. I sistemi principali che rientrano in questa categoria sono il DISTRONIC PLUS creato da Mercedes, Autopilot di Tesla e i sistemi di parcheggio automatico;
Livello 3 – automazione parziale
Il veicolo ha il pieno controllo di tutte le funzioni, ma il conducente deve essere in grado di intervenire se il sistema lo richiede e può essere attivato solo in strade delimitate da recinzioni e senza incroci. Se il sistema sente che il conducente non riesce a rispondere nel tempo prestabilito, effettuerà una sosta di sicurezza. Il guidatore perciò potrà essere parzialmente distratto. Un esempio di questo livello è il Full Self-Driving di Tesla;
Livello 4 – Alta automazione
Il sistema, come nel livello precedente, ha il completo controllo delle funzioni del veicolo, ma in questo caso non richiede l’intervento di un conducente. Infatti se il sistema nota che il percorso che sta facendo va oltre le proprie potenzialità, effettuerà un parcheggio di sicurezza, non fermandosi nella corsia di marcia come nel livello 3;
Livello 5 – Automazione completa
Questo livello racchiude le stesse funzionalità dell’alta automazione, ma non avrà limiti nei percorsi di guida e perciò non sarà costretto a fare un parcheggio di sicurezza se la guida è troppo complessa. Attualmente non si è ancora arrivati a questo livello.
2. Come le auto a guida autonoma si orientano nello spazio
Le auto a guida autonoma sfruttano un particolare sistema di sensori, telecamere e GPS per orientarsi, ma vediamo più nel dettaglio come funzionano.
Le autonomous cars hanno dei potenti radar che sfruttano l’effetto Doppler per calcolare la distanza e la velocità della vettura che le precede, fino anche a 200 metri di distanza. I radar funzionano emettendo delle onde radio a modulazione con una frequenza tra i 76 e i 77 GHz che, rimbalzando su un oggetto, ritornano indietro fornendo al computer di bordo numerosi e preziosi dati.
C’è poi un sistema di ultrasuoni e lidar che si attiva alle basse velocità e che scandagliano tutta la zona attorno al veicolo fino a una distanza di 6 metri in modo tale da registrare la presenza di pedoni o di altre auto. Il sistema ad ultrasuoni emette delle onde sonore superiori ai 20 kHz che non sono udibili all’orecchio umano. Queste onde sonore, ritornando ai sensori, forniscono una distanza precisa degli oggetti intorno all’auto.
Il lidar (dall’inglese Laser Imaging Detection and Ranging) è invece un sistema di raggi laser che forniscono una mappa dettagliata e tridimensionale di tutto ciò che si trova vicino il veicolo in un raggio di 150 metri.
C’è anche un sistema di telecamere che sostituisce gli occhi umani e che è in grado di calcolare la distanza degli oggetti grazie alla prospettiva. In ogni modello di auto a guida autonoma c’è un numero diverso di telecamere, ma principalmente ci sono tre tipi di telecamere standard. La prima telecamera è quella frontale, che ha il compito di monitorare la strada davanti fino a 150 metri, la seconda telecamera è grandangolare che riesce a vedere fino a 60 metri con una maggiore visuale laterale e infine c’è una telecamera focalizzata che è in grado di vedere fino a 250 metri di distanza.
Non può poi esistere un sistema GPS che monitora la posizione della vettura costantemente in una mappa precaricata. Il sistema GPS è in grado di comunicare con altri sistemi di bordo per anticipare curve o altri tratti potenzialmente pericolosi.
3. La sicurezza della guida autonoma
Le autonomous cars grazie ai sensori e alle telecamere sono molto sicure e infatti si stima che possano ridurre gli incidenti del 94% anche se non potranno eliminarli totalmente e sono soprattutto maggiormente esposte ad attacchi informatici, ma vediamo la loro sicurezza più nel dettaglio.
I sensori possono subire dei guasti, come cortocircuiti o interruzione del passaggio della corrente elettrica che comporta a un malfunzionamento generale del software che controlla la macchina, ma ciò può essere risolto sottoponendo il veicolo a delle revisioni abbastanza frequenti, come può accadere e dobbiamo fare anche per le auto comuni. Questo però non è il “problema” più grave delle auto a guida autonoma, ma la problematica più importante è il rischio di subire un attacco hacker o che il sistema vada in “tilt” non riconoscendo alcuni segnali.
Di ciò ne parla un report fatto da Enisa (l’Agenzia Europea per la Cybersicurezza) e da Jrc (il Centro Comune di Ricerca europeo) che mette in evidenza le problematiche informatiche delle auto a guida autonoma. In questo report viene messo l’accento sui problemi del machine learning che, nonostante l’analisi di migliaia di dati sugli interventi dei conducenti nelle più disparate situazioni, non sarebbe in grado di valutare correttamente che tipo di intervento fare, come accelerare o frenare. Inoltre, l’aggiunta di segnaletica orizzontale o di vernice sul manto stradale potrebbe portare il sistema a fare una valutazione scorretta, causando degli incidenti. Non sono poi esclusi possibili attacchi informatici che possono rendere molto pericolosa l’auto.
4. A che punto siamo oggi nel loro sviluppo
Oggi, gran parte delle case automobilistiche, in particolare BMW, Tesla, Mercedes, Volvo e Audi, ma anche aziende come Google stanno spingendo molto su questa tecnologia, tanto che la gran parte dei loro modelli dispongono di una tecnologia di guida autonoma uguale o superiore al livello 1 e addirittura Waymo (un’azienda controllata da Google) offre dei taxi di livello 4.
Per il momento però le aziende più avanti in questo campo sono Tesla, che con le funzioni di Autopilot e di Full Self-Driving ha sviluppato un sistema di guida autonoma di livello 3, Argo AI e Cruise (di proprietà di General motors).
Waymo è quella più avanzata di tutti che offre robotaxi di livello 4, che sono prenotabili tramite app negli Stati Uniti e che sono in servizio in Arizona e a Los Angeles. Oltre ai robotaxi Waymo offre un servizio di trasporto merci, con furgoni e camion con autopilota.
Questa tecnologia sta insomma prendendo piede e secondo le stime entro il 2030 il 15% delle auto vendute sarà autonoma anche se ciò dipenderà da come il pubblico le accetterà.
Oggi un’auto a guida autonoma costa intorno ai 45.000-50.000€, anche se un’auto a guida autonoma di livello 3 della Mercedes costa tra i 5.000 e i 7.430€ in più rispetto al prezzo di listino.
In Italia le auto a guida autonoma non possono circolare sopra il livello 3 compreso, anche se i test delle auto di livello 3 sono permesse con l’autorizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come tutte le cose, anche le autonomous cars hanno dei pro e dei contro, ma vediamoli più nel dettaglio.
5. I pro e i contro
Come tutte le cose anche le auto a guida autonoma hanno dei pro e dei contro, elencati qui sotto:
Pro:
Il conducente può avere un po’ di più di tempo per dedicarsi ad altre attività come il lavoro;
il consumo di carburante può essere ottimizzato evitando brusche accelerazioni e frenate;
riduzione del traffico poiché i veicoli comunicano costantemente tra di loro scambiando dati come velocità, posizione e altre informazioni;
Contro:
Possibilità di hacking o di malfunzionamenti dei sensori;
non sono economiche e potrebbero trasformarsi in una soluzione per pochi;
mettono a rischio molti lavoratori, come i tassisti e gli autotrasportatori.
In questo articolo spero di avervi spiegato al meglio l’argomento.
Vuoto informe, incolmabile. Guardo fuori dalla finestra nella remota speranza di incontrarlo. Ogni sera, ogni pomeriggio, ogni attimo si tramuta in una nostalgia che vertiginosamente mi fa cadere nei ricordi. Sono una persona che ha paura di non essere abbastanza. Lo sono sempre stata. Non voglio vivere per un’altra figura che come me vaga nella notte buia della vita cercando un solido appiglio. Il mio punto di forza è crollato. La mia colonna portante è andata in frantumi. Ora chi sono io? Vorrei solo fosse un incubo da cui risvegliarmi. Perché una persona può inconsciamente provocare una tale sofferenza in un’altra? Forse sono io ad aver sbagliato ogni cosa. Sotto sotto, forse, sono io a sbagliare a sperarci ancora. La mia paura più grande è quella di non riuscire ad andare avanti, di non innamorarmi più. Non voglio essere come un arredo che invecchia, senza anima, senza emozioni. Senza colore. Marchetto Sara 3CA
-Incolore- Uno spazio privo d’alcuna particella di luce. Assenza d’aria rende impossibile il respiro. Ansimando con incombe fatica, le lacrime percorrono gli angoli squadrati del volto e lo segnano come fiumi in aride terre. Scontato vero? Marchetto Sara 3CA
” Volevo solo scomparire in un abbraccio” come dice Calcutta in una delle sue canzoni. Avrei voluto solo un abbraccio, nulla di più. Non volevo la rabbia, non volevo rimanere sola, non in quel momento. C’è solo uno spazio infinito tra me e te, e le tue braccia attorno al corpo di qualcun’altra. Non sono più quella persona a cui stringere la felpa mentre si è abbracciati, quando il momento viene interrotto da una leggera voce che dice “mi sento bene qui, non andare ti prego”. Queste parole non sono più qui, tu non sei più qui. Tu sei lì, con qualcun’altro. Io aspetterò qui, ti aspetterò, ma non tornerai. Se tornerai non ci sarà più tutto quello che c’è stato.
Ti farò solo del male guardandoti, perché ti sentirai in colpa. Allora vai, corri nei prati in cui abbiamo corso insieme, corri nelle braccia di chi ti fa stare bene, corri e vivi. Vivi libero, corri più distante possibile, così che tu possa esser leggero. Leggero da ciò che non ti appartiene più. Libero… “Volevo solo scomparire in un abbraccio…” Un abbraccio senza fine, un abbraccio senza parole, un abbraccio che ti sfiora e senti piano piano che se ne va. Se ne va assieme al vento, un vento delicato che ti sposta i capelli. Un vento che ti accarezza il volto, e che va via assieme alla tua espressione, i tuoi occhi, le tue labbra, i tuoi sorrisi, i tuoi respiri…
Sempre più spesso nelle nostre strade diventa facile trovare decine di carcasse di rospi che, cercando in numerosi di attraversarle, soprattutto dopo le piogge, vengono schiacciati dalle automobili. In questo articolo vorrei sensibilizzare su due temi principali: perché lo fanno e qual è il motivo per cui dobbiamo salvaguardare i rospi. Nella zona attorno ai Colli Euganei, ma anche in tutto il Veneto, vivono il rospo smeraldino (Bufotes viridis) e il rospo comune (Bufo bufo). Sono due specie anfibie, insettivore, protette dal trattato di Berna per la protezione della fauna e si riproducono nei nostri corsi d’acqua tra febbraio e maggio.
Un esemplare di rospo comune
(Bufo bufo)
Il rospo smeraldino
Trascorrono l’inverno all’interno di tane scavate nel terreno e tra febbraio e aprile si risvegliano grazie alle piogge primaverili e all’innalzamento delle temperature. Da subito hanno l’istinto di riprodursi e iniziano una migrazione verso gli specchi d’acqua, ciò genera una carneficina. Questi anfibi, infatti, devono attraversare le strade per raggiungere i laghetti, gli stagni e i fossi dove le femmine depongono le uova e i maschi le fecondano. Purtroppo, molti di loro vengono investiti dagli automobilisti che non si accorgono della loro presenza o non rallentano abbastanza, anche se spesso molti li investono apposta per commettere una bravata. I corpi di questi animali morti sulle strade sono anche poi un ulteriore rischio per gli automobilisti, perché rendono la carreggiata più scivolosa e pericolosa. I rospi sono animali importanti per l’ecosistema, perché si nutrono di insetti e altri piccoli organismi che possono essere dannosi per le colture e la salute umana. Inoltre, sono indicatori della qualità dell’ambiente, in quanto sensibili agli inquinanti e ai cambiamenti climatici. Per questo motivo, è fondamentale proteggerli e salvaguardare la loro biodiversità. Per evitare la strage di questi anfibi sulle strade italiane, sono state adottate diverse soluzioni, come la realizzazione di tunnel sotterranei che consentono agli anfibi di passare al sicuro sotto la carreggiata, o l’installazione di barriere che li indirizzano verso i sottopassaggi, detti rospodotti. In alcuni casi, sono anche intervenuti dei volontari di associazioni ambientaliste che hanno aiutato i rospi a superare gli ostacoli e a raggiungere il loro habitat.
Un rospodotto
Reti anti-attraversamento
Tuttavia, queste misure non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza dei rospi, infatti solo un numero esiguo viene salvato, perché l’installazione di reti e barriere è stata limitata a circa un centinaio di chilometri in tutta Italia, ciò deve essere accompagnato da una maggiore sensibilizzazione degli automobilisti. Infatti, basterebbe ridurre la velocità e prestare attenzione alla presenza di anfibi sulla strada per evitare di investirli e causare danni irreparabili alla fauna locale. In alcuni Paesi europei, come il Regno Unito, si è arrivati anche a chiudere temporaneamente alcune strade durante le migrazioni di questi animali, per favorire il loro passaggio. In conclusione, la strage dei rospi sulle strade italiane è un problema serio che richiede l’impegno di tutti per essere risolto. Questi anfibi sono animali meravigliosi e utili che meritano il nostro rispetto e la nostra cura. Se vogliamo preservare la natura e la sua bellezza, dobbiamo imparare a convivere con le sue creature e a proteggerle dai pericoli che noi stessi creiamo.
Scivolo in un tappeto di foglie scrocchianti, la notte buia accarezza occhi dipinti di luce smorta. Stelle sussurrano qualche frase, aspettando che mi unisca nell’infinito della loro luce, in questo cielo protetto da fate.
Pioggia. Ticchettii creano cerchi astratti su onde tristi, in questa fredda spiaggia. Occhi luccicano, mentre il mio cuore corre veloce. Lacrime su gote arrossate, anche le nuvole ormai piangono.
Pioggia. Goccioline scivolano sul vetro appannato e io oggi, ancora, ti ho pensato, scie di gocce infelici precipitano con furia.
Pioggia. Suoni di clacson, ma tutto è bloccato, ancora non ti ho dimenticato e io ieri, ancora, ti ho sognato.
Riflesso di luce. Dentro quel bagliore scorgo uno squarcio di infinito; spalanca il mio sguardo verso la meraviglia, senza però accecarmi per il suo splendore.
Mare calmo e profondo. Non ci sono scogli, se non quelli creati dalla mia incapacità di vedere oltre, di capire in quale oceano sfocino queste acque; annego e mi trovo dai flutti cullata, salva.
Specchio del mondo che hai dentro. Dalla loro limpidezza ti si intravvede l’anima, così pura e misteriosa al tempo stesso.
Miracolo d’amore. Incontrandoli per caso mi hanno riportata a casa, come stella polare in una fredda notte di luna piena.
Occhi belli. Di una bellezza che forse solo io sono in grado di cogliere davvero. Tutto questo per il semplice fatto che ormai abiti in me. In quelle due sferiche perle azzurre ho trovato un nuovo inizio: il nostro inizio…
Le spine le sono cresciute con il tempo e hanno coperto ogni centimetro del suo corpo.
“Proteggiti dagli altri”, le dicevano.
“Resisti al freddo”, le dicevano.
“Lotta per non farti spezzare”, le dicevano.
Ingenui, cosa ne può sapere un fiore di campo di cosa vuol dire crescere nel cemento? Tutto inizia quando finisci nella crepa di qualche marciapiede per caso o per destino, trasportato dal vento o dalle sporche suole di qualcuno troppo preso dalla sua vita per accorgersi della terra che ruota intorno a lui. All’improvviso sei solo, al buio, confinato in strette pareti che sanno di fumo e sogni infranti. Senti la terra reclamarti piano ogni volta che cerchi di sbirciare attraverso la fessura che ti separa dal resto dell’atmosfera. Piccoli “non te ne andare” si mescolano lievemente, fin troppo perché tu ti senta in dovere di prenderli alla lettera. Così inizi a salire e salire, in cerca di quei raggi di sole che hai visto qualche volta nei tuoi sogni. Ti contorci, ti allunghi, ti comprimi, ti allarghi, ti riaggiusti. Tutto in virtù di quel fatidico momento in cui sarai capace di guardare in faccia il sole. Ti sei immaginato spesso come sarebbe stato incontrarlo: avresti alzato la testa e lui sarebbe stato proprio lì ad aspettarti. Probabilmente, vi sareste sorrisi a vicenda e poi ognuno avrebbe proseguito con la sua storia, come se condividere lo stesso cielo non vi rendesse già più intimi di due amanti. Due amanti che, silenziosamente, si professano il loro amore da due parti opposte della stessa stanza. Eppure, quando quel momento è finalmente arrivato, dopo che hai combattuto contro la pioggia e la siccità, contro le sigarette e i fazzoletti di carta, contro il sangue di un bambino caduto mentre giocava a pallone e le lacrime amare di una madre che ha perso il figlio. Alzi la testa e non vedi il sole, vedi solamente una palla di fuoco troppo timida per farsi guardare negli occhi più di qualche secondo. Non vedi le nuvole ma mucchi di cristalli di ghiaccio troppo impauriti per potersi separare l’uno dall’altro. Non vedi la luna ma un ammasso di polvere e sassi troppo arrogante per pensare di mostrarsi solo durante la notte. Non vedi le persone ma accozzaglie di ossa, muscoli e cuori palpitanti pronti ad essere spezzati dal prossimo sconosciuto che incontreranno o dalle impervie che il fato deciderà di mettergli sul cammino.
Sei deluso, eh? Tutta questa fatica, tutto questo sudore, tutte queste energie e questo è quello per cui hai lottato tanto? Un mondo rotto alle appendici e una natura piegata ad esso? Non rimpiangi almeno un po’ le strette pareti del tuo marciapiede? Oppure sei disposto ad accettare questa dura realtà solo perché sembra più reale di quella in cui sei nato? Sicuramente non sta a me o a te giudicare, ma di una cosa possiamo essere certi: una volta sbocciata, la rosa non può più tornare ad essere un seme. Quindi pensaci bene la prossima volta che sceglierai di seguire i consigli di un fiore di campo.
Ho bisogno del calore del tuo corpo per sciogliere il mio cuore di ghiaccio. Afferrami con fermezza e trascinarmi via da questa bianca distesa inerte. Piano piano, questa solitudine mi diverte. Sussurrami i tuoi più profondi pensieri e fammeli arrivare dritti all’anima. Ti osservo attenta. Guardandoti bene non sei perfetto. Sei solo un colore smorto, sbiadito, insipido su di una vecchia e sporca tela macchiata dal tempo. Piangi lacrime amare all’alba del nuovo giorno. Il cielo stanco scruta la gente che da sempre gli sfreccia davanti in una vorticosa sinfonia frenetica. L’anziana signora siede affaticata sulla panca gelata e usurata. Sul suo volto corrono tristi solchi profondi, raccontano storie di tempi lontani, terre calde, musiche d’angoscia, vecchi gitani. Nell’aria percepisco sfumature d’odio, d’oscura e latente paura. Rovinoso l’amore che provo vedendo i tuoi occhi brillare di luce intrinseca e cangiante. Un’artista che non riconosce nulla al di fuori di sé stesso non è altro che un cumulo di putrida materia stolta che nera si confonde con il buio delle anime sole. Vago alla ricerca di un corpo che mi doni il più sincero tepore. L’aria tetra mi colpisce con una sonora sberla funesta, troppi pensieri per la testa. Danza lenta, disastrosa. Cammino sul filo della vita come fa un funambolo sulla corda. Fluttuo nell’aria rarefatta cercando di non perdere l’equilibrio e, quando mi sarai abbastanza vicino, cadrò in basso guardandoti mentre mi fondo con la nebbia incolore. È follia, brilla nelle mie verdastri iridi alla luce del sole calante. Prepotente, arrogante. Marchetto Sara 3CA
Tema SeamlessCooking Flavor, sviluppato da Altervista